Mitsubishi: dati e robot su misura

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di Marco de’ Francesco ♦ La ricetta del colosso giapponese per l’automazione delle Pmi: un modulo selettivo e versatile di interfaccia dati, ro/cobot e librerie che possono operare su firmware. Tutte le novità da SPS

Dati, sì. Lo si sente ripetere dappertutto: sono il nuovo petrolio, il nuovo oro, la nuova moneta. Ma in concreto, una piccola azienda manifatturiera ha veramente interesse ad elaborare milioni di informazioni provenienti dalle macchine interconnesse? Non rischia l’overshooting e la possibilità di spendere migliaia di euro a vuoto, per funzioni che non saranno mai applicate in una Pmi, anche a seguito della carenza di competenze? Meglio selezionare i dati alla fonte, dice Mitsubishi Electric. Meglio definire e concordare quelli giusti, quelli che servono, e inviarli a sistemi di gestione locali o sul Cloud e, soprattutto, farlo nel modo più efficiente e sicuro, come permesso dal modulo MES IT di Mitsubishi Electric.

Secondo la filosofia del colosso giapponese, bisogna guardare a ciò che serve al fine di fare efficienza, e questo discorso vale anche per i robot. Ora non si parla d’altro che di robot collaborativi. Ma servono veramente, in contesti dove la produttività è essenziale? Meglio selezionare il tipo in base alle specifiche applicazioni, magari ricorrendo anche a modelli industriali, che possano assumere funzioni collaborative con semplici modifiche, come il robot Melfa SafePlus Airskin. Stessa visione per quanto concerne iQ Monozukuri, librerie che consentono di operare direttamente sul firmware di una Cpu motion al fine di poter semplicemente parametrizzare cinematiche diverse. Ne abbiamo parlato ad SPS IPC Drives Italia (la fiera dell’automazione di Parma), con Gianmichele Piciocco, Marketing Manager South EMEA di Mitsubishi Electric Div. Factory Automation.







 

Gianmichele Piciocco, Marketing Manager South EMEA di Mitsubishi Electric Div. Factory Automation

Troppi dati? No grazie!

La mole eccessiva di dati può incidere negativamente sull’efficienza dell’impresa, quindi è meglio selezionare quelli che servono. «Oggi non si parla d’altro – esordisce Piciocco, – occorrono dati da analizzare! È un po’ la moda dei tempi nostri. Ma tutte queste informazioni devono servire per rendere efficaci i processi e non per complicarli; è questo lo scopo dell’Industria 4.0,. Come ci relazioniamo con una possibile richiesta, indipendentemente dalla grandezza dell’azienda, anche Pmi, magari, con tre macchine interconnesse e una decina di dipendenti poco avvezzi alla digitalizzazione? Chiediamo, prima di tutto, di illustrarci il loro processo». Secondo Piciocco, questo passaggio è fondamentale. «Si tratta di capire in quale misura la mole di dati provenienti dalle macchine, migliori o peggiori il processo, lo velocizzi o lo rallenti. Davvero servono tutti i dati che una macchina potrebbe fornire per ragionare in termini di manutenzione predittiva? Si scopre, nella maggior parte dei casi, che al fine di rendere efficienti i processi occorrono solo una parte delle informazioni. Una volta concordati i dati pertinenti, il sistema MES-IT di Mitsubishi Electric li “preleva” anche da sistemi di brand diversi». Ma vediamo come funziona.

 

MES-IT di Mitsubishi Electric
Il modulo MES IT

«Si tratta di un modulo dal costo contenuto che grazie a differenti drivers di comunicazione permette di interfacciarsi con diversi PLC e raccoglierne i dati. Una volta raccolti che questi sono stati acquisiti, insieme al cliente si definiscono quali siano rilevanti per il raggiungimento di un certo fine e li si inserisce all’interno di un DB che può essere un semplice SQL fino alla creazione di DB direttamente su ERP come Oracle o SAP». È realizzato su hardware industriale, non si appoggia a sistemi PC, ed è integrabile direttamente sulla piattaforma di automazione iQ-R ma, soprattutto, necessita unicamente di parametrizzazione. La condivisione di dati tra produzione e IT dell’azienda viene standardizzata.

Vengono saltati tutti gli step intermedi (Pc middleware, gateway…) e quindi  secondo Piciocco- si ottiene «la soluzione più snella possibile, riducendo i costi generali, i punti di errore e garantendo un livello di sicurezza superiore. L’accesso ai dati, inoltre, è semplice e affidabile su tutti i sistemi di controllo in rete; l’applicabilità del modulo è infinita come sono infinite le diverse necessità di dati, controllo qualità, energy management, controllo di produzione, gestione della logistica e molte altre». Piciocco la mette così: «È un prodotto semplice ed economico di Mitsubishi Electric che garantisce elevate prestazioni e permette di interfacciarsi sia verso il basso che verso l’alto, di raccogliere dati e organizzarli in DB, con la robustezza del prodotto industriale.»

 

Mitsubishi a SPS: copia digitale dello stand

Come leggere ed interpretare i dati: live a SPS

A Parma, all’interno dello stand Mitsubishi Electric vi era la possibilità, grazie ad un grande ledwall, sempre targato Mitsubishi Electric, di comprendere come i dati  si trasformano in strumenti di analisi, controllo e gestione. Sul ledwall é stato visualizzato il rendering completo dello stand incluse le demo o macchine esposte. Ogni demo era funzionante e connessa al sistema di raccolta dati via ethernet in modalità real-time. Inoltre, i dati erano processati e visualizzati grazie allo SCADA MAPS di Mitsubishi Electric. Tra le diverse demo presentate, quella dedicata all’Energy Management & Predictive Maintenance proponeva la gestione e controllo di tre giranti comandate rispettivamente in modo diretto,con collegamento a rete, inverter e motore asincrono IE3 e inverter e motore IPM.

 

Mitsubishi a SPS: copia digitale rendimento tre motori

 

«Si possono vedere chiaramente i consumi: –ha  illustrato Piciocco – il primo assorbe una potenza di 574 watt; il secondo di 391 watt e il terzo di 155 watt. Continuando a lavorare in queste condizioni, nel corso di un anno la spesa dell’azienda, per il primo inverter, sarà molto maggiore di quella per il secondo e assai più consistente di quella per il terzo. Questa visualizzazione, in buona sostanza, ci dà l’occasione di illustrare e mettere in pratica ciò di cui si parlava prima. Ovvero: selezionare i dati serve anzitutto ad indicare lo stato delle cose, relativamente ad un obiettivo che si intende raggiungere. L’azienda, grazie a questa selezione di dati, può fare le sue scelte. Può, se lo ritiene opportuno, servirsi di inverter IPM, consumando meno energia. Oppure, se dispone solo di un collegamento in rete diretta, sa che acquistando un inverter in un anno, se lo sarà ripagato».

 

Melfa SafePlus Airskin :da robot a cobot

Melfa SafePlus Airskin: il robot industriale che diventa collaborativo

Piciocco nota che «il mercato della robotica lavora in genere in vista di finalità industriali: precisione, velocità e ripetibilità delle azioni sono caratteristiche sempre richieste. Si tratta, infatti, di sostituire funzioni prima svolte dagli umani, con lo scopo di incrementare la produzione e l’efficienza». Ciò nonostante «da qualche tempo a questa parte, si parla sempre più di robot collaborativi. Ecco, la domanda giusta da porre all’azienda è: è utile questo genere di robot per l’attività che si intende svolgere?». Perché, secondo Piciocco, c’è un errore di fondo: «Si sta compiendo uno sforzo immane per dar vita a una nicchia “collaborativa” in comparti industriali consolidati. Il cobot è un oggetto nuovo e può trovare spazio probabilmente in un nuovo mercato».

L’idea di Mitsubishi Electric è comunque questa: «Noi siamo una delle poche aziende in grado di fornire una gamma completa di robot tra 2Kg e 20Kg; ma in vista dei nuovi trend e delle nuove esigenze che stanno emergendo abbiamo deciso di proporre, accanto a collaborativi ed industriali puri, anche un sistema intermedio: un robot veloce e preciso come un modello industriale, ma che è in grado di comportarsi come un collaborativo grazie all’aggiunta di uno scanner di area ed di una cover safety touch. Così, di norma, il robot opera a velocità tipiche delle applicazioni industriali; ma se un operatore penetra nei confini di un’area definita, il robot rallenta improvvisamente, muovendosi alla velocità prevista per un collaborativo. Se l’operatore tocca il robot, questo si ferma, ma poi riprende la propria azione, senza la necessità di essere resettato. Insomma, si tratta di un robot industriale che può o potrebbe lavorare anche in assenza delle barriere».

iQ Monozukuri, le librerie che consentono di entrare a livelli firmware nei sistemi multi-Cpu motion

Si tratta di “librerie” che consentono di operare direttamente sul firmware (insieme di istruzioni e applicazioni presenti permanentemente nella memoria di un sistema e che in genere non possono essere modificate dall’utente) di una Cpu (unità centrale di elaborazione che coordina in maniera unificata tutte le altre unità presenti nelle architetture hardware), per programmare cinematiche meccaniche. Secondo l’azienda sono «”pacchetti” che riducono significativamente i tempi di sviluppo e implementazione delle soluzioni di automazione industriale, per la realizzazione di impianti.». In pratica, anche se la cinematica meccanica (Delta) fosse realizzata direttamente dal costruttore di macchine, grazie alle librerie iQ Monozukuri di Mitsubishi Electric si potrebbe, semplicemente parametrizzando, comandarle. Secondo Piciocco, «quanto alla soluzione motion control Made by Mitsubishi Electric, abbiamo sviluppato un’architettura multi-Cpu con CPU specifiche (PLC, Motion, Robot, CNC, etc…) che quindi non influiscono tra loro in termini di velocità di elaborazione dati ma garantiscono lo share ad alta velocità degli stessi. La soluzione iQ-R gestisce fino a tre CPU distinte che nel caso del motion permetterebbero di controllare fino a 192 assi.

 

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Mitsubishi Electric

Mitsubishi Electric, con un’esperienza di quasi 100 anni nella produzione, nel marketing e nella commercializzazione di apparecchiature elettriche ed elettroniche, è riconosciuta quale azienda leader a livello mondiale. I prodotti e i componenti Mitsubishi Electric trovano applicazione in molteplici campi: informatica e telecomunicazioni, ricerca spaziale e comunicazioni satellitari, elettronica di consumo, tecnologia per applicazioni industriali, energia, trasporti e costruzioni. In linea con lo spirito del proprio corporate statement “Changes for the Better” e del proprio motto ambientale “Eco Changes”, Mitsubishi Electric ambisce a essere una primaria green company a livello globale, capace di arricchire la società attraverso la propria tecnologia. L’azienda si avvale della collaborazione di oltre 135.000 dipendenti nel mondo e ha raggiunto nell’anno fiscale terminato il 31 marzo 2018 un fatturato complessivo di 4.431,1 miliardi di Yen (41,8 miliardi di USS – al cambio di 106 Yen per 1 dollaro US, cambio fornito dal Tokyo Exchange Market in data 31/03/2018). In Europa è presente dal 1969 con insediamenti in 18 Paesi: Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Olanda, Italia, Irlanda, Norvegia, Polonia, Portogallo, Romania, Russia, Slovacchia, Spagna, Svezia, Regno Unito, Turchia e Ungheria. La filiale italiana, costituita nel 1985, opera con cinque divisioni commerciali: Climatizzazione – climatizzazione per ambienti residenziali, commerciali e industriali, riscaldamento, deumidificazione e trattamento aria; Automazione Industriale e Meccatronica – apparecchi e sistemi per l’automazione industriale; Semiconduttori – componentistica elettronica; Automotive – sistemi e componenti per il controllo dei dispositivi di auto e moto veicoli; Trasporti – prodotti e sistemi per il settore dei trasporti ferroviari.

 

L’headquarter Mitsubishi a Chiyoda, Tokyo, Giappone

Le due anime di Mitsubishi Electric FA

«Sps è un evento riconosciuto come punto di incontro dell’automazione: si guarda a ciò che si può trovare sul mercato, ma anche alle novità che faranno parte dell’industria di domani. C’è sempre un occhio volto al futuro. Noi vogliamo mostrare le due anime di Mitsubishi Electric.» Dice Picciocco: «Da una parte siamo costruttori di prodotti: Plc, inverter, servo azionamenti, motori e robot. Dall’altra, siamo i possessori del know how che ci consente di inserire questi prodotti negli impianti. Va peraltro sottolineato che l’automazione non riguarda solo il manufacturing vero e proprio, ma si applica anche a settori diversi. Sempre tenendo conto delle specificità di ciascuno: una soluzione che va bene per l’automotive, può non funzionare o non essere utilizzata nel Food & Beverage e viceversa. E’ il caso, ad esempio, di un pannello con una forma che impedisce alla polvere di fermarsi: ciò è poco rilevante per l’automotive, ma lo è molto per il Food & Beverage. Oppure di soluzioni con comunicazione basate su OPC UA (protocollo di comunicazione machine to machine per l’automazione industriale), e strutturate per gestire una notevole mole di dati, ideali nel manufacturing, ma sovradimensionate o addirittura poco performanti in altri comparti, come per esempio quello del trattamento delle acque. Ecco, Mitsubishi Electric dispone del know how relativo a realtà molto diverse tra di loro. È fra i primi tre costruttori di automazione al mondo».














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1 commento

  1. Innovation: https://www.linkedin.com/pulse/la-logistica-al-tempo-delleconomia-digitale-daniel-rueda-h/

    Ci occupiamo di Business ecosystem. Condividere prodotti e creare network (costo Zero in più se sommano le reti di distribuzione). Più rete si creano , si configurano filiere, più filiere si crea un ecosystem. Se inseriti un una piattaforma di eCommerceNet, si crea un business ecosystem. La piattaforma è ora online. e non abbiamo competitor e per creare qual cosa di simile, sono necessari non meno di 5 anni. Abbiamo convertito un enunciato Business ecosystem (James Moore Harvard University) in una piattaforma di Management.
    Buon Lavoro: Gdoox Italia

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