L’industria di Reggio Emilia vede grigio per il 2019 e il 2020. Parla Fabio Storchi, prima dell’Assemblea Generale

|Previsioni secondo trimestre 2019.
Fabio Storchi

di Laura Magna ♦︎ Ordinativi in diminuzione e un fatturato che nel primo trimestre 2019 ha fatto registrare un calo tendenziale del 3,2%: sono i dati di Unindustria Reggio Emilia, su cui pesano la guerra commerciale e la crisi del settore automobilistico, ma soprattutto un governo che penalizza le imprese

Vede grigio sull’Italia e sul territorio di Reggio Emilia Fabio Storchi, presidente di Unindustria Reggio Emilia ed ex presidente di Federmeccanica. Il calo del commercio internazionale causato dalla guerra commerciale e una politica italiana poco incisiva sono i vulnus che pesano sull’economia locale, caratterizzata da una forte presenza di meccatronica e dipendente dall’export.







«Fino al 2018 le nostre aziende hanno performato bene, tanto da aver registrato un export di 11 miliardi di euro rispetto agli 8 del periodo pre-crisi. Ma stiamo registrando ordinativi in calo in una situazione congiunturale non positiva, che ci fa immaginare di chiudere il 2019 su valori più bassi rispetto all’anno scorso. Dunque il 2019 non sarà un anno entusiasmante e anche per il 2020 non ci sono grandi prospettive», dice a Industria Italiana Storchi, alla vigilia dell’Assemblea generale della associazione degli industriali reggiani.

«Lo scopo della nostra assemblea non è solo trattare di economia e industria, di contesto locale e internazionale, ma vogliamo introdurre il grande tema di come sviluppare città e territorio negli anni a venire, con la presenza del neo confermato sindaco Luca Vecchi», spiega Storchi. 

Fatturato 2018 e primo trimestre 2019. Fonte Unindustria Reggio Emilia

Con Gabriele Albertini, imprenditore già sindaco del Comune di MilanoGiuseppe Berta, professore associato Università BocconiDario Di Vico, editorialista e inviato del Corriere della Sera, Pietro Marcolini, presidente dell’Istituto Adriano OlivettiPaolo Verri, direttore Fondazione Matera Basilicata 2019 Storchi discuterà nel corso dell’assemblea di come si è sviluppata Milano, dei problemi della città di Torino «anche per via del piano strategico impostato a inizio 2000. E ci chiederemo come lavorare insieme per sviluppare il territorio e centralizzare il ruolo della città di Reggio Emilia nella area vasta Mediopadana. Un obiettivo che impone di consolidare e rilanciare non solo i risultati positivi dell’industria, le performance dell’export e la crescita dell’Ateneo, ma anche la rigenerazione urbana della città e dei suoi quartieri, insieme alla valorizzazione della Stazione Mediopadana dell’alta velocità realizzata nel 2013». 

Gli industriali reggiani sono presenti e partecipi di questo processo di cambiamento della città, tanto che lo scorso maggio ai candidati sindaco avevano presentato le proprie proposte nel documento “Cinque città in una sola città”. «I tempi sono maturi per condividere obiettivi e programmi, “fare insieme” significa elaborare una visione capace di mettere a sistema sensibilità differenti per concorrere sinergicamente a definire la città che possiamo sognare e realizzare», afferma il presidente. 

 

Ma torniamo all’industria, cuore pulsante di questa città

«Siamo preoccupati per il 2019-20 per la congiuntura internazionale particolarmente incerta e, in questo contesto, per le evidenti, maggiori, difficoltà italiane. Su tutto c’è evidentemente la crisi del settore automobilistico, con la registrazione delle immatricolazioni in calo, problemi legati all’evoluzione tecnologica e le normative che stanno frenando un po’ il comparto». 

Più in particolare, per quanto riguarda i temi macro, «il contesto internazionale si è complicato molto con le prese di posizione di Donald Trump, sempre più estremo in tema di dazi. E quindi il commercio internazionale sta calando sempre di più e per la nostra economia, specialmente quella regionale, molto vocata all’export, questo è un problema. Anche perché la situazione italiana è acuita dalla politica incoerente e confusa del governo domestico, con le due parti alla guida continuamente in conflitto e il premier che non si capisce molto quale delle due anime rappresenti e cosa sia andato a raccontare in Europa. Peraltro pensare che i conti tornino nel 2020 per via della ripresa in autunno mi sembra utopico», sostiene Storchi. Che al «pluriministro – capopartito Di Maio», come lo definisce lui stesso, direbbe che «la direzione che è stata imboccata non è quella auspicata dall’impresa. Stiamo penalizzando troppo la nostra industria, che invece dovrebbe essere messa al centro come avviene nei Paesi europei e mondiali con i quali competiamo sui mercati internazionali. L’impresa è un bene comune perché come ha detto persino Papa Francesco crea occupazione e benessere. Ha dunque un ruolo importantissimo nella nostra società anche dal punto di vista di quello che rappresenta in termini di innovazione e della capacità di elaborare all’interno delle aziende nuovi modelli sociali e nuove forme collaborative tra le persone che operano all’interno delle organizzazioni». Un valore talmente alto che intorno ad esso Federmeccanica ha lanciato il concetto di «umanesimo metalmeccanico: questa è la direzione di marcia che abbiamo deciso di tenere nei prossimi anni, proprio per cercare di incentivare la partecipazione di tutti i lavoratori alla vita dell’impresa».

Consuntivo ordini. Fonte Unindustria Reggio Emilia

In generale la visione di Storchi sul prossimo futuro resta dunque pessimista, nonostante la resilienza dimostrata dalla sua provincia che ha continuato a crescere fino alla fine del 2018. «Abbiamo registrato numeri di grande positività fino a dicembre ma nel primo trimestre abbiamo subìto anche noi il contraccolpo del calo del commercio internazionale. La nostra è un’economia ricca e variegata che ha diversi settori trainanti, sicuramente il primo è quello della meccatronica, seguito da tessile e agrifood. In particolare la meccatronica sta conquistando quote di mercato un po’ in tutto il mondo, in particolare in Paesi sempre più remoti rispetto all’Europa e questa è sicuramente una caratteristica positiva della nostra industria. In generale quella reggiana è un’economia che ha performato bene e ha recuperato meglio dopo la crisi, come testimoniano i numeri sull’export». 

Dai dati relativi al primo trimestre dalla stessa Unindustria Reggio Emilia emerge tuttavia, nel periodo gennaio-marzo, una flessione del -2,4% su base annua della produzione, peggioramento che ha trovato conferma nell’andamento di altre variabili chiave come il fatturato (calo tendenziale del -3,2%) e gli ordini. A destare maggior preoccupazione sono proprio i dati riguardanti gli ordinativi: invariati per il 49% delle imprese, diminuiti per il 39% e cresciuti per il 12%.

E se il mercato domestico resta stabile, l’estero segna una considerevole battuta d’arresto, terreno solitamente visto come punto di forza dalla manifattura locale. Per quanto riguarda gli ordini dall’estero, il 56% delle aziende ha registrato una contrazione, il 36% li ha mantenuti stabili, mentre solo l’8% ha registrato un aumento.

A conferma che i prossimi mesi saranno segnati dall’incertezza, le aspettative a breve periodo degli imprenditori peggiorano ulteriormente, con riflessi negativi riguardo a produzione, domanda interna ed estera del prossimo trimestre. La quota di imprese che prefigura un incremento produttivo passa dal 35% del primo trimestre al 32% del secondo trimestre, diminuendo ulteriormente; mentre aumentano i pessimisti che dal 13% passano al 16%. Gli imprenditori condividono i timori del loro presidente, prevedendo un preoccupante calo dell’export a riflesso della frenata del commercio mondiale dovuta a dazi ed incertezza. Conclude Storchi: «I dati dell’Ocse e dell’Istat certificano il rallentamento dell’economia italiana e internazionale. Il governo deve stabilire delle priorità chiare ed evitare un ulteriore ricorso al deficit che penalizza il Paese sia dal punto di vista della crescita sia della stabilità dei conti pubblici. Per quanto riguarda la Legge di Bilancio 2020, occorrerà reperire circa 40 miliardi e scongiurare l’aumento dell’Iva. Dal nostro punto di vista, è necessario puntare sul lavoro e tagliare il cuneo fiscale, che incide molto sui salari, tutto a favore dei lavoratori».

Previsioni secondo trimestre 2019. Fonte Unindustria Reggio Emilia













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