Lombardia: cresce la produzione industriale, ma cala il ritmo

Nel quarto trimestre 2018 +1,0% rispetto al trimestre precedente. Il dato tendenziale conferma il processo di decelerazione in atto. Ma le prospettive sugli investimenti per il 2019 delineano una situazione in peggioramento. Bonometti ( Confindustria Lombardia) “ Urge una decisa inversione di tendenza nell’azione della politica”

La produzione industriale lombarda torna a crescere nel quarto trimestre 2018, segnando un +1,0% rispetto al trimestre precedente. Questo risultato fa sì che la crescita media annua si mantenga vicina al buon risultato dello scorso anno (+3,0% contro il +3,7% del 2017). Il dato tendenziale del quarto trimestre conferma, invece, il processo di decelerazione in atto, con una riduzione dei tassi di crescita di tutte variabili. Positivo anche il risultato congiunturale dell’artigianato (+0,3%), mentre rallenta anche in questo caso la crescita tendenziale (+1,4% il quarto trimestre e +1,9% la media annua).

In peggioramento le aspettative degli imprenditori industriali per la produzione, gli ordini e l’occupazione e, in particolare, per la domanda interna che torna in area negativa. Quadro peggiore per l’artigianato, con aspettative negative che prevalgono per tutti gli indicatori. Il focus di approfondimento dedicato agli investimenti delle imprese manifatturiere lombarde riporta un quadro complessivamente positivo per il 2018, anche se la quota di imprese che hanno effettuato investimenti è lievemente diminuita rispetto al 2017 sia per l’industria (dal 64% al 61% nel 2018) che per l’artigianato (dal 34% al 28%). Ma le prospettive sugli investimenti per il 2019 delineano una situazione in peggioramento.







Secondo il presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti «Le scelte del governo non vanno nella giusta direzione. L’abbiamo detto più volte, in Confindustria Lombardia così come a Roma. Nei principali territori a maggiore densità industriale le manifestazioni di dissenso, o di preoccupazione, si sono susseguite. Urge una decisa inversione di tendenza nell’azione della politica  – aggiunge Bonometti -. Quanto più tarderà, tanto più pesanti dovranno essere gli sforzi per tentare il recupero. A nome degli industriali della Lombardia, invoco un pronto recupero del senso della realtà. Ci sono ancora le condizioni e c’è ancora una concreta possibilità di operare in questa direzione, ma bisogna fare presto partendo da azioni come l’eliminazione dell’ecotassa, che va cancellata da subito e rilanciando gli investimenti. Per Confindustria Lombardia occorre al più presto sbloccare le 400 opere pubbliche già finanziate per circa 26 miliardi di euro: con la loro realizzazione si avrebbe un aumento del Pil di circa un punto percentuale rispetto a uno scenario base in tre anni; questo contribuirebbe a creare lavoro e rimettere in carreggiata l’Italia a livello infrastrutturale.»

 

Marco Bonometti, presidente di Confindustria Lombardia

L’indagine e i dati

I dati presentati derivano dall’indagine relativa al quarto trimestre 2018 che ha riguardato un campione di più di 2.600 aziende manifatturiere, suddivise in imprese industriali (più di 1.500 imprese) e artigiane (più di 1.100 imprese).Nel quarto trimestre 2018 si registra una ripresa congiunturale della produzione industriale (+1,0% destagionalizzato), dopo i dati negativi dei due trimestri centrali dell’anno, che mantiene la crescita tendenziale al +1,9%, anche se in decelerazione rispetto ai trimestri di inizio anno (+3,7 e +3,9 i primi due trimestri). Considerando la media annua (+3,0%) la crescita è quasi in linea con la media del 2017 (+3,7%).

Anche per le aziende artigiane manifatturiere il dato congiunturale è positivo (+0,3% destagionalizzato), e si registra una identica decelerazione del dato tendenziale rispetto ai trimestri di inizio anno (dal +2,3% e +2,7% al +1,4%). Di simile intensità anche la decelerazione della media annua che passa dal +2,6% del 2017 al +1,9%.L’indice della produzione industriale, sale a quota 111,8 (dato destagionalizzato, base anno 2010=100) avvicinandosi al massimo pre-crisi (pari a 113,3 registrato nel 2007).
Per le aziende artigiane l’indice della produzione è a quota 98,6 (dato destagionalizzato, base anno 2010=100), ancora sotto quota 100.

I settori

Da un punto di vista settoriale, il 2018 si chiude con un risultato complessivamente positivo della produzione che mostra una contrazione solo per l’abbigliamento (-2,4% la media annua) e il pelli-calzature (-1,1%). Crescono più della media regionale i settori della meccanica (+4,8%) e dei minerali non metalliferi (+3,9%). Più eterogenei i risultati positivi ma inferiori alla media lombarda che passano dal +2,7% di legno-mobilio e industrie varie al +0,9% dei mezzi di trasporto con, in posizione intermedia, chimica e alimentari (+1,9% entrambi) e carta-stampa (+1,7%).

Per l’artigianato, l’analisi settoriale evidenzia il momento difficile vissuto dal comparto moda, in particolare dal pelli-calzature che riduce del 4,2% i livelli produttivi in corso d’anno. Più contenuta la contrazione dell’abbigliamento (-0,4%) e del tessile (-0,1%). Chiudono il 2018 in negativo anche i settori della carta-stampa (-0,9%) e della gomma-plastica (-1,9%). Trainano il comparto, invece, i settori della meccanica (+3,8%), della siderurgia (+3,0%) e delle manifatturiere varie (+2.1%), che conseguono risultati superiori alla media regionale. Significativamente positivi anche i minerali non metalliferi e il legno-mobilio (+1,7%). Solo di poco oltre lo zero gli alimentari (+0,3%).

Il dato medio generale nasconde andamenti differenziati fra le imprese: è del 50% per l’industria la quota di aziende in crescita, in leggera diminuzione rispetto ai trimestri precedenti, mentre aumentano quelle in contrazione (35%).
Nell’artigianato è meno della metà la quota di aziende in crescita (44%), con quelle in contrazione salite dal 30% al 33% negli ultimi due trimestri.

Il fatturato a prezzi correnti per l’industria cresce ancora su base annua ma con un leggero rallentamento (+4,7% nel 2018 contro il +5,6% del 2017). Più intensa, rispetto alla produzione, la crescita del fatturato nel quarto trimestre (+3,3%). Lo sfasamento del fatturato rispetto alla produzione può essere dovuto sia all’aumento dei prezzi sia alla vendita di prodotti finiti presenti in magazzino. Per l’artigianato il rallentamento è più marcato con la variazione media annua al +1,7% contro il +3,0% dello scorso anno, e una crescita tendenziale nel quarto trimestre dell’1%.

Gli ordinativi

L’andamento degli ordinativi ricalca quello della produzione, con tassi di crescita in progressiva decelerazione. Gli ordinativi provenienti dal mercato interno si presentano i più dinamici nell’ultimo quarto dell’anno e crescono complessivamente del 2,7% su base annua (contro il +5,2 del 2017). Gli ordini dall’etero in corso d’anno hanno dimezzato i tassi di crescita tendenziali (dal +6,5% del primo trimestre al +2,3% del quarto), limitando a un +0,4% la crescita congiunturale di fine anno. Le imprese artigiane ripropongono lo stesso schema, riducendo i tassi di crescita tendenziali fino a solo il +0,5% nel quarto trimestre, sia per gli ordini interni che per gli ordini esteri. Queste dinamiche portano la crescita media annua degli ordini interni all’1,0% (contro il +2,1% del 2017) e quella degli ordini esteri al +1,6% (contro il +3,0% del 2017).

L’occupazione

L’occupazione per l’industria presenta un saldo negativo (-0,3%), a causa di un rallentamento del tasso d’ingresso sceso all’1,7%, un punto in meno rispetto al 2017, mentre il tasso d’uscita si mantiene stabile al 2,0%. Considerando la variazione congiunturale al netto degli effetti stagionali, il risultato diviene leggermente positivo (+0,1%), ma molto vicino alla variazione nulla. In ripresa il ricorso alla CIG, con una quota di aziende che dichiara di aver utilizzato ore di cassa integrazione al 6,5% e la quota sul monte ore poco oltre l’1%.

Anche nell’artigianato il saldo è negativo (-0,4%), a causa di una accelerazione del tasso d’uscita al 2,6% e un tasso d’ingresso pressoché stabile (2,2%). Considerando la variazione congiunturale al netto degli effetti stagionali, il risultato rimarca la stabilità dei livelli con una variazione nulla. In leggera ripresa il ricorso alla CIG, con una quota di aziende che dichiara di aver utilizzato ore di cassa integrazione al 2,0% e la quota sul monte ore dello 0,4%.

Le aspettative degli imprenditori

Le aspettative degli imprenditori industriali sulla produzione sono in peggioramento mentre mantengono il livello quelle relative all’occupazione. Peggiorano anche le aspettative sulla domanda, sia per il mercato interno che per l’estero, con quelle per il mercato interno che si inoltrano in territorio negativo. Nel caso dell’artigianato, le aspettative danno indicazioni negative per l’inizio del 2019, con un saldo tra previsioni di crescita e diminuzione in peggioramento per tutte le variabili.

Le conclusioni di Unioncamere e Confindustria

Contrariamente a quanto emerge dalle discussioni riguardanti l’andamento congiunturale dell’economia italiana, comprese fra i timori di una recessione alle porte e una fase di stagnazione incipiente, il dato congiunturale della produzione manifatturiera lombarda nel IV trimestre del 2018 è risultato positivo (+1%) e in linea con le nostre previsioni. Questa crescita trova riscontro nei dati relativi al fatturato, agli ordini, all’occupazione e al tasso di utilizzo degli impianti. Il risultato esce rafforzato dalla performance delle imprese artigiane, anche loro cresciute nel IV trimestre rispetto a quello precedente.

Queste considerazioni non devono però portare a un atteggiamento trionfalistico. Infatti, l’esame dei dati tendenziali mostra che è in atto un processo di decelerazione che sembra interessare in particolare la componente estera, da sempre una dei principali motori di traino dell’economia lombarda. Questa tendenza è stata in parte compensata dalla crescita della domanda interna, dove gli investimenti sono stati la componente più dinamica. Questo processo di sostituzione risulta essere a rischio per il 2019, come del resto le peggiorate aspettative degli imprenditori lasciano trasparire e come le nostre stesse previsioni sembrano sostenere. Le difficoltà non stanno solo nel dover affrontare un contesto internazionale dominato da rischi di revisione verso il basso, ma anche di fronteggiare una situazione in cui gli investimenti non sembrano più tenere il passo, come risulta dal nostro focus di approfondimento.

L’approfondimento di questo trimestre è infatti dedicato agli investimenti e ci consente di monitorare l’andamento dell’accumulazione di capitale per le imprese manifatturiere della nostra regione, che ha costituito un importante driver per la crescita di questi ultimi anni. I risultati della nostra indagine mostrano che la quota di imprese che hanno fatto investimenti nel 2018 è ancora rilevante ma si è ridotta passando dal 64% al 61%, per l’industria, e dal 34% al 28% per l’artigianato, dopo quattro anni di crescita. Più intensa la contrazione se si considerano le previsioni di investimento per il prossimo anno: dal 63% al 54% per l’industria e dal 28% al 18% per l’artigianato.

Ovviamente la propensione all’investimento risente in misura importante della dimensione aziendale, sia per il comparto industriale che per quello artigiano. La quota di imprese che ha realizzato investito nel 2018 è più alta per le imprese più grandi (oltre i 200 addetti – 87%), minore per le medie da 50 a 199 addetti (75%) e quelle da 10 a 49 addetti (45%) sino ad arrivare al 19% delle micro (da 3 a 5 addetti).Differenziazioni si riscontrano anche a livello settoriale, con comparti più dinamici sotto il profilo degli investimenti quali la chimica, la siderurgia e il settore alimentare per l’industria, e la siderurgia, le manifatture varie e la gomma-plastica per l’artigianato.

La maggior parte delle risorse delle imprese manifatturiere lombarde sono state investite in macchinari e impianti legati anche alle tematiche di industria 4.0 (68% per l’industria e 73% per l’artigianato), e quote intorno al 10% sono state dedicate a fabbricati, informatica e altri investimenti materiali ed immateriali. Gli investimenti immateriali, anch’essi rilevanti per i processi di digitalizzazione delle imprese, hanno riguardato prevalentemente software e servizi di consulenza, R&S e formazione.

La possibilità di usufruire di agevolazioni per gli investimenti è rilevante per gli imprenditori lombardi. Il 69% delle imprese industriali che hanno realizzato investimenti nel 2018 ha usufruito di agevolazioni. Meno rilevante appare invece per gli imprenditori artigiani, i quali hanno utilizzato agevolazioni nel 54% dei casi. Gli strumenti più utilizzati sono stati il super ammortamento (51% per l’industria e 37% per l’artigianato) e l’iper ammortamento (35% per l’industria e 19% per l’artigianato). Sui restanti strumenti i due comparti si differenziano: l’industria ha utilizzato maggiormente il credito d’imposta R&S (22%) e l’artigianato il credito innovazione (17%).














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