Hpe e Ambrosetti: il Next Generation Cloud per il sistema Paese e la pubblica amministrazione può valere fino a 222 miliardi di euro

di Chiara Volontè ♦︎ Le stime sono 222 miliardi di euro di pil cumulato nel quinquennio 2021–2025; aumento della produttività media delle imprese fino al +2,3% e un impatto diretto per la filiera Ict di circa 1,3 miliardi di euro di ricavi aggiuntivi. Parlano il ministro Renato Brunetta, Sonia Bonfiglioli (Bonfiglioli), Dario Pagani (Eni), Pier Paolo Tamma (Pirelli), Stefano Venturi (Hpe), Valerio De Molli (Ambrosetti)

Seconda manifattura in Europa – dopo la Germania – e settima al mondo: che l’Italia abbia le potenzialità per fare impresa lo dicono i fatti. Ma ora è necessario passare a un’economia maggiormente dinamica, che consenta interoperabilità fra le infrastrutture e una gestione migliore dei picchi di lavoro informatici. La digitalizzazione del Paese è il primo passo, ma ora la vera parola chiave è cloud. Che per Hpe è Next Generation Cloud, basato sul concetto di Everything-as-a-Service (XaaS): un modello (vedere in proposito l’intervista a Stefano Venturi che abbiamo pubblicato in due parti, una qui e una qui) che risolve molte delle difficoltà che hanno rallentato l’utilizzo di questa risorsa, in grado di traghettarci nella data economy.

«Le aziende sanno di dover cambiare modello di business, collocando il digitale al centro di ogni innovazione perché è l’abilitatore di tutti gli elementi – commenta Stefano Venturi, presidente e amministratore delegato di Hewlett Packard Enterprise Italia – Non si può più aspettare: ora si deve adottare un modello as a service che vada oltre il cloud di prima generazione, che sia pervasivo e che segua i clienti nella loro mappa di utilizzo».







Una società impiega mediamente due anni per spostare i dati in cloud, ma con il nuovo modello pensato da Hpe i clienti non muovono il loro server e possono entrare in modalità as a service, riuscendo a gestire il pay per use delle infrastrutture che sono installate, non spostando i dati ma solo in modo differente il capitale. Si può muovere il data center dove vuole il cliente e a tempo zero si entra in questa modalità, senza cambiare le applicazioni: sarebbe un impatto enorme per il sistema Paese, perché aumenterebbe la competitività delle imprese, delle istituzioni e della filiera Ict nazionale. Secondo Hpe, i benefici abilitati dalla diffusione del cloud basato su XaaS possono raggiungere fino a 222 miliardi di Euro di Pil cumulato nel quinquennio 2021–2025, che si accompagneranno a un aumento della produttività media delle imprese fino al +2,3% e, infine, un impatto diretto per la filiera Ict pari a circa 1,3 miliardi di euro di ricavi aggiuntivi.

Valerio De Molli, ceo & managing partner di The European House – Ambrosetti

«Il Next Generation Cloud basato su Everything-as-a-Service supera la tradizionale distinzione tra soluzioni on-premise e soluzioni di cloud pubblico e consente di fornire tutte le infrastrutture Ict necessarie alla trasformazione digitale delle imprese e della Pubblica Amministrazione secondo una logica di servizio – commenta Valerio De Molli, ceo & managing partner di The European House – Ambrosetti – L’approccio Everything-as-a-Service, attraverso uno schema pay-per-use, abilita una riduzione di costi pur garantendo le risorse necessarie per la gestione di picchi di lavoro e per rispondere velocemente ai cambiamenti del mercato, rappresentando inoltre un fattore di democratizzazione delle architetture informatiche d’avanguardia, rendendole accessibili alle imprese di tutte le dimensioni».

Lo Studio Strategico “La nuova generazione di Cloud basata su XaaS – Everything-as-a-Service – Nuovo modello sostenibile di Cloud per la competitività e la crescita dell’Italia”, realizzato da The European House – Ambrosetti, in partnership con Hpe Italia analizza il contributo differenziale del modello di cloud di nuova generazione nell’accompagnare la trasformazione digitale di imprese e Pubblica Amministrazione, andando infine a sviluppare delle proposte di policy in favore della digitalizzazione del sistema-Paese. La survey – che ha coinvolto oltre 400 stakeholder e ha studiato 11 use case di Blu Arancio, Db Group, Eni.com, Federazione Italiana Tabaccai, Gruppo Finmatica, Inail, Insiel, Lazio Crea, Unipol Gruppo, Pirelli, Stellantis – è stata indirizzata e validata da un Advisory Board composto da Stefano Venturi, presidente e ceo Hpe Italia, Valerio De Molli, ceo & managing partner di The European House – Ambrosetti, Esko Aho, già primo Ministro della Finlandia ed esperto di innovazione, Sonia Bonfiglioli, presidente del CdA di Bonfiglioli Riduttori e Paola Cillo, professore associato al Dipartimento di Management e Tecnologia dell’Università Bocconi.

Per maggiori dettagli dello studio vedere l’articolo pubblicato qui.

La survey – che ha coinvolto oltre 400 stakeholder e ha studiato 11 use case di Blu Arancio, Db Group, Eni.com, Federazione Italiana Tabaccai, Gruppo Finmatica, Inail, Insiel, Lazio Crea, Unipol Gruppo, Pirelli, Stellantis – è stata indirizzata e validata da un Advisory Board composto da Stefano Venturi, presidente e ceo Hpe Italia, Valerio De Molli, ceo & managing partner di The European House – Ambrosetti, Esko Aho, già primo Ministro della Finlandia ed esperto di innovazione, Sonia Bonfiglioli, presidente del CdA di Bonfiglioli Riduttori e Paola Cillo, professore associato al Dipartimento di Management e Tecnologia dell’Università Bocconi

 

Cloud XaaS: benefici fino a 222 miliardi di euro di Pil cumulato tra il 2021–2025. E per le imprese fino al 2,3% in più di produttività media

Costi variabili, flessibilità massima, aggiornamento continuo, personalizzazione estrema, interoperabilità e scalabilità: sono queste le peculiarità del cloud basato sull’Everything-as-a-Service, che sono in grado di abilitare i nuovi paradigmi di competitività e sviluppo che vedono in produttività, intangible economy e data economy i tre pilastri principali per lo sviluppo del sistema Paese. Per 20 anni l’Italia è stato il Paese europeo che è cresciuto meno di tutti, con un Pil che è aumentato mediamente dello 0,4% annuo, un tasso di crescita inferiore di oltre -1,2 punti percentuali rispetto alla media Ue27 + Uk (+1,6%) e di un punto percentuale rispetto a Francia e Germania (entrambe cresciute del +1,4%). Mentre capitali e lavoro come componenti sono stati in linea con gli altri Stati, il disastro vero ha riguardato le energie di sistema – tra cui managerializzazione delle aziende, gestione dei talenti, sinergia tra pubblico e privato – un’area in cui digitale ed Everything-as-a-Service incidono potentemente. Inoltre, nel contesto della data economy, diventa sempre più importante per le imprese attuare dei processi di trasformazione digitale che permettano di gestire ed estrarre valore dai dati.

Guardando al periodo pre-pandemico, negli ultimi 20 anni l’Italia è stato il Paese che è cresciuto meno in UE

 

Per la Pa l’impiego di soluzioni cloud basate su Everything-as-a-Service potrà generare un risparmio di costi pari a oltre 650 milioni di euro, equivalenti a una riduzione del 25% dei costi Ict

Renato Brunetta, Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione

Anche per la Pubblica Amministrazione la strada da percorrere è ancora lunga. Si consideri che: soltanto il 21,8% degli uffici ha già assunto un responsabile per la transizione digitale; solo il 16,2% della Pa ha oggi un programma per aggiornare le competenze dei suoi dipendenti; il 62% di tutti i dispositivi informatici in uso nelle pubbliche amministrazioni ha più di 5 anni; solo il 27,8% di tutte le amministrazioni pubbliche hanno accesso a internet ad alta velocità (rete in fibra ottica); solo il 33,8% della Pubblica Amministrazione ha già implementato alcuni casi d’uso dei servizi cloud; il 51,7% delle amministrazioni pubbliche non offre alcun servizio tramite modulo online. «C’è una grande diversità tra pubblico privato – afferma Renato Brunetta, Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione – Il privato si fonda su un sistema di prezzi dato dal mercato, mentre il pubblico non ha questa segnaletica dei prezzi, ragiona su altri catalizzatori (consenso, politica, soddisfazione della gente) perché produce bene e servizi pubblici, difficilmente misurabili e dunque difficilmente migliorabile. Per il pubblico servono altri paradigmi di controllo. Nella Pa ci sono 32mila amministrazioni che vivono di finanziamenti pubblici e sono regolate da regole burocratiche. Le 32mila sono dotate da grande diversità, che rispondono alla logica del ruolo pubblico. Oggi stiamo affrontando un processo di decentramento, che necessita di un nuovo patto tra centro e periferia. Ci sono luoghi di estrema eccellenza, figli di data center locali e culture territoriali: non si possono spazzare via! Serve un accordo politico che valorizzi i territori e aggreghi le reti, le risorse ci sono ma manca la politica, che è la chiave risolutoria di questa fase».

Dalla survey di The European House – Ambrosetti sono emersi ulteriori fattori ostativi, ad esempio, relativi al modello di sourcing delle infrastrutture Ict ritenuto non adeguato a soddisfare le esigenze di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione oppure i modelli di contabilità pubblica e di bilancio pubblico che non permettono di gestire un modello Ict che prevede spese operative variabili in base all’utilizzo. La diffusione del cloud di nuova generazione, basato su Everything-as-a-Service permetterà di abilitare un aumento della produttività fino al 2,3% per le imprese che potranno utilizzare nuove infrastrutture Ict più avanzate e sempre aggiornate. Da ciò sarà possibile generare un aumento del Pil fino a 222 miliardi di euro nei prossimi 5 anni e un impatto diretto cumulato per la filiera Ict pari a 1,3 miliardi di euro di nuovi ricavi. Inoltre, per la Pa l’impiego di soluzioni cloud basate su Everything-as-a-Service potrà generare un risparmio di costi pari a oltre 650 milioni di euro, equivalenti a una riduzione del 25% dei costi Ict. L’ottimizzazione della gestione dei dati e la creazione di ecosistemi di scambio dati all’interno della Pubblica Amministrazione permetterà di applicare il principio “Once Only”, andando a ridurre del 90% il numero di richieste di dati da parte della Pa e ottimizzando l’accesso ai servizi e ai database pubblici, riducendo di 32 ore all’anno l’impegno delle imprese nel compiere gli adempimenti burocratici – cumulativamente ciò corrisponde ad oltre 40.000 anni risparmiati, se considerate tutte le imprese italiane.

Dall’analisi di casi internazionali The European House – Ambrosetti ha individuato tre benefici per la Pubblica Amministrazione

«Stiamo semplificando molto il sistema nella Pubblica Amministrazione – prosegue Brunetta – e nei prossimi tre anni dovremo semplificare oltre 600 procedure burocratiche amministrative, perché se non semplifichi non puoi immettere digitalizzazione. Questa è la prima riforma che abbiamo fatto, mentre la seconda consiste nell’uniformare gli accessi della Pa per consentire l’accesso a nuovo capitale umano. Tutto questo fa parte dell’onda del Next Generation Eu». Inoltre, nel cloud di nuova generazione, i dati non sono soggetti alla normativa americana, nota anche come Clarifying Lawful Overseas Use of Data (Cloud Act). Nella soluzione di Hpe, infatti, i clienti non perdono mai il controllo dei loro dati, che restano sempre in loro possesso, mentre la multinazionale non ha la possibilità né il diritto di accedere a tali dati. Dallo studio emerge la necessità che lePubbliche Amministrazioni adottino un nuovo modello di sourcing basato sulle logiche “as-a-service”, così come risulta fondamentale la creazione di meccanismi di collaborazione tra più enti pubblici e il rafforzamento del ruolo delle in-house regionali. Al contempo, è fondamentale promuovere l’adozione delle soluzioni cloud più avanzate all’interno delle imprese italiane, istituire “obblighi” di formazione sulle tecnologie e sull’impiego del digitale per i dipendenti delle imprese, al pari di quanto previsto per la sicurezza sul lavoro, e creare degli ecosistemi di dati (spazi dati) a livello nazionale che rendano possibile una maggiore interoperabilità a livello di filiera.

Le proposte della survey per accelerare la trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione

Le pmi non nascondano i dati nel cassetto: la visione di Sonia Bonfiglioli

Assmebly line Bonfiglioli nello stabilimento di Forlì

Sonia Bonfiglioli, presidente del cda dell’azienda di famiglia – che è leader nella produzione di motoriduttori, sistemi di azionamento, riduttori epicicloidali, inverter e motori elettrici – è, come detto, advisor scientifico della survey. L’azienda ha investito molto nel digitale 4.0, con processi, prodotti e modelli di business. «Il crm – ci spiega Sonia Bonfiglioli – è nodale. È fondamentale che le aziende, soprattutto le pmi, imparino a gestire il passaggio delle informazioni e la gestione del dato in maniera digitale. Invece, le piccole aziende tendono a nascondere i dati, dimenticando che per sopravvivere serve la condivisione. La grande sfida del cloud rappresenta proprio questo. I nostri dati privati non esistono più: capisco la preoccupazione dell’imprenditore che temie che le sue informazioni, una volta sul cloud, non siano più a disposizione o siano alla mercé di tutti. Ma questo è un sistema trasparente che garantisce la proprietà del dato stesso. Si tratta di una grande opportunità per la manifattura».

 

Eni e Pirelli: digitale ed as-a-Service per abilitare nuovi modelli di business

Dario Pagani, Evp global Digital & IT di Eni

Ci troviamo nel mezzo di una transizione energetica e digitale: il tema chiave è la sostenibilità. Per questo motivo, «il digitale è un’opportunità di ripensamento – ci spiega Dario Pagani Evp global Digital & IT, Eni – nella creazione di nuovi ecosistemi che abilitano nuove supply chain e nuove modalità di economia. L’Everything-as-a-Service è un ottimo ponte per ottenere questa piccola rivoluzione. Ma rimane centrale il tema degli ecosistemi».

In Pirelli la trasformazione digitale è partita come strategia di business e si è poi rifocalizzata nella produzione di pneumatici per il mercato altissimo di gamma. «Con il modello di business complesso nell’esecuzione – ci racconta Pier Paolo Tamma, vice president, Digital Transformation di Pirelli – permette di dare visibilità della domanda che il car maker ci rivolgerà nei successivi tre-cinque anni. Così, quando la vettura entra sul mercato, seguendo la sua geolocalizzazione conosciamo tutto il ciclo di vita. Abbiamo una visibilità di 10-12 anni sul flusso che si genererà, che ci permette di sapere come gestire tutto il ciclo, dalla logistica alla catena di retail. Gestiamo circa 300 omologazioni all’anno e il nostro obiettivo è sviluppare il miglior prodotto possibile, seguendo le specifiche del car maker non partendo ogni volta da zero. Anzi, costruiamo digital twin e recuperiamo circa il 70% del lavoro complessivo: abbiamo dato vita allo pneumatico smart».

Hr control room simulatore Pirelli

Pirelli dispone di un simulatore che si basa sulla tecnologia dei digital twin, che in generale consistono in repliche digitali di entità fisiche, l’alter ego di dispositivi, infrastrutture, sistemi, prodotti e processi industriali. Grazie alla raccolta e all’elaborazione di dati, la copia virtuale che ne deriva è una rappresentazione tridimensionale dell’oggetto in tutte le sue caratteristiche funzionali, dall’elettronica alla meccanica, dalla fluidica alla geometria. Nel caso del simulatore di Pirelli, si modella in modo virtuale lo pneumatico, per studiare le forze che si generano, l’aderenza, la resistenza al rotolamento, la stabilità e tante altre caratteristiche. Ma tutto ciò non basta, perché lo stesso pneumatico non ha le medesime performance su auto diverse. Per capire l’effetto finale, è necessario disporre di un secondo digital twin, quello della vettura, che viene fornito dal car maker. Per Pirelli, questo secondo gemello digitale è una black box: il produttore degli pneumatici si limita a inserirlo nel simulatore, associandolo al proprio. Il simulatore consente due vantaggi importanti: la velocità di sviluppo e competitività. La digitalizzazione in Pirelli si sviluppa lungo tre assi: un programma di reskilling internazionale: un’integrazione di nuove figure professionali, dai data scientist agli esperti di algoritmi di intelligenza artificiale e di machine learning fino agli ingegneri per costruire una piattaforma di IIoT che consente di connettere le 19 fabbriche del gruppo. Infine c’è la creazione e lo sviluppo di un nuovo digital solution center.














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