Nuovo data center e uso strategico dell’IT: i piani di sviluppo ambiziosi di Stefano Ricci

Stefano Ricci, il flagship store di Firenze

di Filippo Astone e Laura Magna ♦ Il marchio sartoriale fiorentino di successo continua a crescere e investe nella gestione dei dati, in collaborazione con Hpe e TT Tecnosistemi. Ecco perché

Il New York Times ha definito Stefano RicciClothier of the 0,001 Percent“, intendendo dire che solo lo 0,001% dell’umanità può permettersi le creazioni di questo sarto fiorentino divenuto imprenditore del lusso per gentiluomini. La definizione è forse un po’ eccessiva. Certo, nei 62 negozi di Stefano Ricci sparsi in giro per il mondo si possono anche acquistare scarpe da cinquemila euro e far realizzare cravatte tempestate di diamanti. Ma il grosso della collezione di  Stefano Ricci è anche accessibile a chi ha una disponibilità più limitata, seppur appartenente alla classe media o medio-alta.  C’è anche una linea junior e una dedicata alla casa, con servizi personalizzati e d’interior design per yacht e residenze.

 







Stefano Ricci, il flagship store di Firenze

 

Il marchio fondato a Fiesole nel 1972 dallo stilista e dalla moglie Claudia è ormai sinonimo del lusso sartoriale made in Italy, e continua a crescere con successo: il giro d’affari è giunto a quota 180 milioni di euro, con 60 negozi. Piani di sviluppo ambiziosi richiedono il supporto di tutte le funzioni aziendali, dalla produzione alla finanza, dalla logistica alla tecnologia, che nell’era dell’interconnessione globale e dell’uso strategico dei Big Data svolge un ruolo cruciale. Pertanto l’azienda ha deciso di dotarsi di un nuovo data center, adottando una soluzione potente e al tempo stesso compatibile con le precedenti infrastrutture informatiche.

Un processo di innovazione che fa capire la centralità della gestione del dato nella nuova economia. E come l’informatica non sia più da considerare male necessario o commodity, ma core business di qualunque attività. Grazie al nuovo sistema in azienda è diventato molto più semplice e immediato accedere ai dati importanti e prendere rapidamente decisioni di conseguenza. E si può pensare – per alcuni articoli e dopo aver valutato una strategia adeguata ed efficace – ad iniziare un’attività di e-commerce. Così, Industria Italiana ha deciso di raccontare bene questo processo di innovazione.

Accesso ed elaborazione dei big data in maniera rapida, sicura e multipla

L’architettura scelta – in collaborazione con Hpe e VMWare e grazie alla consulenza dell’Hpe Platinum Partner e Innovation Lab TT Tecnosistemi – si propone di garantire l’accesso e l’elaborazione dei big data in maniera rapida, sicura e multipla. La soluzione base si chiama Hpe 3Par: tecnicamente è uno storage all-flash che garantisce un aumento della produttività e protezione totale in modo economicamente vantaggioso. Per stoccare i dati si è deciso di utilizzare un modernissimo sistema di virtualizzazione VMware. La virtualizzazione è una particolare pratica informatica che permette di aumentare notevolmente le prestazioni dei server effettuando con un singolo elaboratore operazioni che normalmente richiederebbero tre, quattro o più unità fisiche: il risparmio e i vantaggi sono evidenti. In buona sostanza, viene creata una serie di server virtuali, in modo da poter eseguire in contemporanea più sistemi operativi ed applicazioni, utilizzando una singola unità hardware.

 

Andrea Sbisà, IT manager di Stefano Ricci. IT FORUM Rimini 2017 richmonditalia foto © paolotosti.com

Storage Hpe 3Par: parla Andrea Sbisà

Lo storage 3Par è dotato di protezione dati integrata e Recovery Manager Central (RMC) ed è in grado di soddisfare questi requisiti. E questo è uno dei motivi per cui Stefano Ricci lo ha integrato nella sua produzione. «Il progetto è nato quando si  è presentata l’esigenza di fare innovazione della parte storage server. Più che optare per un semplice aggiornamento del server, abbiamo attuato un vero cambiamento di paradigma», dice a Industria Italiana Andrea Sbisà, IT manager di Stefano Ricci. «Sulla base solida, performante e scalabile che 3Par rappresenta, abbiamo poi inserito le piattaforme software e i servizi connessi di monitoring e gestione, che ci hanno consentito di ottimizzare le risorse IT che prima richiedevano più tempo per gestire i sistemi».

La scelta di Stefano Ricci si innesta in una fase di crescita industriale importante: crescita di fatturato (decuplicato negli ultimi 10 anni) che ha portato anche all’aumento delle persone che hanno accesso agli strumenti informatici, «più banalmente, abbiamo sperimentato un’accelerazione nella quantità di dati da maneggiare: dunque era necessario innanzitutto un sistema che consentisse di evitare colli di bottiglia o cali di prestazioni», prosegue Sbisà. «L’azienda ha investito molto sul canale retail con boutique monomarca. Parliamo di un’impresa che si colloca nella fascia dell’alto lusso nell’abbigliamento maschile e che pur essendo una azienda familiare, con lo stesso nucleo che la controlla da 40 anni, ha un forte orientamento al mercato. Orientamento che, grazie anche al business prettamente anticiclico, ha consentito questo incremento esponenziale a partire dagli anni 2000. E anche dal punto di vista degli strumenti informatici è dovuta stare al passo con questa crescente complessità», spiega il manager IT.

 

Stefano Ricci, collezione autunno/inverno 2018-2019
Le nuove tecnologie informatiche daranno accesso a nuovi mercati

Implementando la nuova soluzione è stato possibile, innanzitutto, dare «scalabilità, solidità e performance a tutti coloro che lavorano su sistemi e IT, di fatto alleggerendoli. Questo ha posto le basi per poter gestire i fattori di crescita dell’infrastruttura se i tassi di sviluppo continuano ai ritmi attuali», prosegue il responsabile It, che spiega anche, in pratica, come è cambiata la gestione quotidiana. E come nel futuro questa tecnologia informatica potrà contribuire ad aprire nuovi mercati per il gruppo. «Ora è più facile accedere ai dati: se prima era una criticità anche la mera fruibilità, a causa degli accessi multipli da parte di diversi utenti e di tipologie di dati diversi, non solo da file system ma anche multimediali, il cambio di piattaforma e l’interconnessione dei software di gestione ha fatto evolvere il livello dell’infrastruttura rendendo accessibile a tutti e da qualsiasi punto tutte le informazioni. Inoltre, l’azienda ha molto investito su boutique molto prestigiose, retail che si è affiancato al wholesale, e stiamo indagando un progetto di ecommerce per cui l’infrastruttura It sarà fondamentale. Il nostro prodotto è personalizzato, declinato in tantissime varianti, con oltre venti linee diverse: porre online i prodotti dovrà corrispondere a una strategia da studiare».

La tecnologia rende più semplice la gestione

E, ancora, la tecnologia alleggerirà la gestione attuale delle boutique governate direttamente dalla proprietà, che sono circa la metà del totale. «Sulle boutique gestite direttamente esiste l’interconnessione informatica per lo scambio di dati, ma non molto spinta, perché le boutique sono strutturate in maniera indipendente. L’interconnessione funziona per la distribuzione e per raccolta dei dati dalle boutique», spiega Sbisà che continua: «per quel che riguarda la gestione dell’invio dei materiali è tutto centralizzato, per tutti i clienti, anche wholesale. Il lavoro che viene fatto nel quartier generale è massiccio: viene controllata tutta la filiera, dalla produzione, alla contabilità, alla logistica. Sui sistemi in sede gira tutto il software aziendale».

Per quanto riguarda TT Tecnosistemi, è Sbisà stesso a sottolineare quanto sia importante il ruolo del system integrator in un processo come questo. «Sin dalle prime fasi di sviluppo l’azienda, l’apporto di TT Tecnosistemi è stato fondamentale: ci ha supportato su tutto, dalla manutenzione ordinaria, al supporto in caso di problemi, dal monitoraggio del sistema e alla conseguente decisione sulla tipologia d’intervento. Insomma, si trattava di un netto miglioramento nella gestione IT, nelle attività di back up, di replica, ma anche di deployment degli aggiornamenti», conclude Sbisà.

 

Paolo Delgrosso, Channel & Alliance Sales Director di HPE Italia

 

«I dati sono oggi una materia prima preziosissima», sottolinea Paolo Delgrosso, Channel & Alliance Sales Director di Hpe. «Raccoglierli e analizzarli, significa ricavare conoscenza e prendere decisioni che possono incidere significativamente sul business delle aziende, comportandone l’evoluzione dei modelli produttivi. Ad esempio, grazie a sistemi di monitoraggio predittivi e di pianificazione della produzione se non addirittura alla creazione di nuovi prodotti e servizi. La gestione del dato diventa così una nuova variabile di produttività e, quindi, anche di competitività. Le tecnologie che Hpe ha messo a disposizione di Stefano Ricci favoriscono dunque il marchio fiorentino nel cogliere le opportunità di crescita offerte dalla rivoluzione digitale nell’era “data driven”».

 

Gabriele Tani, Key Account Manager di TT Tecnosistemi

L’informatica non commodity ma core business di qualsiasi attività

«Stefano Ricci aveva due strade: rimanere nel solco della tecnologia già presente in casa basata su Lefthand su cui girava Hypervisor Microsoft o cambiare rotta. La necessità cruciale era quella di consolidare i dati su una piattaforma sicura ed efficiente in termini di velocità e accesso ai dati e sicurezza. La soluzione scelta risponde a questa esigenza ed è uno strumento innovativo per la compressione dei dati, in quanto li archivia in uno spazio molto più ridotto perché li virtualizza. Garantendo in ogni istante di continuare a trasformare le nuove idee in realtà e generando valore», dice Gabriele Tani, Key Account Manager di TT Tecnosistemi su questo progetto. E prosegue: «se prima con Lefthand si poneva al centro la facilità di gestione, adesso si voleva puntare su uno storage principale che avesse doti intrinseche di solidità, di performance, e di scalabilità, ideali per costruire un’infrastruttura che privilegiasse la facilità di replica, di back up e di gestione di un dato da ripristinare in caso di necessità».

Un investimento contenuto

L’ammontare dell’investimento si è aggirato intorno ai 150mila euro. «L’investimento minimo per questo genere di infrastruttura è di 60mila euro, dunque è abbastanza alla portata anche di realtà piccole», sostiene Tani: «parliamo di spesa minima anche perché la soluzione è espandibile in base alle esigenze e cresce con il fatturato e la complessità delle organizzazioni. Intanto l’azienda ha la possibilità di spostare immediatamente tutte le procedure sulla piattaforma: si tratta di un salto quasi obbligato e le pmi lo hanno capito. L’informatica è core business di ogni attività, non più un effetto collaterale o un male necessario». Poi ovviamente, l’implementazione dipende molto dalle richieste delle aziende.

«Durante tutti gli incontri, abbiamo percepito che 3Par si adattava perfettamente alle esigenze di Stefano Ricci, soprattutto perché permetteva oltre al notevole miglioramento di prestazioni una maggiore scalabilità verso l’alto, in linea con la crescita aziendale. Abbiamo creduto fosse corretto indirizzare una azienda dinamica e in forte crescita su una soluzione che consentisse di mantenere stabile nel futuro l’investimento che si apprestava a fare». Così dopo aver analizzato tutte le criticità che potevano emergere dal cambio dello storage e dell’impatto che poteva avere sulla operatività quotidiana «siamo riusciti a fare una configurazione che fosse in linea con le esigenze tecniche ed economiche della Stefano Ricci, in cui lo storage era un componente critico», spiega Tani, che poi fornisce qualche dettaglio più tecnico.

 

Hpe 3PAR StoreServ 8000

 

«Lo storage è componente critico per abilitare il valore delle applicazioni e dei dati: con 3Par avremmo potuto abilitare le più moderne tecnologie di compattazione, fino a una riduzione dei requisiti di capacità anche del 50%, e poi ancora supportare tutte le tipologie di carichi di lavoro (dalla virtualizzazione dei server e di database, alle applicazioni, alla gestione dei contenuti e delle risorse per la collaboration), senza colli di bottiglia per una scalabilità orizzontale fino a milioni di IOPS per diversi tera e tera di capacità».

Il tutto senza compromettere «resilienza, efficienza e mobilità dei dati. A differenza di altri array flash realizzati per scopi specifici, 3PAR StoreServ 8000 non richiede l’introduzione di un’architettura completamente nuova per ottenere prestazioni ottimizzate per il flash. Data la sua versatilità, le prestazioni e la densità senza precedenti, lo storage HPE 3PAR StoreServ 8000 risolve i  problemi di archiviazione offrendo uno storage unificato di protocolli per blocchi e file, protezione dei dati gestita da applicazioni e suddivisione in fabric semplificata insieme alla diagnostica SAN».














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