Le Regioni alle prese con Intelligenza artificiale, digital transformation, Automotive e….

di Marco de' Francesco ♦︎ Lombardia, Alvernia-Rodano-Alpi, Baden-Württemberg e Catalogna, unite dall’88 in una rete transnazionale (Quattro motori) insieme totalizzano il 9% del Pil europeo. Ora la sfida è indirizzare i fondi – propri e della Ue – in iniziative legate alla crescita industriale: digitalizzazione delle aziende e Ai. Al Wolrd manufacturing forum ne hanno parlato Marco Bonometti (presidente Confindustria Lombardia), Fabrizio Sala (vp Regione Lombardia) ed esponenti dei governi regionali e delle associazioni industriali delle altre 3 aree

Strette tra le potenze industriali e finanziarie americana e cinese, spinte dalle esigenze della trasformazione digitale, le quattro regioni più industrializzate del Vecchio Continente hanno presentato al World Manufacturing Forum di Cernobbio un documento comune: “Visioni e pratiche regionali che rispondono alle sfide della produzione globale“. Per LombardiaAlvernia-Rodano-AlpiBaden-Württemberg e Catalogna si tratta di indirizzare fondi propri e soprattutto quelli europei del periodo 2021-2027 in iniziative comuni relative a tematiche cruciali per lo sviluppo dei territori e per la crescita dell’industria: intelligenza artificialetrasformazione delle industrie tradizionali e in particolare quelle dell’automotive, e digitalizzazione delle piccole aziende.

Per ora mancano contenuti concreti; ma non le proposte: in particolare, il presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti suggerisce un’azione comune per la progettazione di batterie europee per le auto elettriche. Le regioni, che insieme fanno il 9% del Pil continentale, sono già unite in una rete transnazionale, “I Quattro motori per l’Europa”, operativa da più di trent’anni. Ora ne hanno meno di due per declinare l’idea generale in progetti definiti e realizzabili. Tutto ciò è emerso al Wmf in una tavola rotonda moderata dal direttore di Industria Italiana Filippo Astone e alla quale hanno partecipato autorità politiche e esponenti industriali delle quattro regioni.







 

La rete transnazionale: “I Quattro motori per l’Europa”

“I Quattro motori per l’Europa” è una rete transnazionale che associa le aree più industrializzate del Vecchio Continente. Il 9 settembre 1988 i presidenti delle quattro Regioni hanno firmato un accordo di cooperazione noto come “Memorandum”, volto ad incrementare la collaborazione sia economica che sociale. «Quasi ogni anno», i vertici delle quattro Regioni tengono un incontro per favorire iniziative comuni in tema di economia, industria, ricerca, scienza, ambiente, istruzione, cultura e altro.

In azzuro chiaro le 4 regioni che hanno aderito alla rete 4 motori per l’Europa. Foto credits CGN2010« Rhône-Alpes » → « Auvergne-Rhône-Alpes » Updated by Otourly – File:EU NUTS 2 Four Motors.svg, CC BY-SA 2.5, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=75956488

Un piano per indirizzare i fondi europei in ambiti strategici

L’idea è quella di «esplorare lo sviluppo della collaborazione interregionale nel periodo di finanziamento dell’Ue 2021-2027». Il riferimento non è casuale. Le Regioni, come è noto, dispongono di finanze proprie; ma soprattutto gestiscono l’ultimo miglio di alcuni fondi stanziati dall’Unione Europea. C’è da difendersi dalla concorrenza della Cina e degli Usa, che possono stanziare capitali molto più consistenti sul fronte della digitalizzazione. I finanziamenti non possono pertanto essere dispersi in mille iniziative eterogenee ma devono essere concentrati in settori particolarmente sensibili in termini di innovazione, e strategici per l’evoluzione economica delle Regioni coinvolte. Vanno indirizzati, secondo i Quattro Motori, nei citati ambiti di applicazione. Si è finalmente capito che da soli non si va da nessuna parte, perché le grandi sfide del presente e del prossimo futuro richiedono uno spiegamento di forze sconosciuto in Europa ed una azione coordinata e comune.

Da sx a dx: Theresa Schopper Ministro del Land alle politiche di coordinamento, Fabrizio Sala vice presidente della Regione Lomabradia, Sophie Cruz consigliera regionale Alvernia-Rodano-Alpi, Mireia Borrell Porta segretaria per gli affari esteri della Catalogna e per quelli con l’Eu, Filippo Astone direttore di Industria Italiana 

Seppure i settori di intervento siano stati determinati, siamo ancora lontani dalla definizione di progetti specifici. Questi verranno presumibilmente individuati entro il 2021. Ci sono però delle proposte. Come quella del presidente di Confindustria Lombardia Marco Bonometti che suggerisce di dar vita ad uno sforzo comune sulla questione delle batterie per le auto elettriche, che «devono essere realizzate nel Vecchio Continente, altrimenti saremo costretti a dipendere dai Cinesi». Che partono avvantaggiati, disponendo di ampie riserve di Litio, sostanza chimica indispensabile al funzionamento dei moderni accumulatori. In generale, poi, in Cina, Giappone e Corea del Sud gli investimenti in questa tecnologia sono stati molto corposi, negli ultimi anni. C’è da recuperare il terreno perduto. E ciò si può realizzare soltanto assoldando le università e i centri di ricerca pubblici e privati presenti in gran numero nelle quattro regioni.

Marco Bonometti, presidente Confindustria Lombardia

 

Gli ambiti di applicazione: l’intelligenza artificiale

Secondo una recente ricerca di Kpmg (“Cio Survey 2019”, realizzata in collaborazione con Harvey Nash), l’intelligenza artificiale costituisce una delle tecnologie sulle quali a livello globale le aziende stanno investendo di più. Solo il cloud, in questo momento, è oggetto di maggior impiego di capitali. Tecnicamente, l’intelligenza artificiale è la programmazione di sistemi hardware e software che consentono di dotare le macchine di funzioni cognitive che imitano quelle umane. Alla base ci sono algoritmi che elaborano dati provenienti da sensori e danno vita ad “agenti intelligenti”, e cioè a dispositivi che percepiscono l’ambiente in cui operano e che pertanto intraprendono azioni per ottimizzare le chance di successo in riferimento a qualche fine – e nell’industria il fine ultimo è l’efficienza del sistema produttivo. Inizialmente, l’intelligenza artificiale girava su tradizionali cpu, i microprocessori; poi sulle gpu, le unità di elaborazione grafica che possono svolgere più compiti al contempo; e successivamente sulle Fpga, circuiti integrati le cui funzionalità sono programmabili grazie a linguaggi di descrizione dell’hardware. Tali dispositivi consentono la realizzazione di attività logiche anche molto complesse, e sono caratterizzati da un’elevata scalabilità.

 

La spesa per il cloud. Fonte Osservatori Digital Innovation del Politecnico di Milano

Il problema è che nel settore stiamo raggiungendo un limite tecnologico: già i transistor hanno dimensioni di 14 nanometri: è difficile realizzarne di più piccoli. Pertanto la frontiera è quella della fisica quantistica. Il futuro dei computer risiede appunto nello sfruttamento, a fini informatici, di particolari proprietà delle particelle elementari. Il computer quantistico si serve dell’abilità unica delle particelle subatomiche di coesistere in due stati al contempo: utilizzando queste entità come “bit” (o “qubit”) di calcolo, le richieste al computer possono trovare una risposta  più rapidamente e con la spesa di minore energia. Si aprono scenari nuovi e imprevedibili. Secondo la citata survey il 4% delle aziende sta lanciando progetti pilota. In realtà non è semplice manipolare le particelle, né definire gli algoritmi per la codifica delle informazioni. Occorrono investimenti straordinari, per ora concentrati nel Regno Unito, negli Stati Uniti, in Australia e in Irlanda. I Quattro Motori si rendono conto che è necessario unire le forze e pertanto «intendono creare le condizioni necessarie per incrementare e qualificare lo scambio di conoscenze e competenze in grado di stimolare il trasferimento tecnologico per le piccole e medie imprese nel campo dell’Ai». Anche perché l’intelligenza artificiale trova applicazioni trasversali in diversi domini, e da alcuni studi risulta che qualora si investisse sia in Ai che in un’efficace cooperazione uomo-macchina le aziende potrebbero ottenere consistenti incrementi di fatturato e di occupazione.

La crescita del budget IT. Fonte Kpmg

 

Gli ambiti di applicazione: la trasformazione delle industrie tradizionali, e in particolare quelle dell’automotive

La digital transformation è un fenomeno che riguarda tutti i settori industriali. Ma nell’automotive la pressione delle autorità internazionali, statali e regionali per la diffusione di nuovi veicoli green – sollecitazione che si è tradotta in stringenti regolamentazioni per l’omologazione dei veicoli – sta imponendo la rapida evoluzione dei processi produttivi. Troppo celere, forse, considerato il primato della Germania e un po’ dell’Italia (come produttore e come componentista) nella tecnologia diesel, che è quella che rischia di essere soppiantata. Ma il paradigma è mutato a livello globale, e non resta che adeguarsi. Alcuni carmaker si sono esposti con investimenti poderosi. Quanto ai Quattro Motori, tutti e quattro, come vedremo, sono interessati dal settore automobilistico, in termini di filiera. Pertanto, iniziative congiunte sono già iniziate: da diversi anni, i cluster di elettromobilità delle quattro regioni lavorano insieme in un gruppo di lavoro guidato da e-mobil Bw. Questo progetto ha lo scopo di coinvolgere i Comuni nella definizione di buone pratiche sulla mobilità, con soluzioni ecologiche, economiche e confortevoli. Questo perché si ritiene che i Comuni possano contribuire a creare un ambiente in grado di rendere attraente il cambiamento (di mobilità) sia per i cittadini che per l’industria. Si diceva che la situazione dell’automotive è per certi versi allarmante, e che il Paese più colpito è senz’altro la Germania.

Trend immatricolazioni autovetture e crescita Pil in Ue. Fonte Anfia

Eppure, secondo Wolfgang Wolf, Ceo dell’Associazione industriali del Baden-Württemberg, ciò che si aspetta la sua regione non è la crisi, ma una sfida, che può essere superata aggiornando, dal punto di vista tecnologico, l’intera filiera. Per Bonometti, invece si tratta di stringere un «patto per l’auto europea che riguardi l’intera catena dei fornitori» e contempli anche, come già visto, la questione delle batterie. Se non si riuscirà a far ciò, ha avvertito il presidente degli industriali lombardi, il rischio è quello di andare incontro ad un veloce declino. Per Bonometti «l’Europa deve trovare la soluzione, e in tempi rapidi. Deve individuare il metodo per realizzare la transizione tra le vecchie e le nuove tecnologie; e perseguendo questa strada tutti i livelli istituzionali devono essere coinvolti. Noi, come rappresentanti delle associazioni degli industriali dei quattro Paesi, dobbiamo richiedere l’intervento del Parlamento Europeo, il quale peraltro deve assicurare regole condivise e uguali tra gli Stati. Perché se continuiamo ad agire con norme diverse, è difficile conseguire un obiettivo comune». Sempre per Bonometti, il patto per l’auto va inquadrato in un più generale progetto di politica industriale europeo, «che metta insieme industria, istituzioni e formazione – perché lo sviluppo è legato alla collaborazione con università e centri di ricerca; e che favorisca il reperimento delle risorse necessarie alla trasformazione digitale delle aziende continentali».     

Auto elettriche: nel 2030 il 24% delle automobili sarà completamente elettrica. Fonte Bosch

 

Gli ambiti di applicazione: promuovere la digitalizzazione delle Pmi attraverso la cooperazione interregionale

Le quattro regioni sono interessate da un gran numero di piccole aziende, che con fatica avanzano lungo la strada della trasformazione digitale. Incontrano ostacoli più rilevanti, rispetto alle aziende medie e grandi: questioni di risorse, di personale specializzato in grado di utilizzare le nuove tecnologie e sovente anche di mentalità, visto che spesso chi opera in retroguardia stenta a riconoscere i segnali del cambiamento. Eppure dal tavolo di Cernobbio dei Quattro Motori è emerso che l’intera filiera va digitalizzata, grandi e piccoli. La digital trasformation, cioè, va interpretata come un beneficio per l’intera catena di produzione e fornitura di un dato prodotto, perché determina più efficienza e più marginalità per tutte le imprese coinvolte. Così, i Quattro Motori intendono creare una rete interregionale tra i rispettivi centri di innovazione digitale, quelli che sono deputati al trasferimento tecnologico.

Tuttavia, secondo il vice presidente della Camera di Commercio Italiana a Barcellona Daniel Furlan, «in realtà si deve studiare un modello di trasferimento tecnologico adatto alle piccole imprese, che non dispongono della stessa capacità di assorbire le conoscenze delle aziende medie e grandi. Noi in Catalogna lo stiamo facendo. Ma non è semplice. Anche perché, se ci poniamo la domanda: perché non si riesce a far crescere le piccole aziende, ci sono tante risposte. Ad esempio, talvolta le normative fiscali non aiutano». In Alvernia-Rodano-Alpi sono corsi ai ripari. È stata fondata l’Arde, Auvergne Rhône-Alpes Entreprises, una associazione senza scopo di lucro, finanziata dalle autorità pubbliche, principalmente dal Consiglio regionale. Secondo Pierre Olivier Boyer, presidente del comitato esecutivo del Medef (Movimento delle imprese di Francia, la Confindustria transalpina) Auvergne Rhône-Alpes, cinque sono le missioni principali: lo sviluppo economico; l’innovazione; l’internazionalizzazione; la formazione e l’attrattività del territorioÈ stato poi realizzato a Lione un digital campus, dove si apprendono nozioni relative alle strategie digitali, al management, al web design e altro. Secondo i promotori, si tratta di iniziative in grado di supplire, almeno in parte, alle carenze di skill del personale delle piccole aziende.   

Quali sono le competenze che chiedono le aziende? Fonte EY

 

Identikit delle Regioni coinvolte: l’Alvernia-Rodano-Alpi

La francese Alvernia-Rodano-Alpi, 7,9 milioni di abitanti in una superficie di 69mila km quadrati. La città principale è Lione, e il Pil supera i 255 miliardi di euro. Tra le grandi aziende, il colosso degli pneumatici Michelin di Clermont-Ferrand. Secondo la consigliera regionale Sophie Cruz, la strategia regionale per l’avanzamento tecnologico delle imprese si basa su due documenti: uno per l’innovazione e l’altro per la formazione. Il piano riguarda domini diversi: Energy, costruzioni, manifattura, health e altro. Non si parte da zero, ma da una solida base: è vero che sul territorio ci sono sia aziende avanzate, fondate sull’intelligenza artificiale, e altre più tradizionali; ma tutte le imprese godono della vicinanza con centri di ricerca e università. Già sono presenti 22 cluster «studiati per incrementare la competitività delle nostre aziende»,e che si riferiscono a sette campi particolari: la modernizzazione dell’industria, innovazione, il training, l’economia circolare e l’ambiente, attrattività del territorio, l’internazionalizzazione e i rapporti con l’Europa. L’idea è quella di porsi come intermediari tra l’Eu e il territorio, «perché l’economia è una cosa che spetta alle Regioni». 

Sophie Cruz consigliera regionale Alvernia-Rodano-Alpi

 

Identikit delle Regioni coinvolte: il Baden-Württemberg

Il Land tedesco Baden-Württemberg, 11 milioni di abitanti su 35mila km quadrati di superficie. Il centro urbano più importante è Stoccarda, mentre il Pil supera i 478 miliardi di euro. Il reddito pro capite supera del 29% la media europea. Il Land ospita alcune fra le università tedesche di prestigio globale, come Heidelberg e Tubinga. Non è semplice stilare una lista delle aziende di rilievo presenti nel Land, a causa del loro grande numero; per sommi capi: Audi, Festo, Mercedes-Benz, Würth, Carl Zeiss, Mauser Jagdwaffen, Vmf Group e tante altre. Il Baden-Württemberg, secondo il ministro (del Land) alle politiche di coordinamento Theresa Schopper, è un territorio povero di materie prime, e pertanto punta sull’innovazione per aumentare la propria competitività. Sono stati stilati diversi progetti «per disegnare con le aziende il loro percorso di digitalizzazione»; si è puntato molto sull’AI. L’intelligenza artificiale, per la Schopper, è forse la tecnologia di maggior impatto, perché incide su diversi domini industriali a prescindere dalle dimensioni delle imprese. Nel Baden-Württemberg, poi, l’automotive ha un grande peso. Per la Schopper il settore sta attraversando una profonda trasformazione; cambiamento che può essere gestito assicurando valore alle imprese, con l’innovazione generata dalla cooperazione di soggetti diversi (aziende, centri di ricerca, istituzioni).  

Theresa Schopper Ministro del Baden-Württemberg alle politiche di coordinamento

 

Identikit delle Regioni coinvolte: la Catalogna

La Spagna, invece, è rappresentata dalla Catalogna, comunità autonoma di 7,5 milioni di abitanti in un’area di 32mila km quadrati. La città più importante è Barcellona. Il Pil è pari a 242 miliardi di euro; 46 sono quelli prodotti dall’industria in generale, e 39 dalla manifattura in particolare. Il tessuto industriale è parcellizzato in una miriade di piccole aziende, che hanno in media 7 dipendenti. I 31mila euro di Pil pro capite a prezzi correnti rappresentano il 124,5% della media spagnola. Osservando il Pil per componenti della domanda, rileva il grande apporto della spesa per consumi delle famiglie, pari a circa 129 miliardi di euro; la spesa pubblica è pari a soli 37 miliardi. Le esportazioni, invece, sono pari a 92 miliardi, valore ben superiore a quello delle importazioni, pari a circa 79 miliardi. Tra le aziende più grandi, Seat (ora del gruppo Volkswagen), Ros Roca, Isee e Som Energia. Più che altro, la Catalogna è diventata col tempo attrattiva per grandi gruppi industriali, tecnologici e commerciali: Facebook, Enerkem and Suez, Amazon, King, Satellogic, WeWork, Igg, PepsiCo, Hawkers e Scopely hanno fondato filiali sul territorio.  Secondo la segretaria per gli affari esteri e per quelli con l’Eu Mireia Borrell Porta in Catalogna il settore più importante è il Food; il secondo è l’automotive. L’industria 4.0 assume un rilievo sempre maggiore, con 200 aziende che si occupano di intelligenza artificiale. D’altra parte, il programma Catalonia.ai è uno dei più ambiziosi d’Europa. L’idea è quella di convertire la Regione, e particolarmente Barcellona, in un hub globale per l’Ai. Si tratta non solo di promuovere la ricerca, e di incoraggiare le istituzioni e le imprese ad adottare questa tecnologia, ma di realizzare un vero e proprio ecosistema fondato su di essa, con un training che riguarda sia i lavoratori che i cittadini. Quanto alle Pmi, si tratta anzitutto di ingenerare la consapevolezza dell’importanza della trasformazione digitale, e poi di sostenere l’upgrading delle competenze dei lavoratori.

Mireia Borrell Porta segretaria per gli affari esteri della Catalogna e per quelli con l’Eu

 

Identikit delle Regioni coinvolte: la Lombardia

Infine, la Lombardia, vero motore economico del Belpaese. Fra le quattro regioni, è quella con minore superficie: circa 24mila km quadrati; ma ha una popolazione di poco inferiore al Baden-Württemberg, con circa 10 milioni di abitanti. Il Pil ammonta a oltre 366 miliardi, circa il 22% di quello nazionale. Quello pro-capite, oltre 36mila euro, supera di gran lunga la media italiana ed europea. Il centro principale è Milano; ma zone industriali di grande importanza si trovano anche a Brescia, Varese, Como, Lecco e Bergamo. Tra le tante università, la Bocconi, il Politecnico, l’Università degli Studi di Milano, Pavia, Bergamo, Brescia e altre. Non è la sede per fare un ritratto dell’industria lombarda, che d’altra parte Industria Italiana ha trattato in molti articoli. Secondo il vice presidente della Regione Fabrizio Sala «in Lombardia ci sono 800mila aziende, che realizzano un terzo dell’export italiano e che occupano un milione di dipendenti. È la Regione italiana più avanzata in termini di innovazione industriale. Quello lombardo è un sistema che reagisce bene alla situazione contingente: facciamo ciò che le altre Regioni non fanno, e anche i piccoli sono posti nella situazione di cogliere opportunità e agganciarsi al 4.0. D’altra parte, i piccoli e i grandi devono crescere insieme. Questi ultimi sono fondamentali nella creazione della filiera, ma anche i primi devono disporre di competenze adeguate». Sempre per Sala «A marzo è stato peraltro approvato un Programma strategico triennale per la ricerca, l’innovazione e il trasferimento tecnologico. Cinque le grandi aree di sviluppo: utilizzo delle tecnologie IoT e Ict (information communication technology); trasferimento tecnologico; healthcare personalizzato; sviluppo del capitale umano e filiera agro-alimentare avanzata. Si opera nel contesto di otto ambiti di intervento: smart mobility, cultura, nutrizione, sviluppo sociale, sostenibilità, manifattura avanzata, connettività e salute. In gioco, 750 milioni di euro, di cui 250 fra fondi propri ed europei, 126 da Stato e Europa e 374 da privati».  

Fabrizio Sala, vice presidente Regione Lombardia













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