Viaggio nel cuore di HSD Mechatronics, tra elettromandrini smart e automazione interconnessa

di Filippo Astone e Rossana Lacala ♦︎ L’azienda (Gruppo Biesse) si candida a diventare il primo Lighthouse Plant Zero Defects del Cluster Fabbrica Intelligente. Obiettivo del partner dei costruttori di macchine utensili è realizzare l'intelligent supply chain al 100%. Applicando alle linee IoT, Ai, automazione, robotica, sensoristica. Ne abbiamo parlato con l’ad Fabrizio Pierini

Interno della fabbrica Hsd

Si può definire “l’Intel Inside degli elettromandrini”, perché il valore aggiunto del marchio di dispositivi, c.d. devices devices per macchine utensili è riconosciuto da tutti. Investe in un progetto tale da cambiare il mercato di riferimento: Electrospindle 4.0, che ruota intorno all’elettromandrino e-core, totalmente interconnesso e quindi capace di dialogare con il costruttore di macchine, con la “Control Tower” di HSD e con gli altri stakeholders interessati mentre è in azione. Il suo stabilimento di Gradara, in provincia di Pesaro e Urbino, è diventato candidato a Lighthouse Plant del Cluster Fabbrica Intelligente.

Ciò significa che, se l’iter andrà in porto, sarà la prima fabbrica di una grande impresa a ricevere finanziamenti da destinare ad attività di dimostratore tecnologico: irradiare le altre aziende del territorio e delle filiere coinvolte con le sue innovazioni, i suoi metodi e la sua capacità di applicare IoT, intelligenza artificiale, 4.0, automazione, robotica, sensoristica. Dopo quattro Big con grandi impianti produttivi (Abb, Hitachi Rail, Tenova-Ori Martin, Ansaldo Energia) nei prossimi mesi potrebbe essere la prima volta di una grande impresa eccellente in uno dei settori di punta della manifattura italiana: l’automazione industriale. Si punta da un lato su personalizzazione, dall’altro su alta efficienza e produzione zero defects. Anzi, l’idea è di diventare il primo Lighthouse Plant Zero Defects. E di realizzare l’intelligent supply chain al 100%.







Stiamo parlando di HSD Mechatronics, che fa parte del Gruppo Biesse (multinazionale quotata a Piazza Affari, che con 750 milioni di euro di ricavi è leader nelle macchine da taglio), ha un giro d’affari superiore agli 80 milioni di euro ed è il secondo operatore mondiale nella progettazione, produzione e commercializzazione di elettromandrini e dispositivi tecnologicamente avanzati per macchine utensili destinate alla lavorazione del legno, metallo, materiali compositi, vetro e pietra. Esse sono applicate in settori che vanno dall’arredamento all’edilizia, dalla robotica all’elettronica di consumo, dall’automotive e aerospace. HSD ha filiali nelle aree strategiche del suo business: Cina, Germania, USA, Sud Korea e Taiwan. In questo articolo, faremo un piccolo viaggio nel cuore della sua avventura tecnologica. Nell’articolo collegato, che potete leggere qui, approfondiremo invece gli aspetti più legati al Cluster Fabbrica Intelligente e alla roadmap tecnologica, che ci dicono molto non solo e non tanto su HSD stessa (che comunque, se diventerà Lighthouse, sarà protagonista di una forte accelerazione del suo processo di crescita e di cambiamento) ma soprattutto sul futuro della manifattura italiana.

 

High speed devolopment

Lo stabilimento HSD di Gradara sviluppa un’ampia gamma di dispositivi ed apparecchiature meccatroniche, tra cui elettromandrini e teste bi-rotative, tavole roto-basculanti con tecnologie Industria 4.0 ready

All’interno di una struttura di 8.000 mq organizzata secondo i principi della lean production, lo stabilimento HSD di Gradara sviluppa un’ampia gamma di dispositivi ed apparecchiature meccatroniche, tra cui elettromandrini e teste bi-rotative, tavole roto-basculanti con tecnologie Industria 4.0 ready. HSD, fondata nel 1991 dalla Famiglia Selci (fondatori anche del Gruppo Biesse) è l’acronimo di High speed development, ovvero “sviluppo ad alta velocità”, perché «i nostri prodotti permettono di movimentare il pezzo, o l’utensile, in azione attorno all’asportazione di materiali», spiega l’amministratore delegato Fabrizio Pierini, da 25 anni in azienda e che ne ha caratterizzato la crescita. Ma non è da sottovalutare la seconda parte del nome, ovvero “Mechatronics”: «siamo orgogliosi di essere stati fra i primi a portare la meccatronica in un settore che era concepito essenzialmente come meccanico. L’abbiamo fatto fin da quando ancora non si parlava di 4.0. Si tratta di abbinare la meccanica di precisione con l’elettronica e il SW necessari a governare macchine e dispositivi tramite la raccolta, l’analisi e l’elaborazione dei dati di prodotto e di processo, inclusa la capacità di Edge Computing che in alcuni ns. prodotti è già presente da quasi un decennio. Del resto, la nostra convinzione è che nel nostro settore l’evoluzione meccatronica sarà una necessità legata alla competitività e alla elevata qualità dei prodotti: un “must” per la Zero Defects Factory».

 

Global mechatronic partner dei costruttori di macchine utensili

Fabrizio Pierini, ceo Hsd

Dal canto suo, HSD vuole essere “global mechtronics partner dei costruttori di macchine utensili“. Perché, come spiega l’AD «noi lavoriamo a fianco dei clienti, per progettare insieme a loro soluzioni personalizzate. Perché ognuno di essi ha esigenze diverse, che mutano continuamente a seconda dei progetti». E racconta: «noi portiamo la nostra esperienza di costruttori di elettromandrini o di dispositivi che permettono di lavorare il pezzo; loro la competenza nel loro processo, cosa vogliono fare con la macchina utensile, che prestazioni devono ottenere e che lavorazioni fare in determinate condizioni. È un processo meticoloso che richiede tempo: si arriva – per progettare, realizzare e validare il nuovo dispositivo sulla macchina – 12 mesi dopo. Non stupisca questo arco temporale: il componente core della macchina utensile, il mandrino appunto, è il punto di contatto tra il pezzo lavorato e la macchina». I clienti di HSD (i costruttori di macchine utensili), hanno utenti finali di tutte le dimensioni, dai piccoli laboratori alle multinazionali come Ikea, che produce mobili in fabbriche ad alto tasso di macchine utensili. Come partner dei costruttori di macchine utensili, le filiere preferenziali di HSD sono l’aerospace – con aziende come la Bell Helicopters, Boeing; l’automotiveDaimler, Tesla, soprattutto le fabbriche con macchine utensili dedicate a produzioni just-in-time; l’electronic consumerSamsung, LG. Ma anche la robotica, dove i suoi oggetti vengono integrati nei robot e nel handling, e stanno prendendo sempre più piede nella lavorazione di finiture superficiali e nella automazione di attività manuali ad esempio per il deburring, cioè la sbavatura. Tra i settori di macchine utensili un po’ più di nicchia, però interessanti in prospettiva evolutiva c’ è il medicale. Soprattutto quello orientato ai componenti con leghe speciali. Come il titanio utilizzato nelle “human spare parts” (placche metalliche, viti, supporti).

 

Un mercato in forte espansione: le prospettive di crescita per HSD

La produzione in HSD durante il periodo Covid

Non ci sono dubbi sulla pervasività dell’automazione e sul suo impatto su tutte le filiere economiche e sociali globali. A trainare il mercato sono soprattutto la Cina e gli Stati Uniti. Statista prevede che il giro d’affari globale dell’automazione industriale passerà dai 186 miliardi del 2019 ai 214 del 2021. Il rallentamento 2020 causa Covid-19 non è ancora incorporato in queste stime, ma si tratta comunque di uno stop congiunturale che verrà recuperato. Acumen Research arriva fino al 2026, quando si potrebbe toccare quota 287 miliardi di dollari. Lo spazio di sviluppo per HSD Mechatronics, quindi, è teoricamente amplissimo. «Prima della pandemia gli indicatori erano tutti in crescita. Per esempio, i paesi asiatici sono in una fase di industrializzazione iniziale, con una grande alfabetizzazione industriale ed un tessuto che si sta automatizzando con macchinari a tutti i livelli. Per quanto riguarda l’Europa, c’è una industria pronta a questa nuova fase che però deve ancora essere coinvolta a pieno regime dalla rivoluzione del 4.0, destinata a toccare le performance, la sostenibilità, tematiche premature per l’Asia. Dunque, un paesaggio con due necessità: grandi quantità di macchine per i nuovi mercati asiatici, macchine capaci di rispondere a sfide nuove per l’Europa. Mentre le Americhe stanno un po’ nel mezzo tra questi due scenari. Siccome parliamo di oggetti complessi, i competitor non sono tantissimi: i costruttori di dispositivi come i nostri, dispositivi che stanno diventando sempre più “intelligenti”, sono circa 40 nel mondo». HSD vorrebbe svilupparsi soprattutto nella parte metallo: «Il successo che abbiamo avuto nel WAP (Wood Advanced material, Plastic) vogliamo replicarlo nel metal, dove abbiamo il 5% di market share: c’è un’opportunità gigantesca da cogliere». I progetti di crescita di HSD, come è logico che sia, necessitano di capitali per alimentare gli investimenti. «nel corso del 2018 siamo arrivati molto vicini alla quotazione alla borsa di Milano nel segmento Star, ma a causa delle sopravvenute avverse condizioni di mercato si è deciso di posticipare l’operazione di quotazione a data da destinarsi. Ritengo che in futuro potrebbe esserci un nuovo tentativo, se le condizioni torneranno favorevoli». In programma ci sono anche acquisizioni? «Ci potrebbero interessare anche m&a di tipo strategico, qualora si presentassero buone opportunità nella direzione di I. 4.0: la nostra mission è quella di essere e continuare a diventare Global Mechatronic Partner per i costruttori di macchine utensili e sostenerli nella migrazione verso I. 4.0. La nostra ambizione è di poter offrire ai nostri clienti  tutti i componenti necessari per l’equipaggiamento delle macchine».














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