Industria 4.0: il problema è spendere bene

di Franco Canna ♦ L’Industria 4.0 si tradurrà davvero in una rivoluzione per il sistema produttivo? Un summit di esperti ha esaminato opportunità e difficoltà da superare.

Una buona notizia per Industria 4.0: sono in arrivo le risorse (quelle promesse dal governo) per la nuova rivoluzione che coinvolgerà le fabbriche. Una cattiva notizia per Industria 4.0: è tutto da vedere le buone intenzioni si tradurranno in fatti concreti, sia da parte delle istituzioni che da parte delle imprese. Il punto critico (svolta o non svolta?) è stato messo sotto la lente in una sorta di summit non a caso intitolato La via italiana al manifatturiero del futuro. L’incontro è stato organizzato dal Cluster Tecnologico Nazionale Fabbrica Intelligente (Cfi) in occasione della fiera BiMu, Biennale della Macchina Utensile, rappresentanti del Governo, delle istituzioni, dell’università e del mondo imprenditoriale hanno discusso di ricerca e innovazione, con un focus particolare sulla destinazione delle risorse che saranno presto a disposizione del Paese grazie a diverse iniziative in fase di lancio.







Il Cfi è uno degli otto Cluster (altri quattro sono in fase di costituzione) formati nel 2012 per presidiare i principali ambiti tecnologici e applicativi sui quali il Governo intende concentrare gli sforzi di politica industriale. Si tratta di aggregazioni di imprese, università, istituzioni di ricerca pubbliche e private e altri soggetti nel campo dell’innovazione che devono contribuire a definire le priorità e le tematiche sulle quali attivare dei bandi di finanziamento per progetti di ricerca.

Assemblaggio automatizzato di motori
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Le aree tematiche

Per elaborare le direttrici tecnologiche intorno alle quali si snoderanno i diversi bandi di finanziamento dei progetti di ricerca il Cfi ha istituito nel dicembre 2015 sette Gruppi Tematici Tecnico-Scientifici (Gtts). Obiettivo di questi gruppi era effettuare una mappatura delle aree tecnologiche di maggiore rilievo, elaborare le priorità di ricerca e successivamente identificare le tematiche da proporre al ministero per l’elaborazione dei bandi. Ciascun Gruppo è costituito da uno steering commitee e da una serie di membri partecipanti. Rosanna Fornasiero, responsabile Roadmapping di Cfi, ha spiegato che i lavori sono durati circa sette mesi. A giugno 2016 le tematiche scelte, consegnate al Governo, sono state le seguenti:

GTTS 1 sui Sistemi per la produzione personalizzata. Tema 1: modelli e strumenti per la configurazione di nuovi prodotti e processi per la produzione personalizzata; Tema 2: sistemi di produzione riconfigurabili per la produzione personalizzata.

GTTS 2 su Strategie, metodi e strumenti per la sostenibilità industriale. Tema 1: Soluzioni metodi e strumenti innovatici per il miglioramento della sostenibilità del ciclo di vita di processi e prodotti; Tema 2: Sistemi di de-manufacturing innovativi per il recupero di materiali critici da prodotti high-tech a fine vita.

GTTS 3 su Sistemi per la valorizzazione delle persone nelle fabbriche. Tema 1: Sistemi di Workplace enhancement per il miglioramento del luogo di lavoro per lo smart manufacturing; Tema 2: Sistemi di Workplace learning per la formazione, l’addestramento e il supporto alle performance sul luogo di lavoro per l’utilizzo di nuovi processi e piattaforme IT abilitanti per lo smart manufacturing.

GTTS 4 su Sistemi di produzione ad alta efficienza. Tema 1: Pianificazione avanzata e flessibile del moto dei robot; Tema 2: Sistemi Cyber Physical per la gestione e il controllo efficiente dei sistemi di produzione.

GTTS 5 su Processi produttivi innovativi. Tema 1: Processi produttivi innovativi per il manifatturiero avanzato; Tema 2: Processi additive manufacturing per il manifatturiero avanzato.

GTTS 6 sui Sistemi di produzione evolutivi e adattativi. Tema 1: Progettazione, simulazione e controllo di sistemi di produzione riconfigurabili; Tema 2: Componenti, sensori e macchine intelligenti per la produzione adattativa ed evolutiva.

GTTS 7 su Strategie e management per i sistemi produttivi di prossima generazione. Tema 1: Piattaforme e metoìdologie per prodotti intelligenti e modelli di business di servitizzazione digitale; Tema 2: Approcci tecnologici e organizzativi per la gestione di imprese collaborative e reti di imprese dinamiche

Mario Calderini, consigliere per le politiche di ricerca e innovazione del Ministero dell’Istruzione
Mario Calderini, consigliere per le politiche di ricerca e innovazione del Ministero dell’Istruzione

Recuperare il tempo perduto

Ad aprire i lavori del convegno è stato Stefano Firpo, direttore generale per la politica industriale, la competitività e le Pmi del ministero dello Sviluppo Economico, che ha illustrato alla platea le ragioni e le direttrici del Piano Nazionale Industria 4.0. Firpo ha rilevato come tra le imprese italiane ci siano “grandi campioni, se si considerano individualmente alcune delle tecnologie abilitanti individuate dal Piano Nazionale Industria 4.0”, ma anche come l’Italia sia “indietro sull’integrazione di sistema: manca, infatti, chi sappia mettere a fattore comune le nostre eccellenze”. Un ritardo che riguarda anche la capacità di abbracciare nuovi modelli di business data-driven: il settore manifatturiero è infatti destinato a diventare il “motore dell’economia dei servizi”, in un contesto nel quale “il confine tra manifattura e terziario sarà sempre più labile”. L’Italia, ha detto Firpo, era e resta tra i principali attori del manifatturiero mondiale, “ma questo non basta: la competitività è calata, sono diminuiti gli investimenti sia in quantità che in qualità”. E poi c’è l’annoso problema della dimensione delle aziende: “La medio-grande impresa italiana si è rafforzata su tutti i fronti, dopo la crisi, mentre la piccola-media ha tenuto solo laddove ha saputo innovare e internazionalizzarsi, mentre sta soffrendo quando non lo ha fatto”. L’internazionalizzazione, ha spiegato Firpo, “crea un solco tra chi ce la fa e chi non ce la fa”. Il lavoro da fare, insomma, “è enorme: il paese deve recuperare il ritardo”.

350 milioni per la ricerca industriale

Mario Calderini, consigliere per le politiche di ricerca e innovazione del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ha ammesso che “l’operazione intrapresa nel 2012, con la costituzione dei Cluster, è stata gestita male nella fase dell’execution” e ha detto che “ora le cose devono funzionare diversamente”. I cluster però “erano la scelta giusta da fare e l’esperienza del Cfi lo dimostra”, ha sottolineato.

I Cluster, ha ricordato il rappresentante del Miur, nascono dopo il fallimento degli incentivi a pioggia come “piattaforme di concertazione e ingaggio che devono offrire delle roadmap” aiutando il Governo ad attuate interventi focalizzati. Sono di fatto “delle strutture di governance intermedia che devono contribuire alla ricostruzione di un’agenda nazionale politica seria su alcune priorità industriali del paese”. Non è possibile, infatti, lasciare l’iniziativa sulla ricerca e l’innovazione solo alle regioni più attente e capaci, rinunciando a una politica nazionale. “Entro fine novembre sarà approvato un bando con una dotazione tra i 300 e i 350 milioni per le attività di ricerca industriale pubblico-privata” sulle 12 aree di priorità della ricerca individuate dal Piano Nazionale per la Ricerca. “Sono soldi per la ricerca industriale che saranno ripartiti tra i 12 Cluster in base al loro peso industriale e alle effettive performance che hanno dimostrato”. Le risorse, ha specificato Calderini, andranno “a progetti di ricerca che sono aperti a tutti, non solo ai soci del cluster”.

Ricordiamo anche che per il potenziamento dei cluster Fabbrica Intelligente e Agrifood e per l’incremento dei dottorati di ricerca sulle tecnologie abilitanti il Piano Nazionale Industria 4.0 prevede al capitolo Competenze una voce di spesa pubblica di 170 milioni di euro e un impegno privato di altri 70 milioni.

Magazzino automatizzato
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Lombardia, in arrivo una legge regionale su R&I

Nel frattempo c’è chi i soldi li ha già messi e sta continuando a farlo. È il caso, per esempio, di Piemonte e Lombardia, regioni presenti al convegno, che hanno messo a punto negli ultimi anni una serie di strumenti concreti a supporto dell’innovazione. La Lombardia, però, ha in serbo ancora un intervento da finalizzare entro quest’anno. Ne ha parlato Luca Del Gobbo, assessore per l’Università, la Ricerca e l’Open Innovation della Regione: “La Lombardia è all’avanguardia in Europa sui temi della ricerca e dell’innovazione. Il nostro Pil è cresciuto dell’1,5%, ben più della media nazionale, grazie alle imprese che hanno creduto nell’innovazione”, ha sottolineato l’assessore. La legge regionale 11/2014, ha ricordato Del Gobbo, ha consentito di stipulare 53 accordi sulla competitività per mantenere in Lombardia le imprese. Nel 2015 è stata approvata la legge 26 sulla manifattura 4.0. E presto sarà approvato un nuovo provvedimento dedicato alla ricerca e all’innovazione. Il disegno di legge, approvato dalla Giunta e ora al vaglio della quarta Commissione, dovrebbe essere approvato dal Consiglio “prima della consultazione referendaria del 4 dicembre”. Sarà istituita una cabina di regia tra diversi assessorati per la ricerca e l’innovazione, presieduta dal Presidente della Regione, che predispone il programma strategico triennale per la ricerca e l’innovazione che contiene il quadro previsionale degli interventi da realizzare, delle risorse necessarie e dei risultati attesi. Nascerà una Agenzia regionale per la ricerca e l’innovazione il cui scopo è “favorire il trasferimento tecnologico e fornire alle aziende le informazioni di cui hanno bisogno”.

Tra le iniziative incluse nel provvedimento, la Regione si impegna a impiegare il 3% delle risorse stanziate nel bilancio regionale da destinare agli appalti pre-commerciali per la promozione dell’innovazione, all’acquisto di soluzioni innovative che ne derivano, agli appalti verdi e, più in generale, agli investimenti in ricerca e innovazione. Inoltre vengono stanziati 40 milioni (che arrivano dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2014-2020) per finanziare fino al 50% dei progetti che vedono partecipi imprese e università.

 














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