La finanza innovativa? Deve alimentare l’industria!

di Filippo Astone e Laura Magna ♦ Enrico Marchi, presidente di Banca Finint, racconta gli strumenti (minibond, direct lending…) di finanza innovativa al servizio delle aziende produttive che vogliono crescere e diversificare le loro forme di approvvigionamento. Inoltre, il progetto per creare un nuovo polo finanziario del Nordest. E…

«Il nostro territorio è stato desertificato innanzitutto sul fronte finanziario, mentre molte delle imprese eccellenti che lo costellavano sono via via finite in crisi o sono state acquisite da multinazionali. Da questo bisogna ripartire per far rinascere il Nord-est». A dirlo a Industria Italiana è Enrico Marchi, presidente di Banca Finint, una delle principali merchant bank italiane con headquarter a Conegliano, nella provincia di Treviso. Una banca che guarda al mondo, ma che lo fa da un osservatorio orgogliosamente territoriale. E che quel territorio intende contribuire a riportare all’antico splendore industriale. Come?

Innanzitutto ricostruendo un polo finanziario interregionale, spazzato via dal fallimento delle banche venete nel 2015. E poi continuando ad ampliare l’offerta di strumenti per la crescita delle imprese. A partire dai minibond, settore nel quale il Gruppo Bancario ha appena consolidato la sua leadership con il lancio del terzo fondo di private debt. Nel futuro ci sono poi altri progetti interessanti, come quello di sostenere la finanza d’impresa sviluppando strumenti innovativi, quali il direct lending; è stata da poco conclusa con il Fondo Strategico Trentino Alto Adige la prima operazione da 700mila euro. Tra i progetti futuri c’è anche quello di occuparsi di crisi aziendali e di Ipo. Il primo obiettivo da centrare, per Marchi, tuttavia, è quello di riportare in vita un sistema bancario solido nel Nord-est.







 

Enrico Marchi, presidente di Banca Finint

D. Un polo finanziario del Nordest: da dove si riparte?

R. Il mondo finanziario triveneto è stato terremotato. In tutto il Nord-est è rimasta un unico istituto di credito: la Banca Popolare di Cividale, su cui è possibile rifondare una banca commerciale a cavallo tra Veneto, Friuli e Trentino. Sarebbe uno dei fulcri di un sistema finanziario che si potrebbe appoggiare a realtà come la nostra banca di investimento e altre banche specializzate. In questo momento stiamo facendo da advisor finanziario a un aumento di capitale della Banca di Cividale. Si tratta del primo passo per tornare a creare sviluppo nel territorio: perché se mancano le banche le aziende si scontrano con difficoltà crescenti.

D. Il Triveneto è stato particolarmente ferito dalla crisi: crede che dalle banche e dalla finanza per la crescita anche l’industria possa tornare all’antico splendore? O serva anche altro?

R. Sicuramente è un primo importante passo, ma non basta. Abbiamo subìto negli anni della crisi la perdita di nostre grandi aziende, l’ultimo caso è quella del polo veronese delle caldaie finito tutto in mano a multinazionali. Io non voglio che il Veneto si trasformi in una terra di fabbriche che hanno la testa altrove. Voglio che sul territorio continuino a insistere gli headquarter, oltre che l’operatività. La fabbrica decentrata di una multinazionale non ha un amministratore delegato ma un direttore di stabilimento.

Quindi manca completamente tutto l’indotto fatto di management qualificato, fornitori e consulenti, che fa sì che le seconde linee di una grande azienda diventino prime linee di una media azienda: un circuito che si mette in moto solo quando la testa è in loco e che è un driver fondamentale di sviluppo per il territorio. Negli ultimi due anni Banca Finint ha cercato di orientare il proprio lavoro nella realizzazione di operazioni interessanti dal punto di vista economico, ma che avessero anche una logica di crescita per la regione. L’operazione Sicit è l’emblema di questo approccio e rappresenta il Veneto che alza la testa.

D. L’operazione Sicit rappresenta per voi una prima volta nel campo delle Ipo: ce la racconta?

R. Sicit si quoterà in primavera-estate al termine dell’iter di combinazione con la Spac, con l’auspicio che vicende come questa si moltiplichino. L’obiettivo che abbiamo è quello di mettere insieme capitale veneto per aiutare aziende venete a uscire dalla crisi o a svilupparsi. Sicit è un’azienda del distretto vicentino della concia. È controllata da 33 famiglie di estrazione conciaria ed è nata per risolvere e ottimizzare lo smaltimento degli scarti della lavorazione della pelle, al fine di fare economie di scala producendo biostimolanti per l’agricoltura e ritardanti per l’industria del gesso. Questo gruppo è un operatore di riferimento a livello mondiale e fornisce i principali player del settore agronomico, agrochimico e industriale, con un modello di business ispirato all’economia circolare. Ora,inserito in un canale di crescita globale, ha chiesto l’intervento di Banca Finint. Dopo aver vagliato tutte le possibilità alla fine la scelta è caduta sulla quotazione, attraverso una Spac.

 

Headquarters di Finint a Conegliano

D. Al di là della crisi, qual è oggi la primaria esigenza delle aziende venete e italiane in generale in merito al credito? Esiste ancora la necessità di diversificare le fonti di finanziamento? E come la state affrontando?

R. Senza dubbio è questa la primaria esigenza delle nostre industrie: diversificare le fonti di finanziamento e aumentare le possibilità di ottenere credito, in quanto ancora oggi la dipendenza dalle banche è senza confronto in Europa. Offrire forme di finanziamento alternativo è uno dei nostri core business. Un altro tema su cui stiamo ragionando è di intervenire in situazioni di turnaround aziendali: ci sono casi di aziende che hanno un ebitda solido intorno al 10-12% ma sono strozzate da scelte di investimento sbagliate, debiti, acquisizioni fatte con un timing errato che però presentano margini di sviluppo molto interessanti. Interverremo come arranger nella ristrutturazione del debito sia in termini di immissioni di nuova finanzia, sia come possibilità di organizzare club deal, che mettano insieme family office in interventi a favore di queste aziende.

D. Banca Finint ha una forte specializzazione nei minibond: quali sono le novità al riguardo? Pensate di estendere la vostra expertise anche alle quotazioni in Borsa, naturale evoluzione nel percorso di un’azienda che si avvicina alla finanza proprio a partire da una emissione obbligazionaria?

R. È appena partito il Fondo Pmi Italia II, che mette a disposizione risorse finanziarie per la crescita e l’internazionalizzazione delle pmi italiane con un fatturato fino a 300 milioni di euro e con buoni requisiti reddituali e patrimoniali, governance consolidata e trasparente e management stabile e credibile; si stima un bacino potenziale di 4.700 imprese attive nel tessuto produttivo del nostro Paese. Il Fondo ha due cornerstone Investor: il Fondo Italiano d’Investimento SGR e Banca Finint, per complessivi 25 milioni di euro, oltre ad altri investitori (Fondazioni, Istituti di Credito e i manager stessi del Fondo). L’obiettivo di raccolta finale entro la fine dell’anno è di 150 milioni di euro; il primo closing è avvenuto il 15 gennaio 2019 e contiamo di completare la raccolta nel 2019.

Al momento abbiamo scelto di concentrarci su cose che sappiamo fare e su cui possiamo crescere molto. Certamente nei nostri progetti c’è quello di dotarci di una struttura per il supporto alla quotazione, ma molto dipende dalle condizioni di mercato. Tuttavia, abbiamo già iniziato con una piccola struttura di advisory finanziario dedicato, perché vogliamo essere pronti appena le condizioni di mercato miglioreranno e ci consentiranno di agire. Proprio perché i minibond devono essere visti come il primo approccio aziendale di un percorso sul mercato dei capitali, vorremmo proporci come accompagnatori delle aziende in un percorso di più ampie vedute che preveda anche la quotazione.

 

Happy Frizz è uno dei prodotti di Biotech Trentino

D. Di recente avete realizzato un’operazione di direct lending: si tratta di una novità importante che spiana la strada a nuove iniziative in quell’ambito? E in generale, quali saranno le vostre prossime direttive di sviluppo?

Grazie al Fondo Strategico Trentino – Alto Adige gestito da Finint Investments SGR; Biotech Trentino, primario player nel mercato dei gasatori, ha ricevuto un finanziamento diretto da 700 mila euro. Il finanziamento, che ha una durata di 6 anni con un anno di preammortamento, servirà per supportare lo sviluppo del core business dell’azienda e consolidarne la presenza sui mercati italiano e francese.Sulla scia di questa operazione di successo, stiamo ragionando sulla strutturazione di un fondo di direct lending.

Le attività nelle quali ci stiamo dedicando maggiori energie sono da una parte le cartolarizzazioni, (si tratta di un attività che svolgiamo sin dall’inizio degli anni ‘90 dove abbiamo oltre il 40% delle cartolarizzazioni in essere) e l’asset management che sta crescendo: gestiamo attraverso la Sgr fondi di investimento immobiliari e mobiliari e fondi di debito, oltre operazioni di direct lending. In questi ambiti siamo sempre stati quelli che “hanno aperto la strada”. Ad esempio, a fine 2017 abbiamo perfezionato, insieme a Goldman Sachs nel ruolo di investitore, la prima operazione relativa alla cessione di un portafoglio di crediti di leasing con contestuale cessione dei contratti e di beni sottostanti.

Il portafoglio crediti relativo a 1.860 posizioni per un importo in termini di valore lordo pari a 483 milioni di euro. Crediti gestiti dalle società Agenzia Italia e Finint Revalue. L’evoluzione del mercato della cartolarizzazione di crediti e contratti da leasing in Italia è in costante crescita in modo particolare dal 2016 e le novità normative agevolano la realizzazione delle operazioni, sia per le società di leasing che per gli investitori, i quali possono beneficiare di una maggiore granularità e diversificazione geografica e settoriale dei portafogli sottostanti. Ed è un mercato molto interessante.














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