La manifattura ha un complesso di superiorità. Giustificato

di Piero Formica*♦︎ Da almeno 200 anni l’industria è la forza trainante dell’attività economica. Oggi è il vero laboratorio di sperimentazione per le innovazioni tecnologiche di domani. E i giovani di maggiore talento stanno rivolgendo a quel comparto le loro attenzioni

La cultura industriale ha la missione di incoraggiare e sostenere l’attività imprenditoriale. Tra i produttori manifatturieri che trasformano materie prime in prodotti finiti o semi-finiti si avverte il bisogno di pensieri sempre più imprenditoriali e creativi. La produzione manifatturiera italiana si reinventa continuamente assecondando l’attività imprenditoriale, essenziale per lo sviluppo della produzione avanzata tramite le nuove tecnologie. L’industria manifatturiera evolve con le nuove generazioni imprenditoriali pronte a risolvere i problemi complessi che presenta l’Industria 4.0. Gli imprenditori manifatturieri in erba insieme ai loro mentori condividono, in ambienti di innovazione aperta, le competenze digitali con le generazioni più anziane, aggiungendo valore in entrambe le direzioni.

Le nuove generazioni vogliono far surf sulle onde alte della quarta rivoluzione industriale…

Negli anni di crisi pre-Covid, tra il 2009 e il 2016, la manifattura italiana aveva perso 54.992 imprese, pari al 9,2% del totale. A seguire, la pandemia ha causato ulteriori danni alla demografia imprenditoriale. Pe un altro verso, le barriere all’imprenditorialità e agli investimenti non sono mai state così basse. Molto consapevoli delle tante opportunità e non vincolati alle regole ferree dettate dalle passate rivoluzioni industriali, le nuove generazioni si affacciano all’imprenditorialità trasformativa, quella che escogita nuove combinazioni dei fattori di produzione per realizzare prodotti e servizi manifatturieri in grado di stringere i legami tra l’equilibrio dell’ecosistema e il ben-essere delle persone. Si intravede, dunque, un’imprenditorialità manifatturiera che, una volta identificate le lacune nell’ambiente socio economico e in quello naturale, concepisce organizzazioni progettate per perseguirere opportunità uniche e innovative.







…perché l’imprenditorialità manifatturiera è un’attività di classe superiore…

I giovani imprenditori della manifattura sono individui di talento e creativi che risolvono problemi complessi. In breve: imprenditori. Costoro cambiano il paradigma nel modo di pensare alle operazioni manifatturiere. Ragazze e ragazzi che con i computer portatili hanno avviato start-up nel mondo web, ora possono mettere in campo anche aziende di hardware con le reti di prototipazione rapida che sfornano piattaforme per questa nuova imprenditorialità. Progettano, sviluppano e costruiscono i loro processi e prodotti in-house, puntellandoli con investimenti nella proprietà intellettuale. Ne consegue un significativo vantaggio nel portare più velocemente le nuove idee sul mercato e vendere prodotti unici direttamente agli utenti finali, sfruttando l’online e il branding. Nelle loro imprese, le abilità nella tecnologia, nella programmazione e nel software permettono di automatizzare pratiche noiose e ripetitive, migliorare le esperienze dei clienti e dei dipendenti e velocizzare i processi. Le loro competenze nella logistica, nella catena di approvvigionamento e in altre pratiche fanno risparmiare denaro, riducono i tempi di consegna e migliorano la qualità. Inoltre, il know-how nella scrittura creativa e tecnica facilita i compiti di controllo della qualità, di marketing e richiesta di certificazioni e sovvenzioni.

che investe all’attacco, innovando i prodotti per entrare in nuovi mercati più che per trincerarsi in difesa riducendo i costi

Una volta sul veicolo dell’Industria 4.0 (la quarta rivoluzione industriale ora in corso), l’imprenditore spinge fino in fondo l’acceleratore dei progetti che rivoluzionano il modo di fare impresa, coniugando gli investimenti materiali in impianti, macchine e attrezzature arricchite dalle tecnologie digitali con gli investimenti nelle idee che allargano le opportunità. Infatti, pur se protette, le idee tendono a uscire dal recinto alzato dalla proprietà intellettuale per librarsi liberamente, così recando vantaggi anche a persone e gruppi diversi dagli scopritori. Il conoscere e l’ideare sono giocatori in campo nel torneo che potremmo definire di “attività intellettuale”. Qui il team italiano non primeggia. In percentuale del Pil, gli investimenti tangibili sono circa il doppio di quelli immateriali, quasi come in Germania. Negli USA e nel Regno Unito, questi ultimi hanno sopravanzato i primi. In Francia, sono alla pari.

Con il piano Transizione 4.0, per cui sono stati stanziati 18,45 miliardi di euro, prosegue la politica di supporto alle imprese italiane avviata con Industria 4.0. Le novità introdotte riguardano principalmente gli incentivi per innovazione tecnologica, Ricerca e Sviluppo, formazione del personale in tecnologie 4.0. I contributi per investimenti ad alto contenuto tecnologico vanno nella direzione di maggiore efficienza e competitività delle imprese, ma anche verso una sostenibilità che abbraccia tematiche ambientali e sociali

La nuova imprenditorialità manifatturiera si forma in ambienti di innovazione aperta…

Dalla tecnologia del vapore della prima rivoluzione industriale alle tecnologie digitali dell’Industria 4.0 la natura dell’innovazione ha subìto profondi mutamenti. Oggi innovare è sinonimo di apertura mentale, il contrario della sindrome del ‘non lo abbiamo inventato noi e quindi non va bene’. Troviamo in cattedra la creatività collettiva (“co-creare”), la ridefinizione dei modi di comunicare e la sperimentazione dell’imprenditorialità. E si affaccia all’orizzonte la triade formata dal capitale dell’immaginazione, dal capitale relazionale e dal capitale imprenditoriale. La qualità della rete di relazioni personali e aziendali, cioè l’intelligenza di connettersi con persone e organizzazioni dotate di abilità e capacità differenti, svolge un ruolo sempre più critico per l’incontro delle menti lungo i percorsi dell’innovazione. Le reti di imprese avranno tante più possibilità di successo quanto più sarà convinto e intenso l’investimento nel capitale relazionale. Svuotare la diga della conoscenza affinché le sue acque possano irrigare i terreni dove si coltivano nuove specie imprenditoriali: questo il messaggio che giunge un mondo in rapida evoluzione. Le acque, però, non vanno disperse sul terreno. Ci vogliono condotte della conoscenza che le incanalino affinché ciascun seme delle idee di una specie imprenditoriale possa crescere e anche innestarsi e fissarsi su un’altra specie. Con gli innesti l’orizzonte delle opportunità e delle soluzioni imprenditoriali innovative si estende ben oltre la linea di confine di un’industria. Quanti condividono le idee con i diversi da loro, le moltiplicano trovando connessioni con campi d’applicazione meno ovvi. È questo lo scenario che dischiude l’era dell’innovazione aperta il cui clima temperato è favorevole alla fioritura di imprese trainate dall’innovazione e tra loro interconnesse.

L’indice Desi valuta il livello di digitalizzazione dell’economia e della società in Europa

Nell’industria che sta investendo con determinazione nella manifattura digitale, le idee penetrano da un’impresa all’altra correndo lungo sentieri di opportunità per la creazione di valore. Similmente alle molecole d’acqua in un forno a microonde, si vedono gli agenti dell’innovazione urtarsi e mescolarsi spostandosi da un team a un altro. Nel mescolarsi i team cambiano configurazione. È questo un disordine creativo d’interazioni che alimentano l’energia intellettuale. Nella sua versione 2.0, frutto del progresso tecnologico e degli sviluppi delle scienze cognitive, l’innovazione aperta fornisce il sostegno a un modo di vivere intelligente e quindi sostenibile. “Io vinco, tu vinci” prevale sull’“Io vinco, tu perdi”. L’apertura dell’impresa verso l’esterno non va intesa unicamente come disponibilità a confrontarsi e collaborare perfino con i concorrenti. Un evento culturale di così grande portata è anche un’occasione unica per avvicinare il grande e variegato insieme degli operatori industriali alla comunità dei cittadini. Interagendo, le due comunità potranno volgere a loro reciproco vantaggio l’ondata di problemi urgenti sollevati dalle trasformazioni economiche e sociali. Il viaggio verso la costruzione di una saggezza collettiva non termina, dunque, al confine del mondo industriale. È l’incontro tra le forze imprenditoriali dell’Industria 4.0 e le energie civiche che promette un abbondante raccolto di idee innovative brillanti. Le comunità di imprese e cittadini impegnandosi per influenzarsi reciprocamente produrranno così un effetto combinato maggiore della somma dei loro esiti separati. Operosità industriale e cittadinanza attiva si compenetreranno l’una nell’altra se si avvierà un processo di apprendimento tale che nella duplice veste aziendale e civica ciascuno possa percepire il mondo in nuovi modi, creare connessioni tra fenomeni apparentemente non correlati, fare domande importanti e trovare soluzioni comuni.

Pnrr: la Componente 2 della Missione 1 ha l’obiettivo di rafforzare la competitività del sistema produttivo
rafforzandone il tasso di digitalizzazione, innovazione tecnologica e internazionalizzazione attraverso
una serie di interventi tra loro complementari

che inducono ad essere compartecipi di azioni imprenditoriali

Con l’imprenditorialità manifatturiera che cambia in opportunità le crisi che stiamo vivendo da troppo tempo e con il simultaneo apparire di molteplici tecnologie digitali trasformative, è diventato evidente quanto sia indispensabile un approccio al cambiamento tale da includere le dimensioni produttive e sociali. Essere e contare di più insieme agli altri è la pre-condizione per innovare e avere di più. L’altruismo estende il suo campo d’applicazione mentre l’egoismo diventa una vacua pretesa. Tra egoismo e altruismo, la gamma dei valori culturali è ampia. A seconda delle circostanze, ad impostare la scena sarà l’intonazione altruistica o l’accento egoistico. Una circostanza favorevole all’altruismo prende spunto dalla proposta avanzata da Dani Rodrik, economista presso l’Institute of Advanced Study di Princeton. È la passione di tanti ad intraprendere in proprio oppure a nutrire le imprese nascenti per rafforzare il tessuto economico, e non solo per trarne un guadagno personale, a permettere il lancio di un fondo pubblico di capitali di rischio. Il fondo prenderebbe partecipazioni in un vasto spettro di imprenditorialità manifatturiera supportata dalle nuove tecnologie, raccogliendo il denaro necessario tramite l’emissione di obbligazioni sui mercati finanziari. Il suo operare seguirebbe i principi dell’autonomia gestionale e i suoi conti dovrebbero periodicamente essere portati all’attenzione dell’autorità pubblica soprattutto quando il tasso complessivo di rendimento scendesse sotto una determinata soglia. Una quota di utili del fondo a seguito dei risultati conseguite dalle nuove imprese finanziate sarebbe restituita ai cittadini sotto forma di un dividendo di “innovazione sociale” – un flusso di reddito che alimenterebbe il welfare senza dover inasprire la tassazione.

*Piero Formica è Professore di Economia della conoscenza. Senior Research Fellow dell’International Value Institute, Maynooth University, Irlanda. Docente e advisor, Cambridge Learning Gateway, Cambridge, UK. Presso il Contamination Lab dell’Università di Padova e la Business School Esam di Parigi svolge attività di laboratorio per la sperimentazione dei processi di ideazione imprenditoriale














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