Appunti strategici su Industry 4.0 e dintorni

 La quarta rivoluzione industriale potrebbe risolvere alcuni problemi delle aziende italiane. Purché gli imprenditori facciano la loro parte (e soprattutto investano!) e si coltivino le competenze. Parlano Busetto, Catania, Pedrollo ♦ di Paolo Del Forno

Qualche giorno fa, a Lerici, un nutrito gruppo di imprenditori, manager, politici, si è ritrovato a parlare di Industry 4.0 e dintorni. A freddo, abbiamo fatto emergere le indicazioni strategiche più interessanti fra tutte quelle che sono emerse.







(Photo by Paola Meloni)

Pedrollo: Industry 4.0 può essere la medicina  per le imprese italiane

«La rivoluzione o la si cavalca o la si subisce . Dobbiamo essere pronti, in un paese che deve recuperare un 22 per cento di produzione manifatturiera persa.» dice Giulio Pedrollo Vice Presidente di Confindustria con delega alle Politiche Industriali, settore del quale sembra occuparsi con serietà , purtroppo, la sola Confindustria. Pedrollo vede in Industria 4.0 la medicina non solo per le imprese ma soprattutto per Paese. La sua  convinzione deriva da una analisi di quattro caratteristiche del sistema economico nazionale.

Pedrollo
Giulio Pedrollo,Vice Presidente di Confindustria con delega alle Politiche Industriali (Photo by Paola Meloni)
 1   Le aziende italiane sono piccole

Innanzitutto le aziende italiane sono piccole e non c è massa critica per fare innovazione: Industria 4.0 permette di superare questo vincolo perché le mette in filiera.

2   Un booster per la crescita

In secondo luogo un dato di fatto: aggiungendo al prodotto i servizi e le tecnologie 4.0 – pur in un quadro generale di crescita problematica – le aziende che l’hanno fatto sono riuscite a moltiplicare il proprio fatturato.

3   La leva del Made in Italy

Terzo, il marchio Made in Italy puo’essere sfruttato ancora di più con le tecnologie digitali con le quali si passa in brevissimo tempo dall’ideazione, dalla parte creativa, al prodotto.

4   Trasparenza

Last but not least,  Pedrollo ritiene che le tecnologie 4.0 portino – grazie alla necessità di generare un elevato numero di dati che poi con l’interconnnessione viene condiviso e sostanzialmente reso pubblico – anche  a una rivoluzione della trasparenza. Questo potrebbe essere decisivo , in un Paese come il nostro, per liberarci da corruzione, evasione fiscale e inefficienza della burocrazia.

Interno di un mobilificio
Interno di un mobilificio
Adesso gli imprenditori hanno la responsabilità di investire

« Il governo ha accolto quasi tutte le proposte di Confindustria, – sottolinea Pedrollo – tra le quali anche l’iperammortamento . Ora come imprenditori abbiamo la responsabilità di investire.» Non sono parole banali, in un Paese nel quale gli investimenti, durante gli anni della crisi, sono calati di quasi il 25%, ben più cioé del calo del PIL, con una ripresa di poco superiore all’1% solo a partire dal 2015. Confindustria, visto che non ci saranno decreti attuativi, è ora impegnata a velocizzare l’emissione della circolare interpretativa del Piano Calenda. Sarà una specie di manuale per l’iperammortamento. L’attesa è ora per la seconda fase con il passaggio molto delicato  che vede la messa a punto dei Digital Innovation Hub. « Si tratta di una rivoluzione culturale, – continua Pedrollo. – perché vengono messi insieme soggetti che in questo paese spesso non si parlano: ad esempio le università con le imprese ».

Industria 4.0, robot in fabbrica
Industria 4.0, robot in fabbrica

Per Pedrollo, una premessa fondamentale è fare diventare i  Digital Innovation Hub la porta d’ingresso delle imprese al mondo digitale, varcata la quale viene offerto un panel di servizi , dal self assessment alle consulenze, all’indirizzo verso i finanziamenti. Sfruttando la presenza capillare delle associazioni imprenditoriali sul territorio si potrà dare agli imprenditori una risposta concreta. « Dobbiamo trasformare la paura del cambiamento in opportunità .- aggiunge Pedrollo- Stiamo parlando di crescita, questo paese non cresce. L’investimento più grande che possiamo fare è sulle risorse umane e sulla formazione. Il nostro lavoro di imprenditori è immaginare il futuro. Spero che queste tecnologie 4.0 ci siano di grande supporto anche in questo ».

Catania
Elio Catania, Presidente di Confindustria Digitale (Photo by Paola Meloni)

Elio Catania: è il momento in cui emergono i leader e falliscono gli altri

Per Elio Catania, Presidente di Confindustria Digitale  «Questo è un momento cruciale: oggi non stiamo parlando di tecnologie – sebbene queste sottendano al discorso.- Oggi stiamo decidendo di rispondere a una chiamata alla leadership. Non è più possibile confondere la trasformazione digitale con l’acquisto di un nuovo modello di computer. Oggi per riempire il gap generato dall’innovazione mancante occorre avere una visione, un nuovo modello di business , anzi un nuovo modello economico.» E a dirlo,  – secondo Catania, sono i numeri:  «nel paese solo il 10 per cento delle PMI ha un intensità digitale accettabile e in questo 10 per cento il fatturato cresce 7, 8 volte in più, l’export di 3, 4 punti in più. » Nel 2016 , per Catania, ci sono state due grandi novità.

Una chiamata alla leadership

La prima è la discesa in campo della leadership politica, sia sul fronte dell’innovazione, sia su quello della formazione ; la seconda  è la discesa in campo di Confindustria , che attua la sua leadership venendo a parlare con gli imprenditori, soprattutto le PMI, per fare capire il valore strategico per le aziende di fare questa trasformazione. « Incontriamo gli imprenditori e gli ascoltiamo, in due modi: uno con il colloquio, con gli incontri, l’altro aiutandoli.- dice Catania – Con i Digital Innovation Hub noi vogliamo creare degli sportelli intelligenti che serviranno a dare un primo consulto, una prima valutazione sul livello di digitalizzazione, e   mettere in contatto con tutti gli attori territoriali del processo di trasformazione, riuscendo finalmente a fare rete. »

Catania, in sintonia con Calenda , concorda sulla necessità di accelerare la digital transformation sia attraverso la dotazione di innovative tecnologie abilitanti, sia attraverso l’accrescimento delle competenze trasversali. Gli esiti della trasformazione non si risolvono in un biennio, ma daranno frutti nei prossimi decenni.

Busetto
Al centro Giuliano Busetto,Presidente ANIE Federazione (Photo by Paola Meloni)

Busetto:  contano soprattutto le competenze

Lo sostiene Giuliano Busetto, Presidente ANIE, la Federazione che raggruppa oltre 1.200 aziende del settore elettrotecnico ed elettronico, ed è quindi in prima linea nella trasformazione digitale : « Abbiamo impiegato trent’anni solo per capire fino in fondo come il microprocessore abbia cambiato la nostra vita. Il Piano Calenda consentirà uno sviluppo da misurare nei prossimi decenni ».

Uno sportello ANIE per le imprese che vogliono approcciare l’Industry 4.0

Rappresentando ANIE  “la casa delle nuove tecnologie di Confindustria” ovvero le imprese che più di altre possono aiutare a comprendere le tecnologie che servono per un piano organizzato e strategico, Busetto raccoglie l’invito di Catania a farsi leadership e annuncia l’apertura di uno sportello che favorirà la conoscenza delle tecnologie abilitanti utili a ottenere il beneficio fiscale. Dice Busetto « grazie a una una casella mail  “industria4.0 @anie”, le industrie saranno messe in contatto con un team di ingegneri che risponderà a domande su esigenze specifiche ».

« Il processo di digitalizzazione è già in atto – continua Busetto. – Molte imprese erano già sul percorso Industry 4.0 ancor prima che venisse lanciato questo slogan. Anzi ci sono grandi imprese italiane già 5.0. Quello che accade oggi – sottolinea Busetto- è una maggiore attenzione dei media e della opinione pubblica sulla capacità dell’industria italiana di evolvere verso il digitale.»

Anie

«Se è vero che gestire ed adattare la propria azienda a queste tecnologie richiede tempo – sottolinea ancora Busetto- dobbiamo renderci conto che digitalizzazione ha come fine: competitività dell’impresa, produzioni sempre più flessibili, customizzazione evoluta, riduzione del time to market, qualità e sicurezza . Per questo il Piano Industria 4.0 è rilevante, non tanto per chi esporta, ma per chi riesce ad aiutare le imprese domestiche per una ripartenza del Paese.»

Per Busetto le competenze e il rapporto con le Università saranno decisive per promuovere l’innovazione nel paese. « La delega sulla formazione mi permette di tenere rapporti con i rettori delle principali università tecnologiche, ai quali chiedere percorsi didattici adeguati una nuova formazione ingegneristica. E’ fondamentale definire profili trasversali per gli ingegneri di cui abbiamo bisogno per governare la trasformazione. »

(Photo by Paola Meloni)

 














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