Il pasticcio della penalizzazione del non elettrico: Fca contro il Governo

Linea di montaggio della Maserati Ghibli
Linea di montaggio della Maserati Ghibli

di Marco de’ Francesco ♦ L’azienda presieduta da John Elkann avverte che potrà rivedere il piano di investimento in Italia se verranno confermati i malus per i motori tecnici previsti da un emendamento del Governo di Giuseppe Conte alla manovra ora in discussione.

Alla fine, Fca è scesa in campo e ha messo le cose in chiaro: o il governo cambia linea, o per l’attuazione del piano di investimenti si vedrà. Nel caso in cui le cose si mettessero male, si intende, il progetto industriale italiano della multinazionale guidata da Mike Manley potrebbe essere rimodulato al ribasso, in Italia. Perché la questione riguarda il Belpaese: la fonte di ogni preoccupazione è infatti il sistema di incentivi per l’elettrico e di ecotasse per i motori termici previsto da un emendamento governativo alla Manovra 2019 e valido, se confermato in Senato il 15 dicembre, per il triennio 2019-2021 (vedi Industria Italiana qui). Colpirebbe l’azienda nel corso di una metamorfosi industriale: tanti sono i modelli in corso di transizione, quelli cioè che saranno ibridati o elettrificati nel 2020, nel 2021 o nel 2022. E poi c’è la Panda, la vettura preferita dagli italiani con 12.366 auto acquistate a novembre: che fine farebbe con un malus di 400 euro?

Il governo, come è noto, è corso ai ripari, incontrando l’11 dicembre costruttori e associazioni di consumatori per cercare un compromesso. Intanto, però, l’incertezza regna sovrana in Fca e in Anfia, l’associazione che riunisce la filiera dell’industria automobilistica. Tanto che il responsabile Emea di Fca, Pietro Gorlier, ha annunciato in una lettera al presidente di Palazzo Lascaris Nino Boeti l’assenza del carmaker al Consiglio regionale e comunale che si terrà domani appunto per discutere le prospettive di investimento in Piemonte. Riferendosi all’intervento del governo, Gorlier scrive appunto che «se fosse confermato fin dal 2019 si renderà necessario un esame approfondito dell’impatto della manovra e un relativo aggiornamento del piano annunciato».







 

John Elkann alla inaugurazione dell'impianto Maserati a Grugliasco
John Elkann alla inaugurazione dell’impianto Maserati a Grugliasco

La posizione di Fca

Gorlier chiarisce la posizione di Fca sugli effetti del provvedimento: «È un fatto certo che il sistema di bonus-malus, qualora attuato secondo l’impianto approvato in prima lettura alla Camera, inciderà significativamente sulla dinamica del mercato, in una fase di transizione del settore, costruttori e filiera, estremamente delicata, modificando le assunzioni alla base del nostro piano industriale». Il provvedimento cioè, non potrebbe non incidere a livello occupazionale. Dice Gorlier «la realizzazione del piano industriale per l’Italia prevede entro il periodo 2019-2021 un ammontare di investimenti pari a 5 miliardi di euro per i il lancio di 13 nuovi modelli o restlyling di modelli esistenti nonché nuove motorizzazioni con impiego diffuso di tecnologia ibrida ed elettrica».

Il piano industriale di Fca, annunciato questa estate e poi presentato nel dettaglio qualche giorno fa, «prevede la produzione della futura Fiat 500 elettrica ed il rinnovamento dei modelli Maserati Levante, Quattroruote e Ghibli a Mirafiori»; inoltre Fca ritiene che il progetto «garantirà progressivamente il raggiungimento della piena occupazione». Ma bisogna fare i conti con le intenzioni del governo: «Negli ultimi giorni lo scenario a tendere del settore è stato significativamente modificato da interventi sul mercato dell’auto in discussione all’interno della Legge di bilancio che a nostro avviso alterano l’intero quadro di azione, all’interno del quale il piano dell’Italia era stato delineato».

 

Lo stabilimento di Torino Mirafiori, dove verrà prodotta la 500 elettrica

 

La posizione di Anfia

Se il malus passasse, dice Anfia, non solo i costruttori, ma anche tutta la filiera e gli italiani in genere perderebbero considerevoli risorse. Si diceva del Tavolo al Mise di ieri. La posizione di Anfia è quella di una apertura di credito al governo, mantenendo però fermo il no ad ogni forma di tassazione sull’auto. Si legge in un comunicato che «a seguito dell’incontro tenutosi ieri al Ministero dello Sviluppo Economico alla presenza del Ministro Luigi Di Maio, le associazioni della filiera industriale e commerciale del settore automobilistico nazionale esprimono grande apprezzamento per la posizione espressa dal Ministro riguardo la volontà di non introdurre alcuna ulteriore forma di tassazione a danno degli automobilisti italiani. Come rappresentato anche ieri, Anfia, Federauto e Unrae, ritengono che l’introduzione di una qualsivoglia forma di “malus” si tradurrebbe nel 2019 in una diminuzione delle vendite di auto nuove stimata tra l’8 ed il 12% rispetto alla chiusura del corrente anno ‐ che già evidenzia un pesante rallentamento ‐ con una conseguente perdita di gettito Erariale per mancati incassi da IVA e IPT stimabile in una cifra superiore a mezzo miliardo di euro».

 

Il Ministro del lavoro e dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio (foto di Mattia Luigi Nappi)

D’altra parte secondo Anfia la misura governativa «così come impostata, si tradurrebbe inoltre in un serio fattore di destabilizzazione per il settore, mettendone anche a rischio l’occupazione». Peraltro, il provvedimento interverrebbe in un momento non proprio felice per il comparto: «Ad ottobre 2018 la produzione domestica di autovetture ammonta a oltre 55mila unità, in calo del 18% rispetto ad ottobre 2017. Nei primi dieci mesi dell’anno in corso, la produzione di autovetture registra una flessione dell’8% (quasi 585mila vetture) rispetto allo stesso periodo del 2017». Quanto a Fca, «a novembre, le immatricolazioni del Gruppo hanno registrato una quota di mercato del 24%, con volumi in diminuzione del 10% (e in flessione dell’11% nel progressivo 2018)».

Appuntamento in Senato

Non è chiaro cosa accadrà in Senato il 15 dicembre. I costruttori si attendono che il balzello sia revocato, e che resti in piedi solo il sistema premiante. Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, parla di dialogo avviato e non ancora concluso, ma assicura che una soluzione sarà trovata e si dice convinto che si possano fare progressi in tema di lotta all’ambiente senza ledere i piani industriali dei produttori. Ieri l’altro, però, aveva affermato di non voler gravare sulle auto delle famiglie degli italiani. Cinque giorni fa, di voler migliorare la norma senza dietrofront. Insomma, sebbene le ultime dichiarazioni del ministro sembrino più rassicuranti alle orecchie dei costruttori e della filiera, l’inquietudine permane.














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