Leonardo+Elite per alimentare la crescita (anche digitale) di alcune aziende

Borsa di MIlano
La Borsa di Milano

di Marco de’ Francesco ♦ Finanza alternativa: si può fare, ora più di prima. Dall’alleanza  tra il programma di Borsa Italiana e il Comitato,  strumenti e idee per  favorire lo sviluppo delle imprese e aiutarle a posizionarsi nel mercato internazionale. Il ruolo di Simest e dell’ Ice, i Pir e l’Aim

Com’è noto, le aziende che prosperano sono quelle che avanzano lungo due direttrici: l’internazionalizzazione e la trasformazione digitale. Sono attività che richiedono finanziamenti, che però le piccole e medie industrie italiane faticano ad ottenere dalle banche, anche a causa di criteri restrittivi sulla concessione del credito imposti a livello europeo da Basilea II. Come se ne esce? Alla Borsa di Milano e con l’evento “Be Inspired. The key factors for growth”, il primo step della collaborazione tra il Comitato Leonardo, che promuove il Made in Italy e che riunisce aziende per un fatturato complessivo di 321 miliardi di euro, ed Elite, che aiuta le imprese a posizionarsi su standard internazionali e poi, eventualmente, quotarsi in Borsa. Si tratta di utilizzare l’ecosistema che ruota soprattutto attorno ad Elite, e che mette insieme private equity, la Borsa, il private debt e altro. Ma anche la Simest e l’Ice, attive nell’internazionalizzazione.

 







Luisa Todini
Luisa Todini, Presidente Comitato Leonardo

Imparare a utilizzare  strumenti diversi per finanziarsi

Secondo il Comitato Leonardo, le imprese devono imparare ad utilizzare gli strumenti per finanziarsi. Di qui la partnership con Elite, nel cui ecosistema non mancano i possibili finanziatori. «Che cosa manca alle aziende?» – si è chiesta la presidente del Comitato Leonardo Luisa Todini. «Quando noi leggiamo che il 95% delle aziende ha circa 10 addetti – ha continuato la Todini – ciò ci fa capire che dobbiamo avere la capacità di aggregare, e di utilizzare la leva della finanza per crescere: finanza pubblica, pubblico-privata e privata. Farsi supportare da istituti di credito e fondi di private equity non significa spogliarsi della propria esperienza e della propria storia, ma vuol dire poter varcare i confini in maniera più solida, con le spalle più forti e con la capacità di raccontare delle storie imprenditoriali che si rinnovano di continuo».

Secondo la Todini manca la capacità di agganciare strumenti di finanziamento già esistenti. «Bisogna usarli al meglio, bisogna non aver paura. In Italia, in effetti, ha ancora un ruolo un certo familismo con deriva padronale». Di qui l’aggancio al progetto Elite. «Ha una serie di stakeholder di carattere istituzionale – ha continuato la Todini – e una piattaforma che aiuta le aziende a capire quanto sia importante aprirsi al mondo della finanza per favorire lo sviluppo. C’è un circuito positivo, che unisce impresa, finanza e istituzioni». Sempre per la Todini, l’incontro di ieri ha rappresentato «il primo step di una collaborazione tra il comitato e Elite per favorire una sempre più efficace sinergia tra queste componenti».

 

Agnelli,_Gawronski_e_Montezemolo_(Torino,_1990)
Gianni Agnelli, qui con Gawronski e Montezemolo, tra i fondatori del Comitato Leonardo (Torino 1990)

Il Comitato Leonardo

Ma cos’è il Comitato Leonardo? È nato nel 1993 su iniziativa di Sergio Pininfarina e di Gianni Agnelli; ma anche di Confindustria, dell’Ice e di un gruppo di imprenditori. L’obiettivo, quello di promuovere e affermare la “Qualità Italia”nel mondo. Oggi associa 160 personalità tra imprenditori, artisti, scienziati e uomini di cultura. Tra i soci anche 160 aziende, il cui fatturato complessivo, nell’ultimo anno, è stato pari a 321 miliardi di euro, con una quota export media che supera il 53%. Sono 25 le imprese associate al comitato che sono anche quotate in Borsa.

Puntare su fonti alternative di finanziamento

La stretta sul credito bancario alle imprese non è destinata ad alleggerirsi. Bisogna puntare su forme alternative di finanziamento. Secondo il Direttore Generale per la politica industriale, la competitività e le Pmi del ministero per lo Sviluppo Economico, Stefano Firpo, «ci sono dei vincoli alla crescita delle aziende proprio adesso, nel periodo storico in cui occorrono risorse per la digitalizzazione e l’internazionalizzazione». Per Firpo, molte aziende conoscono solo il credito bancario, ma «a seguito degli accordi di Basilea (riguardanti i requisiti patrimoniali delle banche, in base al quale, le banche dei Paesi aderenti devono accantonare quote di capitale proporzionate al rischio assunto, valutato attraverso lo strumento del rating) si assisterà ad una ulteriore stretta proprio sulla concessione di credito bancario»; e quindi diventa necessario trovare altri canali di finanziamento.«Con i minibond si sono raccolti 20 miliardi; e anche con i Pir (piani individuali di risparmio: sono una forma d’investimento incentivata fiscalmente in Italia) i risultati sono stati molto positivi».

 

Stefano Firpo
Stefano Firpo, Direttore Generale per la politica industriale, la competitività e le Pmi del ministero per lo Sviluppo Economico

Nel futuro il credit crunch non si alleggerirà

Anche secondo il presidente del gruppo tecnico credito e finanza di Confindustria Matteo Zanetti, non è razionale immaginare per il prossimo futuro un alleggerimento del credit crunch: «Il lavoro delle banche per la riduzione dei crediti deteriorati non porta in questa direzione, in un contesto in cui la dipendenza delle aziende italiane dal credito bancario è più alta di 10 punti rispetto a quella delle imprese tedesche. L’erogazione del credito alle imprese, dal 2011 al 2017 è peraltro calata del 17%. È evidente che le aziende dovranno affidarsi alla finanza alternativa. Quanto alla Borsa, per le piccole e medie imprese italiane c’è l’Aim, che offre loro la possibilità di accedere in modo efficiente ad una platea selezionata di investitori focalizzati sulle small cap (paniere di quei titoli azionari a bassa capitalizzazione, che attualmente rappresentano il 4% della capitalizzazione di Borsa Italiana, l’1% di controvalore giornaliero totale e il 6% dei contratti totali di una seduta media)».

Il ruolo dell’ Aim

Secondo la Borsa, l’Aim «è concepito per offrire un percorso più rapido e flessibile alla quotazione, ma al contempo tutelare gli investitori, grazie ad un efficiente impianto regolamentare che risponde ai bisogni delle piccole imprese e degli investitori specializzati». Secondo Pablo Izquierdo, head of Europe Forum Members del World Economic Forum il momento attuale è quello in cui le aziende tradizionali devono sviluppare capacita digitali per sopravvivere: «Se non lo fanno – ha affermato ieri Izquierdo – forse non andranno in bancarotta, ma di certo la loro marginalità si ridurrà».

 

Luca Peyrano, ad Elite, London Stock Exchange

Elite, trampolino per l’internazionalizzazione

Grazie ad Elite, le aziende hanno accesso a tutte le opportunità di fund raising disponibili a livello locale e internazionale. Anzitutto, che cos’è Elite? Luca Peyrano, ad Elite, London Stock Exchange ricorda che «è un programma nato cinque anni fa dalla collaborazione tra Borsa Italiana e alcune istituzioni e organizzazioni italiane, come il ministero dell’Economia, l’Abi, la Bocconi, Cdp (Cassa depositi e prestiti) e Confindustria. Aiuta le imprese ad abbracciare le best practise per posizionarsi su standard internazionali e poi, eventualmente, quotarsi in Borsa. In sintesi, Elite crea le condizioni per accelerare la crescita delle imprese. Elite stessa si è sviluppata molto».

Oggi conta 880 imprese da 34 Paesi (per un fatturato aggregato di 60,5 miliardi di euro e per circa 295mila dipendenti) e da 35 settori dall’industria ai beni di consumo, dalla tecnologia alla chimica, alla salute e altri), 200 partner, oltre 200 investitori e 7 tra le migliori business school mondiali. Secondo la società, offre servizi di alto valore aggiunto: supporto nei cambiamenti organizzativi e manageriali, accesso ad un network internazionale, esposizione ai media nazionali e globali, sviluppo delle competenze chiave per il business e per il finanziamento dell’azienda e avvicinamento a diversi canali di finanziamento.

 

Growth

Come funziona Elite e che cosa fa ora

C’è una prima fase di training, in cui vengono definiti gli obiettivi di sviluppo; in una seconda fase l’azienda accede a strumenti sempre più sofisticati e sviluppa «competenze finanziarie e modelli di governance allineati ad altissimi standard qualitativi. Infine in una terza fase, l’azienda capitalizza i vantaggi dell’appartenenza al network, «accedendo ad un ventaglio di opportunità di business, finanziamenti, networking con business leader». Per entrare in Elite, un’impresa deve soddisfare questi requisiti: business ambizioso e di grande qualità, crescita storica, proiezioni di sviluppo convincenti e credibilità del management. Ma nella pratica cosa fa Elite per avvicinare le aziende al mondo della finanza?

Secondo Marta Testi, Head of Elite Growth Italy&Europe «Elite nasce dall’esperienza in Borsa Italiana; agli inizi, la prospettiva era quella di portare le aziende a quotarsi. Talvolta gli imprenditori non si sentivano pronti, essendo focalizzati sui prodotti e sui servizi. Ora la priorità è quella di sostenere l’imprenditore nella propria attività quotidiana, inserendolo in un ecosistema di competenze e opportunità. Di qui l’idea di una piattaforma con una vocazione internazionale. Uniamo le aziende in gruppi, in modo che possano condividere le sfide e contaminarsi vicendevolmente, con nuove idee e iniziative di sistema, visto che attorno ad Elite ruotano stakeholder in grado di supportare le imprese anche dal punto di vista finanziario».

Quanto al funding, «Elite non è un mero percorso in vista della quotazione; ha tuttavia l’obiettivo di far comprendere all’imprenditore che ci sono tanti strumenti per finanziare la crescita». Le società Elite, cioè, hanno accesso a tutte le opportunità di fund raising disponibili a livello locale e internazionale. Elite è un ponte per il mercato dei capitali e supporta le aziende nell’accesso alle fonti di finanziamento. Queste fonti sono: il private equity, il sistema bancario, la Borsa, il private debt (fondi comuni di investimento la cui politica si focalizza su strumenti finanziari di debito emessi dalle imprese tra cui obbligazioni, cambiali finanziarie, altre tipologie di strumenti di debito, nonché finanziamenti, sotto forma di trattativa privata), l’emissione di bond, l’Elite Club Deal e altre forme di investimento.  Elite Club Deal è una piattaforma con l’obiettivo di mettere in collegamento imprese in forte crescita con investitori professionali in modo da reperire nuovi capitali in un contesto efficiente. Le aziende possono contare sul supporto dei “Partners Elite” e cioè banche, consulenti finanziari, avvocati e revisori che aiutano le imprese a preparare l’informativa e la documentazione aziendale necessaria per operare sulla piattaforma. Tutta la documentazione societaria è presentata in un formato standard che consente di snellire il processo di investimento .

I finanziamenti, peraltro, sono serviti a realizzare «367 operazioni di corporate finance da parte di 163 società Elite – ha continuato la Testi -; il 35% di queste ultime è stato coinvolto in azioni di finanza straordinaria, per un valore complessivo delle transazioni, dal gennaio 2012, pari a 6 miliardi di euro. E stiamo parlando anche di Pmi. In particolare, sono state poste in essere 203 operazioni di M&A (mergers and acquisitions, attività di finanza straordinaria che portano alla fusione di due o più società, o con la nascita di una nuova società o con incorporazione, e cioè quando la società incorporante mantiene la propria identità giuridica annettendo altre imprese che cessano di esistere; ndr) da parte di 105 società. Anche oltre confine. Sono poi state concluse 65 operazioni di private equità con 52 società coinvolte. Ancora, sono state realizzate 43 emissioni obbligazionarie per una raccolta totale di 930 milioni di euro; e 11 Ipo (offerta pubblica iniziale: una offerta al pubblico dei titoli di una società che intende quotarsi per la prima volta su un mercato regolamentato) per una raccolta aggregata di oltre 190 milioni».

 

Alessandra Ricci Simest
Marta Testi, Head of Elite Growth Italy&Europe

Il primo partner strategico: Simest

Il primo partner strategico sia di Elite che del Comitato Leonardo è Simest del gruppo Cdp. La Simest, controllata al 76% da Sace (a sua volta controllata al 100% da Cassa depositi e prestiti, offre servizi di export credit, assicurazione dei rischi di mancato pagamento e altro; ndr) e partecipata da primarie banche italiane e associazioni imprenditoriali, offre finanziamenti a tasso agevolato a sostegno della internazionalizzazione, contributi agli interessi a supporto dell’export e partecipazione al capitale di imprese. Insieme, Simest e Sace costituiscono il Polo italiano dell’export e dell’internazionalizzazione. «Quanto al nostro rapporto con il Comitato Leonardo e con Elite – ha affermato Alessandra Ricci, Ceo di Simest – dal primo abbiamo assunto competenze; e con la seconda la relazione è stretta: il 50% delle aziende che hanno partecipato al programma Elite sono poi state parte di progetti con Simest, che è entrata nel capitale di queste imprese, per un valore complessivo di sottoscrizione pari a circa 150 milioni. Questo capitale di rischio ha sviluppato investimenti per 1,3 miliardi».

Il secondo partner strategico: Ice

Il secondo partner strategico sia di Elite che del Comitato Leonardo è l’Ice. L’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane è l’organismo attraverso cui il Governo favorisce il consolidamento e lo sviluppo economico-commerciale delle imprese sui mercati esteri. L’ente rende noto che l’Ice «agisce inoltre quale soggetto incaricato di promuovere l’attrazione degli investimenti esteri in Italia». In tutti i casi, l’Ice è oggetto di un forte cambiamento. «Prima – ha affermato il direttore dell’ufficio coordinamento e marketing dell’agenzia Antonio Laspina – la nostra attività era legata soprattutto alla promozione; ora accompagniamo le imprese sui mercati con un’offerta integrata di servizi». Tra gli strumenti messi a disposizione delle aziende, la multicanalità, il Crm (customer relationship management; metodo di lavoro e di gestione dei processi, pone il cliente e non il prodotto al centro del business), e-commerce strategico e supporto nella partecipazione a progetti e bandi internazionali.














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