Nucor lascia San Zeno, che torna al 100% di Duferco

Antonio Gozzi, presidente di Federacciai e presidente e amministratore delegato di Duferco Italia Holding. Secondo Gozzi, la premier Giorgia Meloni ha fatto bene con il Piano Mattei (partenariato economico, energetico e sociale tra l’Italia e gli Stati Africani): è un modo per abbassare il baricentro degli equilibri decisionali europei. Oggi, infatti, questi sono troppo sbilanciati a Nord, verso Paesi che puntano alla deindustrializzazione del Vecchio Continente, sotto il peso della finanza speculativa e dell’estremismo green.

Accordo tra il gruppo americano e quello italiano guidato da Antonio Gozzi per lo scioglimento della jv Duferdofin. Il closing fra 20 giorni. Sullo sfondo, l’indecisione statunitense di impegnarsi per la ristrutturazione del sito bresciano

L’operazione sarà completata i primi di dicembre, una volta ottenuto il placet dell’antitrust europeo. Ma la strada è segnata: dopo 12 anni di collaborazione, l’italiana Duferco e l’americana Nucor hanno raggiunto un’intesa amichevole per lo scioglimento della joint venture Duferdofin Nucor di San Zeno (Brescia), che in Italia è il primo produttore di travi per costruzioni, con volumi superiori al milione di tonnellate l’anno. Il gruppo guidato dal Ceo Antonio Gozzi (già presidente di Federacciai) riacquisterà il 50% delle quote in mano al più importante player siderurgico statunitense, e tornerà ad essere proprietaria esclusiva degli asset controllati dalla jv. La ragione del divorzio va ricercata nelle diverse prospettive strategiche delle due società, emerse già nella scorsa primavera.

La posizione di Nucor

 Già da mesi il colosso americano aveva manifestato indecisioni e perplessità sull’investimento nel Belpaese.  Di fronte alla crisi di comparto generata dalla pandemia, altre priorità  hanno acquisito un maggior rilievo: ad esempio,  quella della remunerazione degli azionisti, nonché la capacità di concentrarsi sugli affari domestici. Inizialmente, non si pensava che ciò avrebbe determinato la separazione e la fine della joint venture, ma alla fine le parti hanno preso atto che le loro visioni sono diverse. Gli americani, guidati dal Ceo e presidente Leon Topalian, non sarebbero particolarmente entusiasti dell’operazione di cui parleremo fra poco, e che riguarda lo stabilimento di San Zeno.







La posizione di Duferco

L’azienda è concentrata nella realizzazione di un progetto molto ambizioso: un investimento di 180 milioni di euro per San Zeno. Si tratta di realizzare un grande laminatoio per travi e di introdurre sistemi di controllo dotati di intelligenza artificiale, operazione che porterà alla creazione di 150 nuovi posti di lavoro. Peraltro l’impianto sarà alimentato da energia verde, e che in particolare si utilizzeranno bruciatori a idrometano. L’operazione è parte della strategia di Duferco per la decarbonizzazione della attività siderurgica. Ha a che fare con la sostenibilità ambientale, e quindi con la necessità di preservare le risorse del Pianeta, abbandonando le fonti fossili e passando all’utilizzo di quelle rinnovabili; e anche con la sostenibilità industriale, che implica per una azienda una minore dipendenza dall’esterno quanto a risorse critiche.  Sono tematiche che in Europa trovano un riscontro maggiore che in Usa. A quanto se ne sa, gli americani avrebbero voluto rinviare il progetto, anche considerata la dura prova del Covid-19.  Invece, secondo il partner italiano i tempi erano maturi e il piano non poteva essere più prorogato. Certo, ora tutto il costo dell’operazione ricadrà sulla sola Duferco; ma i conti per l’anno in corso sarebbero positivi, e ciò renderebbe il progetto sostenibile dal punto di vista finanziario.

 Chi è Duferco

La società è stata fondata nel 1979 dall’italiano Bruno Bolfo, attuale presidente. La sua attività principale è il commercio, la produzione, l’importazione e l’esportazione di acciaio. Attualmente è, secondo Bolfo, un gruppo europeo, con presenza globale e origini italiane. È stata una delle prime aziende del settore a comprendere l’importanza di capitalizzare i vantaggi di operare nei Paesi emergenti, come il Brasile prima, e come l’Argentina, il Venezuela e il Messico dopo. Alla fine degli anni Ottanta, Duferco ha aperto uffici in Thailandia, uffici a Taiwan, Filippine, Singapore, Hong Kong, Cina e Corea del Sud.   Con un fatturato che ha superato gli otto miliardi di dollari, due anni fa Duferco ha deciso di intraprendere con forza la strada della digitalizzazione e della innovazione: il Gruppo sta investendo in machine learning, intelligenza artificiale e internet delle cose; e in ricerca e sviluppo. 














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