L’automazione secondo Bmw: IoT e big data ingredienti per l’impresa agile

di Piero Macrì ♦︎ A tu per tu con Andreas Hees, responsabile della logistica del colosso tedesco. Che ci spiega i motivi della partnership con Microsoft e di come le nuove frontiere tecnologiche rappresentino un modo per efficientare la produzione e rendere le informazioni aziendali sempre più a portata di mano, grazie al cloud di nuova concezione e a un approccio differente nei confronti del business

Il gruppo Bmw, guidato da Harald Krueger, si sta confrontando con un duplice cambiamento: quello del mercato, che vira progressivamente verso l’auto elettrica e la guida autonoma, e quello dettato dalla trasformazione digitale. Un combinato disposto che obbliga il player del settore a ripensare il proprio modo di essere sul mercato e ad acquisire competenze innovative sia sul fronte industriale, sia sull’assetto delle tecnologie a supporto del business. In questo scenario la costante che caratterizza le dinamiche del comparto è di una progressiva accelerazione in termini di alleanze e collaborazioni. Sul fronte delle tecnologie la sintesi di questa visione è testimoniata dalla partnership intrapresa con Microsoft. Le due aziende hanno infatti annunciato una collaborazione per lo sviluppo di una piattaforma comune, Open Manufacturing Platform (Omp), il cui obiettivo è promuovere l’automotive 4.0. «La sfida attuale è passare alla seconda fase dell’automazione che prevede l’utilizzo dei dati in modo estensivo su tutti i processi», afferma Andreas Hees, manager devops in-house logistics di Bmw. In questa prospettiva la casa automobilistica è impegnata nel far convergere tutte e tre le organizzazioni: quella business, quella dei partner e quella dell’It. «Investimenti e competenze richiesti sono stra-ordinari e travalicano i domini di conoscenza del settore. Di fatto, stiamo ponendo le basi per una nuova industrializzazione». Ecco i punti più importanti che riguardano la trasformazione digitale di Bmw emersi nel corso del nostro incontro con il manager della storica casa di Monaco.

Torre BMW, sede centrale dell’azienda a Monaco di Baviera

Open Computing Manufacturing, una piattaforma partecipativa per un automotive 4.0

L’Omp è basato sulla piattaforma industrial Iot di Microsoft disponibile su Cloud Azure. L’accordo, siglato all’inizio di aprile, consolida e dà continuità a quanto avviato nel corso degli ultimi tre anni. Bmw ha già infatti 3.000 macchine, robot e sistemi ospitati su Azure. In ambito Iot sono numerose le iniziative che sono state intraprese a partire dal 2016. «Stiamo lavorando a livello di proof of concept e use case, edge e cloud, che verranno implementati su larga scala», spiega Hees. L’impegno è focalizzato sulla messa a punto di soluzioni smart factory, la definizione di standard di connettività machine to machine e l’integrazione di sistemi. L’iniziativa Omp è inoltre basata su una completa adesione alla cultura di sviluppo open source ed è aperto alla partecipazione di altri produttori e fornitori. Obiettivo è portare a bordo della piattaforma altri partner e formalizzare 15 use case entro la fine dell’anno. «Il nostro impegno – affermano in Microsoft – è creare una comunità aperta su tutta la catena del valore manifatturiero». Con l’Omp si vogliono rendere disponibili soluzioni collaborative sviluppando congiuntamente il potenziale per la competitività di lungo termine. Quattro le direttrici su cui si misureranno le attività di sviluppo: manutenzione predittiva, con monitoraggio di robot e macchinari per la riduzione del downtime e l’incremento dell’efficienza operativa; condition monitoring, per l’ottimizzazione della supply chain; identificazione e localizzazione, per un controllo logistico all’interno delle facility; trasporto autonomo, per una movimentazione flessibile dei materiali.







Le 4 direttrici su cui si misureranno le attività di sviluppo di Bmw

Efficienza produttiva e supply chain: non è solo questione di IoT

30 siti produttivi, 230.000 parti e 30 milioni di componenti consegnati ogni giorno, 1.800 fornitori, 7 mila container e oltre 9 mila veicoli movimentati nell’arco delle 24 ore. Se questi sono i numeri va da sé che l’orchestrazione della supply chain sia per Bmw una delle massime priorità, soprattutto in un mercato dove la domanda si sta orientando verso una personalizzazione di massa. Significa essere capaci, per ogni singola macchina, di consegnare “the right part at the right time in the right place”. Quali le modalità attraverso cui ottimizzare e rendere più efficienti una produzione e una supply chain sempre più articolate e on demand? La questione è ovviamente complessa e richiede soluzioni It e software in grado di operare con agilità e velocità poiché every business is a data business. Come spiega Hees, «Per garantire l’interconnessione dei sistemi e dei siti produttivi, così come l’assoluta integrazione e sicurezza delle relazioni con partner e supplier, l’alta disponibilità del dato è un prerequisito fondamentale. La gestione efficiente del dato permette infatti di prevenire qualsiasi tipo di malfunzionamento o fermo macchina così come avere una supply chain supportata da processi basati su connettività end-to-end. Ma è riduttivo limitare il tutto all’IoT. Quest’ultima non è il rimedio universale ma solo una parte di un progetto molto più ampio che riguarda la digitalizzazione dell’impresa. Un traguardo che, per essere raggiunto compiutamente, mette in discussione regole e processi consolidati».

I numeri del Gruppo Bmw

Tecnologie big data possono reinventare i processi manifatturieri

La piattaforma IoT di Bmw è una componente essenziale del sistema di produzione globale con aspettative di performance in termini di tempi, costi e qualità. «L’industrializzazione di future soluzioni IoT dipende dalla capacità di sviluppare ecosistemi con i partner in un contesto di massima apertura e collaborazione», si afferma nella nota rilasciata congiuntamente in occasione dell’annuncio dell’alleanza con Microsoft. «Il progetto Omp permette di indagare su come le tecnologie big data possono reinventare i processi manifatturieri». Bmw ha l’obiettivo di rendere i siti produttivi real time in tutto l’ecosistema che è coinvolto nella fornitura di parti e componenti dei veicoli. «La sensorizzazione – spiega Hees – abilita il real time incidendo positivamente sulle performance produttive. Un ritardo nella fornitura può essere risolto nello stesso momento in cui si viene a conoscenza del problema non dopo giorni o settimane». L’utilizzo di protocolli standard come Opc Ua permetterà una piena integrazione tra manifattura, costruttori di machine e fornitori in modo efficiente e sicuro. «Per lungo tempo le aziende hanno promosso soluzioni ed ecosistemi chiusi; l’Omp si impegna a ridisegnare questo scenario per dare vita a una nuova generazione industriale».

Harald Krueger, Ceo Bmw

La trasformazione digitale necessita di una convergenza di investimenti e competenze

La sfida per la modernizzazione e il rinnovamento coerenti con una evoluzione all’insegna del digitale non è certo irrilevante. A differenza del mondo It, la dimensione manifatturiera tende a utilizzare sistemi proprietari, difficili da modificare e spesso incompatibili con gli altri. Serve quindi una visione comune per sviluppare soluzioni verticali standardizzate. «Misurarsi con i temi della trasformazione digitale significa mettere a fattore comune competenze che sono state a lungo estranee al settore automotive. Al tempo stesso serve creare una cultura di programmazione più agile e flessibile ormai non più rinviabile», afferma Hees. Una prospettiva di evoluzione che necessita di investimenti di un ordine di grandezza difficilmente sostenibili da un’unica organizzazione. La collaborazione è la strada maestra. Lo è per tutti. Lo è per Bmw così come per qualsiasi altro player del settore. Alleanze e collaborazioni tra il mondo It e dell’automazione saranno all’ordine del giorno, a tutti i livelli, a partire dalla tecnologia di microprocessore fino ad arrivare a livello di macroservizi applicativi che trarranno linfa dalla condivisione di dati in virtù di un modello di open economy.

La trasformazione digitale in casa Bmw

La nuova It al servizio di un’impresa agile e veloce

Per il manager di Bmw, affinché un tale scenario possa affermarsi è necessario un ripensamento globale di tutta l’organizzazione e del valore che deve generare l’Information Technology. È il prezzo da pagare per mettersi in viaggio verso quella che molti ormai chiamano l’outcome economy o usage economy, che sottintende il passaggio dalla tradizionale vendita di prodotto o servizio a un modello di utilizzo basato sui risultati misurabili e quantificabili. Una sfida che mette in gioco la capacità di integrare una molteplicità di nuove tecnologie e know how così come apertura a nuovi partner con competenze sinergiche. Nel nuovo mondo la velocità è tutto. Vecchie logiche di programmazione hanno fatto il loro tempo. Le pressioni che vengono innescate dalle dinamiche evolutive dei mercati determinano la necessità di valutare, selezionare e integrare modelli di progettazione e sviluppo capaci di incrementare il vantaggio competitivo. Si afferma una logica di sviluppo condivisa, aperta e collaborativa che nel corso di questi anni ha condizionato i fondamentali dell’evoluzione tecnologica a supporto della trasformazione digitale. In ogni suo ambito. In Bmw l’IoT è Cloud Azure, ma deve integrarsi con tutta la parte legacy. «È uno scenario ibrido quello che si va prefigurando, uno scenario in cui devono convivere in modo sinergico le due diverse anime d’impresa, il passato e il presente, per creare un ponte verso il futuro digitale».

Convergenza di interessi tra funzione di sviluppo e funzione di coordinamento

Dallo sviluppo software in chiave devops, in virtù del fatto che applicazioni e software devono essere concepiti secondo un flusso continuo, allo sviluppo prodotto che, grazie al modello digital twin, permette la coesistenza e interdipendenza tra prodotto e fisico e virtuale. In buona sostanza si tende a un approccio metodologico la cui prerogativa è costituita da una modalità collaborativa tra componente di sviluppo e componente operativa. Obiettivo è quello di accelerare e migliorare la qualità del prodotto, riducendo i tempi di produzione e di costo, mettendo a disposizione soluzioni a copertura dell’intero processo di produzione. Significa altresì introdurre elementi di automazione basati su una convergenza di interessi tra funzione di sviluppo e funzione di coordinamento che consenta di pianificare e produrre secondo una logica industriale evoluta. Un percorso volto a coniugare la produzione con esigenze di business attraverso la creazione di un ambiente integrato che supera il classico modello di sviluppo sequenziale, andando a definire un unico e continuo processo su cui far convergere contributi di tutte le parti coinvolte.

Real time computing declinato in uno scenario digitale

Cloud, mobile e big data costituiscono un patrimonio comune a quasi tutte le iniziative digitali. Significa avere scalabilità, flessibilità, accesso anywhere, anytime from any device, capacità di gestire quantità elevate di dati eterogenei. Significa, contestualmente, poter abilitare un’infrastruttura It in grado di garantire velocità e performance di un ordine di grandezza superiore rispetto al passato e, non ultimo, tradurre real time computing in uno scenario digitale. In tutto quello che sta avvenendo e in tutto quello che è già successo, in termini di trasformazione dell’It a supporto dell’ottimizzazione e innovazione del business, un ruolo importante lo ha recitato e lo sta recitando l’open source. Questa modalità di sviluppo del software si è ormai imposta come la più efficace nel produrre velocità di innovazione. Dice Hees, «Per le organizzazioni occorre ripensare gli investimenti pregressi, modernizzando quanto è utile e opportuno vada riformato, e iniziando a creare from scratch, da zero, nuove piattaforme e nuova tecnologia, il cui sourcing, può essere declinato in una forma ibrida, pubblica e privata»

 

Il nuovo mantra è “Think Positive, Think Open”

Siamo in presenza di un’occasione unica: si possono ripensare i modelli tradizionali e porre le premesse per innovare gettando le basi per la creazione di nuova infrastruttura basata su modelli aperti. Per le aziende significa evitare il rischio di lock-in sottostante la tecnologia proprietaria, poter disporre di una maggiore sostenibilità e progresso e, last but not least, ridurre le spese e gli investimenti di un ordine di grandezza significativo rispetto a soluzioni proprietarie.
Think Positive, Think Open” è il il nuovo mantra di coloro, è il caso di Bmw, che guardano al digitale. Cloud, architetture convergenti, software defined data center, mobile computing, big data, IoT. Queste sono le sfide attuali e future. E per rispondere a queste sfide occorre mettere insieme tutti i tasselli del puzzle infrastrutturale. Un’impresa da titani, su cui molti si stanno da tempo cimentando. Come avere successo? Essere più bravi nel fare ciò che tutti aspirano a fare. Conta la tecnologia, certo, ma conta anche la capacità di porre in esecuzione la strategia abilitante la nuova domanda di mercato. E l’open source e una collaborazione estesa possono fare la differenza.

Dalle metodologie waterfall ai modelli devops

La cultura di un’impresa agile dove trovare un suo enabler nella tecnologia. Significa introdurre metodologie di sviluppo dove la programmazione non avviene su base sequenziale. I modelli waterfall, a cascata e di tipo sequenziale, hanno fatto il loro tempo. La logica imposta dal nuovo modo di produzione è di tipo devops. In discussione il modo in cui si scrive il software. Di importanza fondamentale è la capacità di riutilizzo del codice e la stessa modellizzazione. Sotto questo aspetto significa confrontarsi con le nuove modalità container o di microservizi. «In tutta questa trasformazione cambiano le responsabilità e cambiano le modalità attuative e operative. La sfida è integrare la cultura legacy dell’automotive con le prospettive associate alle nuove tecnologie. Cambia il modo in cui l’It deve operare all’interno dell’organizzazione». L’obiettivo è fare in modo che servizi e applicazioni possano essere fruibili e manipolabili da un numero sempre più ampio di persone che devono avere una propria autonomia nell’utilizzare il software. È il self service dell’informatica ovvero la democratizzazione dell’informazione il cui fine ultimo è autonomia e capacità “problem solving across the enterprise”.

 

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Bmw, cresce la componente elettrica

Il gruppo Bmw è un’azienda tedesca produttrice di autoveicoli e motoveicoli. Attiva con i tre marchi Bmw, Mini e Rolls-Royce Motor Cars, la società possiede 15 impianti, tra quelli di produzione e di assemblaggio distribuiti in 7 Paesi tra cui Gran Bretagna, Sud Africa, America, Austria e Brasile. Il gruppo ha chiuso il 2018 con 2,49 milioni di veicoli venduti (+1,1% rispetto al 2017) e un fatturato di 97,48 miliardi (-0,8%). A livello mondiale lo storico brand dell’automotive è in dodicesima posizione per veicoli venduti ed è la terza industria tedesca del settore dopo Volkswagen, e Mercedes. Sia Bmw che Rolls-Royce hanno ottenuto il miglior risultato di sempre, mentre il portfolio di veicoli elettrificati Bmw e Mini ha registrato un aumento delle vendite del 38,4% rispetto all’anno precedente. Sono 142.617 le auto elettrificate (cioè elettriche a batteria e ibride plug-in) vendute globalmente nel 2018, un aumento del 58,4% rispetto all’anno precedente. Obiettivo per il 2019 è arrivare a mezzo milione di vendite. Il più grande singolo mercato per i veicoli elettrificati di sono gli USA, dove nel 2018 sono stati immatricolati oltre 25.000 modelli elettrici ed elettrificati di Bmw e Mini. Nel 2018, in Italia sono stati immatricolati 2.359 modelli elettrificati Bmw i, Bmw e Mini i – quasi il doppio dell’anno precedente – e corrispondono ad una quota del 25% del mercato elettrificato del nostro Paese.

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