L’automazione riporta le fabbriche in Italia. Mentre in Engineering…..

di Luigi Dell’ Olio ♦ E’ la convinzione di Paolo Pandozy, ceo della software house da un miliardo di fatturato. La strategia delle aziende italiane nella competizione globale deve essere quella di cavalcare la rivoluzione digitale, puntando sulla formazione. Ecco le mosse future del gruppo fondato da Michele Cinaglia

«L’automazione cambia il paradigma di chi fa impresa. Oggi ci sono le condizioni per riportare le fabbriche in Italia, con benefici sulla qualità della produzione e sull’economia del nostro territorio». Paolo Pandozy, ceo di Engineering Ingegneria e Informatica, traccia un quadro positivo dell’imprenditoria italiana davanti alla sfida globale della digitalizzazione, pur avvertendo che la concorrenza internazionale è sempre più forte e non c’è spazio per restare fermi a guardare. Lo fa alla luce dell’esperienza maturata alla guida del gruppo multinazionale specializzato in software e servizi It, che dal 2016 vede la maggioranza in mano ai fondi Nn Renaissance (nato dalla partnership nel private equity tra Neuberger Berman e Intesa Sanpaolo) ed Apax VIII, con la struttura manageriale guidata dal fondatore e presidente Michele Cinaglia rimasta a svolgere ruolo operativi.

 







Paolo Pandozy, ceo di Engineering Ingegneria e Informatica

 

Dopo un 2017 di accelerazione della crescita, con il Pil cresciuto dell’1,5%, l’attesa per l’anno in corso è per un proseguimento di questo ritmo di sviluppo. Molto dipenderà, oltre che dalle dinamiche internazionali, anche dalla capacità del Paese di accelerare nel processo di trasformazione digitale dell’economia. A suo avviso a che punto siamo?

«La base è buona, non dimentichiamo che siamo il secondo Paese manifatturiero d’Europa, con una leadership mondiale in vari settori, a cominciare dalla meccanica di precisione. La digitalizzazione è decisiva per proiettare l’industria in una nuova era in cui tutto il processo di produzione può essere automatizzato e la manutenzione può essere assicurata da remoto. Faccio un esempio: se in passato ci volevano anni per realizzare un’automobile, dalla progettazione alla consegna, ora bastano pochi mesi. L’economia corre, la concorrenza cresce, bisogna dimostrare di saper essere al passo dell’innovazione».

Stiamo tenendo il passo?

«La situazione è variegata, per cui sarebbe semplicistico dare una risposta per tutto il Paese. Sicuramente vi sono aziende e territori che stanno cavalcando la rivoluzione digitale, e mi piace sottolineare che il piano Industria 4.0 perseguito dagli ultimi due governi va nella direzione giusta. Tuttavia ci sono problemi diffusi in alcune zone del Mezzogiorno. Per contro, proprio un’azienda come la nostra, che per lavorare necessita solo di pc, linea elettrica e linea di trasmissione dati può rappresentare una soluzione. Non ci servono strade e porti, bastano persone preparate. Per certi versi possiamo definirci un’azienda di trasformazione, che trasforma intelligenza in prodotti software. Bene, in una zona a deficit di infrastrutture noi possiamo creare posti di lavoro, ma servono professionalità adeguate».

 

Pandozy: la digitalizzazione è decisiva per proiettare l’industria in una nuova era in cui tutto il processo di produzione può essere automatizzato

 

Eppure ci sono tanti giovani laureati in discipline informatiche e in ingegneria al Sud...

«Indubbiamente, e c’è anche tanta voglia di fare bene, di impegnarsi per crescere. Ma, a fronte di un mercato che diventa sempre più complesso, occorrono centri di formazione d’eccellenza, come quelli presenti in altri Paesi. Possiamo rinunciare alle infrastrutture fisiche avanzate, ma non al know-how specialistico. Il digitale offre un’opportunità straordinaria: l’automazione comporta lo spostamento delle fabbriche dai Paesi a basso costo di lavoro a quelli a elevate competenze e il più possibile vicini ai mercati di destinazione: non ha più senso produrre in Cina se non posso avere il controllo su tutti i processi produttivi e intervenire in tempo reale in caso di necessità. Così come non si possono più attendere due settimane per il trasporto via nave laddove i concorrenti ci mettono uno o due giorni a sbarcare sul mercato. Si tratta di un’occasione unica per affrontare il problema della disoccupazione dilagante tra i giovani: non lasciamocela sfuggire».

Però la digitalizzazione porta con sé anche nuovi rischi, a cominciare da quelli informatici. Sempre più spesso emergono casi di attacchi alle infrastrutture It che mettono in ginocchio interi business aziendali. Come è messa l’Italia su questo fronte?

«Si tratta di una questione di crescente importanza perché mentre in passato ci si preoccupava soltanto dell’eventualità che un hacker potesse entrare in un archivio/database, oggi possiede la capacità di inserirsi nel cruscotto di un’automobile così come in un cellulare e, quindi, anche in una macchina automatica di produzione. L’esigenza di difendersi da questo tipo di minaccia cresce in modo esponenziale di pari passo al crescere delle applicazioni della componente di digitalizzazione di tutte le imprese».

 

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Pandozy: L’esigenza di difendersi dai cyber attacks cresce in modo esponenziale

 

Qualche esempio?

«Pensiamo al settore della sanità, dove sempre di più ci sono apparati digitali da cui dipende la vita delle persone. La minaccia a questo tipo di strumentazioni potrebbe avere conseguenze persino mortali. E’ un aspetto critico, da affrontare con la dovuta cura e dedicandovi risorse adeguate».

Torniamo alle sfide future. Detto che lo stato di salute dei conti pubblici e l’incertezza sulla formazione del nuovo governo non lasciano immaginare grandi stanziamenti pubblici per accelerare sulla strada della digitalizzazione, alle aziende non resta che muoversi in proprio. Come?

«E’ importante sviluppare soluzioni di filiera con partner e fornitori e poi impegnarsi in proprio, nei limiti delle risorse disponibili, per formare nuovi professionisti. Per quanto ci riguarda abbiamo oltre 10mila dipendenti e ogni anno nel gruppo entrano centinaia di persone. Nel 2017 abbiamo investito in quasi 20.000 giornate di formazione per le nostre persone, i colleghi e i giovani che prendiamo dall’Università o dalle scuole tecniche. La formazione è essenziale per poter approfittare di questa nuova crescita che si sta avviando e che rischia di trovare – come si sta verificando – proprio nella mancanza di risorse disponibili l’unico limite. Abbiamo un piano di assunzione importante e se lo falliremo sarà solo perché non siamo riusciti a trovare le risorse di cui abbiamo bisogno.

Quali sono gli assi portanti del piano di sviluppo?

«Faremo 500 assunzioni nel primo semestre e un migliaio nell’intero arco di quest’anno. Tutti accederanno ai nostri percorsi formativi. Puntiamo in particolare su quattro filoni di sviluppo: big data analytics e intelligenza artificiale;cloud computing; cyber security e manifacturing 4.0. Operare a vasto spettro nel digitale è per noi fondamentale in quanto vogliamo mantenere il tasso di crescita degli ultimi anni. Nel 2018 per la prima volta abbiamo superato il miliardo come valore della produzione (1,029 per la precisione, ndr), con un progresso del 10,1% sul 2016, mentre l’Ebitda adjusted (indicatore della redditività del business, ndr) ha segnato una crescita del 13,5% a 122,9 milioni e l’utile netto è salito del 15,3% a 52,3 milioni. Parallelamente investiamo molto in ricerca e sviluppo e un contributo importante arriva dalla partecipazione a numerosi bandi di ricerca nazionali ed europei».

 

La sanità è uno dei settori nei quali Engineering è più attiva con progetti di ricerca

Quindi lavorate anche con il pubblico?

Certamente. Oltre ai progetti di ricerca siamo molto attivi sul fronte della sanità. In particolare nell’ultimo anno abbiamo messo a punto un sistema di analisi dei dati clinici dei reparti di emergenza in grado di monitorare ed analizzare in modo integrato i parametri vitali. Le tecnologie proprietarie sono per noi un asset fondamentale per emergere nel mercato. Vale anche per altri settori, come il finance, dove abbiamo messo in piedi progetti di robotic process automation che consentono di automatizzare l’esecuzione di processi complessi dove degli agenti robot software eseguono in secondi quello che un impiegato effettua in alcuni minuti. Engineering ha una rete di datacenter in tecnologia cloud ibrida protetta con sistemi di cyber security, che ne fanno una delle infrastrutture più sicure del Paese. Quanto all’industria, invece, promuoviamo la gestione integrata della filiera produttiva: dal progetto dei prodotti alla loro ingegnerizzazione alla produzione automatizzata alla manutenzione predittiva alla vendita e aftersales».














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