L’industria italiana ha bisogno di brevetti. Parola di Da Empoli

di Aldo Agosti ♦︎ Il presidente dell’Istituto per la competitività a Industria Italiana: bene il boom di domande a Invitalia, ora speriamo in budget per la brevettazione sempre più alti

Italia Paese di start-up, di brevetti. In una parola, di innovazione. L’industria italiana batte finalmente un colpo, in uno dei suoi momenti più difficili e bui, quando il Pil a due cifre sembra ancora una chimera. Sono 419 le domande presentate dalle micro, piccole e medie imprese, nonché dalle start-up innovative per accedere agli incentivi previsti dal bando Brevetti+, organizzato e allestito da Invitalia, l’Agenzia per l’attrazione degli investimenti in seno al ministero dello Sviluppo Economico.

Di che si tratta? Il ministero dello Sviluppo Economico – Direzione Generale per la Tutela della Proprietà Industriale – Ufficio Italiano Brevetti e Marchi ha affidato a Invitalia, il compito di realizzare un intervento agevolativo per sostenere la capacità innovativa e competitiva delle Pmi attraverso la valorizzazione e lo sfruttamento economico dei brevetti sui mercati nazionale e internazionale. Le agevolazioni sono finalizzate all’acquisto di servizi specialistici relativi a: industrializzazione e ingegnerizzazioneorganizzazione e sviluppotrasferimento tecnologico.







Collateralmente è partito l’altro progetto, Proof of Concept, grazie al quale università e gli enti pubblici di ricerca potranno invece ottenere programmi di valorizzazione dei brevetti al fine di innalzarne il livello di maturità tecnologica.

Tornando ai brevetti, il grande interesse suscitato dal bando ha determinato la chiusura dello sportello telematico – il servizio è rimasto aperto solo un giorno – a seguito dell’esaurimento delle risorse messe a disposizione, pari a 21,8 milioni di euro. La misura ha l’obiettivo di sostenere l’acquisizione da parte delle aziende di servizi specialistici necessari per valorizzare e sfruttare commercialmente le idee brevettate. Una manna per la nostra industria, visto che considerato che al termine della fase di valutazione delle domande, gestita da Invitalia, verranno erogati contributi sino a 140.000 euro per ciascun progetto presentato.

Industria Italiana ha raggiunto l’economista e saggista Stefano Da Empoli, presidente dell’I-com, l’Istituto per la competitività. «Il numero di domande pervenute è sicuramente un ottimo segnale, se parliamo di innovazione. Noi in Italia abbiamo oggi un gap importante per quanto riguarda la brevettazione, spesso abbiamo fatto dell’innovazione ma senza brevetti», spiega Da Empoli. «Il fatto che grazie a programmi di questo tipo ci possa essere un aumento dei brevetti è senza dubbio positivo. Anche perché va considerato un aspetto. Spesso per ottenere un brevetto, una piccola o media impresa deve sostenere dei costi piuttosto elevati, anche proibitivi in un certo senso. Dunque, grazie a simili programmi, questa barriera può essere in qualche modo superata».

Da Empoli va ancora più in profondità. «Questo dato sta a dimostrare che in questo Paese c’è voglia di innovazione, voglia di creare qualcosa di nuovo. Questo è sicuramente il lato positivo che emerge. Il successo ora deve essere strutturale, dobbiamo auspicare a un ampliamento del budget messo a disposizione e questo per un motivo molto semplice: oggi il futuro si gioca sull’innovazione brevettata, è evidente che i brevetti svolgono un ruolo essenziale, specialmente in un mondo globalizzato e competitivo».

Ma, c’è un ma. Consentire alle startup di accedere al mercato, va bene ma se poi non ci sono incentivi di lungo periodo, come un fisco amico e una burocrazia snella, allora c’è poco da fare. Da Empoli non lo nega. «Il brevetto è un primo passo, ma non è tutto. L’impresa va messa in condizioni di lavorare, con regole chiare e una Pa funzionante. Ma c’è anche un altro elemento e cioè che conta brevettare sì ma è solo un’anticamera perché poi viene la fase della commercializzazione del prodotto, per arrivare ai profitti e al rendimento. Un buon primo passo, ma poi serve continuità».














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