Le strategie di Hitachi in Italia, tra treni di Big Data e Lighthouse Plant

03 giugno 2019 Milano (MI) Italia

di Gaia Fiertler ♦︎ Ormai Hitachi in Italia ha ricavi per 2,9 miliardi di euro, e un indotto di altri 2,5 miliardi. A rendere così importante il gruppo giapponese sono state le acquisizioni nel ferroviario (AnsaldoBreda) e nelle batterie (Fiamm). La strategia è di puntare sul digitale, inteso come strumento per guadagnare competitività ma anche come business Ict, nel quale la società è presente direttamente

Hitachi, il colosso del Sol Levante, si vuole porre come uno dei protagonisti dello sviluppo digitale del nostro Paese, con una massiccia presenza nell’industria ferroviaria, di cui sta trasformando la natura, grazie al rinnovamento e agli investimenti sull’ex AnsaldoBreda, storico marchio ferroviario italiano, acquisito nel 2015 e diventato Hitachi Rail, mantenendo alla guida il manager che c’era già prima, Maurizio Manfellotto. Lo è anche nell’offerta di soluzioni di Big Databusiness analytics e di intelligenza artificiale per l’industria e le smart city e nei sistemi di efficientamento energetico e degli impianti idrici dei Comuni e nelle corsie d’ospedale, con strumenti diagnostici evoluti e una tecnologia innovativa per la radioterapia a protone. Senza dimenticare, in campo energetico, l’acquisizione nel 2016 della vicentina Fiamm, un altro storico marchio italiano, fondato e controllato, fino ad allora, dalla famiglia Dolcetta. Oggi il Gruppo è quotato alla Borsa di Tokyo e ha un fatturato da circa 80 miliardi di euro, di cui metà all’estero. Nato in Giappone nel 1910 come officina di riparazione di motori elettrici stranieri, dove un ingegnere costruì il primo motore giapponese, in Italia è presente con oltre 6mila dipendenti, 12 società, 6 siti produttivi, 3 centri di ricerca e circa 2,9 miliardi di euro di fatturato compreso l’export. Considerando anche l’indotto, i ricavi generati da Hitachi in Italia sono quantificabili intorno ai  5,4 miliardi di euro.







Maurizio Manfellotto, ceo di Hitachi Rail Spa

Innovazione sul treno, grazie al progetto Lighthouse

I treni sono marchiati giapponesi, ma vengono progettati e costruiti in Italia. Rock, i nuovi treni regionali che, dall’estate, sostituiranno parte della vecchia flotta delle Ferrovie dello Stato, con una commessa da 3 miliardi di euro per Hitachi Rail, stanno prendendo forma nei tre stabilimenti di Pistoia, Napoli e Reggio Calabria della ex AnsaldoBreda. Ma lì dentro, di manifattura tradizionale, non c’è più niente: è infatti in corso la completa trasformazione digitale della produzione, dei processi e della logistica, con un complesso progetto che ha fatto selezionare Hitachi Rail Spa tra i quattro Lighthouse Plant del Cluster Fabbrica Intelligente, che rientra nel Piano del Governo per l’Industria 4.0 (2018-2020).

Fabbrica di Hitachi a Pistoia

Aspirazione: essere driver dell’ecosistema digitale italiano

Con spirito pionieristico, Hitachi sta contribuendo attivamente alla creazione di un ecosistema digitale in Italia sul fronte dei treni e della mobilità, ma anche in campo energetico, con l’acquisizione nel 2016 della veneta Fiamm, nel settore idrico, sanitario e delle infrastrutture sociali, collaborando a livello locale con amministrazioni pubbliche, università e centri di ricerca.

La sua presenza industriale è cresciuta molto negli ultimi anni, da quando nel 2015 ha acquisito AnsaldoBreda e Ansaldo Sts (oggi controllata al 100%), produttore di sistemi di controllo per treni e metropolitane, confluite in Hitachi Rail.

«L’importanza strategica dell’Italia arriva con le acquisizioni industriali, in un’ottica di “competence leverage” e di creazione di ricchezza sul territorio come indotto economico, crescita dell’occupazione e innovazione tecnologica. L’elettronica era ormai diventata una commodity e quindi l’attenzione di Hitachi si sposta sul settore manifatturiero, molto interessante in Italia perché diversificato e fortemente industrializzato. Altro punto di interesse le sfide sociali del nostro Paese, legate ad esempio all’invecchiamento della popolazione, al sistema sanitario e all’efficientamento dell’infrastruttura idrica. Tematiche sociali che bene si integravano con i valori di fondo del Gruppo e con le sue soluzioni tecnologiche, potendo così dare un impulso al proprio business e, al contempo, migliorare le condizioni infrastrutturali del Paese e, quindi, la qualità della vita dei cittadini», spiega Lorena Dellagiovanna, country manager di Hitachi in Italia.

Lorena Dellagiovanna, country manager di Hitachi in Italia

Uno studio realizzato da The European House – Ambrosetti ha dimostrato che, per ogni euro di ricavi, Hitachi genera 0,90 euro per il tessuto economico, per un totale di circa 5,4 miliardi di euro, di cui 2,9 diretti. L’acquisizione è stata una opportunità di crescita anche per alcuni manager della vecchia Ansaldo, che oggi siedono nel board internazionale: Giuseppe Marino, corporate officer Hitachi Ltd e group coo Rolling Stock Hitachi Rail, Maurizio Manfellotto, amministratore delegato Hitachi Rail Spa e group coo service and maintenance, e Luca D’Aquila, che è il group cfo Hitachi Rail. «All’epoca dell’acquisizione – racconta Dellagiovanna – ricoprivo un ruolo nell’headquarter europeo di Hitachi a Londra e fui orgogliosa di poter seguire il suo sviluppo nel nostro Paese. L’Italia ha un tessuto di pmi di altissimo livello ed è fondamentale che, in fase di passaggio generazionale, sappiano scegliere bene il partner industriale in modo da salvaguardare, e anzi fare leva, sulle proprie competenze manifatturiere per non impoverire il Paese, ma al contrario dare un impulso alla crescita».

Il potere del dato per efficientare prodotti e servizi

Gli obiettivi di Hitachi per il 2020 sono di crescere del 20%, continuando a seguire anche il piano di sviluppo della “fabbrica intelligente” che, ad esempio, in campo ferroviario consentirà di ottimizzare ed efficientare la produzione dei treni e, al tempo stesso, di dotare il prodotto “treno” di funzionalità aggiuntive. Evoluzione resa possibile anche grazie all’utilizzo di soluzioni di intelligenza artificiale sviluppate da altre società del Gruppo, come Hitachi Vantara. I nuovi treni non solo saranno costruiti in modo più efficiente, ma saranno loro stessi più efficienti e sicuri, con servizi di manutenzione predittiva che ridurranno guasti e disservizi. Attraverso gli algoritmi di “health check monitoring” si potrà intervenire su un guasto, per esempio dell’aria condizionata, prima che si verifichi il malfunzionamento.

Più in generale, si pensi a quale potrebbe essere l’impatto di cinque minuti risparmiati per 300 treni: si restituirebbero 200mila ore di attività ai cittadini. Hitachi è particolarmente forte sui data analytics: nel 2015 ha acquisito la statunitense Pentaho, specializzata in business intelligence, che bene si integra con le competenze del Gruppo nel campo dell’intelligenza artificiale. Le sue soluzioni, distribuite anche in Italia, sono adatte a infrastrutture complesse e alla mobilità connessa per monitorare i flussi e modificarli tempestivamente, per esempio nei servizi delle smart city, permettendo di migliorare le condizioni di traffico e, quindi, la qualità di vita dei cittadini. Il progetto vede il coinvolgimento delle più avanzate tecnologie e competenze da sviluppare all’interno di ecosistemi digitali che vedono coinvolti università, ricercatori, aziende locali, per lo sviluppo di soluzioni scalabili, ma allo stesso tempo che tengano conto delle esigenze locali, in una logica di collaborazione creativa e di open innovation. Questa è la filosofia del Gruppo: co-creare lavorando insieme ai diversi stakeholder coinvolti sul progetto.

 Il progetto Lighthouse

Quanto al mondo industriale, la collaborazione con l’Università degli Studi Federico II di Napoli, quella di Cassino, di Firenze e di Salerno e con il Cnr per il progetto Lighthouse “Inspire the future”, procede nei tre stabilimenti Hitachi Rail di Pistoia, Napoli e Reggio Calabria. L’obiettivo è ambizioso: la completa trasformazione delle fabbriche, procedendo per progetti complessi che, via via, vengono estesi ad altri processi, in una logica di evoluzione continua, di pari passo con le tecnologie emergenti e i risultati della ricerca e dello sviluppo. Questo progetto, che rientra nell’accordo di Governo, contribuisce a rendere questi impianti un modello per il territorio, in quanto punto di contatto tra ricerca, innovazione e produzione, “fari” (Lighthouse, appunto) di diffusione della fabbrica intelligente e luogo di osservazione e ricerca applicata per risolvere anche i problemi pratici delle aziende del territorio.

«Non credo si arriverà mai alla parola fine – interviene Gianfranco Messina, digital transformation officer di Hitachi Rail – perché l’evoluzione tecnologica è continua, così come la possibilità di estrarre valore dai dati, che crescono in modo esponenziale e oggi sono processabili con una velocità di calcolo che permette di avere risposte velocissime per apportare correzioni e prendere decisioni diverse in tempo reale. Il prodotto treno è molto complesso, con moltissimi elementi interni rispetto, per esempio, a un’automobile. L’analisi sempre più sofisticata dei dati può portare a una precisione predittiva ed esecutiva un tempo impensabile, sulla base di più fattori collegati e collegabili fra loro, tra cui variabili nascoste da mettere in correlazione con la produzione, per esempio gli stessi dati ambientali, che renderanno ancora più precisa e “anticipata” la manutenzione e la stessa qualità del treno. Ormai il “prodotto” treno è dotato di algoritmi intelligenti, tanto quanto le linee produttive su cui nasce. Gli algoritmi interpretano i dati raccolti dal treno, ne valutano lo stato e predicono lo stato di funzionamento dei diversi apparati e sistemi. In pratica, l’oggetto tecnologico genera valore attraverso il dato.»

Gianfranco Messina Hitachi, digital transformation officer di Hitachi Rail

Questo ambizioso progetto è seguito da un team di americani, giapponesi, italiani e inglesi e per la sua implementazione è a caccia di competenze specialistiche come i data scientist. «Non riusciamo a trovarli – aggiunge Messina – al momento c’è un ritardo formativo in merito a queste nuove figure. Collaboriamo, quindi, con diverse università italiane per promuoverne direttamente la formazione. Ad esempio, in Italia è difficile trovare data scientist con una elevata seniority, perché prima non esisteva il percorso di formazione accademico.»

La buona notizia è che la robotizzazione spinta e l’automazione integrata dei tre stabilimenti di Hitachi Rail in Italia non ha avuto effetti riduttivi sul personale interno, ma anzi ha dato la spinta a un generale processo di riqualificazione delle competenze, dove possibile, e a nuove assunzioni, dove necessario. Oggi sono 4mila i dipendenti di Hitachi Rail in Italia (includendo i dipendenti di Hitachi Rail Spa e quelli di Hitachi Rail Sts) e sono numeri in crescita.

Una parte del progetto già implementata, per esempio, è l’integrazione della supply chain, che consente di monitorare l’ingresso dei componenti e gli eventuali ritardi di consegna per rimodulare la pianificazione e intervenire dove possibile. «Abbiamo appena rilasciato una supply chain control tower, un cruscotto delle attività dei tre siti per tenere sotto controllo i materiali in ingresso. Con la costruzione di 300 treni Rock/Caravaggio i nostri siti raddoppieranno la produzione e i materiali. È dunque un grande valore aggiunto poter monitorare le attività di logistica, tracciando e controllando i materiali e i processi in tempo reale», commenta Messina.

Sala prove Pistoia Hitachi

Le sfide nel settore idrico

Hitachi punta a sviluppare la propria presenza in Italia anche nel campo delle reti idriche, grazie alla combinazione di servizi e tecnologie sviluppate in Giappone integrate in un’unica soluzione, che consente di agire sull’origine delle perdite e organizzare interventi non solo d’urgenza, ma programmati e più efficaci nel tempo, riducendo i costi e aumentando l’efficienza gestionale delle reti. Hitachi Drives&Automation (Italy) ha sviluppato in Sardegna un progetto in collaborazione con il gestore Abbanoa e il Comune di Oliena, attraverso cui è stato possibile ridurre di oltre la metà le perdite d’acqua del sistema idrico locale, che erano arrivate a circa il 60%. L’efficacia dell’intervento e l’ottimo risultato ottenuto hanno portato a replicare oggi il progetto ad altri 30 Comuni sardi.














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