Andriani, La Marzocco, Masoni, Sapio, Engie, Sew-Eurodrive, Martini e Rossi, Icop: i Best Workplace for Blue Collar in Italia

di Barbara Weisz ♦︎Per la prima volta Great Place to Work Italia (filiale della multinazionale della consulenza che studia la qualità dei luoghi di lavoro) ha realizzato una classifica delle aziende in cui gli operai dicono di trovarsi meglio. Si chiama Best Workplaces for Blue Collar e Industria Italiana la anticipa in esclusiva. Con analisi di tutte le caratteristiche delle fabbriche coinvolte

La tradizione del Made in Italy unita a innovazione, digitalizzazione, sostenibilità ambientale e internazionalizzazione. Non è un report sulle strategie di business, ma sono le caratteristiche che accomunano le otto aziende premiate nella prima edizione della Classifica Best Workplaces for Blue Collar di Great Place To Work Italia, dedicata alle fabbriche e realtà produttive in cui si lavora meglio secondo il parere degli operai. Sul podio troviamo Andriani SpA Società Benefit, azienda attiva nel settore agroalimentare, La Marzocco Srl (macchinari industriali) e Masoni Industria Conciaria SpA (conceria pellami). Seguono Gruppo Sapio (chimico), ENGIE Italia (energia pulita e servizi), Sew-Eurodrive Italia (automazione industriale), Martini e Rossi SpA (Bacardi, liquori), I.CO.P. S.p.A. Società Benefit (edilizia). Tutte aziende manifatturiere di settori diversi, che spesso si esprimono come eccellenze del Made in Italy. Tra gli elementi chiave di queste otto aziende vi sono la capacità della direzione di comunicare con gli stabilimenti e l’alto livello di fiducia nei quadri direttivi, manifestato dagli operai intervistati.

È la prima volta che Great Place To Work Italia (società di ricerca e consulenza che studia e analizza gli ambienti di lavoro) dedica una classifica a questo specifico segmento, i Blue Collar appunto. «È un’indagine a cui teniamo tantissimo – sottolinea Beniamino Bedusa, presidente di Great Place To Work Italia – Vivendo all’interno delle aziende, abbiamo avuto l’impressione che i Blue Collar fossero una parte della popolazione lavorativa che non riceve l’attenzione che merita, pur rappresentando una percentuale importante dei lavoratori, intorno al 15-16%. Quindi, l’obiettivo di questa ricerca è stato, da una parte, quello di riportarla alla luce e, dall’altra, cercare di capire quali sono le opportunità e le difficoltà per un’azienda nel gestire questa tipologia di popolazione lavorativa, la quale dopo il Covid vive una vita molto diversa da quella degli impiegati White Collar». Uno degli elementi fondamentali che emergono dal ranking è rappresentato proprio dalla capacità di queste aziende di comunicare al meglio con gli stabilimenti. E questo crea fiducia, engagement e valore su più fronti, compreso quello del business.







La differente percezione del clima lavorativo tra operai e impiegati è un elemento centrale che emerge dall’indagine: mediamente, nelle imprese analizzate, c’è un gap di 12 punti fra il Trust Index dei White Collar e quello dei Blue Collar mentre, nelle otto Best Workplaces for Blue Collar, la differenza si riduce a soli due punti percentuali. Un dato che siamo in grado di confermare rispetto alle aziende in classifica che abbiamo avuto occasione di visitare, come La Marzocco Srl e Sew-Eurodrive Italia. Un carattere distintivo dei Best Workplaces for Blue Collar è rappresentato dall’alto livello di fiducia nella direzione, aspetto chiave che emerge nei questionari: un livello elevato, sia rispetto alle altre aziende analizzate (pari al doppio) sia rispetto alla percentuale media fatta registrare dai White Collar. Analizzando questa classifica, mettiamo in luce le principali caratteristiche delle aziende premiate e l’impatto che un buon ambiente lavorativo ha su diversi indicatori aziendali, fra cui la crescita del fatturato e il rapporto con digitalizzazione e innovazione, applicato spesso a imprese che sono alla seconda o terza generazione e hanno dunque vinto una delle sfide tradizionalmente più complesse per le aziende del Made in Italy. Come hanno fatto? Innovando, investendo su ricerca e sviluppo e internazionalizzando. Ma soprattutto, nell’ottica di Great Place To Work Italia, valorizzando le risorse del personale e attirando talenti.

 

I dettagli della classifica (clicca qui)

Le otto best company selezionate sono il risultato di un’indagine condotta su un totale di 45 aziende, valutando le opinioni di oltre 5.300 operai che hanno compilato il questionario Trust Index© sull’analisi di clima aziendale nel 2021. La quasi totalità delle aziende analizzate appartiene al settore manifatturiero e il segmento più rappresentato è il food & beverages.

La quasi totalità delle aziende analizzate appartiene al settore manifatturiero e il segmento più rappresentato è il food & beverages.

Nelle otto aziende vincitrici, il 77% degli operai dichiara di lavorare in un «eccellente luogo di lavoro», contro una media del 52% nelle altre imprese sottoposte all’indagine. Come detto, il Trust Index, l’indice proprietario di Great Place To Work che misura equità, credibilità, rispetto, coesione e orgoglio, è molto più alto che nelle altre aziende (69 vs 45, +24%).

il Trust Index, l’indice proprietario di Great Place To Work che misura equità, credibilità, rispetto, coesione e orgoglio, è molto più alto che nelle altre aziende (69 vs 45, +24%)

Qui c’è una prima considerazione da fare: «la forbice di 12 punti rispetto alla fiducia nella direzione rilevata nelle altre imprese – sottolinea Bedusa – è una cifra molto alta, perché significa che mediamente c’è una parte rilevante di popolazione aziendale che ha meno fiducia nella propria impresa. Volevamo far emergere questo tema, e capire perché ciò succede. Come vedremo, c’è un ruolo molto importante della comunicazione interna. È rilevante, invece, il fatto che, nelle aziende in classifica, i dati sono molti diversi, essendo il gap con i White Collar ridotto solo a 2 punti ; queste sono quindi riuscite a raggiungere l’obiettivo». Un altro indicatore importante che ben rappresenta l’eccellenza di queste aziende sul fronte dell’attrattività del luogo di lavoro è l’Improvement Index, che misura la capacità di rispondere con azioni concrete di miglioramento ai feedback delle persone. Su questo fronte c’è una forbice di 34 punti con le altre aziende analizzate nel ranking e addirittura, nel riconoscere le piccole e grandi azioni messe in campo dall’azienda per migliorare il loro ambiente di lavoro, gli operai dei Best Workplaces for Blue Collar sono perfino più soddisfatti dei loro colleghi White Collar (+14%). Anche questo è un fattore legato all’ascolto: occorre non solo, quindi, aprire un canale di comunicazione ma anche recepire le istanze degli operai. Dai dati pubblicati nella ricerca emerge, infatti, che il personale si accorge subito della differenza.

Classifica BW Blue Collar 2022

Il post Covid

Un punto su cui Bedusa insiste particolarmente è l’importanza della comunicazione fra sede e stabilimento. Contrariamente a quanto succede nelle aziende che rappresentano delle best practices, nella media delle industrie «questo senso di distanza, e quindi di abbandono, è forte. La comunicazione di solito è unilaterale, con la sede che parla agli operai e non viceversa. La chiave è iniziare a parlare insieme, facendo quindi esprimere i Blue Collar, ricevendo e dando loro dei feedback. L’impiegato che sta in sede ha maggiormente il polso della situazione, anche per vie traverse, avendo più occasioni per capire cosa succede in azienda magari anche solo chiacchierando davanti alla macchinetta del caffè. L’operaio è meno informato, quindi il suo senso di abbandono è più forte». Questa distanza si è allungata ulteriormente nel post Covid. «Se un dipendente si è reso conto che durante il Covid è andato al lavoro ogni singolo giorno, mentre negli altri reparti si stanno affermando lo smart working e altre forma di flessibilità, un operaio sente maggiormente il distacco dall’azienda, se quest’ultima non fa niente per rispondere a questa esigenza specifica».

La fiducia nei confronti della Direzione è uno degli elementi distintivi delle aziende con alta presenza operaia, configurandosi, insieme ad altri fattori strettamente collegati alla Direzione, come leva motivazionale

L’innovazione negli otto Best Workplaces for Blue Collar

Innanzitutto, come detto, le otto aziende in classifica sono innovative su diversi fronti. Ecco di seguito una rapida panoramica:

  • Andriani SpA Società Benefit: l’azienda è attiva nl settore dell’Innovation Food. Sede a Gravina in Puglia, affianca alle produzioni tradizionali (pasta), prodotti che sono frutto delle attività di ricerca e sviluppo e della mission ecosostenibile (pasta senza glutine, pasta di legumi, pasta biologica), tecnologie (fiore all’occhiello, un mulino multi grain unico al mondo progettato internamente insieme a Bühler Group), sostenibilità (biodiversità, smart agriculture, tracciabilità), impegno a 360 gradi sul fronte ESG (benessere dei dipendenti e delle comunità locali). È una società benefit. Da due anni è anche nella classifica dei Best Workplaces Italia (nella categoria 150-499 dipendenti).
  • La Marzocco Srl: azienda vicina ai 100 anni di attività, headquarter in Toscana, nel 1939 ha progettato e brevettato la prima macchina da caffè a caldaia orizzontale e, successivamente, il sistema a doppia caldaia con gruppi di erogazione saturi. Unisce il valore della tradizione artigianale all’applicazione delle nuove tecnologie; le macchine da caffè vengono prodotte su ordinazione e realizzate da artigiani altamente specializzati. Ha la certificazione Great Place To Work.
  • Masoni Industria Conciaria SpA: nata in Toscana all’inizio del nuovo millennio, dichiara di avere una forte impronta green (concia esclusivamente prodotti provenienti dagli scarti dell’industria alimentare), effettua continui investimenti in impianti di ultima generazione, la filiera è completamente certificata e fra i fiori all’occhiello c’è il laboratorio di ultima generazione per le analisi chimiche e fisiche sui prodotti utilizzati.
  • Gruppo Sapio: azienda chimica con sede a Monza, festeggia quest’anno i 100 anni di attività, ma si è profondamente rinnovata entrando in settori all’avanguardia, affiancando alla produzione e distribuzione di gas lo sviluppo di tecnologie innovative e servizi integrati per il settore industriale e un’attività nel settore delle biotecnologie. Fra i fiori all’occhiello l’Innovation Team, nato nel 2017, che coordina le attività d’innovazione delle business unit “Industria” e “Healthcare” e riporta direttamente all’innovation board e il Sapiothon, un “hackathon” interno.
  • ENGIE Italia: produttore e distributore di energia, sta attuando una conversione alle energie pulite, con l’obiettivo di essere nel 2045 carbon neutral in tutti i suoi processi industriali. Altri obiettivi intermedi? Raggiungere gli 80 GW di capacità installata da energia rinnovabile entro il 2030 e gli 8 GW di infrastrutture energetiche decentralizzate a basse emissioni di carbonio entro il 2025. Da sottolineare l’innovativa piattaforma digitale per le smart city.
  • Sew – Eurodrive Italia: è l’unica multinazionale tedesca nella classifica che produce anche in Italia (lo stabilimento è a Solaro, alle porte di Milano), attiva nel settore dei macchinari industriali (motoriduttori, riduttori, motori elettrici, azionamenti, componenti per installazioni decentralizzate, controllori, riduttori industriali). Si rivolge a una molteplicità di settori, dal food and beverage, all’automotive, alla logistica, all’assistenza dei bagagli in aeroporto. Fra i fiori all’occhiello c’è la fabbrica digitalizzata di Solaro, con isole di assemblaggio e aree produttive collegate in rete, connesse da 45 mobile Assistance System e sistemi cyber-fisici a guida autonoma.
  • Martini e Rossi SpA (Bacardi): storico marchio piemontese di liquori, nato nel 1863. La ricetta originale del vermouth è segretissima, i master blended sono all’ottava generazione, oggi l’azienda fa parte del gruppo Bacardi. Fiore all’occhiello: Casa Martini, a Pessano, nella campagna piemontese, storica sede degli stabilimenti ma anche patrimonio del territorio dove c’è anche un museo enologico.
  • I.CO.P. S.p.A. Società Benefit: altra azienda centenaria attiva nel settore dell’edilizia (dalle costruzioni stradali alle opere speciali di ingegneria) che ha come core business le tecnologie per microtunnel, che l’azienda friulana ha introdotto in Italia negli anni ’90. È una società benefit. Fra le grandi opere che rappresentano un’eccellenza vi è la progettazione, costruzione, manutenzione e gestione della Piattaforma Logistica nel porto di Trieste (PLT).

Il report rileva una serie di elementi che vengono considerati fondamentali dagli operai: il luogo di lavoro (per esempio, ma non solo, in termini di sicurezza), gli strumenti a disposizione, la propensione a sperimentare nuove modalità di lavoro. Nelle otto aziende Best Workplaces for Blue Collar la soddisfazione per gli strumenti di lavoro messi a disposizione dall’azienda è addirittura più alta fra gli operai e gli addetti alla produzione (82) che non fra gli impiegati (78).

Nelle otto aziende Best Workplaces for Blue Collar la soddisfazione per gli strumenti di lavoro messi a disposizione dall’azienda è addirittura più alta fra gli operai e gli addetti alla produzione (82) che non fra gli impiegati (78)

Quello legato alla struttura e alla sicurezza dello stabilimento è un aspetto chiave. Bedusa sottolinea che «le aziende Best Workplaces for Blue Collar curano tutti gli aspetti: dagli spogliatoi ai parcheggi fino alla mensa, sono tutte strutture che hanno caratteristiche speciali. Tutte le migliori aziende hanno lavorato sui propri stabilimenti e sono all’avanguardia in tema di sviluppo professionale, formazione e welfare». Un particolare interessante: in queste aziende d’eccellenza, spesso gli operai hanno la e-mail aziendali, uno strumento che invece in molte realtà produttive non è previsto per i Blue Collar. Altro dettaglio: in queste aziende è alto l’indice di fiducia del personale dello stabilimento sul fatto che la sicurezza sul lavoro sia massima, un dato di 15 punti percentuali superiore rispetto alle altre organizzazioni, e si collega anche al fattore psicologico, che differenzia di ben 34 punti aziende eccellenti e non. Infine, c’è sempre maggior attenzione anche alla flessibilità degli orari e dei turni, cercando di adattarli alle esigenze delle persone. In generale, il work life balance è un aspetto centrale in tutte le classifiche Great Place To Work.

L’impatto dell’ambiente di lavoro sui risultati aziendali

«C’è una correlazione diretta dello 0,79 fra la crescita di fatturato e il Trust Index», rileva Bedusa. Anche, anzi forse soprattutto, nell’industria, perché una serie di buone pratiche nella gestione del personale risultano particolarmente efficaci anche per attirare talenti. «Il lavoro dei Blue Collar – prosegue il presidente di Great Palce To Work Italia – pur essendo spesso ben retribuito, non risulta attrattivo per le nuove generazioni. Per le aziende, quindi, è importante sia curare gli aspetti legati alla gestione e alla soddisfazione del personale, sia mantenere un legame forte con il proprio territorio». Negli ultimi anni il lavoro operaio sta cambiando in modo evidente, sono sempre meno i Blue Collar con la tuta sporca di grasso e sempre di più i tecnici in camice bianco che eseguono operazioni di controllo sulle macchine e di impostazione del lavoro che poi viene svolto direttamente dalle macchine automatiche e utensili. E anche il livello retributivo in molti ambiti, soprattutto nelle grandi aziende permeate da tecnologie e automazione, non è poi così disprezzabile. Anzi, spesso le imprese lamentano la carenza di tecnici dell’automazione e sono disposte a pagarli molto bene. La parte debole del mondo lavoro oggi è perlopiù rappresentata da precari o dipendenti poco pagati nei servizi, non dagli operai qualificati dell’industria. Che, peraltro, siccome sono oggetto di investimenti in formazione e sono una risorsa scarsa, tendono quasi tutti a essere assunti a tempo indeterminato.

Nelle Best Workplaces for Blue Collar, la soddisfazione generale per il proprio luogo di lavoro presenta 35 punti percentuali di differenza rispetto alle altre imprese oggetto di analisi

Nelle Best Workplaces for Blue Collar, la soddisfazione generale per il proprio luogo di lavoro presenta 35 punti percentuali di differenza rispetto alle altre imprese oggetto di analisi. «Il sistema italiano – spiega Bedusa – ha una media di Trust Index che, nelle migliori aziende, è in linea con le best practice europee. Invece, la media dell’impresa italiana, è una delle peggiori in Europa. Le aziende che hanno lavorato bene, e si sono concentrate sui temi chiave quali comunicazione, ascolto, strutture fisiche, arricchimento della singola persona, welfare, sono riuscite a colmare il gap. E la cosa che ci fa maggiormente piacere, è che abbiamo visto che questo ha un ritorno positivo in termini di riduzione del turnover, capacità di attrarre forza lavoro e produttività. Sono tutti elementi fortemente correlati alle azioni che formano il Trust Index» – conclude Bedusa.

Il metodo e la mission di Great Place To Work

Great Place To Work, fondata a San Francisco nel 1991 e presente in quasi tutto il mondo, analizza la cultura dell’ambiente di lavoro e supporta il management e la divisione HR nel miglioramento dell’organizzazione, partendo dai feedback raccolti dai collaboratori. Fornisce una certificazione, che fa da garante delle best practice in materia di gestione delle proprie personee della qualità dell’ambiente di lavoro. Ogni anno vengono pubblicate diverse classifiche, dedicate alle migliori aziende in cui lavorare. In Italia il ranking di riferimento è il Best Workplaces Italia, oltre a questo vengono create altre classifiche specifiche dedicate a sottocategorie quali i migliori ambienti di lavoro per le donne, per i millennials e quelli che si distinguono in termini di Diversity, Equity and Inclusion. A livello internazionale invece esiste una classifica Best Workplaces Europe e una più generale World’s Best Workplaces, dedicata alle grandi imprese (devono avere almeno 5mila dipendenti in diversi Paesi, con almeno il 40% all’estero rispetto alla sede centrale). Nell’edizione 2022, l’Italia è il terzo paese europeo più rappresentato per numero di filiali (10) ed il decimo al mondo.  Sono le aziende stesse a proporsi a compilando un form sul sito di Great Place To Work per farsi valutare ed eventualmente entrare nelle classifiche. Il modello di valutazione, come detto, misura cinque indici fondamentali:

  • Credibilità: Comunicazione a due vie, Competenza, Integrità
  • Rispetto: Sviluppo professionale, Coinvolgimento, Cura
  • Equità del trattamento, Imparzialità, Giustizia
  • Orgoglio: Lavoro individuale, Gruppo di lavoro, Immagine aziendale
  • Coesione: Confidenza, Accoglienza, Collaborazione.

L’obiettivo è fornire al management e ai decisori aziendali una fotografia veritiera e dettagliata della propria organizzazione vista dagli occhi dei propri collaboratori, in questo modo ricaveranno feedback e insight su una serie di aspetti chiave legati alla gestione del personale e alle dinamiche interne, evidenziandone aree di forza e spunti di miglioramento:

  • Leadership
  • Comunicazione
  • Gestione
  • Sviluppo professionale
  • Collaborazione
  • Organizzazione
  • Compensazioni













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