Made e Dih Lombardia ai blocchi di partenza per diventare Digital Innovation Hub europei

di Laura Magna ♦︎ Il competence center e l’hub guidato da Gianluigi Viscardi hanno partecipato al bando di preselezione del Mise per entrare nella rete europea dei Poli di Innovazione. Insieme a loro Cna, Confartigianato e Confcommercio, Afil, Finlombarda con Banca Intesa. Sul piatto per l’Italia 97 milioni di finanziamenti per il periodo 2021-2027. Accento su Ai, tecnologie abilitanti e…

Made e Dih Lombardia insieme per entrare a far parte della rete degli Edih, i Digital Innovation Hub europei. La cordata – di cui fanno parte anche Cna, Confartigianato e Confcommercio, Afil (l’Associazione Fabbrica Intelligente Lombardia) e Finlombarda con Banca Intesa – ha partecipato al bando di preselezione emesso dal Mise per entrare nella rete europea dei Poli di Innovazione.

Racchiude, questo nuovo soggetto, diverse anime per rispondere alle richieste della Commissione Europa che individua nei Poli di innovazione i principali centri di trasferimento tecnologico per le pmi del Vecchio Continente. Si chiamano “digital hub” nel documento della Commissione che li istituisce, ma non coincidono con i digital hub all’italiana, che sono i primi punti di contatto sul territorio per le pmi che intendono procedere sulla via della digitalizzazione. Via che le porta poi ad approdare verso i Competence Center, per dotarsi delle competenze e delle tecnologie necessarie alla transazione, secondo le linee guida che gli hub territoriali avranno dettato.







Si tratta dunque di entità nuove che hanno diverse funzioni: dalla ricerca sulle tecnologie avanzate, alle tecnologie abilitanti, fino ai servizi di test e quelli per il reperimento dei finanziamenti alle imprese. In un contesto, appunto, europeo. Industria Italiana ne ha parlato con i rappresentati delle due anime principali di quello che aspira a essere il Polo di innovazione della Lombardia, ovvero Marco Taisch, professore del Politecnico di Milano e presidente del Competence Center afferente a quella Università, il Made; e il presidente – appena confermato per il secondo triennio – del Digital Innovation Hub Lombardia, Gianluigi Viscardi, che è anche ceo di Cosberg, azienda nel settore delle macchine per l’automazione dei processi di montaggio.

 

Edih: cosa sono I Poli di innovazione europei

Per l’individuazione dei Poli è prevista una procedura di selezione in due fasi: una preselezione nazionale volta ad individuare un elenco di soggetti che hanno capacità tecnico-scientifica e giuridico-amministrativa per partecipare alla rete; e una gara ristretta, gestita dalla Commissione europea, cui saranno invitati i candidati presentati dagli Stati membri. Il 17 agosto è stato emanato il Decreto Direttoriale che definisce il bando di gara per la preselezione nazionale.

In sintesi, le risorse che saranno messe a disposizione dal Programma Europa Digitale per l’Italia sono pari a un massimo di 97 milioni di euro per il periodo 2021-2027. Le risorse effettivamente allocate saranno identificate a seguito della approvazione del Quadro Finanziario Pluriennale europeo 21-27. Secondo quanto dispone l’Art 2 del Decreto, gli Edih devono avere alcuni requisiti precisi. Devono includere almeno una organizzazione di ricerca e trasferimento tecnologico; avere un bacino di utenza di imprese e/o di pubblica amministrazione, che si impegnano a mantenere per tutta la durata del piano, in almeno un’area geografica di riferimento (che è più o meno coincidente con la regione di riferimento).

I Dih europei nuove che hanno diverse funzioni: dalla ricerca sulle tecnologie avanzate, alle tecnologie abilitanti, fino ai servizi di test e quelli per il reperimento dei finanziamenti alle imprese

Accento su Ai e tecnologie abilitanti

Possono candidarsi anche poli con un bacino di utenza di livello nazionale che abbiano un’elevata specializzazione in una o più delle tecnologie avanzate indicate dal Programma Europa Digitale: ovvero, Intelligenza Artificiale (Ai) – Calcolo ad Alte Prestazioni (Hpc) – Sicurezza Informatica (Cs). Almeno un Polo nazionale deve presentare una specializzazione in Ai. Ma le tecnologie avanzate devono essere abbinate a “Tecnologie abilitanti”, ossia sistemi avanzati di fabbricazione; materiali avanzati e nano-materiali; tecnologie per la scienza della vita; micro/nano-elettronica e fotonica. Insomma, accademia a applicazione industriale che si fondono.

I poli di innovazione ancora si impegnino a costituirsi nella forma di consorzio/società consortile, raggruppamento temporaneo, prima della concessione delle agevolazioni europee e nazionali.

Possono candidarsi anche poli con un bacino di utenza di livello nazionale che abbiano un’elevata specializzazione in una o più delle tecnologie avanzate indicate dal Programma Europa Digitale: ovvero, Intelligenza Artificiale (Ai) – Calcolo ad Alte Prestazioni (Hpc) – Sicurezza Informatica (Cs)

I finanziamenti

I Progetti ammissibili devono articolarsi in un piano di attività pluriennale, articolato su 3 anni e possono avere una focalizzazione settoriale o multisettoriale; laddove il polo avesse una focalizzazione settoriale deve essere indicata la presenza di filiere produttive altamente specializzate sul territorio di riferimento, in coerenza con la relativa Strategia di Specializzazione Intelligente, nazionale o regionale.

Come specifica l’art 4 del Decreto la quota europea è nella forma di contributo alla spesa – non si configura come aiuto di stato – e non può superare il 50% dei costi ammissibili; la quota nazionale, anch’essa nella forma di contributo alla spesa, non può superare il 50% dei costi ammissibili. La copertura di tale quota prevede il coinvolgimento del Ministero dello Sviluppo Economico, con l’eventuale partecipazione delle Regioni e di altre amministrazioni. A tale quota nazionale possono contribuire, altresì, le eventuali risorse private (finanziarie e in natura) del polo per il triennio 2021-2023, nonché le eventuali risorse pubbliche (finanziarie e in natura) del polo per il triennio 2017-2020.

le risorse che saranno messe a disposizione dal Programma Europa Digitale per l’Italia sono pari a un massimo di 97 milioni di euro per il periodo 2021-2027.

Marco Taisch: «Gli obiettivi relativi alle tecnologie avanzate non distraggano dalle pmi che sono più indietro»

Marco Taisch, presidente del Made e professore al Politecnico di Milano

Il coinvolgimento dell’Ue ha due effetti, secondo il professor Taisch: «aumenta il volume e la capacità di fare innovazione sul territorio ma anche la possibilità di avere uno sguardo sull’intera Europa e su quello che nel continente avviene in questo ambito, con maggiori benefici per le pmi. La Commissione ha scelto tre aree tecnologiche su cui puntare, tecnologie di punta che vanno comprese e capite ma non vorrei che per rincorrere la frontiera dell’innovazione ci dimentichiamo che esistono imprese che devono ancora connettere le macchine e sono all’abc, va benissimo puntare a questi strumenti ma noi dobbiamo tenere la barra dritta su quello che va fatto sul territorio».

I poli di innovazione, lo abbiamo visto, si occupano di trasformazione digitale a tutto tondo: «attraverso questo strumento la Commissione europea ha allargato il focus a supporto della trasformazione digitale, e vuole incentivare la diffusione della tecnologia per coprire il gap tra innovazione e prodotto e far sì che i due mondi, quello di chi fa R&S e quello degli utilizzatori, si incontrino», spiega Taisch razionalizzando anche perché, nel caso dell’Italia, Dih e Competence Center debbano lavorare insieme: «Le strutture candidabili devono essere dotate di un demo center dove sia possibile fare formazione, dimostrazione, dunque trasferimento tecnologico – test before invest, testare innovazione prima di portarle sul mercato». Nella sostanza gli Edih mettono a disposizione servizi di test before invest; fanno formazione; offrono servizi e supporto per aiutare le imprese a trovare finanziamenti per fare innovazione; creano ecosistemi, reti comunità che consentano di aumentare la capacità di innovazione, eventi di match making, seminari.

«Il budget dedicato all’Italia consente l’accreditazione di 20-24 hub, almeno uno per regione. Il finanziamento massimo che arriva da Bruxelles e da Roma è di 2 milioni all’anno, auspichiamo che però la Lombardia che produce il 22,9% del Pil dovrebbe proporzionalmente ricevere di più», dice Taisch.

 

Viscardi: «In Europa vogliamo trasportare la nostra idea consolidata di ecosistema»

Gianluigi Viscardi, ceo di Cosberg e presidente del Digital Innovation Hub Lombardia

«Abbiamo finalizzato la risposta al Bando Mise per creare il nodo lombardo della futura rete europea degli Edih (European Digital Innovation Hub) previsti all’interno del Piano Digital Europe della Commissione Europea. Lo sforzo di questa fase di progetto, oltre ad identificare gli aspetti industriali del progetto, è anche quello di portare in un’unica realtà (Edih Lombardia) la maggior parte di attori presenti sul territorio che possono partecipare dando valore alla nuova sfida», dice Viscardi.

«La costituzione della rete degli Edih è una tappa importante perché equivale a un potenziamento di tutto l’ecosistema, in un’ottica che è molto lontana da quella del campanile. Un’ottica che non ci appartiene: il Dih Lombardia è registrato nel Catalogo della Commissione Europea dei Dih Eu», afferma Viscardi. Che è stato protagonista, nel triennio appena trascorso da presidente, di una serie di iniziative mirate alla diffusione, la più ampia possibile, del lavoro fatto fin qui. «Abbiamo fin dall’inizio presidiato anche il contesto Internazionale, partecipando agli incontri organizzati dalla Commissione Europea sui temi della trasformazione digitale e dei Digital Innovation Hub, oltre che agli incontri della Trilaterale, Italia, Germania, Francia per la condivisione delle esperienze sui vari temi legati ad Industria 4.0. In Europa, abbiamo anche iniziato a raccogliere i primi risultati e riconoscimenti, entrando a far parte della rete dei 30 Dih, selezionati dalla Commissione Europea, specificatamente per creare una rete per la diffusione dell’Intelligenza Artificiale nelle Piccole e medie imprese. Siamo andati anche oltre i confini europei presentando in Cina il Piano Industria 4.0 ed il modello del Dih Lombardia ad una bilaterale sui temi della Manifattura smart. Abbiamo inoltre accompagnato più di 40 imprenditori in visite in centri avanzati di trasformazione digitale e di Intelligenza Artificiale negli Usa e in Cina. Insomma la storia dimostra che abbiamo le carte in regola per essere un riferimento anche in un contesto più ampio di quello italiano», racconta Viscardi.

«Credo nell’ecosistema e nell’importanza che ogni attore porti il proprio contributo ai vari progetti. Uno di questi a me molto caro è la partecipazione all’iniziativa World Manufacturing Foundation. In particolare, per l’edizione del 2020, si affiancherà al tradizionale report pubblicato dal Wmf, un interessante libro bianco dal titolo “Back to the Future” a cui anche il Dih Lombardia partecipa con la responsabilità di guidare il capitolo dedicato all’evoluzione della gestione della domanda nell’era post Covid-19».

E, a proposito di ecosistema, da qualche settimana Viscardi ha assunto il coordinamento dell’intera rete nazionale dei Dih di Confindustria. «In questo particolare momento è ancor più importante la valorizzazione della rete dei Dih, che nel corso di questi tre anni hanno costruito un modello comune di erogazione di servizi alle imprese, hanno svolto progetti di filiera che prevedevano una forte collaborazione sul territorio nazionale, collaborazione che miriamo oggi a portare sul piano dell’Europa con la medesima logica».














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