Il lavoro 4.0 renderà liberi? Sì, se sapremo usare le nuove tecnologie

di Stefano Casini ♦ Lavorare meno, lavorare meglio, lavorare senza il posto di lavoro, in team e con meno gerarchie. Slides dal futuro prossimo del mondo Industry 4.0, tra neoluddisti, Grande Fratello, robot e smart manufacturing. Le considerazioni di Carnevale Maffè e le profezie di Klaus Schwab

Con l’avvento della quarta rivoluzione industriale, niente sarà come prima, anche se il cambiamento, come succede per tutte le transizioni, sarà a macchia di leopardo: per un periodo più o meno lungo vedremo agire, fianco a fianco, strumenti e tecniche tradizionali e modalità di produzione nuove; vedremo per questo all’opera e in contrasto tradizionalisti e innovatori. Comportamenti e regole fin qui considerate immutabili, saranno messe a dura prova. Uno dei campi in cui questo cambiamento è già in atto e comporta conseguenze ed effetti su tutti gli ambiti della vita quotidiana è quello che riguarda il lavoro: nelle aziende entra l’ Internet of Things, c’è un uso massiccio di tecnologie in rete e mobili,  smartphone e tablet entrano di prepotenza tra gli attrezzi imprescindibili del mestiere. Anche negli stabilimenti, nelle linee di produzione, in quelle della fornitura e della logistica. Tutto ciò comporterà un’evoluzione radicale per le attività pratiche e quotidiane dei lavoratori, che interesserà tutte le categorie: dagli operai specializzati ai responsabili di area, dai tecnici degli impianti ai magazzinieri. E sta già portando una profonda trasformazione anche nell’organizzazione del lavoro e dell’azienda.

I principali cambiamenti

Quali saranno questi principali cambiamenti che interesseranno i lavoratori della manifattura del futuro? Le conseguenze sono innanzitutto di due fattori, tra loro strettamente connesse. Il primo è l’aspetto pratico, e riguarda le azioni, gli orari, i luoghi di lavoro e le competenze del lavoratore. Spazi e tempi di lavoro non saranno più gli stessi. Il secondo fattore, più a lungo termine ma già in atto, riguarda il cambiamento della visione complessiva del lavoro, vale a dire lo sviluppo, dopo il settore  dei servizi e delle attività “immateriali”, di una grande trasformazione anche nella fabbrica. La flessibilità nella produzione avrà importanti conseguenze nella flessibilità dell’organizzazione.







A questo possiamo aggiungere alcuni altri elementi che già si stanno delineando: non è detto, ad esempio, che le 8 ore di lavoro classiche saranno anche il modello dell’industria tecnologica dei prossimi anni. In più, la possibilità di controllare la produzione a distanza fa in modo che la presenza fisica in azienda sia sì necessaria ma non allo stesso livello in cui lo era nel passato. Lavorare da casa potrà essere un’esperienza normale, così come lavorare da remoto quando non sia possibile essere presenti in fabbrica. E, poi, i nuovi modi di lavorare, dentro e fuori le aziende, nell’organizzazione e gestione delle attività, non saranno più gerarchici e “verticali”, ma collaborativi, partecipativi, inclusivi, “orizzontali”.

 

Lo smart working a breve non sarà più solamente una realtà per i lavori nei servizi, ma anche nel manifatturiero
L’esempio General Electrics

Tra i primi colossi mondiali a muoversi in questa direzione, c’è General Electrics, che già da alcuni anni nel suo stabilimento vicino a New York ha installato 10mila sensori tutti connessi alla rete aziendale (ci sono voluti però investimenti per 1,5 miliardi di dollari), rendendo possibile per gli operai il monitoraggio della produzione attraverso i loro iPad. Per venire a situazioni a noi più vicine i lavoratori dello stabilimento di Torino di General Motors Powertrain possono utilizzare gli strumenti informatici dell’azienda per autogestirsi, e lavorare a distanza, per 10 giorni all’anno. Si tratta dei tecnici, ingegneri e specialisti che progettano i nuovi motori diesel, ma che, allo stesso tempo, gestiscono una fabbrica su tre turni che produce i motori stessi. Attraverso la rete, possono condividere in tempo reale l’andamento della produzione e governarlo da remoto attraverso il proprio Pc o tablet. Per un dinamico e flessibile smartworking nel settore metalmeccanico.

L’operaio si allontana dalle macchine

Con la diffusione dell’IoT anche la catena di montaggio, o quella di gestione dei prodotti finiti, non ha quasi più bisogno dell’intervento dell’operaio per operazioni meccaniche, ma lo richiede soltanto per attività di settaggio dei macchinari e di problem solving quando qualcosa non funziona. Attraverso webcam installate nei punti nodali della catena di montaggio e di produzione, e migliaia di sensori che ne rilevano ogni aspetto in tempo reale, è ormai possibile individuare i problemi e risolverli a distanza. In pratica, il ruolo dell’operaio “semplice” e non qualificato è sempre più marginale, e quello dell’operaio specializzato si riduce a poche mansioni, ma con un altissimo tasso di responsabilità.

Questo accade perché tutta la catena produttiva dipende da queste attività svolte attraverso tecnologie sempre più evolute e sofisticate, che si possono utilizzare in rete e da remoto, senza essere fisicamente sul posto, o vicino alle macchine. Allo stesso modo, la logistica interna allo stabilimento sempre più spesso non viene più gestita manualmente dagli operai, ma da robot e altre tecnologie in grado di sollevare pesi maggiori. Il ruolo del lavoratore è sempre più quello di impostare il sistema informatico, che si occupa poi automaticamente di gestire lo stoccaggio del materiale nel modo più efficiente, sulla base dei sensori e delle indicazioni che il ciclo produttivo fornisce. Oppure quello di intervenire in maniera complementare alle macchine.

 

Il lavoro quotidiano nella fabbrica Industry 4.0
Un diverso valore del tempo di lavoro

Detto questo, il primo cambiamento rivoluzionario riguarda quindi gli orari e i luoghi di lavoro: con la produzione e sempre più attività gestite virtualmente, nulla impedisce a un lavoratore di controllarle in remoto, da un’altra sede, o anche da casa, con il proprio computer, tablet o smartphone. Questo non significa avere in futuro una fabbrica senza lavoratori, completamente gestita dalle macchine. Ma è chiaro che l’operaio e il tecnico si interfaccerà sempre di più con il proprio tablet connesso alla rete aziendale piuttosto che fisicamente alla macchina stessa. La conoscenza avanzata dei sistemi informativi, la capacità di analisi in tempo reale di Big data, e il sapersi muovere velocemente tra sistemi cyber-fisici, saranno la base per i tecnici specializzati del futuro. E, con ogni probabilità, non si potrà prescindere da aspetti ritenuti fondamentali come un orario di lavoro, ma il fatto che questo sia fissato in schemi rigidi potrebbe essere un limite per il lavoratore più che per l’imprenditore dell’azienda.

Il caso Axa Italia

In Axa Italia, ad esempio, stanno già andando anche oltre: il cambiamento culturale che si vuole realizzare, sintetizzato dal motto “Fiducia e risultati”, prevede che si lavori per obiettivi. L’orario di lavoro non è più controllato, non ci sono più gli straordinari ma soltanto i risultati da raggiungere condivisi con il proprio responsabile. Sia presso la sede di Milano della multinazionale assicurativa, sia presso quella di Roma, non sono più previste scrivanie o uffici assegnati. Ognuno può sistemarsi a lavorare, con Pc portatile, smartphone, tablet, sulla prima scrivania disponibile o nella stanza libera che preferisce.

 

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Carlo Alberto Carnevale Maffè, professore di Strategy and Entrepreneurship alla SDA Bocconi School of Management

Una nuova logica di lavoro anche in ambito industriale

Una nuova visione e tendenza dell’organizzazione del lavoro, che potrebbero presto farsi spazio anche in altri settori di attività, compresi quelli industriali. «Le tecnologie di oggi non si sviluppano più tanto in una logica verticale, di sorveglianza, ma in logica orizzontale, di collaborazione e condivisione» rimarca Carlo Alberto Carnevale Maffè, professore di Strategy and Entrepreneurship alla SDA Bocconi School of Management, e docente in diverse altre primarie Business school internazionali: «queste tecnologie non hanno un “centro” di comando, non comunicano tanto con “l’alto” dell’organizzazione e dell’azienda, ma con chi ci affianca, e con l’esterno. Ci consentono di “appiattire” le gerarchie, di sviluppare e lavorare attraverso collegamenti orizzontali. Esaltano l’autonomia dei lavoratori, la collaborazione, non la gerarchia, non il controllo». Questo dal punto di vista dell’organizzazione, dei flussi di dati e di lavoro, dell’interazione tra le parti.

Nuove situazioni, ma le regole a tutela del lavoratore vanno rispettate

C’è poi l’aspetto che riguarda le normative, le leggi, ciò che si può fare con i nuovi dispositivi Hi-tech, e ciò che non si può fare, dal punto di vista delle regole, non tecnico e applicativo. «Le tecnologie, se usate male, violano la legge. Se usate bene, liberano il lavoro e il lavoratore. Sono più sicure, efficienti e collaborative» fa notare Carnevale Maffè, «qualsiasi device tecnologico non è svincolato dalla normativa, dipende dall’uso che se ne fa. La tecnologia non ha responsabilità legali, la responsabilità legale è delle aziende che le usano. E nessuna azienda seria fa qualcosa di illegale, sta al rispetto delle regole. Ovviamente, fino a prova contraria. Il rispetto delle leggi è doveroso e non si discute».

Per questo, Maffè definisce e liquida come «beceri Luddisti, miopi nemici del progresso, ignoranti di tecnologie, di come funzionano e a cosa servono», tutti coloro, tra politici, sindacalisti, rappresentanti a vario titolo dei lavoratori, che soltanto qualche settimana fa hanno fatto una fragorosa levata di scudi alla notizia che Amazon, negli Stati Uniti, ha depositato il brevetto di un braccialetto Hi-tech, da utilizzare per il lavoro nella filiera organizzativa aziendale. «Serve per controllare ogni istante i dipendenti» avevano tuonato subito i detrattori, e poi «lo chiamano lavoro, è schiavitù», siamo alla «società del controllo totale», all’economia del «capitalismo integrale». E altri strali indignati dello stesso tono, contro il colosso americano dell’eCommerce.

Niente di più miope e fuori luogo, secondo Carnevale Maffè, e tanti altri come lui, esperti di organizzazione e processi strategici applicati alle aziende. «I modelli organizzativi delle imprese sono cambiati rispetto al passato, e cambieranno ancora molto» sottolinea, «secondo nuovi modelli ramificati e distribuiti, in cui reparti e operatori hanno bisogno, anzi, hanno assoluta necessità di essere in contatto e di comunicare tra loro in tempo reale».

 

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Una slide dallo studio di Microsoft attorno al quale si sono sviluppate le considerazioni di Carlo Alberto Carnevale Maffè
Il braccialetto di Amazon

È il caso dell’astronave planetaria Amazon, ma anche di migliaia di altre aziende, anche di medie dimensioni, moltissime anche della manifattura italiana. Quelle più evolute, più al passo con i tempi, più competitive. «Si diffondono e affermano nuovi modi di lavorare» sottolinea il docente di Strategy and Entrepreneurship alla SDA Bocconi School of Management, «che non vanno rifiutati o demonizzati, ma capiti e assecondati, perché il mondo cambia, l’innovazione corre, non si ferma ad aspettare gli indecisi o i retrogradi. Altrimenti facciamo come gli operai Luddisti e giacobini del passato, che sabotavano e distruggevano le macchine industriali perché portavano via posti di lavoro. Una linea che non ha avuto molto successo».

Le nuove tecnologie per un lavoro vantaggioso per il lavoratore e per l’azienda

Bisogna riprogettare il lavoro, in maniera complementare a ciò che permettono di fare le nuove tecnologie, all’insegna «di uno Smart working esteso» spiega il docente della SDA Bocconi, «il Weareable computing, le tecnologie indossabili, sono un’area di sviluppo straordinaria, già ampiamente utilizzata dalle realtà produttive più moderne e attente all’innovazione. Tutti i Device evoluti e digitali sono benvenuti, se l’uso che se ne fa rispetta le norme».

Con applicazioni e funzionalità innanzitutto in tre ambiti: sicurezza sul lavoro; maggiore produttività; riduzione delle fatica e del carico di lavoro fisico per gli operatori. Ne sono un esempio, tra i tanti possibili, gli speciali occhiali a realtà aumentata utilizzati dai tecnici per la manutenzione di impianti in situazioni pericolose, come nel caso delle piattaforme petrolifere o delle reti di gas ed elettricità. In questi ambiti, il lavoro è tracciato in tempo reale, e seguito a distanza, per motivi di sicurezza, oppure, fornendo dati e informazioni ai tecnici specializzati, per facilitarli, assisterli, e migliorarne la produttività. E anche il tanto discusso e criticato brevetto di Amazon è stato pensato per aiutare il lavoratore a fare meno fatica, e a trovare più facilmente ciò che cerca, negli enormi magazzini stracolmi di migliaia di prodotti del commercio elettronico.

 

Robotica e realtà aumentata: un binomio che cambierà il lavoro tradizionale nela manifattura . Nella foto il progetto Comau DiWo (Digital Workplace) realizzato con Microsoft e Iconics

 

«Sono già moltissimi gli esempi di supporto tecnologico alla produttività» osserva ancora Carnevale Maffè, «anche la tracciabilità dei flussi di lavoro è già ampiamente diffusa, e in tanti modi, secondo esigenze e soluzioni diverse. In campo formativo, anche l’Università Bocconi usa strumenti tecnologici per il controllo della presenza a lezione in aula degli studenti, ed è una funzione di servizio che si è evoluta rispetto al passato, quando per rilevare e segnare le presenze si faceva passare tra i banchi un foglio di carta. La questione della Privacy dell’individuo è a monte del problema, in fabbrica non c’è alcuna proibizione a usare strumenti funzionali al conseguimento di un obiettivo di produzione, sicurezza ed efficientamento».

Cosa succede nella Marche

Nelle aziende manifatturiere delle Marche che producono scarpe, borse e accessori moda in pelle, ad esempio, per tagliare le pelli in maniera ottimale ed efficiente, e ridurre al minimo gli sprechi, si usano dei software che “fotografano” il pellame da trattare, e poi il computer “suggerisce” all’operatore, attraverso un raggio laser, o proiettando un’immagine da seguire, o attraverso un braccio meccanico, i tagli necessari da eseguire, mentre al tecnico specializzato spetta la decisione e l’azione finale. «In molti casi siamo già “teleguidati” dalle tecnologie» rileva Carnevale Maffè, «e ovviamente tutte queste operazioni e questi dati sono tracciabili, ma per migliorare le condizioni di lavoro, non per fare il Grande Fratello in azienda. I dispositivi Hi-tech permettono di creare e utilizzare delle “catene” non di prigionia, ma di comunicazione, collaborazione, maggiore qualità ed efficienza».

 

La copertina del libro del presidente esecutivo del World Economic Forum

Le considerazioni del libro: “La quarta rivoluzione industriale” di Klaus Schwab

Non a caso, nel libro “La quarta rivoluzione industriale”, pubblicato in Italia da FrancoAngeli, Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum, rileva: «le tecnologie alla base della quarta rivoluzione industriale stanno avendo un impatto enorme sulle modalità attraverso le quali le aziende sono gestite, organizzate e alimentate», e questo impatto «renderà necessario riconsiderare il ruolo del leader e la struttura dell’intera organizzazione». Il fondatore e presidente del World Economic Forum rimarca: «le organizzazioni che avranno successo trasformeranno con sempre maggiore frequenza le loro strutture gerarchiche in modelli più collaborativi, fondati sulla creazione di network».

In pratica, le aziende saranno organizzate attorno a Team dislocati in diverse aree, lavoratori che operano da remoto e gruppi di lavoro dinamici, tra cui avrà luogo un continuo scambio di dati e informazioni su mansioni o attività in cui si è impegnati. È evidente, poi, che tutte queste novità devono essere calate nel dettaglio delle diverse fabbriche, dato che il ruolo centrale della personalizzazione della produzione, nell’Industria digitale e dell’Internet of Things, fa in modo che anche il lavoro e le mansioni degli operai e dei tecnici siano diverse, anche dal punto di vista dell’organizzazione del lavoro, a seconda del prodotto da lavorare e sviluppare.

 

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Klaus Schwab, fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum

 

Tutti questi cambiamenti e nuove prospettive creeranno ampie opportunità per coloro che accetteranno le sfide. Molti apprenderanno o adotteranno con entusiasmo nuove competenze e nuovi modi di pensare, e si reinventeranno più è più volte. Altri si troveranno un po’ disorientati e in difficoltà a restare al passo con l’innovazione. Altri ancora opporranno resistenza al cambiamento. Nessuno di questi atteggiamenti è nuovo, e le imprese sanno come affrontarli attraverso la formazione, l’istruzione, la comunicazione e il Change management. A meno che non rimpiangiamo ancora i tempi in cui le telefonate si facevano e ricevevano passando da un centralinista.














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