Hpe e Microsoft insieme alla conquista del cloud ibrido

di Piero Macrì♦Ecco come si declina nella pratica della gestione dei data center aziendali la partnership tra i due giganti dell’ IT. Nel corso dell’Hybrid Cloud Summit messe a fuoco le tematiche delle piattaforme iperconvergenti e pay per use e dell’edge computing

L’informatica è liquida. Con l’affermazione del cloud computing e il conseguente accesso alle risorse It in modalità as a service, dati e applicazioni possono risiedere ovunque e le informazioni possono essere fruibili anytime, anywhere on any device. Quello cui stiamo assistendo va però oltre le previsioni di scenario che hanno sino a questo momento accompagnato la diffusione del cloud a livello enterprise. Sta infatti emergendo un modello di infrastruttura ibrido, ovvero la possibilità di coniugare differenti modalità di utilizzo dell’It, valorizzando al meglio piattaforme pubbliche e private, centralizzate e distribuite.

Significa poter gestire risorse elaborative diversificate in funzione di esigenze di business che vedono nel big data, nel mobile e nell’IoT i presupposti di un rinnovato sviluppo applicativo. Una prospettiva, quella appena descritta, su cui si stanno cimentando gran parte delle organizzazioni, con l’avvio di nuovi progetti e iniziative che cercano di trarre il massimo vantaggio da tecnologie sempre più articolate, flessibili, scalabili e componibili.







 

Hybrid Cloud Summit

 

Due i fattori che stanno imprimendo un’accelerazione verso strutture data center ibride: da una parte l’affermazione dell’edge computing, ovvero capacità elaborativa di prossimità in funzione di esigenze applicativa IoT; dall’altra l’esigenza di mantenere un pieno controllo dei dati all’interno del perimetro aziendale. L’It liquido è quindi un concetto in base al quale componenti di origine diversa, off e on premise, concorrono a fornire un servizio just in time, con allocazione dinamica delle risorse dando luogo a un’infrastruttura elastica che possa disporre con immediatezza di dati e informazioni.

E’ da queste premesse che nasce la partnership tra Hpe e Microsoft. Ecco quanto emerso nel corso dell’Hybrid Cloud Summit, evento milanese promosso dalle due società il cui obiettivo era mettere a conoscenza le aziende delle opportunità che nascono dalla disponibilità di piattaforme iperconvergenti e pay per use, a supporto di un cloud privato coerente a un modello operativo pure cloud.

 

Matteo Gerosa, Azure technology solution professional di Microsoft

Appliance iperconvergente per un cloud privato pay per use

Da un punto di vista operativo il cloud privato può oggi essere implementato attraverso appliance dedicate iperconvergenti, una sorta di data center in a box, le cui regole funzionali sono basate su logica software defined, vale a dire virtualizzazione unificata di risorse di computing, storage e networking. «Sono soluzioni che sono coerenti con il modello delle piattaforme pure cloud da cui ereditano nuove logiche di sviluppo e applicative, dando agli utenti possibilità di interfacciarsi con uno stesso ambiente operativo omogeneo», dice Matteo Gerosa, Azure technology solution professional di Microsoft. «Le prime implementazioni di cloud privato – affermano gli analisti di Idc – non prevedevano una stretta integrazione con le piattaforme pubbliche, e corrispondevano di fatto a una modernizzazione dell’It in grado di fornire maggiori prestazioni ed efficienza per singoli workload. Ciò che invece si va oggi configurando è una sempre più ampia convergenza tra privato e pubblico».

HPE_Family_Frame001
La famiglia dei server ProLiant G10

Iperconvergenza e pay per use

La collaborazione tra i due giganti dell’It ha consentito la formulazione di un’infrastruttura dedicata, iperconveregente e pay per use, basata su tecnologia Hpe ProLiant e Microsoft Azure Stack, un’estensione del cloud di Microsoft per l’esecuzione di applicazioni ibride. Per facilitare e supportare al meglio le aziende nell’implementazione di infrastrutture di questo tipo è stato poi messo a punto PointNext che, come spiega Caterina Carati, category manager di Hpe, «è un’organizzazione di servizi dedicata il cui obiettivo è accelerare il processo di trasformazione digitale. PointNext aiuta infatti gli utenti a individuare il mix infrastrutturale più vantaggioso, andando a individuare i workload che più si prestano a essere traslati o realizzati su cloud privato o pubblico».

 

Caterina Carati, category manager di Hpe

Lo strumento utilizzato per selezionare il mix ottimale fra risorse on e off premise è Hpe Right Mix Advisor, un sistema esperto che viene alimentato dai dati del cliente per produrre risultati personalizzati in base alle risorse e competenze in essere presso il cliente. Il sistema esperto è il frutto di un lavoro di integrazione del sistema proprietario Aura di Hpe, che negli anni si è specializzato nell’analisi delle risorse on premise, e la soluzione di Cloud Technology Partners, acquisita da Hpe nel 2017, specializzata nell’analisi delle risorse cloud.

Hpe ProLiant per Microsoft Azure Stack: flessibilità e scalabilità

La soluzione consente alle organizzazioni di gestire servizi compatibili con Azure all’interno del data center, con un’esperienza di sviluppo, gestione e sicurezza semplificata, conforme ai servizi di cloud pubblico. Permette di spostare e distribuire facilmente le applicazioni, allo scopo di rispondere alle esigenze sollevate dalle imprese in termini di sicurezza, conformità, costi e prestazioni. Come spiega Michele Bonsignore, senior technical consultant di Hpe, «Con questa appliance è possibile migliorare l’agilità riducendo le operazioni ripetitive, accelerando il provisioning e la scalabilità dei servizi; significa inoltre semplificare l’implementazione e la gestione delle risorse It con gli stessi servizi di gestione e automazione utilizzati in Azure».

 

Michele Bonsignore, senior technical consultant di Hpe
Cloud ibrido per superare i limiti del cloud privato

Con appliance data center in a box, piccole e medie imprese possono accedere a tecnologia allo stato dell’arte senza necessariamente doversi dotare di skill informatiche interne, in quanto l’onere della gestione viene in massima parte scaricato sul provider di riferimento. Inoltre, il cloud, come ormai ripetuto infinite volte, consente di allineare i costi alla domanda di computing reale: pago per ciò che utilizzo, avendo allo stesso tempo l’opportunità di scalare coerentemente con la capacità necessaria supportare esigenze di business. Cloud, infine, significa passare da una logica Capex a Opex: non possiedo un bene, ma corrispondo un valore per l’uso che ne faccio. Una logica che viene oggi estesa al cloud privato, superando i limiti pregressi in termini di flessibilità e scalabilità.

 

Enrico Gaetani, cloud marketing manager di Hpe
Flessibilità e scalabilità: configurazione espandibile per eccesso

«Per ovviare ai limiti di un’infrastruttura on premise in termini di capacità computazionale e di storage – afferma Enrico Gaetani, cloud marketing manager di Hpe – abbiamo messo le aziende nella condizione di poter configurare l’appliance con capacità in eccesso rispetto alle esigenze contingenti in modo da garantirne una espansione in funzione di necessità incrementali. Possono quindi essere installate risorse aggiuntive e pagarle solo nel momento in cui vengono utilizzate. E’ la flessibilità finanziaria dell’It ibrido – GreenLake Flex Capacity – per ridurre al minimo le spese infrastrutturali e i costi operativi che mette insieme l’infrastruttura on-premise necessaria al momento dello start-up e un buffer di capacità espandibile che si paga solo se viene usato».

Cloud ibrido e presupporto per la creazione di infrastrutture resilienti

Con il cloud ibrido siamo di fronte a un mercato che si apre a un orizzonte sempre più digitale, dove nuovi modelli di business e nuovi processi hanno la possibilità di trarre vantaggio da risorse che vengono rese disponibili su un network sempre più ampio e con capacità di erogazione granulare a livello locale e globale. Nodi di rete sui quali è possibile allocare risorse di elaborazione e asset di dati, assecondando esigenze di disponibilità di servizio delle singole organizzazioni, ciascuna diversa, ma accomunate dalla necessità di mettere in esercizio un’infrastruttura business resiliente, in grado di adattarsi velocemente alle alterne necessità. D’altra parte, come viene ripetuto da tempo, l’unica certezza che abbiamo davanti è il cambiamento. Di conseguenza, le infrastrutture di cui ci si dovrà dotare dovranno essere time-sustainable, accompagnando l’azienda nella sua evoluzione globale e nel suo approccio al mercato.

 

Hybrid Cloud Summit

Il cloud è la nuova industrializzazione dell’It

I cambiamenti del mondo reale hanno messo in discussione i modelli tradizionali dell’It. Il cloud, e più di recente la nuova accezione ibrida, sono espressione di questo cambiamento. Ma è qualcosa di più profondo ciò che che sta accadendo. Investire nel cloud non significa più fare le stesse cose in modo diverso. Non significa nemmeno, e soltanto, permettere alle imprese di riuscire a essere più produttive ovvero sapere sfruttare in modo più intensivo ed estensivo la tecnologia. Se da una parte si può affermare che sia esistito, esista, e continuerà a esistere un commitment per assicurare un aumento della produttività, così come parafrasato dalla legge di Moore, che tuttora continua a rappresentare l’indice di produttività dell’It, dall’altra iniziano infatti a manifestarsi opportunità in ambiti che sono stati finora del tutto estranei all’informatica d’impresa.

E’ il confronto tra un mondo strutturato, quello transazionale, governato per eccellenza dall’Erp e dalle tecnologie dati relazionali, e un mondo destrutturato, polverizzato dall’affermazione di dispositivi mobili, del big data e dell’IoT. Opportunità di crescita iniziano a esistere al di là del perimetro del sistema informativo aziendale e, con la tendenziale espansione della rete, sia essa wired o wireless (in prosepttiva 5G), nuovi oggetti e sensori, di qualsiasi ordine e grado, diventano parte di un ecosistema del tutto originale, ibrido e integrato, che si avvale di una sinergia e orchestrazione di risorse on e off premise.














Articolo precedenteSiemens Italia cerca ingegneri di talento
Articolo successivoSatispay: al via i pagamenti automatici ricorrenti






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui