Macchine agricole, Parigi lancia la sfida a Bologna

di Chiara Volontè ♦︎ Sima, l’evento organizzato in Francia negli anni dispari, sposterà le date anche negli anni pari per fare concorrenza all’Eima italiano

Un nuovo fronte di tensione tra Italia e Francia: la Sima, la più importante fiera francese di macchine agricole che storicamente si svolgeva negli anni dispari a febbraio, ha annunciato ieri di voler raddoppiare la sua presenza organizzando eventi anche negli anni pari, a novembre. La data non è casuale: a Bologna, negli anni pari, si organizza in autunno l’Eima, che è ad oggi il più importante salone internazionale delle tecnologie per agricoltura. L’esposizione, organizzata da FederUnacoma, è prevista dall’11 al 15 novembre 2020, mentre Parigi ha programmato la sua presenza dall’8 al 12.







Un vero e proprio attacco frontale che non è stato digerito dal presidente di FederUnacoma, Alessandro Malavolti. «È un attacco unilaterale frontale e diretto – commenta –, una guerra senza vincitori, che avrà come unico effetto certo di far perdere clienti ai due saloni e di danneggiare pesantemente tutta l’industria europea delle macchine agricole, soprattutto le Pmi, per le quali le fiere continuano a rappresentare il più efficace agente di vendita. Avevamo già discusso un anno fa con i colleghi francesi del possibile cambio di data di Sima, affrontando il tema anche all’interno della nostra associazione europea di rappresentanza, il Cema. Noi abbiamo sempre chiesto almeno tre settimane di scostamento tra eventi concorrenti, il tempo minimo per permettere agli espositori di smontare e spostare gli allestimenti, che sono un costo enorme per le aziende, 4-5 volte il prezzo dell’affitto dello spazio in fiera. Le piccole imprese non ce la faranno a sostenere la doppia presenza».

Eima, negli ultimi tre anni, ha sorpassato il Sima per numero di partecipanti e di espositori e ha chiuso l’edizione del 2018 con numeri record, nonostante il calo della domanda europea (-10% nel 2018) e un mercato mondiale trainato solo da Usa e India: oltre 317mila visitatori e 2mila espositori per la kermesse bolognese.

Il Cema, l’associazione europea dell’industria meccanica e agricola, ha assunto un atteggiamento “neutrale”, esprimendo dispiacere per l’accaduto ma dicendo di non intervenire direttamente. «Rappresentiamo – spiega Jéröme Bandry, segretario generale di Cema – gli interessi di oltre 4.500 imprese manifatturiere tra grandi multinazionali e Pmi che producono più di 450 tipi diversi di macchine. Il nostro ruolo è condividere l’expertise e uniformare la legislazione Ue, non possediamo e non organizziamo fiere e non incassiamo proventi dai saloni. La programmazione e la sequenza delle maggiori fiere europee del settore sono state discusse in diverse occasioni, all’interno sia del board sia dell’assemblea generale, senza peraltro mai portare a raccomandazioni ufficiali di Cema. Prendiamo perciò atto degli annunci fatti, siamo dispiaciuti che gli organizzatori dei rispettivi eventi fieristici non siano stati in grado di trovare un accordo per il bene superiore dell’industria». Una replica che non è piaciuta a FederUnacoma che l’ha ritenuta “inaccettabile”.

L’industria italiana delle macchine agricole è la seconda a livello continentale con 11 miliardi di fatturato, preceduta solo da quella tedesca (12 miliardi, secondo player al mondo dopo gli Usa) e di dimensioni più che doppie rispetto a quelle francesi (4,5 miliardi). I quattro poli fieristici avevano fin qui trovato un equilibrio: negli anni dispari Parigi con Sima a febbraio e Hannover in novembre, mentre negli anni pari Saragozza con Fima Agricola in febbraio ed Eima in novembre.














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