Made: bando da 1,17 milioni per finanziare progetti di industry 4.0 per le pmi

di Laura Magna ♦︎ Le piccole e medie imprese hanno tempo sino al 13 dicembre per aderire. Ai vincitori sarà assegnato un importo a fondo perduto pari al 50% dell’investimento complessivo, fino a un massimo di 100mila euro. Il finanziamento delle spese di personale e di costi di acquisto di beni non potrà superare il 20% del valore totale, Le aziende assegnatarie potranno disporre dello spazio della Teaching & Learning factory, fabbrica digitale riprodotta all’interno del Cc

È partito il 20 ottobre e si chiuderà il 13 dicembre il terzo bando di Made 4.0, il Competence center con sede nel campus Bovisa del Politecnico di Milano. Rivolto alle pmi italiane, di ogni dimensione e settore merceologico, il bando vale 1,170 milioni di euro (dei 3,4 messi complessivamente a disposizione dal Mise per il triennio che si chiude a fine 2022).

«Con questo bando usiamo tutti i fondi pubblici a nostra disposizione ben prima dell’avvio del secondo triennio di attività che si aprirà nel 2023 – dice a Industria Italiana Filippo Boschi, responsabile dei progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale in Made – Un buon risultato in considerazione anche del rallentamento dovuto alla pandemia. Siamo già al tavolo con il Ministero per la definizione dei dettagli del prossimo ciclo». A oggi, Made ha all’attivo 60 progetti che derivano in parte dai precedenti bandi e in parte dal mercato. È dunque molto più di uno showroom: c’è una operatività vera e consolidata su cui vale la pena capitalizzare. A beneficio dell’innovazione del Paese.







 

Il terzo bando del Competence Center di Milano: le caratteristiche

Filippo Boschi, responsabile dei progetti di innovazione, ricerca industriale e sviluppo sperimentale in Made

Il nuovo bando prevede che ai progetti esaminati e ritenuti idonei sia assegnato un importo a fondo perduto pari al 50% dell’investimento complessivo, fino al massimo di 100mila euro. È possibile rendicontare i costi sostenuti per l’accesso ai servizi, alle consulenze e alle tecnologie di Made, le spese di personale interno e i costi di acquisto di beni (strumentazioni e attrezzature). Il finanziamento delle spese di personale e di costi di acquisto di beni non potrà superare il 20% del valore totale del finanziamento. «Si tratta, rispetto ai bandi precedenti – dice Boschi – di un passo ulteriore verso il trasferimento tecnologico. Un atto pratico con un beneficio ancora maggiore per le imprese».

 

Competenze accademiche e teaching&learning factory a disposizione delle pmi assegnatarie

Le aziende assegnatarie potranno disporre, oltre che delle competenze accademiche di Made, anche dello spazio della Teaching & Learning factory, una vera e propria fabbrica digitale riprodotta all’interno del Competence Center, un luogo unico in cui gli imprenditori e gli operatori di linea loro dipendenti possano toccare con mano ciò che c’è dietro industria 4.0, muovendosi tra i venti dimostratori in sei isole ognuna dedicata a una tecnologia abilitante. Si passa dal virtual design e sviluppo del prodotto; all’area dove si mostra come funziona il gemello digitale e del virtual commissioning; a quella focalizzata sulla robotica collaborativa con l’uomo al centro. Nella quarta isola protagonista è la qualità 4.0 con la tracciabilità di prodotto e la manifattura additiva; la quinta isola è focalizzata monitoraggio e controllo energetico smart e infine la sesta area è quella della cyber security e dei big data.

 

Consulenza, test before invest e test di processo: le tre azioni di Made per le imprese

Esempio di robot collaborativo a disposizione del Made per la realizzazione di parti automotive

«L’obiettivo è sempre lo stesso: abilitare la domanda di innovazione, attraverso l’accesso ai test before invest, alle competenze e alle tecnologie di cui disponiamo. Il bando dà accesso a quelli che sono i servizi di trasferimento tecnologico che Made eroga e che si dividono in tre grandi gruppi: consulenza, test before invest e smart factory», dice Boschi. In particolare, per quanto riguarda la consulenza, Made offre due servizi: uno dedicato a pianificare le strategie digitali delle aziende, individuando un specifico piano programmatico di adozione di tecnologie 4.0 e l’altro dedicato ad identificare soluzioni digitali idonee a risolvere problematiche o inefficienze tipiche delle produzioni industriali. Per quanto riguarda, invece, l’attività di “test before invest”, Made ha l’obiettivo di supportare la realizzazione di demo, Proof of Concept o soluzioni pilota per testare le funzionalità di nuovi prodotti, nuovi software o nuove soluzioni o addirittura per tradurre nuove idee in concetti dimostrabili.

Infine, per le aziende che avessero bisogno delle sole infrastrutture tecnologiche o per chi volesse un servizio aggiuntivo a progettualità più complesse (di consulenza o di test before invest), Made mette a disposizione la sua “smart factory”, per fornire ulteriore valore aggiunto “offrendo, ad esempio la possibilità di realizzare tomografie per chi sta testando i processi additivi nella propria realtà, oppure l’utilizzo di una stanza multimediale (Cave) per la realizzazione di digital twin o la possibilità di analizzare il lavoro di un robot presso la nostra factory per valutarne i benefici, prima di introdurlo effettivamente in azienda». 

 

Industry 4.0: lo stato dell’arte nell’Osservatorio del Polimi

L’interno di una macchina per tomografia computerizzata all’interno del Made

E, forse anche grazie all’avanzare dell’attività dei Competence Center, le aziende italiane stanno investendo in 4.0 e hanno continuato a farlo anche nei mesi della pandemia. Secondo i dati recentissimi dell’Osservatorio Transizione Industria 4.0 della School of Management del Politecnico di Milano, il mercato italiano dell’Industria 4.0 nel 2020 ha raggiunto un valore di 4,1 miliardi di euro, con una crescita dell’8%, trainata soprattutto dalle tecnologie IT, che rappresentano l’85% della spesa contro il 15% delle OT (Operational Technologies). Gli investimenti delle imprese manifatturiere si concentrano prevalentemente in progetti di connettività e acquisizione di dati (Industrial Internet of Things), che valgono 2,4 miliardi di euro e il 60% della spesa, e negli Industrial Analytics, con 685 milioni e il 17% del mercato. Il resto della spesa in soluzioni 4.0 si suddivide fra Cloud Manufacturing (390 milioni, 8%), servizi di consulenza e formazione (275 milioni, 7%), Advanced Automation (215 milioni, 5%), Additive Manufacturing (92 milioni, 2%) e Advanced Human Machine Interface (57 milioni, 1%). Le previsioni per il 2021 indicano un’ulteriore accelerazione della spesa, ad un tasso compreso fra +12% e +15%, superando i 4,5 miliardi di euro. «L’emergenza non ha arrestato la crescita dell’Industria 4.0 – così commenta i numeri Marco Taisch, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Transizione Industria 4.0 e direttore di Made 4.0 –  a dimostrazione del fatto si tratta di una progettualità che sta rinnovando il settore industriale italiano in modo persistente. Le iniziative più semplici sono ormai conosciute e consolidate, con almeno un progetto attivato nel 75% delle imprese manifatturiere. Il passaggio successivo sarà avviare progetti di digitalizzazione olistici, basati su diverse tecnologie e in cloud. Serve visione di lungo termine, coraggio di sperimentare e un forte investimento nelle competenze 4.0».

 

Le aziende che rispondo all’appello di Made: piccole e al Nord

Un esempio di applicazione della realtà aumentata per il Made

Nei due bandi precedenti Made ha riscontrato una domanda ampia e variegata sul fronte settoriale: dall’alimentare, all’abbigliamento, al legno arredo, all’automotive. Un dato interessante è che ben il 60% di queste imprese è di micro e piccola dimensione, il 20% medie e circa il 20% grandi. «Un dato rilevante – dice Boschi – perché indica che sta aumentando la consapevolezza della necessità di digitalizzarsi anche da parte delle pmi: e così si concretizza l’obiettivo del Mise, che noi evidentemente stiamo indirizzando nella maniera corretta». Quanto alla distribuzione geografica c’è stata una forte predominanza del Nord Italia, che pesa per circa l’80% del totale. Ma il raggio di azione si sta allargando. «Rispetto al primo bando, nel secondo la domanda non è arrivata solo da Milano, ma dal Piemonte, al Veneto, all’Emilia Romagna, alla Toscana. Il restante 15% dal centro e solo il 5% dal Sud. La distribuzione geografica dipende un po’ dalla diversa concentrazione dell’industria, che è focalizzata al Nord, oltre che da una questione di prossimità al Competence Center. Ma è una nostra missione essere più possibile inclusivi ed esercitare un’azione veramente nazionale: che è poi il campo di azione dei Competence Center, che appunto sono caratterizzati per competenza e non sul fronte regionale. Invitiamo tutte le aziende del Centro e del Sud a partecipare con i loro progetti».














Articolo precedentePrysmian ottiene una commessa da 630 milioni, la più elevata mai assegnata negli Usa
Articolo successivoMacchinari: Siemens Mfl ha tracciato il percorso per la sostenibilità economica. Attraverso MindSphere






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui