Patrizio Bianchi nuovo ministro dell’Istruzione? Speriamo proprio di sì!

di Filippo Astone ♦︎ È uno dei più quotati economisti industriali italiani. Assessore all'Istruzione e all'Europa in Emilia Romagna per 10 anni, si è attivato per una scuola vicina al lavoro e alle tecnologie ma non per questo meno umanista: la lista delle iniziative e dei risultati ottenuti è densissima. Ha promosso il polo emiliano dei Big Data e una politica industriale per attrarre competenze e creare lavoro in questo ambito. Se venisse nominato, sarebbe un grande punto di forza del Governo Draghi

patrizio-bianchi
L'economista Patrizio Bianchi

10«È tempo di investire in educazione, non solo per superare l’emergenza Covid, ma per guardare oltre, per ritrovare quel cammino di sviluppo che sembra essersi perduto nei lunghi anni in cui hanno prevalso individualismo e populismo e che deve fondarsi sui valori definiti nella nostra Costituzione. Il nuovo secolo della connessione continua ha bisogno di cittadini portatori, oltre che di contenuti, di creatività, lavoro di squadra, capacità di astrazione e di sperimentazione, senso di orientamento per poter navigare in mari aperti. La scuola deve rispondere a queste esigenze e muoversi, insieme al Paese, nel senso di marcia di uno sviluppo inclusivo e sostenibile». Patrizio Bianchi, Nello Specchio della Scuola, Il Mulino 2020

 







In questi giorni che precedono la formazione del Governo Draghi, gira con insistenza il nome dell’economista ferrarese Patrizio Bianchi come ministro della Pubblica Istruzione. Industria Italiana fa il tifo per lui. Se venisse nominato, sarebbe un grande punto di forza del Governo Draghi. Perché ha una visione dell’industria molto ampia e profonda, e negli ultimi anni ha saputo coniugarla con concrete politiche condotte in Emilia Romagna –  da assessore all’Istruzione, al lavoro e all’Europa – che hanno prodotto risultati eccellenti e che raramente si sono visti altrove. Bianchi è un uomo che sa che cosa serve al mondo della scuola ed è in grado di ottenere risultati concreti, portando tutti gli interlocutori (sindacati, controparti politiche, burocrazia) a una sintesi fattiva. Il risultato più visibile è l’aver promosso il polo Emiliano dei Big Data, e una politica industriale basata su questo settore molto promettente, con una significativa creazione di valore in termini economici, sociali e di concreti posti di lavoro. Ma, come vedremo, c’è molto altro.

Mario Draghi

Vista la nostra passione per l’industria, saremmo tentati di cominciare la scrittura del profilo di Patrizio Bianchi da lì, e di elencare pubblicazioni e risultati raggiunti, l’aver fondato e poi guidato la facoltà di economia dell’università di Ferrara, di cui è stato rettore, l’esser stato consigliere di amministrazione dell’Iri (insieme proprio a Mario Draghi) e presidente di Sviluppo Italia, che oggi si chiama Invitalia, e le tante pubblicazioni che hanno descritto e analizzato come nessun altro la storia, le origini, i problemi e le crisi dell’industria italiana. Ma dedicheremo a questa parte della sua vita solo le poche righe che avete appena letto.

In questa sede, ciò che è davvero interessante sono i progetti che ha portato a termine nel suo decennio da assessore, concluso con la scelta di guidare, da direttore scientifico, l’Ifda (Fondazione internazionale big data e intelligenza artificiale per lo sviluppo umano) di cui abbiamo scritto qui e qui. Bianchi si considera uno scienziato sociale che, nei suoi incarichi dirigenziali e politici, mette concretamente alla prova le sue elaborazioni,

Ecco i progetti:

La copertina del libro di Patrizio Bianchi “Nello specchio della scuola”. Bianchi auspica una scuola che sia non solo motore di sviluppo umano e culturale, ma che torni anche ad essere ascensore sociale. L’analisi di Bianchi parte dal disinvestimento sulla scuola che negli anni scorsi ha visto il nostro Paese protagonista. Ciò ha portato, prima dell’avvento del Covid-19, ad una minore competitività del nostro sistema economico impreparato ad affrontare la nuova rivoluzione industriale in corso oltre che ad un lenta diminuzione della dispersione scolastica e, in genere, della povertà educativa

1) Riforma della Istruzione e formazione professionale con legge regionale 5/2011. Si definiscono 4 assi di azione: I – ridefinizione delle qualifiche professionali e dei percorsi di formazione professionale con integrazione fra i percorsi triennali a qualifica ed i corsi quinquennali a diploma, riorganizzazione della rete scolastica, II – rete politecnica regionale, con la istituzione degli istituti tecnici superiori, da parte di 7 fondazioni fra università, imprese, scuole ed enti pubblici per la erogazione di corsi biennali “metà scuola, meta in azienda” (logistica, food-processing, meccanica avanzata, costruzionienergia-ambiente, industrie creative e computing, biotech, turismo e benessere), III – formazione professionale universitaria, con catalogo master professionalizzanti, dottorati in alto apprendistato, borse di ricerca, sostegno spin off), IV – misure di accompagnamento, legge sui tirocini postdiploma e postlaurea, legge su apprendistato di elevata qualificazione, programmi di inserimento lavorativo, normativa sulla attuazione del sistema duale (alternanza scuola-lavoro contrattualizzata) in impresa, promozione academy aziendali. L’intera attività è finanziata con il POR – Fondo sociale europeo.

2) Programma Spinner (2010- 2015), che ha visto lo sviluppo di una rete di centri di trasferimento tecnologico e sostegno alla creazione di impresa. Le attività vanno da ricerca e formazione dei ricercatori a sostegno al trasferimento tecnologico da parte delle università e degli istituti di ricerca nazionali e degli IRCSS presenti sul territorio. Gli spin off realizzati sono stati circa 160. L’intero programma è finanziato su fondi POR – Fondo Sociale Europeo.

3) Rete dei Tecnopoli dell’Emilia Romagna e creazione della Rete ad alta tecnologia, con attivazione di 37 laboratori di ricerca industriale, riuniti in 11 centri per l’innovazione, organizzati su 6 piattaforme tecnologiche (alta tecnologia meccanica e materiali avanzati, agroalimentare, edilizia e costruzioni, scienza della vita, energia ed ambiente, tecnologie dell’informazione) con le università ed i centri di ricerca nazionale, in attuazione del POR Fondo europeo sviluppo regionale (2010-2015).

4) Piano per le alte competenze e la gestione integrata dei fondi europei (2015 – 2020) per lo sviluppo di competenze tecniche e professionali a sostegno della ricerca industriale, con integrazione delle reti Spinner e Tecnopoli in una unica rete S3 (smartspecializationstrategy), finanziamento dei dottorati di ricerca, borse estero e creazione spin-off da ricerca e start up da sviluppo industriale, programma finanziato su fondi POR FSE, POR FESR e POR FEASR, un programma di mille assegni di ricerca su fondi FSE da assegnare a progetti integrati università, enti di ricerca, imprese.

5) Primo accordo in Italia per la diffusione del sistema duale di formazione tecnica, realizzato con Ducati e Lamborghini del Gruppo(VW – Audi).

6) Big Data, Supercalcolo e infrastrutture di ricerca.  Nell’ambito delle attività della Conferenza di coordinamento tra Regione, Università e Enti pubblici di ricerca, di cui ha la presidenza, ha avviato il progetto Grandi Infrastrutture di ricerca, identificate in A) Supercalcolo e Big Data, B) Materiali avanzati e sistemi di produzione innovativi, C) Genomica, medicina rigenerativa e biobanche.

7) Formulazione e gestione del “Patto per il lavoro”, atto di programmazione generale della Regione Emilia Romagna 2014 – 2020, sottoscritto da tutte le parti sociali, le amministrazioni locali e le università della regione, con cui si sono stabiliti e condivisi gli obiettivi e le azioni generali per lo sviluppo innovativo della regione per l’intero periodo di legislatura.

Le idee sulla scuola di Bianchi sono raccolte nel recente saggio Nello Specchio della Scuola, pubblicato a fine 2020 dal Mulino. In quel periodo Bianchi guidava anche una commissione che per conto del Ministero della Pubblica Istruzione doveva formulare proposte tese a garantire il ritorno sui banchi in tutta sicurezza. I risultati del lavoro di quella commissione non sono stati trasformati in nulla di fattivo dal Dicastero guidato da Lucia Azzolina.

 

In occasione della Giornata Internazionale dell’Educazione, Patrizio Bianchi ha presentato il suo libro “Nello specchio della scuola. Quale sviluppo per l’Italia” (Il Mulino 2020)

Nel suo saggio, Bianchi auspica una scuola che sia non solo motore di sviluppo umano e culturale, ma che torni anche ad essere ascensore sociale. L’analisi di Bianchi parte dal disinvestimento sulla scuola che negli anni scorsi ha visto il nostro Paese protagonista. Ciò ha portato, prima dell’avvento del Covid-19, ad una minore competitività del nostro sistema economico impreparato ad affrontare la nuova rivoluzione industriale in corso oltre che ad un lenta diminuzione della dispersione scolastica e, in genere, della povertà educativa. Il trend negativo è certificato dalla presenza in Italia della più alta percentuale registrata negli stati europei di NEET che nel 2018, per la fascia 15-29 anni, era pari al 23,4% del totale.

La planimetria del Tecnopolo di Bologna

Così, secondo l’autore, nel recente passato – che coincide con l’ultima crisi economica globale – l’Italia ha tagliato i propri investimenti alla scuola condannandosi a una bassa crescita la quale mette in ginocchio soprattutto le aree fragili come il Mezzogiorno. Inoltre, la scuola sembra essere divenuta: «un ascensore immobile, non più in grado di portare chiunque ne abbia le capacità e la volontà ai piani alti della nostra struttura economica e sociale […] già prima della pandemia in Italia quasi un ragazzo su due aveva un diploma che non era sufficiente a garantirgli un lavoro» (p. 148). Nel testo, Bianchi parla della « nuova funzione della scuola, non solo come perpetuazione della classe dirigente, ma come luogo di strutturazione degli elementi fondativi di una comunità» (p. 64). Perché ciò sia possibile occorre ridare agli insegnanti una rilevanza sociale connessa all’importanza del lavoro svolto con gli allievi.

La tesi centrale del libro è che esiste uno strettissimo legame fra educazione e sviluppo. Dato che negli scorsi anni l’Italia ha investito meno in formazione, oggi il nostro sistema è fra quelli che crescono meno in tutta Europa.  La pandemia, pertanto, non avrebbe fatto altro che manifestare integralmente i limiti e i ritardi del mondo della scuola.














Articolo precedentePrimetals Technologies si affida alle soluzioni di Rockwell Automation
Articolo successivoDefence Company Index 2020: Leonardo prima per trasparenza e anticorruzione






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui