Cisco 1/ La metamorfosi dell’azienda “madre” di Internet e i suoi possibili effetti sulla vita delle aziende

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di Marco de’ Francesco ♦  Il colosso americano delle reti vira verso software, intelligenza artificiale e servizi alle imprese. Agostino Santoni, country manager italiano, spiega che cosa ciò significa veramente. E perché l’azienda ha iniziato collaborazioni con Marcegaglia, Inpeco, Fluid-o-Tech, Enel. Mentre in futuro…..

È una strategia complessa e a lungo termine quella che sta cambiando il volto di Cisco, il colosso americano (quasi 50 miliardi di giro d’affari) delle infrastrutture di rete, ritenuto uno degli inventori di Internet. Gli obiettivi vengono perseguiti con un duplice approccio: un maggior rilievo del software e una ulteriore focalizzazione sui clienti aziendali. Il fatto è che il gigante di San Josè si è affermato a livello globale per l’hardware del networking: switch, firewall, telefoni VoIP e soprattutto router. È l’azienda che più di tutte ha connesso, ormai da più di 30 anni, i computer alla rete, abilitando gli operatori telefonici (che a lungo sono stati i clienti più importanti).







Non solo hardware

Ora Cisco non è solo questo, non è solo hardware; anzi, si è assistito da qualche tempo a questa parte ad un profondo cambiamento, che ha portato l’azienda a fare del software una priorità negli investimenti. Il mercato è cambiato e l’azienda alloca le risorse nei settori di crescita che sono sempre più legati al software, che consente alle reti di diventare più efficienti, flessibili e soprattutto “intelligenti”. Per quanto riguarda le aziende, con alcune grosse realtà – soprattutto ma non solo manifatturiere – sono stati stretti accordi con l’obiettivo di definire best practice utili, in quanto modelli, anche ad aziende più piccole. Questa strategia sta avendo riscontri positivi in termini di bilancio: in particolare l’ultimo ha fatto registrare un margine lordo industriale superiore al 60%, che rappresenta un risultato molto interessante, quanto a redditività. Ma cosa comporta tutto ciò per le aziende clienti? Lo chiediamo all’ad di Cisco Italia Agostino Santoni.

 

Agostino Santoni
Agostino Santoni, AD Cisco Italia

Il Cisco Customer Club

Anzitutto, si diceva di accordi stretti da Cisco con aziende di primaria importanza. Ad esempio, quelle aderenti al Cisco Customer Club. Si tratta di definire un percorso per la trasformazione digitale della manifattura, con uno scambio di esperienze, con l’individuazione di modelli e la divulgazione di best practice del Made in Italy. «Ne fanno parte realtà come aziende come FCA, Marcegaglia, Marzocco, Dallara, Inpeco, Fluid-O-Tech, e altre – commenta Santoni -: tutti marchi molto noti e casi di digitalizzazione di aziende manifatturiere italiane. Noi le abbiamo contattate e abbiamo detto loro: possiamo fornirvi la nostra visione di cosa voglia dire industria 4.0 in riferimento ad alcune componenti dei vostri processi.

 

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Emma Marcegaglia

Marcegaglia

Ad esempio Marcegaglia, (leader mondiale nella trasformazione dell’acciaio che opera dall’Italia a livello globale, con una presenza di 43 stabilimenti distribuiti su una superficie complessiva di 6 milioni di metri quadrati; ndr), ha utilizzato la nostra tecnologia per realizzare la fabbrica connessa; si possono osservare, ora, bobine gigantesche di acciaio movimentate da macchine del tutto automatizzate, grazie alle nostre reti super sicure. Quanto a noi, non chiediamo soldi; ma le aziende comunque devono investire: in tempo, personale e progetti».

Nel 2009 il Gruppo Marcegaglia ha avviato un progetto di automazione industriale a fronte dell’ampliamento dei due stabilimenti di Ravenna e Casalmaggiore, per un investimento di 250 milioni di euro. «Per ottenere il massimo dei risultati – fa sapere Cisco – i nuovi impianti di produzione dovevano essere corredati di sistemi automatizzati per tutte le operazioni di movimentazione della materia prima e di spostamento e stoccaggio dei prodotti, lungo le varie fasi di lavorazione. È risultato fondamentale quindi mettere a punto un’architettura di rete cablata e wireless in grado di scambiare dati e informazioni con i nuovi impianti integrati negli stabilimenti. Dotandosi di una infrastruttura Connected Factory, il Gruppo Marcegaglia ha potuto sia ottimizzare nel suo insieme l’automazione di impianto, sia realizzare servizi di logistica avanzata».

Peraltro, il Gruppo Marcegaglia ha scelto Cisco come unico brand di riferimento per mettere a punto una piattaforma di sicurezza completa. Si trattava di allestire una strategia di security a 360 gradi per consentire la protezione di risorse aziendali eterogenee – dai dati e informazioni ubicati nei Data Center agli impianti industriali e ai dispositivi connessi alla rete – e permettere risparmi sui costi e i tempi di manutenzione e gestione. Il Gruppo ha scelto Cisco FirePOWER Appliance 8250: anzitutto la soluzione è risultata integrabile in un ambiente pre-esistente di firewall Cisco; e poi ha consentito di attivare funzionalità quali il riconoscimento del contesto in tempo reale, visibilità completa e automazione intelligente della sicurezza. E poi, grazie alla gestione centralizzata ottenuta adottando Cisco FireSIGHT Management Center, si sono riscontrati consistenti risparmi di tempo e di risorse.

Gruppo Inpeco

Il Gruppo Inpeco, di cui è presidente Gian Andrea Pedrazzini, opera in tutto il mondo, E progetta e sviluppa sistemi di automazione e di processo per laboratori di analisi clinica. L’azienda si descrive così: «Offrendo sistemi modulari e soluzioni software per campioni e gestione dei dati, Inpeco garantisce la completa tracciabilità e la corretta esecuzione del processo sanitario, semplificando il processo di trattamento di campioni biologici nei laboratori clinici». Inpeco oggi comprende circa 500 dipendenti distribuiti tra la sede principale di Lugano, una filiale a Verona, un polo di ricerca per software avanzati a Pula (CA) e lo stabilimento di Val della Torre (TO), che ospita la produzione, l’ingegnerizzazione e parte dell’R&D. Il gruppo, a sua volta, ha adottato una soluzione, Cisco Connected Machine; gli impianti operano interconnessi alla rete, e l’azienda può monitorare di continuo il funzionamento dei laboratori, a tutto vantaggio dei clienti. Si possono prevedere le anomalie, e intervenire in modo programmato e anche da remoto. Ciò ha consentito alle soluzioni dell’azienda di fare un salto in avanti, per sicurezza ed efficienza.

 

Assolombarda lancia il progetto #ItaliaMeccatronica
Diego Andreis, managing director Fluid-o-Tech

Fluid-o-Tech

C’è poi Fluid-o-Tech – il gruppo di Corsico (Milano), specializzato nella progettazione e produzione di pompe volumetriche e sistemi per la pressurizzazione, la dosatura e il trasferimento dei fluidi per il settore foodservice, automotive, medicale, industriale, 200 collaboratori in Italia, un fatturato di 70 milioni, di cui oltre l’80% realizzato all’estero. Investe il 7% dei ricavi in ricerca e sviluppo e il 17% del personale complessivo è coinvolto in R&S. L’azienda meccatronica milanese il cui managing director  è Diego Andreis e che nel 2016 ha segnato un +16% di crescita del fatturato (+32% nel 2015 rispetto al 2014) ha realizzato la propria piattaforma abilitante in collaborazione con Cisco. Dopo la de materializzazione della carta (ora l’azienda dispone di postazione di lavoro paperless per gli operatori di macchina), si pensa ora ai Big Data, ai veicoli a guida autonoma e ai robot collaborativi.

 

Francesco Starace, Amministratore Delegato e Direttore Generale Enel

ENEL

Un accordo a parte è stato siglato a luglio da Cisco ed Enel di cui Francesco Starace è Amministratore Delegato e Direttore Generale. L’accordo con il gigante nazionale dell’ energia, presieduto da Patrizia Grieco, che l’anno scorso ha chiuso con EBITDA ordinario pari a 15,2 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 15 miliardi di euro dell’anno precedente e con un utile netto ordinario che ha raggiunto i 3,2 miliardi di euro rispetto ai 2,9 miliardi di euro dell’anno precedente, riguarda lo sviluppo di soluzioni digitali innovative nel settore dell’energia.

Il protocollo d’intesa contempla una formazione di livello introduttivo sulle tecnologie smart grid, attraverso il corso Smart Grid Training Program che fa parte del programma Cisco Networking Academy (nato per fornire le competenze necessarie oggi e in futuro per operare con successo in un mondo sempre più interconnesso, inserendo moduli focalizzati sulle tecnologie per l’industria 4.0 e la cyber security; ndr); e una formazione specialistica – rivolta alle persone che operano sulla rete di distribuzione elettrica – incentrata sulle tecnologie di rete, sulla gestione digitale della rete elettrica e sulla cybersecurity. Per il resto, Cisco e Enel svilupperanno soluzioni tecnologiche per aumentare il livello di digitalizzazione e di innovazione nei processi di produzione e distribuzione dell’energia, e per rendere disponibili nuovi servizi, secondo i paradigmi introdotti dalle tecnologie dell’Internet delle Cose e della cybersecurity.

 

Esterno della sede italiana di Cisco, alle porte di Milano
Esterno della sede italiana di Cisco, alle porte di Milano

Per le aziende connessioni sicure e intelligenti da cui deriva valore

Tornando alla domanda principale, che cosa fa Cisco per le industrie? «Anzitutto – spiega Santoni – le connettiamo in modo sicuro». E non solo in modo sicuro, ma anche in modo intelligente ed efficiente: dalla connessione derivi una creazione di valore intrinseco per le aziende connesse. Cisco, infatti, offre alle aziende soluzioni di switching, routing e wireless. Ma soprattutto ha investito molto sulla linea di switch Catalyst 9000, rete intuitiva che rappresenta, secondo l’azienda, la nuova era del networking. Secondo Cisco, la soluzione è in grado di apprendere senza sosta, e questa proprietà determina un adattamento continuo e una protezione ininterrotta. Ciò è possibile grazie ad un sistema di analytics e all’intelligenza artificiale: la rete si adatta al tipo di traffico che incontra di volta in volta. La soluzione è in grado di distinguere chi agisce in rete, cosa fa e quando. Più Catalyst 9000 è operativo, più apprende. Ed è molto pratico: chi lo utilizza per un qualche fine non deve dare istruzioni a tutti gli elementi della rete, ma anzi basta un ordine generale al sistema. La linea assomma hardware e software: le funzioni di intelligenza artificiale sono legate al secondo.

La sicurezza integrata, poi, consente di affrontare minacce in continuo cambiamento e incremento. Il fatto è che il traffico criptato è in aumento: entro il 2019 rappresenterà l’80% del totale. Siccome le imprese si stanno via-via digitalizzando, un numero significativo di servizi e applicazioni utilizza la crittografia per la protezione delle informazioni. È una questione di privacy e di sicurezza, che ha a che fare con chiavi e certificati particolari. Solo che i distributori di malware hanno utilizzato gli stessi mezzi e gli stessi sistemi per impedire l’individuazione delle loro attività dannose. L’80% delle organizzazioni ricevono attacchi, il 41% dei quali sono sfruttano il traffico criptato. Di qui il rilievo di una componente importante della nuova linea di switch: il servizio Encrypted Traffic Analytics, è in grado di analizzare il traffico criptato della rete per sventare gli attacchi e isolare la minaccia.

Infine, una curiosità: Cisco ha assoldato Pininfarina, la azienda di design che ha progettato le Ferrari sin dagli anni Cinquanta, per rendere i nuovi interruttori di rete i più eleganti possibili. «Il design è lo strumento per umanizzare la tecnologia», ha affermato in proposito il Presidente Paolo Pininfarina, ed è proprio questo concetto che ha guidato Pininfarina nella stretta collaborazione con Cisco per lo sviluppo di un nuovo Industrial Design Language (IDL) per l’azienda ( vedi video )

 

Cisco Spark Board

Ma, si diceva, oggi Cisco offre tanto altro. «Noi – continua Santoni – forniamo in modalità cloud gli strumenti di collaborazione. Un esempio è quello di Cisco Spark Board, un servizio end-to-end». È un sistema qualificato da una telecamera intelligente con inquadratura dinamica e da microfoni con amplificatore automatico. L’apparato è in grado di riconoscere le persone che partecipano alla conferenza; la regia è automatica. La grande definizione dello schermo conferisce un tono molto realistico alla rappresentazione delle persone sul video. Secondo l’azienda, con Cisco Spark Board «è possibile fare presentazioni in modalità wireless, disporre di una lavagna digitale ed un sistema di video e audio conferenza – tutto il necessario per la team collaboration, e il tutto con il semplice tocco di un dito. Inoltre, con l’app Cisco Spark è possibile connettersi a team virtuali fuori dalla sala riunioni, con qualsiasi device». Peraltro, sempre secondo Cisco «tutto ciò che viene creato sul Cisco Spark Board può essere memorizzato in cloud e associato ad una virtual room. Utilizzando l’app, i membri del team possono riprendere il lavoro lasciato in sospeso e continuarlo dove vogliono».

Cisco CloudCenter

E poi c’è il software. «Noi – continua Santoni – produciamo il software che consente al cliente di spostarsi da Microsoft ad Amazon, o da Amazon a Google; in pratica, disponiamo del software che consente di portare le applicazioni da una piattaforma cloud ad un’altra». Lo strumento grazie al quale l’azienda può distribuire le app in ambienti diversi si chiama Cisco CloudCenter: è un sistema per gestire e installare applicazioni in modo sicuro, e ciò sia nei data center che in cloud, sia privato che pubblico. Secondo l’azienda, la soluzione consente di modernizzare i data center, o di aggiungere alla propria offerta di servizi il deployment di applicazioni cloud. Per capirci qualcosa, bisogna pensare all’obiettivo, e cioè a una strategia ibrida flessibile. Il fatto è che le aziende spostano sempre di più le proprie applicazioni in cloud: si è assistito ad un rialzo dal 3% al 20% in soli tre anni, dal 2011 al 2014, quanto ad app che hanno preso la via della nuvola. E ciò sia per evitare di realizzare e gestire infrastrutture interne, che per un insieme di vantaggi propri del cloud: la pronta scalabilità, l’ampia accessibilità e il costo in base all’uso.

Ma ci si è anche resi conto che gli ambienti cloud non sono identici, e che alcuni sono più utili di altri in rapporto ad una certa app. Inoltre, molte aziende ritengono che applicazioni di lunga esecuzione possano dimostrarsi poco economiche, in un sistema di costi correlati all’utilizzo. Meglio, in quest’ultimo caso, spostarle in data center. Ecco, Cisco CloudCenter è anche questo: un sistema che semplifica la migrazione delle app. che le distribuisce in ambienti diversi. In più, l’utente può mantenere la portabilità dell’app senza doverla modificare. In pratica, il sistema consente di distribuire i carichi di lavoro in modo razionale, senza subire penalità nei costi. E in sintesi, grazie a Cisco CloudCenter si possono realizzare quattro tipi di migrazione: dal data center al cloud; dal cloud al cloud; dal cloud al data center e dal data center al data center. Inoltre, è possibile determinare i costi mensili effettivi di un’applicazione migrata.

La Cisco dell’ hardware: EPC3212

L’evoluzione della rete

È cambiato il modo di vedere la rete. Il fatto è che secondo l’azienda il percorso di digitalizzazione richiede una rete evoluta che vada oltre la semplice connessione. «La rete dovrà essere intuitiva, portare innovazione nelle aziende e creare customer experience. Dovrà generare una riduzione dei costi e della complessità grazie a nuove funzionalità di orchestrazione e automazione, proteggendo l’azienda con un’architettura sicura». Bisogna prendere atto, dice Cisco, delle tante innovazioni nel networking (software defined networking, network function virtualization, programmazione basata sui modelli, reti overlay, API aperte, gestione cloud, orchestrazione, analisi dei dati) che migliorano l’efficienza operativa e che abilitano applicazioni digitali.

Di qui Digital Network Architecture (DNA), un’architettura basata su software. «Cisco DNA – afferma l’azienda – integra la tecnologia Cisco ACI (Application Centric Infrastructure), estendendo l’approccio basato sulle policy e la strategia software a tutta la rete: dal campus alla filiale, dal wired al wireless, dal core all’edge». Cinque i principi basilari: virtualizzazione di ogni cosa, automazione, analisi pervasiva, gestione del servizio cloud e apertura, estendibilità e programmabilità a tutti i livelli. Poi c’è tutto il software legato al comparto “analytics and automation”. Andando nello specifico, per esempio, quanto a “data and analytics software”, si reperisce l’offerta “Cisco data virtualization”, che è appunto un software di integrazione dei dati che consente di estrarli e visualizzarli, e ciò a prescindere dalla posizione dell’utente.

La piattaforma, che presenta un approccio semplificato, consente di acquisire una maggiore comprensione dei dati, di rispondere più rapidamente alle analisi e alle necessità in continua evoluzione, per sviluppare un approccio di gestione. Secondo Cisco, Gli utenti possono facilmente ricercare, navigare e selezionare i dati aziendali da semplice una directory di visualizzazione. Quanto invece alle process platform, Cisco propone tra le altre soluzioni la “Service Exchange Platform”, che permette di sviluppare e implementare rapidamente nuove applicazioni e ridurre il time to market. Quanto ad Experience Platform, è invece reperibile la soluzione “Cisco Enterprise Mobility Services Platform”, che per esempio «semplifica l’accesso a Internet e l’autenticazione con accesso Wi-Fi personalizzato o sociale e che Invia notifiche personalizzate ai visitatori in base alla loro posizione in tempo reale».

 

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Chuck Robbins CEO Cisco

Dall’hardware al software

In realtà, l’orientamento verso il software era implicito nelle competenze interne a Cisco, anche se questa circostanza non era nota. «Tutti, a livello globale – continua Santoni – hanno riconosciuto il nostro ruolo primario nel mondo delle reti; oggi, invece, ci giochiamo una partita di rilievo non solo nella collaboration ma anche nella cyber security e nel mondo computing. Il portfolio è decisamente più vasto rispetto al passato. E una parte importante dei nostri ricavi deriva proprio dal software. Del resto, buona parte dei nostri ingegneri sono sviluppatori di software. Il fatto è che disporre delle competenze per sviluppare sia l’hardware che il software per massimizzare le performance del primo costituisca la ragione di uno straordinario potenziale di innovazione. Insomma, siamo da sempre nel mondo del software; è che non lo sapeva nessuno».

Dal Bilancio Cisco: l’approccio all’innovazione

Ricerca e sviluppo e anche acquisizioni

Quanto descritto è stato reso possibile da un continuo progresso realizzato con l’innovazione. Nella lettera agli azionisti, il CEO Chuck Robbins aveva affermato che «la nostra strategia di innovazione presenta cinque pilastri: costruire, acquistare, i partner, investire e co-sviluppare. Nell’anno fiscale 2016 abbiamo investito più di 6 miliardi di dollari in ricerca e sviluppo, realizzando innovazione in tutto il nostro portafoglio. I nostri prodotti e le nostre soluzioni stanno fornendo livelli senza precedenti di velocità, automazione, e semplicità per i nostri clienti. Ad esempio, Cisco Tetration Analytics – una piattaforma software aperta che fornisce visibilità ai dati center a un livello che non è mai stato raggiunto prima e su una scala prima impossibile – è un prodotto dell’innovazione interna».

Sempre nella lettera, Robbins aveva affermato: «Abbiamo acquisito 12 società quest’anno e abbiamo annunciato l’intenzione di acquisirne ancora di più, al fine di aumentare le nostre capacità in queste aree di crescita: sicurezza, collaborazione, servizi e Internet delle cose (IoT), cloud, software e silicio. Queste acquisizioni portano nuovi talenti e tecnologie in Cisco; ci aiutano ad evolvere il nostro modello di business e generare più flussi ricorrenti di entrate». Non a caso aumenta la percentuale di ricavi sul software. «Da una parte siamo molto focalizzati sul software, come si è detto – afferma Santoni – dall’altra si è andati in quella direzione anche con le acquisizioni. Quindi il software è crescita sia internamente che in modalità non organica. Se dunque si associano le performance del nostro software nativo a quelle delle acquisizioni, molte cose risultano chiare».

Dal Bilancio Cisco

I risultati di bilancio

Si diceva dei risultati di bilancio e del singolare rapporto tra utile e fatturato. Sono le conseguenze della nuova strategia, che può essere così riassunta. La svolta, nel luglio 2015, quando Charles H. “Chuck” Robbins, laurea in scienze matematiche alla Università della Carolina del Nord a Chapel Hill, fu chiamato a sostituire, in quanto Ceo, John Chambers, che mantenne il ruolo di presidente. Chambers, a quanto se ne sa, si era dimostrato un po’ più titubante: «C’era il rischio – ha raccontato Jonathan Vanian su “Fortune” – di cannibalizzare le vendite hardware. I clienti avrebbero potuto comprare il software senza acquistare le attrezzature ad alto prezzo, fonte primaria di entrate per Cisco». Invece, Robbins decise di agire più radicalmente, giocandosi apertamente la carta del software. E oggi Cisco è, per certi versi, un altro mondo.

Nella lettera agli azionisti, dell’ottobre 2016, Robbins ne ha parlato apertamente: «Da quando sono diventato amministratore delegato, mi sono concentrato su diverse aree: accelerare l’innovazione, semplificare il nostro portafoglio prodotti per i clienti e cambiare la rotta del nostro modello di business, polarizzandolo su software e abbonamenti». Sempre nella lettera, il nuovo Ceo ha affermato che «guardando indietro alle scelte dell’anno scorso, sono contento di ciò che abbiamo realizzato e del modo con cui abbiamo gestito il business; ma anche del fatto di aver realizzato una crescita costante e redditizia».

Il logo di Cisco

I risultati sembrano dare ragione a Robbins. Il fatturato è rimasto stabile a quota 49,2 miliardi di dollari; ma di fronte al lieve calo della vendita di prodotti, da 37,8 miliardi nel 2015 a 37,2 (- 1,58%) nel 2016, si è assistito ad un incremento della vendita di servizi: da 11,4 miliardi a 12 miliardi (+ 5,26%). Ma soprattutto sono aumentati il “gross margin”, dal 60,4% al 62,9%, e il margine operativo, da 21,9% a 25,7%. E l’utile netto: da 9 a 10,7 miliardi (+ 18,88%). Il gross margin, com’è noto, è la differenza tra fatturato e costo totale della produzione, il tutto diviso per il fatturato e espresso in percentuale. Il gross margin è senz’altro un’indicazione della capacità di creare “valore”; e in questo caso è molto elevato. Il che è dovuto anche alla distribuzione delle finanze interne. Le risorse sono allocate nei settori in crescita.

«Quest’anno – aveva affermato Robbins – abbiamo continuato a gestire il nostro portafoglio ottimizzando la nostra base di costo in aree di crescita più basse in modo da investire di più in comparti chiave e prioritari quali la sicurezza, l’IoT, la collaborazione, i data center di nuova generazione e il cloud. Queste sono le aree che stanno offrendo il maggior valore per i nostri clienti e, crediamo, quelle che guideranno la nostra crescita futura». Robbins ha peraltro dichiarato che il nuovo software «è solo la prima fase di una strategia a lungo termine». La multinazionale, fondata nel 1994, ha sede a San Josè (California) ed impiega in tutto il mondo circa 70mila dipendenti.

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                                                               La nuova Cisco

Dalle acquisizioni, secondo l’azienda, si deduce l’ampiezza del disegno della nuova Cisco, che si sta muovendo a 360 gradi: MaintenanceNet (servizi): una piattaforma software basata su cloud che utilizza l’analisi dei dati e l’automazione per gestire il rinnovo di contratti di clienti ricorrenti; Open DNS (sicurezza): offre protezione avanzata da minacce per dispositivi endpoint; Pawaa (sicurezza): protegge il software di condivisione di file in cloud; ParStream (Software): un database di analisi che consente alle aziende di analizzare grandi quantità di dati e memorizzarli in tempo reale in qualsiasi momento, ovunque nella rete; Portcullis (sicurezza): servizi di Cyber security per i clienti aziendali e per il settore pubblico; 1Mainstream (video) una piattaforma video basata su cloud, progettata per lanciare rapidamente live e su richiesta i servizi video over-the-top per una varietà di dispositivi collegati; Lancope (sicurezza): una soluzione che fornisce analisi dei comportamenti di rete, visibilità alle minacce e sicurezza intelligente per aiutare l’utente a proteggersi; Acano (collaborazione): offre infrastrutture di collaborazione e software per il conferencing; Leaba Semiconductor (silicio): un fornitore di semiconduttori fabless con sede in Israele la cui competenza in semiconduttori va sfruttata, secondo Cisco, per accelerare il portafoglio di prodotti di nuova generazione; Synata (software): offre una tecnologia che consente agli utenti di eseguire ricerche applicazioni sia in locale che in cloud al contempo da una piattaforma; Jasper (IoT): un provider di IoT basato su cloud di un software basato su cloud; e insieme una piattaforma software-as-a-service che aiuta le imprese a lanciare, gestire e monetizzare i servizi di IoT su scala globale; e infine CliQr (software): una piattaforma cloud progettata per aiutare i clienti a semplificare e accelerare le loro implementazioni private e pubbliche, cloud e ibride.

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