I programmi ambiziosi di Industries eXcellence, la divisione di Engineering per la trasformazione digitale del mondo industriale. Parla il numero uno Ettore Soldi

di Marco de' Francesco ♦︎ Con 130 milioni di ricavi e 800 dipendenti, la divisione di Engineering Group ha un ruolo centrale nella nuova Engineering che sta costruendo il ceo Maximo Ibarra con il sostegno dei fondi azionisti Bain Capital e NB Renaissance. Quattro pillar: consolidare il rapporto coi clienti; aumentare il numero di aziende interessate ai servizi; internazionalizzazione; visione olistica. Fra i partner tecnologici Siemens, Sap, Dassault Systèmes, Ptc, Aras, Aveva, Rockwell Automation, Schneider Electric. I clienti più importanti: Coca Cola, Dipartimento Difesa Americano, Stellantis, ST Microlectronics, Modelez, Salov, Unilever, Gruppo Fedrigoni, Hitachi, Ansaldo Energia, Leonardo, Bat, Sanofi, Novartis. La metodologia collaborativa. I gruppi di lavoro misti. Il ruolo dei Competence Hub. E per il futuro...

Ha poco senso, oggigiorno, la trasformazione digitale di una singola funzione di un’azienda, soprattutto se si parla di industrie manifatturiere. Se, ad esempio, l’impresa deve variare improvvisamente la produzione, o se si è verificata l’interruzione di una fornitura, o se il mercato richiede che un certo prodotto sia fortemente customizzato – è evidente che sorgono nuove problematiche che non riguardano solo lo shopfloor, ma anche la progettazione, il marketing, la finanza, e che richiedono un forte commitment nel risolverle da parte del management. E che coinvolgono, con una fornitura diversa di materie prime e componenti, tutta la supply chain. Dunque, occorrono soluzioni “olistiche”, in grado di incidere su più ambiti organizzativi, abbattendo i silos e valorizzando la catena di fornitura sincronizzata; e anche “agili”, perché oggi le problematiche cambiano di continuo. Non a caso, questa è la principale value proposition di Industries eXcellence, la divisione globale di Engineering Group guidata da Ettore Soldi (che è anche l’head di Engineering negli Stati Uniti) specializzata nella progettazione, costruzione e fornitura di soluzioni che coprono il ciclo di vita end-to-end e la supply chain di tutti i prodotti e processi industriali.

Engineering Group è una “Digital Transformation Company ad oggi controllata 50-50 da Bain Capital e NB Renaissance Partners, e guidata dal ceo Maximo Ibarra. Con un fatturato che nel 2022 ha superato la soglia degli 1,4 miliardi di euro (in crescita del 10,5% rispetto all’anno precedente), è un’azienda leader nella digitalizzazione dei processi per aziende e Pa, con 15.000 dipendenti, più di 70 uffici in giro per il mondo, 30 soluzioni proprietarie e un headquarter a Roma. Peraltro, alla fine dell’anno scorso è stata perfezionata l’operazione di acquisto di Be Shaping; quest’ultima azienda è una realtà leader di mercato nell’ambito della consulenza digitale It per l’industria dei servizi finanziari. Tra le altre acquisizioni, quella di Atlantic Technologies, società multinazionale di consulenza Ict e importante system integrator italiano di Salesforce; quella di Movilitas, azienda Usa specializzata nello sviluppo di soluzioni di smart supply chain, di Cybertech, tra i principali player in Italia e in Europa nel campo della cybersecurity, e di PluSure, azienda italiana leader nella consulenza applicativa Plme Mom (Manufacturing operations management).







Quanto a Industries eXcellence, ha un fatturato proprio attorno ai 130 milioni, e 800 dipendenti in giro per il mondo (di cui 350 in Italia).

Soprattutto, Industries eXcellence ha una propria metodologia operativa: per implementare soluzioni tecnologiche olistiche, è necessario dar vita a gruppi di lavoro misti, che comprendono non solo gli esperti della divisione, ma anche quelli dell’azienda cliente e di altre imprese (di filiera, o partner tecnologici di Industries eXcellence, come Siemens, Sap, Dassault Systèmes, Ptc, Aras, Aveva, Rockwell Automation, Schneider Electric, Domino, Zebra e tanti altri). In generale il lavoro inizia con un assessment relativo al grado di maturità digitale dell’impresa cliente. Solo dopo si identificano quelle implementazioni che possono portare ad una trasformazione olistica; fra le tecnologie “unificanti”, il low-code, la simulazione, il decision science, il digital twin e altre.

I progetti sono poi messi a terra grazie ai Competence Hub, che si occupano anche di application maintenance. Attualmente, Industries eXcellence dispone di 19 realtà di questo tipo in giro per il mondo.

Tra le referenze, quelle di Coca Cola, Dipartimento Difesa Americano, Stellantis, ST Microlectronics, Modelez, Salov, Unilever, Gruppo Fedrigoni, Hitachi, Ansaldo Energia, Leonardo, Bat, Sanofi, Novartis e tantissime altre

Industries eXcellence ha sedi in Usa, dove è focalizzata su manufacturing e trasporti, in Sud America, in Asia e in Europa. Nel Nord America, dopo la sede messicana, sta per aprirne una in Canada, ha recentemente raddoppiato la propria presenza in India, investe molto in Europa, in particolare in Germania. Di tutto ciò abbiamo parlato con Ettore Soldi, head of Engineering Usa

D: Che cosa si intende per “soluzioni tecnologiche olistiche”? E perché sono necessarie?

Ettore Soldi, head of Engineering Engineering Usa

R: In realtà queste soluzioni sono proprio il fulcro della nostra proposizione di valore: noi vogliamo essere riconosciuti come un market player globale di riferimento per la trasformazione digitale relativa a tutto il ciclo vita del prodotto e alla supply chain. Siamo semplicemente partiti da un dato di fatto: attualmente la situazione dell’industria e in particolare della manifattura presenta aspetti di sensibile anacronismo. Vale a dire che prevale ancora l’organizzazione in silos che non comunicano tra di loro. Non c’è ombra di dubbio: c’è un mondo della progettazione, ossia del Cad e del Plm (Product lifecycle management), uno della digital manufacturing e un altro per la schedulazione di fabbrica e della catena di fornitura. Solo che è cambiato tutto: e le “distanze” tra ambiti organizzativi che si sono generate in passato non possono più esistere, perché non hanno più senso. Vanno azzerate. Il manufacturing, in particolare, risponde a nuove esigenze. Se non si produce più a stock, ma anzi prevale “il configuring e l’engineering to order”; se si verificano delle disruption della supply chain, che ai nostri tempi sono sempre dietro l’angolo; se devo cambiare rapidamente materia prima o componente, è chiaro che queste problematiche non riguardano solo la produzione, ma più funzioni e tutta la filiera dei supplier. Va annientato lo iato tra progettazione, produzione e supply chain. Occorre grande flessibilità. Perciò noi ci poniamo sicuramente come un’azienda tecnologica, che però ha un “drive business”: i silos vanno cancellati.

D: E quali sarebbero le tecnologie unificanti che consentono di ottenere soluzioni olistiche in grado di abbattere i silos?

R: Le piattaforme digitali, il digital backbone, il low code, la simulazione, il gemello digitale, l’intelligenza artificiale, e la decision science basata su tecniche di machine learning.

D: Ciò detto, quanto a tecnologie, parliamo invece di metodologia. In Industries eXcellence ci si riferisce a quella “collaborativa”. Di che cosa si tratta?

La necessità di simulare uno stabilimento esistente o recentemente progettato è fondamentale per il concetto di Digital Twin e Digital Thread dell’Industria 4.0., secondo Industries eXcellence. La simulazione di uno stabilimento permette di raggiungere due obiettivi: comprenderne meglio il funzionamento e analizzare i possibili scenari

R: Se ci riferiamo alla metodologia che informa i nostri progetti, va chiarito che noi avviamo gruppi di lavoro “misti”: c’è Industries eXcellence, c’è l’azienda cliente e ci sono potenzialmente altri partner, soprattutto quelli tecnologici. Non lavoriamo da soli. E cerco di spiegare il perché. Talvolta i progetti di cui ci occupiamo presentano una complessità considerevole: si pensi solo all’impegno che può comportare l’implementazione del Mes (Manufacturing Execution Systems) che serve per controllare la fabbrica e allineare la produzione) nel contesto di un progetto di automazione per un’azienda che ha 60 impianti in giro per il mondo. In realtà, tutto questo è possibile solo se il business è on board, se c’è un forte commitment. Non si può lavorare solo con l’It. Insomma, la nostra è una metodologia collaborativa. Che comincia con una fase di analisi. Vogliamo capire le necessità di business della singola azienda. Dopo, sulla scorta di queste informazioni e analisi, si decide quale tecnologia implementare. Qui, dunque, inizia il percorso. Ma come inizia? Anzitutto si svolge un “assesment”. Partiamo dall’«AS IS», e cioè dalla situazione attuale. Questa operazione può essere tutt’altro che semplice. Infatti, si possono riscontrare differenze notevoli quanto a grado di maturità e avanzamento tra, per esempio, stabilimenti in paesi diversi della stessa impresa. È un’analisi complessa. Dopodiché identifichiamo le implementazioni che possono essere più profittevoli rispetto all’effort; infine, si realizza una Roadmap, che rappresenta il «TO BE», ciò che l’azienda deve diventare.

D: Cosa chiedono le aziende per la loro trasformazione digitale? La domanda sta cambiando?

R: C’è una cosa che si cerca sempre di più: l’agilità. Perché la domanda è cambiata sulla scorta delle nuove necessità del cliente. Si pensi ancora una volta al Mes. Una volta era una soluzione monolitica, monumentale, che comportava l’acquisto di tante licenze, con tempi lunghi e grandi investimenti. Ora grazie al low-code e ad altre tecnologie l’azienda cliente vuole sì la Roadmap di lungo termine, ma vuole un’esecuzione veloce, agile, perché le problematiche cambiano di continuo e i progetti devono necessariamente essere più brevi.

La trasformazione digitale dell’industria secondo Industries eXcellence

D: Com’è strutturata la business unit? Qual è la vostra organizzazione?

R: Noi siamo un esempio di business unit internazionale. Da una parte c’è una strategia globale, dall’altra c’è una governance “global to local”; in effetti, la prima si determina a livello centrale, e si pratica a livello territoriale; ma è anche vero che i team locali collaborano tra di loro, e quindi contribuiscono a influenzare la strategia. È questo che ci consente di valorizzare a livello centrale le esperienze che abbiamo fatto a Torino con Stellantis o altrove con Bombardier. La nostra è una community of practice.

D: Voi avete una pluralità di Competence Hub in giro per il mondo. Sei in Nord America, due in Sud America, dieci in Europa e uno in Asia, a New Delhi. Che cosa fanno, questi Hub? Qual è la loro funzione?

R: Gli Hub svolgono sia la funzione commerciale che quella di delivery; inoltre, supportano la fase di prevendita – con un rilevante apporto consulenziale -, eseguono i progetti e si occupano di application maintenance, e cioè della manutenzione evolutiva e correttiva delle applicazioni software, nell’ambito dei servizi IT.  E ogni Hub dispone di una o più delle cinque practice che compongono il nostro portafoglio di soluzioni.

D: Quali sono queste 5 practice che compongono il portafoglio di soluzioni?

R: Sono il Design e quindi automazione del Cad, il Plm, analisi e simulazione in fase  progettazione, e altro; Produce, ovvero il Mes, il Mom (Manufacturing operations management), Oee (Overall equipment effectivness, controllo qualità e altro); Supply & Deliver che riguarda tutto il mondo della supply chain, previsione della domanda, inventory planning, tracciabilità; Decide, inerente il citato sfruttamento della grande quantità di dati derivanti dai digital twin di macchina, fabbrica e supply chain per prendere decisioni informate grazie al lavoro degli analytics e del machine learning; Experience, ovvero collezionare i dati ai fini di ottimizzazione di prodotto o di asset.  Osservando tutto ciò “verticalmente, si comprendono i nostri digital thread. Alla base c’è il mondo fisico: il personale, gli asset e i prodotti. Più in alto, il model-based product lifecycle (Design, Produce, Experience). Ancora più in alto, il model-based supply chain (Supply, Deliver); e infine, il digital twin insight (Decide, e quindi l’ottimizzazione, l’anti-fragilità, la sostenibilità e la business transformation).

La Vaalue proposition di Industries eXcellence ruota attorno a cinque cardini: Design, Produce, Supply & deliver, Decide, Ecperience

 

D: Voi offrite un insieme di servizi: quali sono i più importanti, secondo Lei?

R: In effetti, si tratta di una dozzina di servizi diversi. Al di là dell’assessment, ad esempio l’implementazione di soluzioni software e delle applicazioni Cloud, il supporto ad attività di “vendor selection”, l’integrazione di sistemi industriali di campo, Ot cybersecurity, servizi di ingegneria di prodotto, la simulazione e la data science, la solution design (una progettazione della soluzione che funge da riferimento generale per l’intera impostazione di un piano), il software training e altro.

D: Parlando invece degli obiettivi: dar vita a partnership strategiche con aziende dei due settori; colmare il divario tra mondo fisico e digitale; dar vita alla fabbrica digitale del futuro; e alla supply chain digitale olistica. Cosa sono, per voi, le ultime due?

Hq di Enginnering a Roma

R: Quanto alla Fabbrica del Futuro, è un concetto che si ricollega a quanto detto in tema di soluzioni olistiche. Voglio dire: spesso si parla di Fabbrica Digitale per intendere una attività di semplificazione dei flussi produttivi stand alone. In realtà l’ottimizzazione deve riguardare più funzioni, perché ad esempio se cambia la “ricetta” o le fasi di assemblaggio di un prodotto, i processi produttivi devono riuscire, grazie alla tecnologia, ad adattarsi dinamicamente in modo automatico per supportare la flessibilità che la domanda al giorno d’oggi richiede.

Se poi abbiamo una dashboard che ci dice che un certo macchinario sta operando al di sotto delle sue possibilità, ossia che fornisce dati in modo semplicemente “descrittivo” ciò non aiuta molto. Occorre invece la possibilità di disporre di tool che ci consentano in prima istanza di prevedere le prestazioni passando da un approccio “descrittivo” a ad uno “predittivo” per poi farle evolvere in soluzioni “prescrittive”: in pratica, sono i sistemi che grazie a tecniche evolute di machine learning non solo mi permettono di prevedere il problema, ma suggeriscono in anticipo le azioni necessarie per evitarlo. Quanto alla Supply Chain Digitale Olistica, è quella resiliente, capace di resistere a scenari di estrema volatilità, con grande agilità nella produzione, nella distribuzione e nel reperimento dei materiali. Alla fine, la potenza della digitalizzazione va governata da una visione olistica che si dispiega su tutta la value chain. Occorrono le tecnologie giuste, ma la visione viene prima.

D: Come vi posizionate sul vostro mercato?

R: Stiamo investendo molto per essere accreditati come i Subject Matter Expert, gli esperti di processo. Questo riguarda moltissimo la divisione Industries eXcellence: infatti, se ci si occupa, come facciamo noi, di analisi AS IS vs TO BE, devi conoscere non solo la tecnologia, ma soprattutto il processo, le aziende clienti, le loro necessità. Direi che grazie a ciò Engineering si posiziona in un layer intermedio tra la consulenza strategica e quella tecnologica, in un contesto dove la capacità di analisi dei progetti è quella più rilevante.

D: Quali sono i pillar della strategia di crescita di Industries eXcellence?

R: Quelli di Industries Excellence sono quattro. Anzitutto “Consolidate”: si tratta, in questo caso, di rafforzare il rapporto con i nostri clienti più rilevanti. In secondo luogo, “Land”: l’idea è quella di “atterrare” su nuove aziende, di allargare il portafoglio di imprese interessate ai nostri servizi. Peraltro, sotto questo profilo, all’estero ci sono opportunità enormi. In terzo luogo, “Expand-Global”: qui, invece, si tratta di considerare nuove aree geografiche su clienti esistenti. Infine, “Expand-Holistic” che significa, come già segnalato, che all’azienda cliente non vanno solo proposte delle soluzioni particolari, relative ad una funzione, ma vanno posizionate anche quelle che possono incidere orizzontalmente su più funzioni.

D: Siete operativi in una molteplicità di settori

R: Assolutamente, la nostra forza sta anche nel fatto che abbiamo esperienza in svariati settori industriali, dall’aerospace & defence, al food & beverage, al pharma all’automotive e moltissimi altri. Oltre al vantaggio di poter contare su esperti di processo in settori specifici questo ci permette anche di proporre best practices che tipicamente implementiamo in una determinata industria anche a clienti che operano in settori differenti. Un chiaro esempio di tale approccio è rappresentato da quanto stiamo facendo nell’ambito dell’automazione dei processi produttivi nel settore aerospace adattando tecniche che in ambito automotive vengo utilizzate già da tempo.

D: In quanto Industries eXcellence, avete in mente acquisizioni? Altre sedi?

R: Sì, sia in Italia che all’estero.  Per coprire le practice, occorre un continuo afflusso di competenze; ma sul punto non posso dire di più. Posso soltanto dire che dopo l’apertura della sede messicana, ci accingiamo ad inaugurarne una in Canada; e che abbiamo recentemente raddoppiato la nostra presenza in India dove continueremo ad investire. Poi, investiamo in tutta Europa; soprattutto in Germania e naturalmente prevediamo di continuare a crescere in Italia dove la nostra presenza è già consolidata.














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