Manifattura additiva: il Vangelo secondo Autodesk

di Marco Scotti ♦︎ L’azienda americana – fatturato stimato 2019 a 3,2 miliardi di dollari – punta tutto sull’end-to-end che segue l’intero ciclo di vita del prodotto. Stampa 3d e generative design a servizio della mass customization. Obiettivo: ridurre sprechi e costi, ma anche aumentare produttività e creatività

Trasformarsi da “Autocad company” a partner che condivide iniziative di digital transformation dei clienti abbracciando end to end i loro processi di sviluppo prodotto. È la mission che si è data di Autodesk, azienda americana con oltre 35 anni di storia, divenuta famosa per aver lanciato il più importante software di progettazione bi e tridimensionale e oggi tra i leader di mercato anche nei digital twin e nei plm.

Insoma una software house (fatturato stimato per quest’anno di 3,2 miliardi di dollari, oltre 4 milioni di licenze vendute e più di 9.000 dipendenti) pronta a cambiare volto e ad ampliare la propria missione. «Ci stiamo concentrando su tre pillar fondamentali – ci spiega Samuele Gallazzi, Territory Sales Executive D&M Autodesk – che coinvolgono tre aree molto distanti tra loro: produzione e rendering; architecture, engineering and construction; mondo manifatturiero. Siamo un’azienda che crede molto nei suoi clienti, e ne abbiamo davvero parecchi essendo globali. Abbiamo stretto partnership con università e centri di ricerca perché vogliamo essere fonte di ispirazione. Siamo un’azienda sana di 10.000 persone che dal quartier generale americano fino all’Australia propone soluzioni innovative sul mercato, con una visione end-to-end».







 

Il settore manifatturiero e i macrotrend

Samuele Gallazzi, Territory Sales Executive D&M Autodesk

Il comparto industriale è quello che sicuramente potrebbe beneficiare maggiormente di un processo unitario in cui le diverse tecnologie (la stampa tridimensionale su tutte) consentano di minimizzare costi e sprechi, riducendo il time to market. Tutto questo grazie al digital twin, parte integrante del nuovo processo produttivo. «Il mondo manifatturiero – prosegue Gallazzi – è sempre stato attraversato da dei macrotrend che, a seconda del settore, producono effetti differenti. Il primo è legato alla complessità del prodotto che stiamo realizzando: banalmente, cresce nel tempo. Il problema è che oggi la velocità con cui questo processo sta avvenendo è sempre più rapida, perché alla classica progettazione si affiancano altre discipline, come l’elettronica, il software, la meccanica e via dicendo. Un secondo processo che si può evidenziare è rappresentato dalla mass customization: stiamo andando incontro a una personalizzazione di massa dei nostri prodotti, con i clienti che non chiedono più un prodotto visto alla fiera o sul catalogo, ma la macchina adatta per loro, per il loro stabilimento. Questa è una tendenza inevitabile con cui ci stiamo già misurando. L’ultimo trend che abbiamo evidenziato è legato alle nuove tecnologie di produzione, che danno vita a nuovi prodotti che devono essere, al contempo, più leggeri, più resistenti e più flessibili. È il tema enorme dell’additive manufacturing, che si colloca all’interno del mercato manifatturiero per abilitare componenti che prima erano o troppo difficili o tropo costosi».

Tecnologia Autodesk Fusion 360

Un esempio tipico fornito da Autodesk è quello di un termostato: un oggetto presente da tempo nelle case che consente di accendere e spegnere il riscaldamento a seconda del raggiungimento di determinati parametri. In una parola, una commodity. Eppure, negli ultimi anni questo strumento è stato completamente reinventato, divenendo più smart, potendo venire comandato da remoto, in grado di fornire un report preciso dei consumi e degli orari. Diventa un prodotto sempre più ritagliato sulle esigenze e necessità degli utenti. Un tema che costringe le aziende, e Autodesk non può ovviamente sentirsi esonerata da questa nuova urgenza, a sviluppare prodotti che, partendo da uno “storico” piuttosto lungo e definito, devono essere reinventati totalmente, divenendo anche più complicati.

 

Il nuovo sistema creativo dei prodotti

La produzione flessibile di Autodesk

Per affrontare le nuove sfide della produzione, bisogna articolare un procedimento diverso dal passato, ragionando sui processi interni alle aziende e semplificando l’intero ciclo produttivo e di sviluppo. «La prima fase – aggiunge Gallazzi – è quella di concept design, in cui si definisce il nuovo prodotto. Seguono quella di produzione, di vendita e di operation, in cui il prodotto sul campo opera e svolge la sua mansione fino al ritiro. Ecco: questa è una sequenza classica a cascata in cui il valore del prodotto si determina calcolando costi di produzione e margine atteso. Ma una volta introdotto sul mercato ci si pone l’obiettivo di crescere e migliorare, a volte con una strategia di riduzione dei costi, che però rischia di far diventare il prodotto una commodity; oppure innovando, con tutto ciò che ne consegue. Noi non abbiamo la bacchetta magica e non siamo in grado di regalare formule segrete. Ma sappiamo che il ripensamento di un processo in un’ottica di abilitazione possa portare un vantaggio importante. In questo senso, pensiamo che il processo debba fondarsi sulla collaborazione, in modo che si abbattano barriere con il team, con i clienti e con i partner».

Il mantra di Autodesk per la fase realizzativa è dunque quello di una produzione flessibile che si apra alle nuove tecnologie di additive manufacturing. Per la vendita, invece, fondamentale è abbandonare la logica di prodotto per arrivare a quella “as a service”, in cui si fornisce un servizio o soluzione che consentono di efficientare l’intero processo. Senza contare che l’IoT, che permette al cliente di avere informazioni operative in tempo reale, consente anche di innovare e riprogettare il prodotto in un’ottica 4.0. Il digital twin, dunque, diventa il core di tutto il processo di sviluppo produttivo, che diventa abilitato attraverso una piattaforma, che, a sua volta, permette di avere un modello digitale come unica sorgente della condivisione in tutti i processi aziendali.

 

Le soluzioni di Autodesk

Matteo Crocetti, technical sales specialist D&M Autodesk

La multinazionale americana, forte di un’esperienza trentennale in comparti diversissimi che vanno dalla meccanica di precisione alle infrastrutture, realizza software che partono da tre capisaldi fondamentali: processi, automazioni e produzione. E le piattaforme di Autodesk permettono di realizzare tutti e tre i pillar. «Attraverso i nostri software – ci racconta Matteo Crocetti, technical sales specialist D&M dell’azienda – forniamo un’esperienza a 360° di tutto ciò che è utile. Il processo simula la ricerca di informazioni attraverso l’utilizzo di materiali e metodiche che hanno una “storia”. Ad esempio, con l’integrazione tra 2D e 3D: la tecnica bidimensionale è ancora molto utilizzata all’interno delle aziende per sviluppare modelli che ora possono essere trasformati in digital twin. Abbiamo la possibilità di creare delle regole che consentono una collaborazione con l’esterno con l’impiego di semplici plugin e non più con l’installazione del programma completo. Anche il ciclo di produzione può essere controllato, minimizzando tutto ciò che può inficiare la lavorazione Cad. L’obiettivo finale è avere il gemello digitale, evitando errori di produzione».

 

Automazione, istruzioni per l’uso

Interfaccia Autocad Architecture Autodesk

Il secondo pilastro su cui si basa la piattaforma Autodesk è quello dell’automazione, che si declina nella possibilità di impiegare in maniera modulare funzionalità che vengono e provengono da diversi software, attraverso una soluzione a blocchi in stile “Lego”, con la possibilità di creare rapidamente quello di cui si ha bisogno. Un modello bidimensionale, simulato nel cloud attraverso la ricerca di varianti efficaci per gli obiettivi preposti, viene migliorato con moduli di intelligenza artificiale che permettono di creare soluzioni alternative valide. «La gestione della factory – prosegue Crocetti – viene migliorata dalla presenza di un gemello digitale nella linea di produzione che permette di simulare funzionalità, step e perfino eventuali colli di bottiglia. Si può integrare e scansionare l’ambiente in cui bisogna installare il macchinario, simulare l’area di lavoro, prevedere la manutenzione dei dispositivi, verificare eventuali interferenze con la struttura da montare. Se si utilizza il cellulare, lo si può utilizzare al posto degli occhi per avere un punto di vista sferico. Vogliamo arrivare a sovvertire il paradigma tipico degli strumenti Cad: siamo un ausilio per portare il disegnatore a sfruttare il know-how pregresso dell’azienda».

 

La produzione

Addtive manufacturing mista di Autodesk

Il terzo e ultimo pillar di Autodesk è quello relativo alla produzione. In questo caso, sono diverse le soluzioni fornite dalla multinazionale americana. In particolare, con l’additive manufacturing mista, permette di produrre pezzi liberandoli dalle strutture di supporto e di inserirli insieme ad altri componenti. «Il risultato – ci racconta Crocetti – è un pezzo leggero dalle performance elevatissime. All’interno delle nostre soluzioni siamo in grado di offrire una grande vastità di prodotti. Sviluppiamo funzionalità che permettono di simulare ciò che andremo a fare con la macchina prima di farlo veramente, in modo da evitare danni. Sono quelle che chiamiamo funzioni intelligenti, che permettono di definire le strategie migliori».

 

Il generative design

Per il futuro a breve termine, la previsione di Autodesk è che la nuova frontiera sia il generative design, una nuova tecnologia che, attraverso cloud e intelligenza artificiale, è in grado di affiancare i designer e i progettisti attraverso una serie di soluzioni geometriche. «In questo modo – conclude Crocetti – sovvertiamo il concetto di progettazione attraverso l’impostazione di regole: è il modo per disegnare, specificando con che tipo di tecnologia si vuole lavorare. Si possono generare forme che non sono le solite che vengono create dagli algoritmi. Il generative design può essere uno strumento che consente perfino di cambiare il ciclo di produzione, ad esempio passando dall’assemblamento di diversi componenti per realizzare un prodotto finale alla creazione di un oggetto unico e indivisibile».














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