L’economia ha messo a nudo i limiti della politica industriale italiana, e ora abbiamo l’occasione di cambiarla. L’opinione di Elio Catania

di Aldo Agosti ♦︎ Per lo storico dirigente è il momento di colmare le lacune della nostra economia e concentrare gli sforzi su innovazione, Industria 4.0, transizione energetica. Il ruolo del Cluster Fabbrica Intelligente

Non tutti i mali vengono per nuocere. Un detto che calza a pennello se l’argomento di discussione è la politica industriale italiana. La grande pandemia che ha polverizzato segmenti di industria italiana può essere l’occasione per ripensare una politica industriale latitante da troppo tempo. Da un lato il virus ha dimostrato l’enorme impreparazione italiana, ma anche europea. Dall’altro però ci si è resi conto che farsi trovare sguarniti e privi di strategia è un errore da non ripetere.

Di questo è più che convinto Elio Catania, storico dirigente industriale con un passato ai vertici di Ibm, Ferrovie, Confindustria, Assolombarda. E oggi, tra gli altri incarichi, consigliere del ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, per la politica industriale. E proprio a Industria Italiana, Catania spiega da dove e come dovrà ripartire l’Italia del post-Covid.







 

D. Catania, l’Italia vive il suo momento più buio da 70 anni a questa parte. Una politica industriale a prova di pandemia è possibile? Quali i presupposti?

Il Ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanell
Il ministro dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli

R. La pandemia che stiamo vivendo ha sottoposto a stress, inatteso ed improvviso, i sistemi sociali ed economici come raramente è avvenuto nella storia recente. In un certo senso ciò che è avvenuto rappresenta una lezione che ci lascia in eredità delle indicazioni importanti. Oggi la minaccia si è manifestata sotto forma epidemica, in futuro potrebbe presentarsi spinta da altre dinamiche, geopolitiche, finanziarie, tecnologiche, di cybersicurezza. E proprio ne sperimentiamo la imprevedibilità.

 

D. E allora cosa bisogna fare?

R. Diventa essenziale l’esistenza e la messa in campo di una capacità di anticipazione e resilienza da parte dei sistemi produttivi, economici, sanitari, sociali, per rispondere a queste nuove sollecitazioni sistemiche. Infrastrutture digitali, reti, utilizzo dei big data, interconnessione dei vari sistemi strategici all’interno di un Paese, quali il sistema sanitario, il sistema scolastico, della logistica, dei trasporti, della finanza, diventano fondamentali in fasi critiche di questo tipo. Tutti i paesi si sono fatti trovare in un modo o nell’altro impreparati rispetto a questo punto.

 

D. Anche l’Italia. Però imparare la lezione può servire a dotarsi dopo anni di latitanza di una seria politica industriale…

R. Il nostro Paese, se da un lato ha saputo reagire bene nella fase dell’emergenza, ha certamente pagato e sta pagando l’assenza di una solida infrastruttura portante nei grandi sistemi a sostegno dell’operatività complessiva, pubblica e privata. La politica industriale, intesa come iniziative di investimento e sostegno per la creazione di condizioni infrastrutturali a sos tegno dei,mercati e delle imprese, deve certamente andare in questa direzione. Le grandi priorità di sviluppo oggi sul tappeto quali la transizione digitale e quella ambientale, si muovono proprio a sostegno di questo rafforzamento complessivo, e devono rappresentare i riferimenti per l’azione politica.

I principali punti del Piano Transizione 4.0. Fonte mise.gov

D. L’Italia è un Paese che rappresenta più di tutti il valore della manifattura. Quale Nazione dobbiamo aspettarci a pandemia finita?

R. In effetti la manifattura è ciò che sta trainando la ripresa in questa immediata fase post covid ed è proprio grazie all’elasticità della struttura delle nostre reti e filiere che il paese sta ritrovando sia pure nelle attuali difficoltà delle traiettorie di ripresa. Siamo la seconda manifattura Europa con delle caratteristiche tipiche che ci rendono diversi e potenzialmente più forti. La focalizzazione sul prodotto, sull’ingegno, sulla qualità, sull’innovazione ci permettono di partecipare alle grandi filiere di sviluppo manifatturiero e tecnologico a livello mondiale. Ma questo può non bastare per vincere nei mercati del mondo di oggi. La fase Covid con tutte le pressioni che ha generato sulle nostre imprese va utilizzata per rafforzarne la capacità competitiva.

 

D. In che modo? Tra poche settimane il parlamento approverà la manovra. Si parte da lì?

R. La prossima manovra di bilancio e i fondi che arriveranno dal prossimo anno sul Recovery plan sono un’occasione unica che dovremmo saper utilizzare in modo pieno. La progettazione in corso da parte del governo si muove nella direzione delle strategie di fondo delineate dall’Europa e quindi punta sul digitale, sull’innovazione, sul trasferimento tecnologico, sugli investimenti per la transizione energetica, sul rafforzamento delle filiere, sull’attrattività dei nostri territori oltre che ovviamente sul pilastro sociale. Poche iniziative su progetti ad alto impatto con una grossa attenzione alla loro attuazione nei tempi nei tempi brevi previsti dalla commissione. Il post Covid deve trovare il nostro sistema manifatturiero più forte grazie agli importanti investimenti che con il sostegno e lo stimolo pubblico gli imprenditori devono portare avanti.

 

D. I driver di questa nuova politica industriale?

Il presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte. Immagini messe a disposizione con licenza CC-BY-NC-SA 3.0 IT

R. Le tecnologie abilitanti quali l’intelligenza artificiale, i big data, la manifattura 4.0, il cloud, la sensoristica intelligente, sono strumenti straordinari particolarmente idonei per le esigenze di integrazione e sviluppo del nostro sistema produttivo, di reti e filiere. Un’opportunità che non può essere ulteriormente dilazionata.

 

D. Proviamo ad andare nello specifico. Come sta andando l’applicazione del sistema del credito di imposta? A questo riguardo, ci sono delle novità in cantiere?

R. Il programma 4.0, ormai al quarto anno di vita, è uno delle storie di successo delle politiche di sviluppo del nostro Paese. Certamente nel 2020 l’effetto Covid si è fatto sentire, limitandone l’utilizzo, ed è proprio questo il motivo per cui con rinnovate energie e risorse il Mise sta portando avanti nelle manovre di bilancio e nei programmi di medio periodo un rafforzamento degli strumenti degli incentivi previsti dal piano. Le componenti del 4.0 sappiamo toccano gli investimenti materiali ed immateriali, lo sviluppo di soluzioni integrate, la ricerca e lo sviluppo, l’innovazione dei processi produttivi, la formazione. In numerosi incontri con le forze economiche e produttive sono stati verificati strumenti e modalità attuative, e rimodulatati tetti e coefficienti, con particolare riguardo alla sostenibilità pluriennale dell’impostazione. Importanti novità quindi, che andranno accompagnate da un intenso programma di comunicazione che le associazioni di imprese, e certamente anche il governo, dovranno sviluppare per darne il senso di priorità ed urgenza per il sistema produttivo, in particolare delle piccole medie imprese.

 

D. Catania, un sistema per formulare politiche industriali di settore è quello dei cluster, come il Cluster Fabbrica Intelligente e il cluster trasporti. Che cosa ne pensa di questo sistema? Va bene così come è oppure va fatto evolvere?

R. La grande sfida che noi oggi abbiamo per lo sviluppo e l’innovazione nella manifattura è rappresentata dalla polverizzazione produttiva e dalla dispersione territoriale delle nostre piccole imprese. Sono poche le aziende capaci di giocare il ruolo di capo filiera, a differenza di altre economie come quella tedesca che può contare su colossi industriali che di fatto trascinano l’intera filiera di fornitori e clienti. Particolarmente importante è quindi il rafforzamento del sistema di trasferimento tecnologico, affinché le Best Practices presenti nel nostro sistema produttivo possono essere utilizzate dal resto delle imprese.

Tra le principali iniziative del Cluster Fabbrica Intelligente, la definizione della Roadmap, processo strategico per indirizzare la trasformazione digitale dell’industria italiana, individuando le principali necessità della manifattura italiana in termini di avanzamento tecnologico e traiettorie di sviluppo. Attualmente, sette Gruppi Tematico Tecnico Scientifici (GTTS) formati da esperti, docenti universitari e soci del cluster sono impegnati nella redazione della nuova Roadmap

D. Pensate di recepire le proposte fin qui arrivate?

R. La filosofia di oggi è che l’innovazione si sviluppa attraverso ecosistemi che ruotano intorno alla singola impresa, con un flusso costante e continuo di idee, conoscenze, progetti, know how tra l’ impresa stessa ed i poli di ricerca, i poli tecnologici, le università, che con l’impresa devono interagire. I cluster per loro natura, sono funzionali a questa funzione, cerniera tra ricerca applicata ed implementazione industriale. Nell’attuale architettura della manifattura 4.0 i cluster fabbrica intelligente e i cluster trasporti giocano già un ruolo primario da questo punto di vista, e sempre più saranno chiamati a giocarlo nel prossimo futuro, interagendo con centri di alta tecnologia, centri di competenza che, così come nella manifattura, verranno creati in altri segmenti di industria.

(Ripubblicazione dell’articolo pubblicato il 27/10/2020)














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