Hera: avanti tutta su crescita, digitalizzazione ed m&a

di Gaia Fiertler ♦ Intervista a Tomaso Tommasi di Vignano, che annuncia le nuove strategie della municipalizzata diventata un big di Piazza Affari. E punta sull’uso strategico dei dati per aumentare la redditività e la qualità dei servizi ai clienti

Hera continuerà a crescere, anche per acquisizioni. Parola di Tomaso Tommasi di Vignano, presidente della società energetica e fra gli autori dell’incredibile processo di sviluppo, che da municipalizzata locale l’ha portata a essere uno dei protagonisti di Piazza Affari. Il manager, classe 1947, è decisamente di lungo corso. Storico dirigente del settore telefonico e amministratore delegato di Stet, è stato uno degli artefici della nascita di Telecom Italia e della sua privatizzazione. Poi un incarico in Acegas e quindi la stagione di Hera.

«Dalla nascita a oggi abbiamo concluso circa 40 operazioni di fusione e acquisizione, da cui deriva metà della nostra crescita complessiva. Le più recenti sono le società abruzzesi Blu Ranton e Sangro a marzo e Cmv Servizi e Cmc Energia e Impianti nel ferrarese a fine 2018. Ci sono, dunque, buone ragioni per continuare a monitorare lo scenario, intervenendo in maniera analoga a come abbiamo fatto finora, qualora ci siano le condizioni opportune», dice Tommasi di Vignano a Industria Italiana.







«Queste operazioni sono possibili per una generazione di cassa crescente, che copre già investimenti e dividendi e per una solidità patrimoniale che ci consente una buona agibilità sul fronte M&A (Merger&Acquisition), sia nei mercati liberalizzati dove i venditori sono soggetti privati che puntano alla valorizzazione del proprio investimento, sia per le fusioni con altre multiutility controllate da enti locali. Nella crescita per linee esterne, in ogni caso, la logica che seguiremo è quella di una prevalente continuità territoriale e di business, due condizioni che nel tempo ci hanno aiutato a creare sinergie importanti, consentendoci di sfruttare appieno economie di scala che portano valore aggiunto al Gruppo, alle realtà integrate e a tutti i nostri stakeholder. Tra l’altro questo tipo di operazioni rappresentano un elemento positivo non soltanto per il Gruppo, ma per il Paese nel suo complesso, perché contrastano l’eccessiva frammentazione dei nostri settori di riferimento, creano condizioni favorevoli a un incremento dell’efficienza dei servizi e, in questo senso, finiscono per giocare un ruolo positivo a vantaggio della competitività del sistema economico italiano».

 

 

Il Gruppo Hera cresce senza sosta dal 2002, anno della sua costituzione a partire da 11 municipalizzate dell’Emilia Romagna e del Centro Italia, grazie a una strategia di sviluppo su più direttrici: acquisizioni, che rappresentano metà della crescita complessiva, equo bilanciamento tra attività regolamentate e a libero mercato, innovazione degli impianti, efficientamento delle reti e investimenti in energie rinnovabili e in digitalizzazione dei sistemi. La gestione del business, infatti, dipende sempre più dalla raccolta, dall’analisi e dall’elaborazione di enormi quantità di dati, che esigono competenze in parte nuove di data analytics e data management.

Nel 2018 Hera ha superato per la prima volta il miliardo di euro di Mol (margine operativo lordo) e, a marzo 2019, è entrata nel Ftse Mib, l’indice di borsa che include i 40 maggiori titoli di Piazza Affari per capitalizzazione, liquidità e volume di scambi. Un bel salto in avanti per una ex municipalizzata locale. In particolare, l’ingresso di Hera è stato determinato dal livello di capitalizzazione del flottante e dal controvalore delle azioni scambiate negli ultimi sei mesi (+52% rispetto alla media del 2018). In 16 anni, la multiutility con sede a Bologna ha quintuplicato il Mol (1.031,1 milioni nel 2018 con +4,7% rispetto al 2017), l’utile netto è cresciuto di 8 volte (296,6 milioni di euro con +11,2% rispetto al 2017) e oggi è il primo operatore nel settore ambientale, secondo nel servizio idrico integrato, terzo nella distribuzione gas e nella vendita di energia ai clienti finali.

Nel 2018 ha avuto tutti risultati di miglioramento con 6.626,4 milioni di euro di fatturato, in crescita di 489,5 milioni (+8% rispetto ai 6.136,9 del 2017), grazie ai maggiori ricavi di vendita gas ed energia elettrica legati ai volumi venduti, oltre ai maggiori ricavi dell’area ambiente e del servizio idrico. Un risultato determinato dalle buone performance delle diverse aree di business, in primis dell’area ciclo idrico integrato e dell’area gas. Sul nuovo piano industriale quadriennale 2019-2022 ecco cosa ci ha detto Tomaso Tommasi di Vignano.

 

Il polo tecnologico di telecontrollo di Forlì (courtesy HeraGroup)

D.Che ruolo gioca l’innovazione nel vostro business?

R. Il Gruppo è da sempre impegnato sul fronte della ricerca, innovazione e sviluppo tecnologico, e parte degli investimenti programmati per il quadriennio andranno proprio in questa direzione (3,1 miliardi di euro). Del resto, la resilienza delle nostre reti – soggette a sempre più frequenti criticità climatiche, come siccità o forti nevicate – l’efficienza dei nostri impianti e la qualità dei nostri processi dipendono in maniera significativa dalla nostra capacità di innovare. Il polo tecnologico di telecontrollo di Forlì è il più grande d’Europa e monitora in tempo reale la situazione di tutte le nostre reti e impianti, cui si aggiunge oggi la tecnologia satellitare per la ricerca delle perdite idriche e il monitoraggio delle reti fognarie, fino al riuso delle acque depurate e alla sperimentazione di tubature in plastica riciclata, già utilizzate per le reti elettriche e fognarie.

A questo si aggiunge l’installazione massiva di contatori intelligenti, come quelli sviluppati dal Gruppo assieme a Panasonic, così come l’informatizzazione dei servizi ambientali e la georeferenziazione di tutti i relativi asset, come i contenitori per la raccolta dei rifiuti, che ci consente di controllarne da remoto lo stato e le attività relative. Fino alle app gratuite, che semplificano il rapporto con il cittadino e migliorano la customer experience, come il Rifiutologo, che aiuta nella raccolta differenziata.

 

L’applicazione di Hera per aiutare i cittadini nella raccolta differenziata (courtesy Hera).

 

D. In particolare, come entra il digitale nella vostra organizzazione?

R. Digitalizzazione e automazione accompagnano le nostre professionalità storiche, spesso legate a un radicamento territoriale fatto di vicinanza fisica al cittadino, e contribuiscono all’aggiornamento e alla formazione del personale, aiutandoci a individuare e sfruttare nuovi margini d’azione per creare efficienze e integrazioni. In particolare, l’informatizzazione dei servizi ambientali si traduce nell’utilizzo di dispositivi digitali, che sono ormai entrati nell’uso comune di chi opera nella raccolta dei rifiuti e nella pulizia delle strade. Chi ricopre mansioni impiegatizie, a sua volta, viene coinvolto attraverso Heracademy, la nostra corporate university, in progetti dedicati alle competenze digitali, scoprendo qual è il suo livello di alfabetizzazione digitale e in che misura può migliorarlo.

 Le iniziative di formazione non sono solo interne, ma anche in partnership per esempio con H-Farm, l’incubatore veneto che negli ultimi tempi è diventato anche un innovativo centro di formazione europeo. Ad ogni modo, la gestione di tutti i nostri business dipende sempre più dalla raccolta, dall’analisi e dall’elaborazione di enormi quantità di dati, che esigono competenze in parte nuove di data analytics e data management. Sono tutti fronti, dunque, che presidiamo con estrema attenzione, modulando in maniera elastica le nostre tecniche di recruiting, anche perché il futuro riserverà professioni del tutto inedite e il nostro obiettivo è farci trovare pronti alle sfide che abbiamo davanti, cercando per quanto possibile di anticiparle.

 

L’ingresso di Heracademy

 

D. Quali sono i vantaggi della digitalizzazione per il cliente?

R. Sul fronte del servizio al cliente, anche in vista della liberalizzazione del mercato dell’energia, il digitale consentirà di fornire una serie di servizi aggiuntivi, orientati a migliorare proprio la customer experience di una clientela sempre più smart e attenta all’ambiente, con offerte che mettono al centro il risparmio energetico e la promozione delle rinnovabili. Da questo punto di vista, le tecnologie digitali entrano a vario titolo nel nostro modo di produrre valore, non solo con le diverse modalità di pagamento elettronico della bolletta, ma anche con i diversi strumenti per l’analisi e il monitoraggio, anche da remoto, dei consumi domestici. In uno scenario caratterizzato dall’estrema facilità con cui i clienti cambiano provider, queste iniziative hanno lo scopo di consolidare la relazione fiduciaria tra Hera e la propria base clienti, fidelizzandola con un’attenzione continuativa e dedicata. Dall’altro lato, cercheremo anche di estendere la base clienti e, in questo senso, stimiamo che il superamento del mercato di tutela nel 2020 possa tradursi nell’acquisizione di almeno 500 mila nuovi clienti.

D. Il digitale vi aiuta anche a ridurre i consumi della clientela industriale, visto che siamo il Paese con l’energia più cara d’Europa?

R. Per il momento interveniamo con progetti di consulenza su impianti di rigenerazione e cogenerazione, quindi con sistemi innovativi, ma slegati dal digitale. Più in generale, siamo impegnati a offrire una qualificata assistenza ai clienti ed efficienza, con un ampio ventaglio di iniziative per contenere e razionalizzare i consumi energetici, non soltanto nostri ma anche di clienti, condomìni e aziende terze, nonché delle pubbliche amministrazioni che ci affidano la gestione degli impianti dedicati alla termoregolazione degli edifici. Rispetto al 2013 i consumi di Hera del 2017 risultavano già ridotti del 3% e siamo vicini al target del -5% fissato per il 2020.

Se sommiamo gli effetti dei 232 progetti di efficienza energetica condotti all’interno e all’esterno dal 2007 ad oggi, il risparmio è pari a oltre 370 mila tonnellate di petrolio equivalenti, che corrispondono ai consumi annui di energia elettrica e gas di oltre 260 mila famiglie. Da questo punto di vista, gli obiettivi di riduzione dei consumi fissati dall’Italia e dall’Unione Europea esercitano una chiara funzione di indirizzo, ma ci auguriamo che siano corrisposti dal mantenimento di adeguati strumenti di incentivazione, come ad esempio i certificati bianchi, un meccanismo che ha mostrato di saper contribuire in misura determinante agli obiettivi nazionali di risparmio energetico e su cui Hera è fortemente impegnata, anche per aiutarne il conseguimento da parte di aziende terze.

 

Hergoambiente, gestione operativa dei servizi ambientali

D. Il calo della produzione industriale del 5,5% a fine 2018 potrebbe impattare il vostro business industriale? Cosa vi aspettate?

R. In 16 anni di attività la congiuntura economica del Paese non ha mai fermato la nostra crescita. Innanzitutto perché le attività regolate, che rappresentano il 51% dei nostri risultati di Mol (acqua, gas, elettricità e riscaldamento) sono caratterizzate da una domanda poco sensibile alla congiuntura macroeconomica e l’Authority ha protetto gli ingenti investimenti con un sistema tariffario stabile per incentivare gli operatori ad accelerarli, poiché il Paese è ancora carente di infrastrutture rispetto al resto d’Europa.

Un altro 25% del Mol è relativo alle attività ambientali e, benché una parte della domanda smaltimento rifiuti sia sensibile alla congiuntura (più o meno rifiuti in base a quanto si produce), i nostri risultati e le nostre infrastrutture sono sempre in crescita. Il motivo è che la carenza infrastrutturale italiana ha sempre garantito il pieno utilizzo di tutta la nostra capacità impiantistica. Infine, un ulteriore 25% del Mol del Gruppo arriva dalla vendita di energia (gas e elettricità) destinata prevalentemente ai nostri clienti retail. Questa domanda è più legata alla climaticità, che non alla congiuntura macro-economica e, gestendo i servizi con una politica di piena copertura verso i rischi di volatilità dei prezzi delle commodity, abbiamo anche qui generato una crescita sorretta da una continua espansione delle quote di mercato fino ad arrivare terzi nel settore.

 

Il termovalorizzatore Frullo di Bologna (courtesy Hera Group)

 

D. Che previsioni di crescita avete per il prossimo quadriennio nei diversi segmenti di business?

R. Premesso che puntiamo sempre a una crescita armonica, sia organica che per linee esterne, estesa a tutti i business di riferimento, la maggior parte della crescita disegnata dal Piano industriale riguarda senz’altro le attività regolate delle reti. Se pensiamo alla distribuzione di gas ed energia elettrica, ma anche al ciclo idrico e al teleriscaldamento, prevediamo infatti che il Mol riconducibile a queste aree passerà dai 424 milioni di euro del 2017 ai 581 milioni del 2022, una quota corrispondente a metà della marginalità complessiva del Gruppo. Tale crescita sarà sorretta da importanti investimenti per aumentare la sicurezza, l’efficienza e la sostenibilità delle nostre infrastrutture. In questo contesto, la promozione delle energie rinnovabili, in continuità rispetto al passato, continuerà a rappresentare un tratto distintivo della nostra strategia, per cui prevediamo che oltre il 70% della produzione di calore sarà generata da fonti rinnovabili e assimilate. Già oggi, del resto, tutte le attività operative del Gruppo sono alimentate da energia proveniente da fonti rinnovabili.

Il riciclo è parzialmente collegato a questo tema, perché uno dei fronti su cui siamo impegnati è proprio quello della produzione di energia a partire dai rifiuti, differenziati e indifferenziati. Il caso dell’impianto per la produzione di biometano dall’organico, inaugurato a fine ottobre a Sant’Agata Bolognese, è emblematico ed è il primo di questo tipo realizzato in Italia da una multiutility, in grado di produrre a regime 7,5 milioni di metri cubi di biometano e 20 mila tonnellate di compost ogni anno. Nel settore del riciclo, d’altronde, l’impiantistica gioca un ruolo decisivo, su cui intendiamo continuare a investire per mettere a valore lo sforzo profuso dai cittadini attraverso la raccolta differenziata.

 

L’impianto per la produzione di biometano dall’organico di Sant’Agata Bolognese nella fase di costruzione (courtesy Hera Group)

 

Abbiamo capoluoghi come Ferrara che hanno già superato l’85% di raccolta differenziata, e altri Comuni prossimi o addirittura oltre il 90%, ma sono tutte performance che possono portare alla chiusura del cerchio solo perché corrisposte da un’adeguata infrastrutturazione industriale, che in Hera già oggi contempla circa 90 impianti e per il cui ammodernamento e ampliamento abbiamo messo a piano parte degli oltre 3,1 miliardi di investimenti programmati. Il Mol della filiera ambiente, pari a 246 milioni nel 2017, potrebbe raggiungere circa 300 milioni di euro nel 2022, anche grazie ad un programma di investimenti in arco Piano di oltre 600 milioni di euro, con l’auspicio che il settore riesca a consolidarsi attraverso una riduzione significativa del numero degli operatori, ancora troppo alto. C’è poi il tema delle gare, partecipando alle quali puntiamo a crescere anche nella distribuzione del gas, nonché nella raccolta dei rifiuti.

 

D. Sulla politica industriale, 1,1 miliardi di euro di investimenti sono previsti per impiantistica, gare gas e M&A, e gli altri 2 miliardi?

R. Se escludiamo gli investimenti relativi allo sviluppo delle attività, restano tutte le voci collegate a quanto è necessario porre in essere per garantire l’efficienza delle nostre reti. Non si tratta di una semplice amministrazione dell’esistente, ma di un’azione capillare e diffusa volta a tenere in salute infrastrutture da cui dipende la stessa competitività dei sistemi economici in cui siamo innestati. Bisogna inoltre tenere conto che, nell’ambito delle attività regolate, il Gruppo non si accontenta di rispettare tutte le normative e gli standard di qualità prescritti dall’Authority, ma interviene con azioni ulteriori capaci di incrementare i tassi di resilienza dei servizi erogati.

Sto parlando, in questo caso, di misure fondamentali per la sicurezza, la continuità e la qualità di tali servizi, specie di quelli che, essendo basati sulla gestione di beni irrinunciabili come ad esempio l’acqua, devono saper fronteggiare le criticità ambientali che, a causa del cambiamento climatico in atto, si stanno progressivamente acuendo. Anche il settore elettrico, del resto, sarà oggetto di interventi dalle analoghe finalità, con azioni di ammodernamento e potenziamento delle cabine primarie e, più in generale, con l’adozione di accorgimenti tesi a contenere i rischi di interruzione del servizio che si presentano in particolari periodi dell’anno. Il teleriscaldamento, per citare un altro esempio, sarà interessato a sua volta da un’evoluzione che ne svilupperà le piattaforme tecnologiche in direzione di un servizio sempre più smart, con un controllo intelligente e automatizzato di tutta la catena di generazione e distribuzione e anche con una disponibilità di dati più precisi al servizio del cliente.

 

 

 

[boxinizio]

Obiettivi finanziari Piano industriale del Gruppo Hera (Holding energia risorse ambiente)

Margine operativo lordo al 2022: 1.185 milioni di euro (+200 milioni rispetto al MOL 2017)
Investimenti industriali e finanziari complessivi: oltre 3,1 miliardi di euro (+9% rispetto agli investimenti previsti nel precedente Piano industriale)
Posizione finanziaria netta/Mol sempre al di sotto della soglia dei 3x
Dividendo previsto in ulteriore crescita fino a 11 centesimi per azione nel 2022 (+16% rispetto all’ultimo dividendo pagato)

[boxfine]














Articolo precedentePatto Novamont-Coldiretti: più Made in Italy con le filiere agricole innovative
Articolo successivoTech Data – avvicendamento al vertice dell’azienda






LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui