Everywhere workplace: la nuova frontiera del mondo del lavoro. Con Ivanti

di Renzo Zonin ♦︎ La piattaforma di automazione Neurons unisce la gestione unificata degli endpoint, la sicurezza Zero Trust e le soluzioni di gestione dei servizi aziendali. Così i device sono in grado di autoripararsi e autoproteggersi. E i processi automatizzati liberano il personale IT da attività ripetitive. La survey della società: il 70% degli intervistati – settore It - preferisce lo smart working a una promozione!

Come cambierà il mondo del lavoro quando, si spera a breve, sarà finita la pandemia? Si tornerà all’antico, tutti in ufficio, o si insisterà con il lavoro da remoto come in questi due anni? O, ancora, si adotteranno forme ibride? Ogni soluzione ha pro e contro, spesso diversi a seconda che si consideri la cosa dal punto di vista delle aziende o da quello dei dipendenti. E proprio quest’ultimo punto di vista è stato sviscerato in una ricerca recentemente presentata da Ivanti, società che tramite la sua piattaforma di automazione Neurons, che unisce la gestione unificata degli endpoint, la sicurezza Zero Trust e le soluzioni di gestione dei servizi aziendali, è in grado di abilitare l’Everywhere Workplace.

La ricerca, che ha visto coinvolti 4500 dipendenti e 1600 professionisti del settore It, ha messo in rilievo che due terzi dei team It aziendali hanno riscontrato maggiori problemi di sicurezza con l’aumento del lavoro da remoto. Ma ha anche registrato una buona accettazione del lavoro a distanza da parte della maggior parte dei professionisti intervistati, anche se non sono tutte rose e fiori: in particolare, a segnalare contraccolpi negativi, principalmente a livello psicologico, sono soprattutto le donne, che risentono più degli uomini anche della mancanza di contatto interpersonale con i colleghi. Nel complesso, però, i vantaggi finiscono per prevalere sugli inconvenienti, tanto che oltre il 70% degli intervistati afferma di preferire il lavoro da remoto a una promozione. E quasi un quarto degli intervistati ha dichiarato che se l’azienda lo obbligasse a tornare in ufficio, si licenzierebbe. Alla luce di questi risultati, risulta molto probabile che la maggior parte delle aziende finiranno per adottare, in futuro, soluzioni ibride, che vedranno i dipendenti presenti in ufficio solo qualche giorno alla settimana. Soluzioni che, secondo la ricerca, sono preferite dal 42% degli intervistati, in crescita del 5% rispetto alla rilevazione precedente.







A questo punto, la gestione dei dispositivi remoti, che in questi due anni è stata presa un po’ sottogamba sia dal punto di vista della sicurezza, sia dell’amministrazione del software, diventerà fondamentale per consentire all’azienda di continuare a operare in modo efficiente e sicuro nel lungo periodo. L’adozione di piattaforme di automazione estesa (come Neurons, già adottata da oltre 40.000 aziende, comprese 96 delle “Fortune 100”), potrebbe aiutare non poco. «La pandemia ha introdotto un cambiamento enorme nelle modalità e nei luoghi di lavoro – ha affermato Jeff Abbott, ceo di Ivanti – L’elemento vantaggioso è certamente nella progressiva implementazione dell’automazione per attività e compiti quotidiani. In questo modo le aziende possono ottimizzare l’equilibrio tra vita-lavoro dei propri team IT e di sicurezza, prevenendo le violazioni dei dati e migliorando le esperienze dei dipendenti. La piattaforma Ivanti Neurons per esempio permette ai reparti IT di ridurre la complessità, anticipare eventuali minacce, ridurre le interruzioni non pianificate e risolvere i problemi degli endpoint prima che vengano segnalati dai dipendenti».

 

L'”Everywhere Workplace” piace a tutti

Jeff Abbott, ceo di Ivanti

Il primo dato che emerge chiaramente è che ai dipendenti del settore It, lavorare da casa piace. Appena il 13% di loro vorrebbe tornare permanentemente in ufficio, mentre il 64% sarebbe perfino disposto ad accettare un taglio dello stipendio in cambio della possibilità di lavorare da qualsiasi luogo. Scendendo più in dettaglio, si scopre poi che il 42% sceglierebbe volentieri un modello ibrido, il 30% punta a lavorare da casa e il 15% (quasi il doppio rispetto all’ultima rilevazione) vorrebbe poter lavorare da dovunque.

In effetti, siamo alle prese con un fenomeno emergente: quello del “nomadismo digitale“. Iniziato già prima della pandemia, durante la stessa ha preso decisamente piede, e ora circa il 40% degli intervistati si definisce nomade digitale o in procinto di diventarlo. Chiaramente, ci sembra difficile che quasi la metà degli addetti It abbia deciso di vendere casa e andare a vivere in un camper per poter girare il mondo lavorando all’aria aperta. Più probabilmente, il concetto di nomadismo digitale degli intervistati è più legato a poter lavorare da casa propria, da quella dei genitori, dal villaggio sulla spiaggia o dall’albergo in montagna. Non è un caso che, durante la pandemia, moltissimi italiani abbiano lasciato le grandi città per tornare ai borghi di origine: in presenza di una buona connessione Internet, lavorare non era un problema.

Questa predilezione degli intervistati per il lavoro a distanza è facilmente comprensibile: per i dipendenti, i vantaggi di questo approccio sono notevoli. Secondo il sondaggio, il 40% degli intervistati risparmia soldi lavorando a distanza (trasporti, pranzi eccetera), il 43% ha potuto trarre vantaggio dall’orario di lavoro più flessibile, il 43% cita un migliore equilibrio fra lavoro e vita privata, e il 47% dice di risparmiare tempo grazie alla riduzione degli spostamenti. È interessante vedere come uomini e donne pongano l’accento su vantaggi diversi: se per gli uomini sono importanti il poter evitare le policy dell’ufficio (50%), mangiare più sano (49%) e la maggiore produttività (49%), le donne preferiscono segnalare il miglior equilibrio lavoro/vita privata (54%), il risparmio di tempo per i minori spostamenti (54%) e l’orario flessibile (53%).

 

Gli aspetti negativi riguardano soprattutto il rapporto con i colleghi

Comunque, spulciando qua e là qualche aspetto negativo salta fuori: quasi la metà degli intervistati (49%, di cui il 70% donne e il 30% uomini) ha segnalato qualche magagna, generalmente attinenti alla sfera psicologica. In particolare, il 56% delle donne segnala che il lavoro a distanza incide negativamente sulla loro salute mentale, e il 52% ritiene di aver perso il contatto interpersonale con i colleghi. Gli uomini invece si lamentano di più di non trascorrere abbastanza tempo con i loro dirigenti (57%), e il 56% ritiene di essere stato “dimenticato” in occasione di una promozione.

Ai dipendenti del settore It, lavorare da casa piace. Appena il 13% di loro vorrebbe tornare permanentemente in ufficio

Si aprirà l’Era della “Grande Dimissione”?

Un ultimo fatto che emerge dalla ricerca è che l’atteggiamento dei dipendenti verso le aziende e verso il lavoro sta cambiando rapidamente, e sicuramente sia la pandemia, sia le nuove tecnologie stanno contribuendo a questo fenomeno. Che, tra parentesi, è anche favorito dall’elevata richiesta di professionalità It da parte del mercato. Tanto che il 35% dei professionisti dell’It prevede di cambiare lavoro nei prossimi 6 mesi, contro il 26% degli impiegati di altri settori. Secondo la ricerca, il 24% degli intervistati ha lasciato il proprio posto nell’ultimo anno, e il 27% sta pensando di lasciarlo. Ma la ragione principale per cambiare lavoro non è più lo stipendio o il ruolo, bensì la ricerca di un’azienda che dia maggiore flessibilità (12% degli intervistati). E quasi un quarto del campione ha dichiarato che lascerebbe il lavoro se la sua azienda gli chiedesse di rientrare in ufficio a tempo pieno. Dello stesso avviso è il 16% dei professionisti dell’It, contro solo l’8% dei lavoratori di altri settori.

Il 64% dei partecipanti alla survey sarebbe perfino disposto ad accettare un taglio dello stipendio in cambio della possibilità di lavorare da qualsiasi luogo.

L'”Everywhere workplace” è qui per restare

Tirando le somme, se qualche azienda ancora pensasse a fine pandemia di tornare indietro a due anni fa, e riportare tutti al lavoro in ufficio come se non fosse successo nulla, sarà meglio che ci rifletta sopra. Come minimo, si ritroverebbe un discreto numero di dipendenti scontenti, e probabilmente si troverebbe a perdere nel giro di pochi mesi parecchi collaboratori (in particolare del comparto It), senza riuscire a sostituirle, visto che la prima richiesta dei possibili rimpiazzi sarà di poter lavorare da remoto. Chi invece procederà sulla strada dell'”Everywhere workplace” potrà godere di vantaggi di vario tipo: dalla riduzione delle spese per gli uffici (oggi una postazione di lavoro costa in media all’azienda sui 1000 euro al mese) alla maggiore efficienza e produttività dei dipendenti. Sul fronte degli svantaggi, dobbiamo invece annoverare una maggiore complessità nella gestione dell’It aziendale. La presenza di un elevato numero di dispositivi remoti infatti complica il lavoro dell’It e dell’help desk, oltre ad allargare il perimetro esposto a problematiche di sicurezza. Gestire per esempio il versioning dei software montati dai vari dispositivi usati dagli utenti – soprattutto se si è attuata una politica di Byod (Bring Your Own Device) invece di fornire a tutti macchine scelte e configurate in azienda – può diventare un vero incubo, anche perché il dipendente, con il suo dispositivo, non ci lavora soltanto, ma gestisce le proprie caselle mail private, i propri account social, naviga in Internet, gioca eccetera.

Per neutralizzare l’aumento di complessità e la riduzione della sicurezza (particolarmente critica in questo periodo che vede i pericoli della cyberwar sommarsi a quelli classici dati dagli hacker) Ivanti da tempo propone alle aziende l’adozione di soluzioni per la sicurezza dell’Unified It. «Nel nuovo contesto, caratterizzato da infrastrutture distribuite – ha evidenziato Marco Cellamare, Regional Sales Director dell’area Mediterranea di Ivanti, durante la presentazione del report – è necessario implementare un nuovo modello di sicurezza che tenga conto di tutte le esigenze dei dipendenti e delle aziende. Queste ultime, adattandosi all’Everywhere Workplace, dovranno fornire agli utenti l’accesso a dati e applicazioni nel cloud, migrando grandi carichi di lavoro per riuscire a ottimizzare il proprio business. È essenziale adottare un modello di sicurezza Zero Trust, che protegga i lavoratori da remoto, indipendentemente dal fatto che si stia parlando di sicurezza on-premise, edge o cloud».

Chi invece procederà sulla strada dell'”Everywhere workplace” potrà godere di vantaggi di vario tipo: dalla riduzione delle spese per gli uffici (oggi una postazione di lavoro costa in media all’azienda sui 1000 euro al mese) alla maggiore efficienza e produttività dei dipendenti. Sul fronte degli svantaggi, dobbiamo invece annoverare una maggiore complessità nella gestione dell’It aziendale.

Sicurezza e automazione di gestione sono un must

In questo quadro si colloca l’offerta di Ivanti, che vanta oltre 40.000 installazioni e ha per clienti 96 delle aziende Fortune 100, si incentra su tre modelli applicativi, ovvero l’Unified Endpoint Management, lo Zero Trust Access, e l’Enterprise Service Management, relativi rispettivamente alla gestione dei device, alla sicurezza degli accessi e alla gestione dei servizi aziendali. I tre modelli vanno a comporre la piattaforma unificata di automazione Neurons, pensata in modo da consentire ai dispositivi di autoripararsi e autoproteggersi. Ivanti, nata 5 anni fa dalla fusione di Heat Software e LanDesk, è costantemente impegnata per mantenere la piattaforma allineata alle nuove esigenze operative che mano a mano stanno emergendo dal mercato. Vanno considerate in quest’ottica le numerose acquisizioni di aziende specializzate in tool di gestione e sicurezza, come Pulse Secure, MobileIron, Cherwell e, lo scorso agosto, RiskSense, pioniere nella gestione della priorità delle vulnerabilità per la guida del patch management. L’automazione, comunque, sarà la vera chiave di volta: dando per scontato che senza sicurezza nessuno rimane a lungo in affari, punto focale sarà di riuscire ad automatizzare la gestione del parco macchine e servizi, per non soffrire di inefficienze e costi maggiorati rispetto alla situazione pre-pandemia. Non per niente Ivanti punta forte sull’automazione dell’It. «La chiave per l’Everywhere Workplace è data dall’automazione e dagli strumenti che consentono di ridurre il carico di lavoro dell’help desk. Il passaggio da attività manuali a processi completamente automatizzati potrà liberare il personale IT da attività ripetitive, per valorizzare al meglio il capitale umano già a disposizione e velocizzare la risoluzione dei problemi» conclude Cellamare.














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