Il cloud di Oracle è diventato Autonomous… Mentre Microsoft…

di Chiara Volontè ♦︎ La multinazionale fondata da Larry Ellison e guidata in Italia da Fabio Spoletini supporta i clienti con il database “autonomo”, che facilita e automatizza le operazioni di migrazione. La partnership con il colosso di Redmond. User experience e Ai alla base della strategia futura

Fabio Spoletini, Country Manager e Regional Sr. Vp di Oracle, durante la plenaria dell'Oracle Day

«Vogliamo preparare le aziende a diventare delle data driven company, per questo stiamo offrendo un’architettura di semplificazione di alta sicurezza e prestazionale per ambienti mission critical. Con la digital transformation le imprese sono chiamate a mettere ordine attraverso le applicazioni software as a service, che hanno questa rigorosità e che offrono un modello dati innovativo che porta a una standardizzazione. Noi supportiamo i nostri clienti con l’Autonomous database, una tecnologia che permette alle società di concentrarsi sulla qualità del dato e sulla parte più logica, e non più su attività di migrazione e pulizia. Ai nostri utenti vogliamo dire: pensate solo alle proprietà del dato e non preoccupatevi più del resto».

È con queste parole che Fabio Spoletini, Country Manager e Regional Sr. Vp di Oracle, ci spiega qual è il ruolo che la multinazionale ha deciso di giocare al fianco delle aziende, durante un evento organizzato dalla società fondata da Larry Ellison qualche giorno fa a Milano, che ha visto oltre 1.500 partecipanti. Digital transformation, IoT, intelligenza artificiale e connettività sono stati gli argomenti cardine della giornata, che però ha visto primeggiare, su tutti, un tema: quello dei big data.







Oracle Autonomous Database è una tecnologia basata su cloud progettata per automatizzare molte delle attività di routine richieste per gestire i database Oracle, che secondo la multinazionale può liberare gli amministratori di database (Dba) per svolgere attività di livello superiore e più strategiche.

«Le capacità umane non saranno mai sostituite dalle macchine – prosegue Spoletini – ma governare il cambiamento indotto dalla mole crescente di dati disponibili, cosi come analizzare, interpretare, e prendere decisioni informate da questi stessi dati è un compito che oggi si può assolvere solo con strumenti potenziati da intelligenza artificiale e machine learning. Oracle è in grado di semplificare l’uso di questi strumenti, mettendosi a disposizione dei C-Level di ogni linea di business con soluzioni agili, interfacce semplici da usare, una base di dati unica e convergente per abbattere i silos interni alle aziende e mettere a fattor comune il prezioso valore dei dati, senza peraltro aumentare la superficie di attacco per eventuali sfide di sicurezza, che è poi il tratto differenziante e unico del nostro cloud di seconda generazione».

Fabio Spoletini, Country Manager e Regional Sr. Vp di Oracle

 

I tre step della strategia di Oracle

Oracle vuole abilitare l’accesso delle aziende all’innovazione, per rendere la user experience il più semplice possibile. Per raggiungere questo obiettivo, il leader del cloud sta costruendo la propria strategia su tre step. In primis, il business process innovation; in secundis la technology innovation, che studia i dati e cerca di capire come gestirli; infine il customer success, che si abilita tramite il digital assistant. «La nostra strategia per guidare l’innovazione è quella di costruire delle applicazioni SaaS (Software as a Service) tramite il one single data model che siano il più data driven possibili. Infatti, è necessario che i processi di business siano connessi: bisogna dare alle aziende il vantaggio di passare da un Hr a un Erp, a un customer experience senza dover fare grosse integrazioni – ci racconta Spoletini – Tramite il one single data model si abilita la possibilità di avere dei processi di Ai a supporto su tutta la linea, con dati alimentati da tutti i processi».

Le strategie di Oracle, fonte Oracle

Ma il tema su cui il country manager pone maggiore attenzione è quello dell’intelligenza artificiale, che significa estrarre valore dai dati, e per fare ciò è necessario avere strumenti a supporto che ci consentano di capire i fenomeni, con l’obiettivo ultimo di poter prendere delle decisioni in maniera più veloce. «Umanamente non è possibile oggi fare delle scelte con la quantità di dati che abbiamo a disposizione – afferma Spoletini – abbiamo bisogno di supporti che si affinano. E il segreto sono i dati: più ne posso usare per alimentare gli algoritmi, più questi saranno efficaci. In questo modo potrò avere delle informazioni che mi permetteranno di analizzare meglio il contesto. Estrarre valore del dato a supporto dei processi applicativi è il tema primario della nostra strategia».

Le sfide della trasformazione digitale. Fonte Oracle

Infine, il concetto di database è quello caratterizzante per Oracle per quanto riguarda l’innovation technology. «Il nostro obiettivo è quello di ridurre la complessità, quindi introduciamo l’Autonomous database, che racchiude in sé due nozioni fondamentali – ci spiega Spoletini – Innanzitutto utilizza delle strategie di Ai per la sua gestione, e soprattutto è convergente, ovvero è un unico database che gestisce tutti i modelli di dati in sicurezza, garantendo elevate prestazioni e livelli di servizi. Così possiamo ridurre la complessità dei processi».

Le strategie per le applicazioni. Fonte Oracle

 

L’Autonomous database

«Il one single data model è un ammodernamento dei processi di business, ma non si configura come una vera e propria migrazione – ci spiega Spoletini – Nella strategia Oracle ci sono tre pilastri: la business process innovation, la technology innovation e il customer success, tramite cui ci impegniamo ad aiutare sia i clienti che i partner al progetto di successo, e abbiamo tutte le competenze per poter far questo. Con l’Autonomous database, invece, possiamo parlare di utilizzo di Oracle come tecnologie. Con l’Adb promettiamo un elevato livello di automazione che facilita le operazioni di migrazione: il trasporto e la gestione dei dati vengono automatizzati da Oracle sul cloud, e nel passaggio all’autonomous il database administrator sarà sgravato dalle attività a più basso valore».

In sostanza, se ho tanti database vuol dire che ho altrettanti silos, per cui non riuscirò mai a fare un’analisi di tutti i dati. Oracle non solo vuole metterli tutti in un unico repository in sicurezza, ma dà anche la possibilità di andare su tutte le tipologie di dati per estrarre valore. Quindi offre un database con tanti modelli di dati e la possibilità di fare delle analisi su tutti questi modelli. È il concetto di silos che si oppone a quello di convergenza. «Potendo analizzare i dati in questo modo – commenta il country manager – abilito l’azienda a essere una vera data driven company. L’Autonomous alla fine diventa un’architettura di riferimento dove posso compiere azioni di consolidamento, standardizzazione e soprattutto governance, così il cliente si può concentrare sulla pulizia del dato».

Autonomous database. Fonte Oracle

 

Oracle e la partnership con Microsoft

La collaborazione tra Oracle e la multinazionale fondata da Bill Gates è nata per migliorare l’approccio al cloud delle aziende clienti, e offrire loro una vasta gamma di soluzioni.

«Sono due le grandi sfide che oggi le aziende devono sostenere per il cloud infrastrutturale, ovvero il data center – prosegue Spoletini – La prima è quella di sviluppare nuove applicazioni cloud native, mentre la seconda è quella di portare ambienti legacy sul cloud per generare efficienza, visto che si installano su data center con applicazioni ormai obsolete. In queste due sfide Oracle vuole giocare nella logica del multicolud, per avere il repository di tutti i dati. Dopodiché, se il cliente ritrova delle applicazioni interessanti su Microsoft, può decidere di avere il layer applicativo con loro e la base dati con noi. La nostra società sta dando a Microsoft la possibilità di poter accedere all’archivio dei dati Oracle, mentre noi stiamo ricevendo la possibilità di sfruttare il loro ecosistema, la loro piattaforma aperta, per poter accedere al nostro cloud. La collaborazione tra Microsoft e Oracle connette i data center, li sta pianificando perché siano prossimi, al fine di risolvere il problema della latenza. Quando si va a fare multicloud è come se fossi in un unico data center, quindi il problema della latenza è già risolto, perché nel momento in cui sono connessi non c’è più il problema del ritardo prestazionale. Abbiamo anche superato la difficoltà del supporto, perché nel momento in cui l’utente ha un problema apre una service request e la richiesta d’intervento viene presa in carico dall’organizzazione che gestisce il multicloud. Infine, per quanto riguarda il tema dell’identità, questa viene propagata su tutto il layer applicativo: quando si entra da Microsoft con un’applicazione, ci si identifica e automaticamente, quando si arriva nel cloud di Oracle per accedere alla base dati si deve essere riconosciuti: in questo modo si risolvono i problemi tipici dei vari layer di un’applicazione in una logica multicloud, quindi completamente trasparente e risolvendo tutte le problematiche che ci possono essere. Con Microsoft stiamo offrendo le basi per costruire una migliore architettura per il futuro, pronta sia a portare in cloud le applicazioni esistenti, sia a modernizzarle, ma anche a costruirne di nuove».

Oracle nel mondo. Fonte Oracle

Una logica win-win, in cui i due colossi, nati in ambiente enterprise, mettono a sistema le loro competenze per offrire ai clienti prodotti combinabili tra loro. Infatti, prosegue Spoletini, «Microsoft ci riconosce la posizione di leader sul dato, e noi ammettiamo la loro preminenza sulla piattaforma aperta. Un cliente può interconnettere le nostre soluzioni come meglio preferisce, può anche scegliere Oracle o Microsoft, non è necessario comprare il pacchetto offerto dalla partnership, che rimane un’opportunità per l’utente. La collaborazione è stata spinta dai clienti americani che hanno chiesto la realizzazione di un’architettura in questa modalità. La nostra alleanza sta dando la flessibilità».

 

Farsi in tre: il cloud per disegnare il futuro del business a 360 gradi

La scelta di trasformare il tradizionale evento dedicato al cloud Oracle “a reti unificate” in un appuntamento multiplo riflette la crescente importanza del cloud come piattaforma abilitante l’innovazione, e la capillarità con cui si è integrato nelle strategie non solo It delle aziende italiane. Oggi più che mai, infatti, il cloud – integrato e rafforzato da tecnologie come l’intelligenza artificiale, il machine learning, l’IoT – affianca ai suoi tipici vantaggi di flessibilità, scalabilità, standardizzazione, aggiornamento continuo e riduzione dei costi opportunità specifiche per creare efficienze e innovazione dentro e fuori l’azienda. I tre eventi paralleli si sono svolti ognuno con una sessione plenaria, impreziosita dall’intervento di top manager internazionali e italiani di Oracle e dalle storie di numerosi clienti, seguita nel pomeriggio da una serie di sessioni parallele su temi di mercato o tecnologici.

I messaggi chiave dell’Oracle Day. Fonte Oracle

Nel Modern Cx Summit  in particolare, dopo il benvenuto di Marco Ferraris, Cx Country Leader di Oracle Italia, sono intervenuti Tom Bird, Cx Strategy Leader di Oracle Emea con un keynote dedicato al tema “The Value of Time in the eXperience Economy”, mentre Emilio Bellini, Co-founder Leadin’Lab della School of Management del Politecnico di Milano ha parlato di “Uomo e Tecnologie Digitali: come creare valore con la nuova Customer Experience” e Marco Lencovich di Oracle ha presentato la piattaforma Cx Unity. A seguire, con la moderazione del fondatore e Ceo di NinjaMarketing Mirko Pallera, si sono confrontati sull’impatto sul Brand dell’Experience Economy Stefania Filippone di Accenture, Karin Haberl di illy, Stefano Leoni di Wind Tre, Sergio Mandelli di Eni gas e luce, Frida Mura di Fastweb e Francesco Russo di Borbonese. Nel pomeriggio si è parlato in sessioni parallele di Dati & AI nell’Experience Economy con Matteo Montini di Jakala e sono stati presentati da Silvia Castellazzi i risultati della ricerca commissionata da Oracle a Leadin’Lab su “La Sfida delle Epifanie Tecnologiche: Valore, Significato e Customer eXperience”.

Gli analytics e la digital transformation. Fonte Oracle

Al Modern Business Summit – condotto sempre da Alessia Tarquinio – dopo il benvenuto di Gianfranco Caimi, Erpm e Cloud Applications Country Leader e Alessio Gallo Hcm Country Leader, ha parlato Karine Picard, Vp Business Development Emea Applications di Oracle, con un keynote su “Outpace Change: Benefit from Human – Machine Collaboration”.  Particolarmente ricche le conversazioni con i clienti e partner italiani di Oracle che hanno scelto il cloud per innovare i loro processi aziendali, rappresentati da Camilla Benedetti di Danieli, Manuela De Marco di Business Reply, Cristina Donati di Trevi, Mauro Maccagnani di Amplifon, Michele Paolin di Deloitte, e Carmelo Surace di Building Energy. Conversazioni che sono proseguite anche nel pomeriggio in due percorsi separati dedicati a “Future Ready Finance & Operation” – nei quali sono stati presentati ulteriori progetti di aziende quali Alcar Ruote (speaker: Stefano Mariani), Calzedonia (Marzia Gianesini) e Fideuram (Matteo Cattaneo) – e Future Ready Workforce, con la partecipazione di Hera (speaker: Mara Brenci), Iit Istituto Italiano di Tecnologia (Lina Donnarumma e Simone Ercolessi) e a2a (Maria Cristina Vaccarisi e Paolo Reali).  In questo track si è parlato diffusamente di competenze da amplificare e rinnovate – upskilling e reskilling – e di come fare recruiting di figure professionali “atipiche” – come ad esempio gli scienziati che lavorano all’Iit.

I clienti di Oracle. Fonte Oracle

Infine al Modern Cloud Day moderato dal giornalista e tecnologo Gigi Beltrame, dopo il benvenuto del Tech Country Leader Alessandro Ippolito, spazio al prestigioso intervento di Andrew Sutherland, Senior Vp Business Development Technology Lycense & Systems di Oracle Emea, che ha tratteggiato nel suo keynote le caratteristiche di un vero Enterprise Cloud di nuova generazione –  seguito dalle interviste a clienti Cloud di Oracle, quali Gianluca Avallone di Verti –  con il partner Red Reply -, Giorgio Vergani di Cnp Vita, Luca Ascolese di Generali e Marco Pesaresi di Coca Cola Hbc.  Si è parlato naturalmente delle tecnologie più spinte e dell’innovazione cloud – nativo, ibrido o anche ibrido cloud/on-premise, e con le soluzioni Exadata Cloud at Customer di Oracle. Nel pomeriggio sono state organizzate diverse sessioni parallele dedicate agli sviluppatori con momenti di Hands On dedicati alla creazione di microservizi e chatbot – e due track sul tema delle infrastrutture (Il “Digital backbone dell’impresa”,  con l’intervento di esperti Oracle, partner e clienti quali Coeclerici, Unicoop Firenze) e sul tema del cambiamento dell’IT (Embracing change and transition into digital – anche qui con esperti di Oracle e partner accompagnati da clienti quali Amplifon e Reason).














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