Ivass: l’industria assicurativa tiene. Ma deve cambiare

di Aldo Agosti ♦︎ La relazione annuale dell'Istituto per la vigilanza sulle assicurazioni. Il sistema deve cambiare in seguito a una crisi epocale, ma è in buona salute. E no a uomini soli al comando

Guai all’uomo solo al comando, anche nel sistema assicurativo. Questa mattina, Salvatore Rossi, presidente dell’Ivass, la vigilanza sulle assicurazioni, ha presentato la relazione annuale al mercato, per fare il punto su una delle industrie più strategiche del Paese. Ma facendo una premessa ben precisa. Il caso Generali insegna.

 







No a uomini soli al comando

«Nelle società del sistema finanziario necessaria una governance collegiale, con una dialettica interna ed evitando l’uomo solo al comando», ha chiarito il segretario generale dell’Ivass, Stefano De Polis, in risposta a una domanda sulle ultime vicende riguardanti alcune società quotate italiane, come Generali e Cattolica Assicurazioni. «Per noi la governance importante perch la chiarezza strategica e gli obiettivi si raggiungono attraverso il confronto tra soci e manager. Deve essere un processo effettivo, non ci piacciono le governance in cui c’è un soggetto dominus. La corporate governance – ha aggiunto De Polis – molto importante per ragioni legate alle situazioni in cui c’era un uomo solo al comando. La crisi del 2008 ha messo in evidenza che nelle imprese comandava l’amministratore delegato e il cda faceva solo presenza. La governance deve essere basata sulla dialettica tra soggetti, ma il problema che spesso nelle imprese questa logica carente».

 

La lezione del Covid

Tornando alla relazione di Rossi, dall’Ivass è arrivata una riflessione sulla recente, ma epocale, crisi. «Dobbiamo partire dalla crisi per interrogarci su come il comparto assicurativo può contribuire, nel sistema economico post-Covid, a una nuova fase di sviluppo. Le leve strategiche da attivare coinvolgono istituzioni, mondo imprenditoriale, consumatori e riguardano modelli di cooperazione pubblico-privato, tecnologia, offerta produttiva, reti distributive, educazione assicurativa. Sotto il profilo normativo, i lavori in corso a livello europeo sono un’utile occasione per meglio definire la natura di lungo termine degli investimenti assicurativi e il loro ruolo nella transizione verso un assetto economico sostenibile anche sotto il profilo ambientale».

Di qui una rotta. «Va tenuta in considerazione l’esigenza di muovere verso un’economia innovativa, sostenibile e attenta ai valori ambientali. Vanno esplorate nuove forme di cooperazione pubblico-privato per la protezione contro i rischi catastrofali, quali quelli derivanti da calamità naturali e da fenomeni pandemici. Si tratta di modelli di cooperazione che combinano la valutazione e la prevenzione del rischio con il trasferimento del rischio residuo tra soggetti privati (mercato assicurativo e riassicurativo) e pubblici (nazionali ed europei) a condizioni di mercato». Insomma, «dalla crisi emerge l’esigenza di far crescere il ruolo economico e sociale del sistema assicurativo sia nella sua funzione di investitore istituzionale qualificato sia nella sua capacità di sviluppare una ampia e competitiva offerta dei prodotti di protezione a favore a imprese, famiglie e individui».

 

La tenuta del sistema

Ma l’industria assicurativa, come va? A fine 2019 il comparto si presentava in buona salute: la raccolta premi superava i 140 miliardi (+ 4 per cento sul 2018) raggiungendo il 7,8 per cento del Pil; il ROE era di poco superiore al 12 per cento (in forte crescita rispetto al 6,4 per cento del 2018); i fondi propri erano circa 2,4 volte il requisito minimo di capitale. La recessione che è conseguita alla pandemia ha modificato questo scenario. A fine marzo la posizione di solvibilità delle compagnie era in media inferiore di 25 punti percentuali rispetto a fine dicembre (dal 235 al 210 per cento). La crisi ha messo in evidenza l’inadeguato funzionamento del meccanismo di volatility adjustment e l’assenza di strumenti nel quadro di Solvency II in grado di fronteggiare le situazioni di emergenza in modo rapido e incisivo. L’Ivass è favorevole a definire in sede europea, in collaborazione con l’EIOPA, un pacchetto di misure attivabili in caso di crisi.














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