Più lavoro in Lombardia, ma ancora troppo poco per i giovani

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Presentato il 12° rapporto “Il lavoro a Milano”, realizzato da Assolombarda, CGIL, CISL, UIL. Dopo 9 anni il tasso di occupazione in Lombardia supera il precrisi ma non basta a colmare lo squilibrio generazionale con i giovani. Avanza lo smartworking

Nel 2017, grazie al miglioramento del quadro economico, il mercato del lavoro lombardo si è rafforzato. Dopo nove anni il tasso di occupazione in Lombardia supera il livello del 2008 (67,3% nel 2017 rispetto al 66,9%). Un traguardo che Milano aveva già raggiunto nel 2016 e ulteriormente incrementato nel 2017 (69,5% 2017 vs 68,4%) e che l’Italia (al 58%) non ha ancora centrato. Prendendo come riferimento i livelli del 2008, cresce anche il numero degli occupati: +125mila nella nostra regione e +90mila a Milano. La Lombardia ha quindi superato del 3% il numero di occupati del precrisi e Milano è ormai prossima al +5%, mentre l’Italia nel 2017 si trova ancora poco al di sotto dell’asticella (-0,3%). Va sottolineato però che nell’ultimo anno è stata l’occupazione a tempo determinato a trainare la crescita: +12,3%. Infatti la quota di occupati lombardi a tempo indeterminato sul totale dei dipendenti, rimasta stabile negli anni della crisi intorno al 90%, nel 2017 è scesa all’88,7%.

Sono i dati contenuti nella 12° edizione di “Il Lavoro a Milano”, il rapporto annuale realizzato da Assolombarda, CGIL, CISL e UIL e curato dai rispettivi Centri Studi che raccoglie i dati sul mercato del lavoro e ne traccia l’andamento. Il focus di quest’anno sono le ricadute delle nuove tecnologie e di Industria 4.0 sui processi organizzativi, come lo smartworking, e sui fabbisogni formativi legati alla certificazione delle competenze.







La dinamica per età e sesso

Evidenzia un significativo squilibrio occupazionale solo in parte bilanciato dai trend demografici: – 74mila occupati in nove anni nei giovani tra i 15 e i 44 anni contro i 63mila occupati in più over 45. Dal fronte giovani però arrivano anche alcuni segnali positivi: nel 2017 la fascia 15-24 anni vede scendere il tasso di disoccupazione di 7 punti passando dal 29,9% al 22,9% e si è ridotto anche il numero dei Neet (Not in education, employment or training) la cui quota è scesa dal 15% al 14,2%.

Restando sul fronte occupazionale, tra le principali novità si evidenzia che rispetto al 2008 torna in pari anche l’occupazione maschile, la cui quota passa da -21mila del 2016 a +10mila del 2017. Migliora ulteriormente il saldo di quella femminile, che tocca quota +115mila rispetto al +75mila dello scorso anno, e cresce anche l’occupazione più scolarizzata a scapito dei lavoratori con un basso titolo di studio. Basti pensare che quelli con la sola licenza media in Lombardia sono 231mila in meno rispetto a nove anni fa, mentre i lavoratori diplomati sono cresciuti di 76mila unità e i laureati di 281mila.

Assoombarda: la disoccupazione giovanile continua a costituire una criticità

«L’indagine presenta un quadro del 2017 complessivamente positivo che vede crescere il numero di imprese sul territorio, +1,4% a Milano e +0,5% a Monza, e il numero di occupati: + 37mila rispetto all’anno precedente – ha dichiarato Mauro Chiassarini, Vicepresidente di Assolombarda alle Politiche del Lavoro, Sicurezza e Welfare –. Riscontriamo che il numero delle aziende manifatturiere ha avuto una leggera flessione (-0,5 a Milano, Monza Brianza e Lodi, -0,9% in Italia), compensata da una diffusa crescita dei servizi, e che l’occupazione è stata trainata dal lavoro a tempo determinato. Altro tema caldo quello dei giovani: il tasso di disoccupazione giovanile è finalmente sceso di 7 punti ma non è bastato a colmare lo squilibrio generazionale, che continua a costituire una criticità. Oggi il tema della formazione è centrale, in particolare alla luce delle nuove competenze richieste dalla trasformazione digitale e da industria 4.0. In questa direzione da tempo, insieme con CGIL, CISL e UIL, promuoviamo un’azione comune, certi del fatto che il sistema educativo e quello delle imprese debbano collaborare sempre di più e giocare un ruolo di primo piano nella formazione dei giovani».

CGIL: una ripresa di basso profilo

«Una ripresa di basso profilo. Questo preoccupa da più punti di vista, innanzitutto per quanto riguarda gli infortuni, mortali e non, infatti, l’aumento degli occupati ha generato un plus di carichi di lavoro, sfiorando soltanto quel passo in avanti di tecnologie innovative che ci si aspetta da un territorio come il nostro – ha commentato Massimo Bonini, Segretario Generale CGIL – Camera del Lavoro Metropolitana di Milano –. Questo rischio aumenta anche da un punto di vista occupazionale se nel fare formazione si escludono i profili più deboli. L’analisi dei fabbisogni formativi segnala una divaricazione tra i diversi orientamenti innovativi e le conseguenti diseguaglianze che si determinano tra imprese e tra lavoratori della stessa impresa. Serve un impegno deciso e costante nel qualificare il lavoro e il contenuto professionale necessario nel nuovo paradigma di impresa 4.0».

Avanza lo smartworking

Dal rapporto emerge infine che l’evoluzione delle nuove tecnologie sta portando a una vera rivoluzione del lavoro. Secondo l’Osservatorio sullo smartworking del Politecnico di Milano sono il 43% le aziende con almeno 250 dipendenti che offrono questa opportunità; nelle Pmi invece la percentuale si dimezza. E circa 300mila i lavoratori coinvolti, pari all’8% della popolazione occupata. Una percentuale in crescita rispetto agli anni passati (nel 2013 era il 5%) ma ancora inferiore rispetto alla media degli altri paesi europei (18%). Fanno meglio Francia (25%), Germania (13%) e Spagna (12%).

Altro focus dello studio sono i processi formativi legati alla certificazione regionale delle competenze, che hanno assecondato efficacemente il processo di diffusione di Industria 4.0 nel territorio portando anche ad un aumento dell’investimento sul rafforzamento delle competenze richieste dalle nuove frontiere tecnologiche. Questa parte di formazione si è concentrata sulle funzioni tecniche e direttive, privilegiando l’aggiornamento sulle nuove tecniche di gestione dei processi rispetto all’utilizzo di macchinari e impianti avanzati. Su questa tema Assolombarda, CGIL, CISL e UIL nel 2010 hanno stipulato un accordo, approvato da Regione Lombardia e finalizzato alla certificazione delle competenze acquisite in occasione dei corsi di formazione con l’impegno di condividere piani formativi che prevedano almeno il 5% delle azioni formative finalizzate alla certificazione delle competenze.














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