Made: bando da 1,2 milioni per finanziare progetti di industria 4.0 per le pmi

di Piero Macrì ♦︎ Obiettivo è sovvenzionare al 50% soluzioni di innovazione, di ricerca e sviluppo sperimentale sui temi di industry 4.0. Le piccole e medie imprese selezionate usufruiranno della consulenza e delle infrastrutture strumentali messe a disposizione dal competence center milanese. Termine per presentare la propria candidatura: 20 aprile. Ne abbiamo parlato con il presidente del cc Marco Taisch, Barbara Colombo (Ucimu), Marco Gay (Anitec Assinform), Gianluigi Viscardi (Digital Innovation Hub Lombardia), Alberto Danese(Meccanica del Sarca), Michele Falzetta (Latteria Soresina)

Un peso immerso nell’acqua riceve una spinta dal basso verso l’alto pari al peso del liquido spostato. Sembra che il manifatturiero italiano risponda alle stessi leggi della fisica. Dopo un anno vissuto in apnea, il settore riemerge e dà forti segnali di ripresa. Lo confermano i dati dell’indagine Ihs Market di febbraio che mostrano un’accelerazione solida del comparto. L’indice Pmi (purchasing market index) si è riportato ai livelli di febbraio 2018, il massimo raggiunto negli ultimi 37 mesi. Oltre 57 punti, un risultato che segnala un orientamento fortemente espansivo del settore. Lo confermano i dati Ucimu. «Il comparto delle macchine utensili è uscito dal 2020 con le ossa rotte – dice la presidente Barbara Colombo – Il calo dei consumi è stato del 32% e quello della produzione del 25%. Ma per il 2021 si prevede un incremento del 16,6% per complessivi 5,8 miliardi di euro. È una crescita trainata dall’export ma anche e soprattutto da consegne sul mercato interno, che dovrebbero registrare un aumento del 23%».

Sulla stessa lunghezza d’onda le sorti del mercato Ict. «La richiesta di maggiore innovazione – afferma Marco Gay, presidente Anitec Assinform – è evidenziata dalla spesa, che si concentra in quelli che definiamo i digital enabler ovvero i vettori tecnologici moltiplicatori di produttività e competitività. L’IoT innanzitutto che continua a crescere del 13% anno su anno e il cloud che promette una crescita intorno al 30%». Consumi in ripartenza, quindi, che lasciano ben sperare per un ritorno agli investimenti. È in questo clima di rinnovata fiducia che Made 4.0, il competence center nazionale del Politecnico di Milano, ha annunciato la pubblicazione del secondo bando con scadenza 20 aprile. In dote, un fondo da 1,2 milioni di euro per co-finanziare al 50% progetti di innovazione, di ricerca e sviluppo sperimentale sui temi di Industria 4.0. Le pmi selezionate potranno usufruire delle risorse messe a disposizione dal competence center, sia in termini di consulenza sia in termini di accesso alle infrastrutture strumentali che sono oggi ospitate nella nuova struttura del centro inaugurata l’ottobre scorso. Un’area di 2.500 metri quadrati, frutto di un investimento di 9,6 milioni di euro, dove sono presenti vere e proprie linee produttive e isole tecnologiche progettate per potenziare l’esperienza di apprendimento. L’annuncio del nuovo bando Made è stata l’occasione per fare il punto sullo stato di salute del manifatturiero e sulla solidità delle attività di trasferimento tecnologico.







«Il combinato disposto competence centerdigital innovation hub funziona – dice Gianluigi Viscardi, presidente dell’hub Lombardia, coordinatore della rete nazionale e ceo di Cosberg – Tutto lo sforzo fatto da Confindustria per mettere in piedi un’organizzazione nazionale e regionale con capillarità su tutto il territorio sta dando i suoi frutti». La nuova edizione del bando ha tutte le carte in regola per replicare il successo del primo bando del 2020 che ha raccolto oltre 70 richieste e co-finanziato 20 progetti. Tra i finalisti della prima edizione: Latteria Soresina, primaria azienda italiana che opera nel settore caseario, e Meccanica del Sarca, che produce caricatori in lamiera stampata per le pistole del Gruppo Beretta. Le attività di trasferimento tecnologico del competence center hanno permesso a Latteria Soresina di avviare il progetto “supply chain sales operational production” che darà vita a una produzione basata su base previsionale della domanda mentre Meccanica del Sarca è focalizzata sullo sviluppo di un sistema di collaudo automatizzato basato su robotica, strumenti ottici di misurazione e intelligenza artificiale.

IHS Market PMI Settore Manifatturiero Eurozona – dati finali

Made 4.0, competenze e know-how per la fabbrica intelligente

Lo spazio della fabbrica intelligente del Made è suddiviso in 20 dimostratori, ovvero 20 stanze virtuali, ciascuna dedicata a una particolare tecnologia 4.0: virtual design e sviluppo nuovo prodotto; gemello digitale, virtual commissioning, lean production; robotica collaborativa e sistemi intelligenti di assistenza al lavoratore; qualità 4.0, tracciamento di prodotto e additive manufacturing; monitoraggio e controllo smart dei processi industriali, monitoraggio e controllo energetico, manutenzione smart; cyber security industriale e big data analytics. Con la sua nuova struttura il competence center di Milano ha dato vita al modello fisico di impresa digitale aggregando attorno sé, in logica collaborativa, 45 partner che mettono a disposizione know-how, tecnologie e competenze abilitanti ecosistemi di smart manufacturing. Tra i partner tecnologici, Ibm, Italtel, Kilometro rosso, Kuka, Mbda, Parametric Technology, Prima industrie, Reply, RF Celada, Rockwell Automation, Sap, Sew Eurodrive, Siemens, STMicroelectronics Techedge. Le aree di competenza vanno dalla progettazione all’ingegnerizzazione di prodotto, dalla gestione della produzione al ciclo di vita del prodotto.

 

Il Covid ha funzionato da acceleratore, sollecitando gli imprenditori a ripensare la strategia

Marco Taisch presidente del competence center Made

«L’esperienza Covid sembra aver agito da acceleratore agli investimenti di trasformazione digitale – afferma Marco Taisch – Se nel maggio scorso le aziende erano per lo più orientate a cancellare gli investimenti pianificati, a ottobre il clima è completamente cambiato, con una forte componente che si dichiara pronta a dare seguito a nuovi progetti. Il motivo? Molte aziende si rendono conto che è una questione di sopravvivenza. O si fa l’impresa digitale o si rimane ai blocchi partenza con il rischio di essere squalificati dai mercati. Per le imprese – aggiunge Taisch – il periodo di lockdown si è rivelata un’occasione per ripensare come affrontare la ripresa new normal, sollecitando gli imprenditori a ripensare la strategia. I benefici li stiamo già vedendo, gli ordinativi sono ripartiti alla grande come evidenziato dal valore dell’indice Pmi. È una conferma della sensazione che già avevamo». Per il presidente del Made, la trasformazione digitale diventa elemento irrinunciabile per la competitività del settore manifatturiero che deve confrontarsi su uno scenario internazionale. «Il maggior beneficio penso lo passano avere soprattutto le pmi, che stanno gradualmente colmando il gap con le grandi aziende».

Accelerare il trasferimento tecnologico. L’obiettivo del Made è coinvolgere oltre 10 mila imprese

Se la tecnologia accelera a ritmi sostenuti, altrettanto deve avvenire per il trasferimento tecnologico. Il ritmo di innovazione si è intensificato. Per non essere superati dai newcomer e per non essere squalificati dai mercati le imprese devono tenere il passo con il cambiamento e progettare un adeguamento continuo. È questo il punto di vista di Taisch. «Se vogliamo avere un paese efficiente, in grado di recuperare produttività, deve esserci una risposta da parte di tutti coloro che assolvono a vario titolo il ruolo di trasferimento tecnologico. La trasformazione non può avvenire per movimento spontaneo. Deve esistere un un sistema in grado di trasferire velocemente il know how. È una sfida che deve essere reinterpreta rispetto al passato. Il modello deve essere collaborativo e partecipativo. Gli otto competence center nazionali, tra questi il Made, sono nati con questo obiettivo, essere più vicini al mondo dell’industria. Siamo oggi a definire un ecosistema focalizzato su questa missione. Contiamo ormai quasi 50 partner che permettono di mettere a fattor comune esperienze condivise per rispondere a tutte le diverse esigenze di digitalizzazione. Da quando abbiamo aperto il centro, sono 180 aziende le aziende che, in presenza o virtualmente, hanno visitato i 2.500 metri della fabbrica digitale e i 20 dimostratori. E dall’inizio del 2020 sono più di 6 mila le persone che hanno partecipato a nostri webinar. Il che conferma il ruolo strategico del Made come piattaforma di e-learning. Il primo bando ha ricevuto 70 proposte e ne sono state finanziate 19. Con la nuova edizione mettiamo in gioco altri 1,2 milioni di euro. Niente male come start-up. Nei prossimi 2 anni l’obiettivo è coinvolgere oltre 10 mila imprese. Sommate a quelle che potranno essere coinvolte dagli altri centri nazionali e dai digital innovation hub i numeri del trasferimento tecnologico diventano davvero interessanti e possono fare la differenza per restringere il divario digitale delle pmi».

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Ucimu: dopo il profondo rosso del 2020 il comparto macchine utensili torna a crescere

Barbara Colombo, presidente di Ucimu-Sistemi per produrre.

«Siamo usciti dal 2020 con le ossa rotte – dice la presidente di Ucimu Barbara Colombo – Il calo dei consumi è stato del 32% quello della produzione del 25%. I dati eleaborati dal nostro centro studi mostrano però una forte inversione di tendenza per il 2021 con un incremento della produzione del 16,6% per un valore di circa 5,8 miliardi di euro. È una crescita trainata dall’export ma anche e soprattutto da consegne sul mercato interno che dovrebbero registrare un aumento del 23%». Consumi in crescita, quindi, che lasciano ben sperare per un ritorno agli investimenti grazie anche allo stanziamento di risorse finanziarie disposte dal Piano di Transizione 4.0 che dà la possibilità di accedere a crediti di imposta sia per le macchine che per il software. «Non abbiamo ancora i dati di consuntivo dei primi due mesi dell’anno, ma il sentimento è di cauto ottimismo. I dati dell’Oxford Economic Institute prevedono una ripresa in tutte le aree del mondo – prosegue Colombo – In Asia la crescita attesa è del 15,6%, negli Stati Uniti del 19,7% e in Europa del 23,5%. La soddisfazione maggiore dovrebbe arrivare dall’Italia la cui crescita dovrebbe attestarsi al 24%». I fattori che fanno ben sperare per le performance del settore sono riconducibili alla diffusione della campagna vaccinale in Usa, Cina e Uk, mercati target dell’export che vale oltre il 60% della produzione delle aziende del comparto. «Nel 2020 la limitazione agli spostamenti non ha permesso di raggiungere i clienti e ha impedito che si firmassero ordini importanti. Le fiere, volano di crescita di questo settore sono state azzerate. La nostra preoccupazione è che si potesse creare una regionalizzazione degli acquisti soprattutto nell’area del far east. Per fortuna questo non è ancora avvenuto».

Colombo è fiduciosa sulla capacità di ripresa. «Il Piano Transizione 4.0 è stato potenziato. La dotazione economica è capiente e per la prima volta è stata data maggiore attenzione alla formazione. Nel credito d’imposta non viene più considerato il solo costo del dipendente ma anche il costo del docente e del formatore che prima invece era a carico dell’impresa. Le misure vanno bene ma devono diventare strutturali. Il supporto alla digitalizzazione non può essere sponsorizzato una tantum. Si deve agire su più fronti e il ruolo dei competence center è un potente volano per imprimere velocità al cambiamento. L’investimento non si riduce all’acquisto della sola macchina ma deve essere orientato a un’innovazione dell’impresa nel suo insieme. Di pari passo si deve agire sul fronte dell’istruzione, potenziando gli istituti tecnici e i percorsi post diploma di modo che domanda e offerta di lavoro siano sempre più allineate alle nuove necessità».

 

Gianluigi Viscardi, presidente Digital Innovation Hub Lombardia: serve più integrazione digitale

Gianluigi Viscardi, ceo di Cosberg e presidente del Digital Innovation Hub Lombardia

Tutto lo sforzo fatto da Confindustria per mettere in piedi un’organizzazione nazionale e regionale con capillarità su tutto il territorio sta dando i suoi frutti. «Stiamo aiutando gli imprenditori, le tecnologie ci sono, ma manca tuttora il passaggio a un’integrazione digitale. Industria 4.0 ha già portato benefici alle pmi ma è spesso assente un tema cruciale come quello della supply chain. In questa fase serve capitalizzare un know how diffuso e, non ultimo, tutto ciò che riguarda il capitolo dell’intelligenza artificiale». Complessivamente su base nazionale gli hub hanno monitorato quasi 1.800 imprese. Ci si rende conto che digitalizzazione non è un bisogno indotto dal marketing, ma è quello chiede il mercato. «Nell’ambito del processo del trasferimento tecnologico – spiega Viscardi – i punti territoriali svolgono la funzione del medico di base. Si effettua una diagnostica sullo stato di salute e livello di digitalizzazione, si individuano i punti deboli e i possibili rimedi. In altre parole si svolge un’azione propedeutica a quella di livello superiore che viene delegata al competence center, cui spetta il compito di entrare nel merito dell’implementazione di un progetto, ovvero realizzare la cura digitale. Abbiamo applicato uno stesso metodo su tutto il territorio. La sinergia tra hub e competence center sta funzionando, come dimostrato dall’esperienza con il Made. I 24 miliardi stanziati dal Piano di Transizione contribuiscono a proseguire nel processo di digitalizzazione delle pmi e non c’è dubbio che l’aver separato macchine dal software può dare nuovo ossigeno agli investimenti».

Per Viscardi è importante intervenire anche a livello di singole filiere. « È questo il motivo che ci ha spinto a monitorare le filiere di grandi gruppi come Ansaldo, Abb e Leonardo. Volevamo capire quali fossero i criteri che determinano l’accesso a una di queste dimensioni. Ebbene, esistono dei limiti. Spesso non si seleziona in base al valore ma si entra in filiera in funzione del costo e della dimensione. Sbagliato. Ci sono piccole e piccolissime aziende super tecnologiche che sono escluse da questi circuiti senza alcun valido motivo. Serve ridisegnare la filiera in un’ottica focalizzata sul valore e non sul costo e la dimensione. Non ultimo, aggiunge Viscardi, deve essere risolto il tema della tutela della proprietà intellettuale».

L’approccio del Dih Lombardia all’Industria 4.0

 

Marco Gay president Anitec Assinform: serve una strategia e visione di sistema industriale

Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte

Nel 2020 il calo del mercato Ict è stato del 2,9%. «Non abbiamo subito una drastica contrazione del valore così come avvenuto in altri comparti – spiega Marco Gay – La richiesta di digitalizzazione dei processi e delle produzioni ha chiaramente innescato un percorso di cambiamento. Nel 2021 ci attendiamo una crescita del 3,4% che consentirà di recuperare quanto perso nel 2020». La richiesta di maggiore innovazione è evidenziata dalla spesa che si concentra nei digital enabler, i vettori tecnologici moltiplicatori di produttività e competitività. L’IoT, innanzitutto che continua a crescere del 13% anno su anno; il coud che promette nel 2021 una crescita intorno al 30%; l’intelligenza artificiale e la blockchain che seondo Gay può essere un grandissimo valore aggiunto per lo sviluppo di filiere internazionali. «Troppo spesso si tende a considerare il digitale una commodity. Sbagliato, implica una trasformazione dell’impresa e la tecnologia è solo l’ingrediente che serve a dare vita alla nuova visione aziendale. Senza visione non c’è tecnologia che tenga. A livello governativo, saremo soddisfatti solo nel momento in cui si arriverà finalmente a considerare il digitale una leva imprescindibile per lo sviluppo industriale. Se questa consapevolezza non esiste non potranno essere fatti molti passi avanti».

Insomma, il credito d’impresa associato al digitale non può essere un provvedimento emergenziale, ma deve diventare parte di una strategia di sistema. «Sarebbe altrettanto utile se si rendessero disponibili meccanismi per favorire l’aggregazione d’impresa e la crescita dimensionale delle pmi. Per essere competitivi la trasformazione deve allargarsi oltre il perimetro aziendale e coinvolgere altri player. Agire in questo senso significa avere più chance d’innovazione e gettare le basi per una maggiore presenza delle imprese italiane sui mercati internazionali».

Dietro al calo della domanda di professioni digitali dei primi 9 mesi del 2020 (-26% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, causato principalmente dal lockdown di marzo, aprile e maggio) si vedono segnali di ripresa a partire dal terzo trimestre 2020 (+13% sul trimestre precedente), pur includendo agosto, mese tradizionalmente fermo. Fonte Osservatorio Competenze Digitali

 

L’automazione dell’area di collaudo per i caricatori Beretta. Il progetto Meccanica del Sarca

Alberto Danese, general manager di Meccanica del Sarca S.p.A.

Meccanica del Sarca (MDS) è una società media con 130 dipendenti, ma è inserita nella filiera di un grande gruppo come Beretta. «Operiamo nel settore armiero, producendo la componentistica in legno per fucili, da caccia e sportivi, e i caricatori in lamiera stampata per le pistole – racconta Alberto Danese, general manager dell’azienda – Con Beretta ereditiamo una visione basata su una continua innovazione. Il fatto che dopo 500 anni dalla sua fondazione sia ancora in vita, è perché è riuscita a superare le grandi crisi e le discontinuità dei mercati gestendo i cambiamenti con uno spirito d’innovazione. In questo momento ci confrontiamo con tecnologie sulle quali non abbiamo competenze adeguate per poterle utilizzare in modo strategico. Ecco l’importanza dei competence center che per noi rappresenta un partner essenziale per il trasferimento tecnologico, per portare a terra idee e progetti. Il contributo economico a fondo perduto cui si può accedere attraverso i bandi è fondamentale. Mettersi in gioco su un’idea innovativa comporta un profilo di rischio e il co-finanziamento al 50% offre una rete di protezione». Il progetto finanziato con il fondo del primo bando del Made riguarda l’automazione nell’area lamiera di collaudo per i caricatori. Un misto di robotica, strumenti ottici di misurazione e intelligenza artificiale che permetteranno di traslare il controllo qualità da una modalità manuale ad automatica. «Il supporto del Politecnico è fondamentale non soltanto perché ci permette di avere la dotazione strumentale per effettuare le misure ma anche e soprattutto per sviluppare l’algoritmo di machine learning che permette di identificare le azioni per portare a termine il collaudo in modo positivo».

 

Latteria Soresina, intelligenza artificiale per una produzione basata su modelli previsionali della domanda

Michele Falzetta, general manager di Latteria Soresina

La cremonese Latteria Soresina ha un fatturato di circa 400 milioni di euro, 7 siti produttivi e una quota export del 23%. «Il caseario è un mercato ipercompetitivo e i margini sono spesso molto bassi – afferma il general manager Michele Falzetta – La trasformazione digitale viene da noi interpretata soprattutto come leva competitiva. Volevamo seguire un percorso molto strutturato ed è questo il motivo che ci ha spinto a rivolgerci in prima battura all’innovation hub della Lombardia Dall’assessment sulla maturità digitale dell’azienda è emerso che il nostro punto di debolezza si concentrava nella supply chain, era in quell’area che dovevamo focalizzare l’attenzione. Da lì abbiamo costruito una roadmap di trasformazione digitale. Perché ci siamo rivolti all’hub di Lombardia? Per il semplice fatto che crediamo sia indispensabile avere degli insight dall’esterno. Ci vogliono cultura e competenza perché il digitale è un mercato in forte trasformazione che necessita di skill particolari che non sono presenti internamente. È questo il motivo per cui siano entrati in relazione con il Made». Il progetto che ha ottenuto i finanziamenti è il “supply chain sales operational production”. Il valore aggiunto è l’intelligenza artificiale che viene utilizzata per governare le variabili più esterne ed esogene che possono impattare in modo significativo sulla previsione della domanda. A regime consentirà di passare da una produzione “order based” a una produzione basata sulla previsione della domanda. Interventi sono previste anche in tema di cybersecurity. «Siamo convinti che la digitalizzazione d’impresa espone a rischi informatici che possono mettere a rischio l’intera azienda, dice Falzetta. L’iniziativa è stata decisa dopo aver subito una pesante truffa cibernetica sui pagamenti. Alla supply chain digitale serve una rete di protezione».

Secondo le indagini periodiche dell’Osservatorio Industria 4.0 del Politecnico di Milano a maggio dello scorso anno il 26% delle imprese aveva dichiarato che avrebbe investito il 50% in meno di quello che era stato pianificato per la digitalizzazione. Ebbene, a ottobre 2020 la situazione è completamente cambiata e la maggioranza dichiarava di aver deciso tornare a investire. Si è capito che senza digitalizzazione non si può sopravvivere.














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