Ge Oil & Gas, un colosso con il cuore italiano che ora punta agli States

di Luigi Dell’ Olio ♦ Sei diversi siti produttivi, e tra questi un centro d’eccellenza mondiale per le turbine a gas, i compressori e le pompe, il Nuovo Pignone, ancora oggi protagonista della storia industriale italiana. Nella strategia  della multinazionale americana il nostro Paese resta centrale anche per  la trasformazione digitale verso Industry 4.0.

«Un gigante capace di coniugare l’eccellenza italiana nel settore dei compressori con quella americana nel campo delle perforazioni». Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia e docente all’Università di Bologna, vede così il gruppo che nascerà dalla fusione tra GE Oil & Gas e Baker Hughes, una realtà texana da 22 miliardi di dollari di fatturato che opera nei servizi per il settore petrolifero.

Jeff Immelt, Chairmam & CEO GE ( Photo by Gage Skidmore )

Le dimensioni contano

«In un mercato come quello petrolifero che vede i prezzi ancora sotto pressione, disporre di grandi dimensioni è fondamentale», aggiunge Tabarelli, tra i massimi esperti a livello internazionale dell’energy. «Questo vale non solo perchè rende possibile dare un taglio deciso ai costi, ma anche perché offre l’opportunità di integrare differenti competenze per coprire tutta la filiera della domanda». In definitiva, Tabarelli sottolinea che è un successo italiano questa acquisizione, ricordando che il gruppo GE Oil & Gas ha nel Nuovo Pignone il suo cuore pulsante.







Massimo Messeri
Massimo Messeri, Presidente Nuovo Pignone e Vice Presidente GE Italia Holding

Per molti fiorentini il Nuovo Pignone, guidato dal Presidente Massimo Messeri, che è anche Vice Presidente di GE Italia Holding, è ancora un gioiello industriale locale, anche se la proprietà è passata da 23 anni in mani americane.La fabbrica ha conosciuto negli anni a venire diversi fasi di progressivo sviluppo, a dimostrazione di come il passaggio a grandi gruppi multinazionali non sia necessariamente un male per lo sviluppo delle aziende e dei territori di riferimento. Anzi, ricorda ancora Tabarelli,«sul territorio toscano si è venuto a creare un distretto e comprende diverse realtà che collaborano con Pignone, producendo un valore stimato in circa 2 miliardi di euro, con uno sviluppo di tecnologie e know-how professionale di assoluta eccellenza a livello mondiale».

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Ge Oil&Gas : interno stabilimento Nuovo Pignone

La presenza nella Penisola

La storia del Nuovo Pignone, dal nome del quartiere situato appena fuori dall’antica cinta muraria, è parte integrante del percorso che ha portato GE Oil & Gas a diventare una grande realtà dell’industria nel nostro Paese, con circa 5.500 dipendenti (di cui 5.300 relativi al solo Nuovo Pignone) distribuiti su sei diversi siti produttivi: Firenze, Massa, Bari, Vibo Valentia, Talamona (Sondrio) e Casavatore (Napoli). A questi va aggiunto il cantiere per l’assemblaggio di grandi moduli industriali ad Avenza (Carrara), ove si è realizzato un connubio di elevata tecnologia e sofisticati sistemi di protezione ambientale. Oltre il 90% della produzione di GE Oil & Gas nel nostro Paese è destinata all’esportazione nel mercato globale del petrolio e del gas.

L’Italia, dunque, è centrale sul fronte della produzione e questo implica anche l’attivazione di una serie di collaborazioni con partner locali, università e istituzioni, come ricorda Davide Marrani, general manager manufacturing per il business Turbomachinery & Process Solutions di GE Oil & Gas.«Solo per fare alcuni esempi recenti, dice Marrani – all’interno di una partnership molto ampia con la Scuola Superiore Sant’Anna, abbiamo inaugurato recentemente il primo laboratorio in Italia di sensoristica applicata. Qui i ricercatori del Sant’Anna, i nostri ingegneri e quelli di una innovativa startup pisana, Infibra Technologies, lavorano fianco a fianco per testare le tecnologie e per svilupparne di nuove che potranno permettere in futuro di creare nuove soluzioni e aprire nuovi mercati». Un vantaggio per l’industria dell’Oil & Gas, ma anche un’ attività con potenziali ricadute positive per l’indotto manifatturiero.

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Davide Marrani, general manager manufacturing per il business Turbomachinery & Process Solutions di GE Oil & Gas

E ancora, il Progetto Galileo, inaugurato da un Protocollo di Intesa con il Governo Italiano nel 2016, prevede lo sviluppo in Italia di turbomacchine innovative e di tecnologie di digitalizzazione per l’intero ciclo di vita dei prodotti, per ottimizzarne le prestazioni e la vita operativa, in linea con gli orientamenti in ambito Industria 4.0 del Governo. «Come azienda abbiamo ovviamente l’obiettivo di aumentare i volumi di fatturato, ma puntiamo anche a formare una nuova generazione di ingegneri specializzati nella progettazione di tecnologie d’avanguardia e nell’industrializzazione territoriale.», puntualizza Marrani.

L'iCenter di GE Oil & Gas a Firenze
L’iCenter di GE Oil & Gas a Firenze

Il gioiello fiorentino

Nuovo Pignone è l’azienda principale del gruppo GE Oil & Gas nel nostro Paese, centro d’eccellenza mondiale per le turbine a gas, i compressori e le pompe. Lo stabilimento di Firenze si estende su una superficie di oltre 350mila metri quadrati ed è specializzato nella produzione di turbine a gas e a vapore e di turboespansori. Il sito inoltre dispone di un’area nella quale vengono testate le macchine.

A Firenze è inoltre presente il dipartimento di ingegneria, che ha un ruolo chiave nel business aziendale. Ed è stata proprio l’expertise degli ingegneri dell’azienda fiorentina a spingere gli americani nel 1994 all’acquisizione di questa realtà, che può vantare anche consolidati rapporti di collaborazione con diversi atenei (sia in Toscana che fuori dal territorio regionale) e laboratori di ricerca.«Questo stabilimento», ricorda Marrani, «è stato inserito tra i sette nostri stabilimenti all’avanguardia al mondo su oltre 400, proprio per premiare la sperimentazione di strumenti innovativi sviluppati in collaborazione con i centri di ricerca GE per ottimizzare la produzione».

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Ge Oil&Gas: movimentazione nel porto di Carrara
Massa e Avenza

Lo stabilimento manifatturiero di Massa (350mila metri quadri di espansione) ospita un’area destinata alla lavorazione e all’assemblaggio di grandi macchine e compressori. All’interno di questo stabilimento, inoltre, viene effettuato l’imballaggio (packaging) delle grandi unità di turbocompressione ed è presente una vasta area di banchi prova in cui le macchine (da quelle destinate agli impianti di gas liquefatto alle soluzioni impiegate nel settore offshore) sono sottoposte a vari test di collaudo.

A pochi chilometri da Massa si trova il cantiere di Avenza. Inaugurato nel 2011, è il fulcro delle attività di assemblaggio dei moduli industriali, una configurazione ottimizzata di macchinari e componenti ausiliari per la compressione del gas o per la generazione di energia elettrica, realizzata su misura per le esigenze dei clienti. Il cantiere è attualmente in fase di espansione: dagli originali 40mila metri quadrati coperti all’atto dell’inaugurazione nel 2011, a completamento lavori è arrivato a un’estensione complessiva di 240mila metri quadrati, e ha la capacità di ospitare dieci basamenti per l’assemblaggio di moduli industriali.

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Avenza, caricamento di un modulo industriale assemblato
Da Bari a Sondrio, passando per Vibo Valentia

Il gruppo americano è presente anche a Bari con uno stabilimento da 2 30mila metri quadri specializzato nella fornitura di pompe centrifughe, valvole e sistemi di trattamento gas ai principali operatori impegnati nell’estrazione, trasporto e raffinazione del petrolio e del gas in tutto il mondo. Qui viene gestito l’intero ciclo produttivo, dallo studio e dallo sviluppo di nuovi prodotti, alla produzione, alla commercializzazione, fino alla gestione post vendita, con i relativi servizi di assistenza alla clientela.

C’è poi lo stabilimento di Talamona (Sondrio), che produce pale per turbine, compressori, diaframmi e scatole premistoppa, anche questi componenti di alta tecnologia per compressori destinati ad impianti di estrazione e liquefazione del gas in tutto il mondo. Lo scorso anno sono state inaugurate qui anche due nuove linee di produzione di parti calde delle turbine a gas (ugelli e bruciatori), con un investimento per macchinari e risorse di circa 10 milioni di euro nell’arco di un biennio.

Additive Manufturing: Roboze One+400 Piano di stampa

I bruciatori verranno realizzati con la tecnologia dell’additive manufacturing, che – dopo gli esordi nel medicale e nel design – costituisce la nuova frontiera per il mondo dell’oil & gas e che permette la stampa di manufatti metallici con tecniche laser all’interno di vere e proprie stampanti 3D ( sull’attività di GE in questo ambito vedi Industria Italiana).

Invece nello stabilimento calabrese da 170mila metri quadri si progettano e costruiscono scambiatori ad aria per diverse applicazioni nel settore oil & gas. Lo stabilimento è ubicato in località Vibo Valentia Marina, a un km dal porto locale e a a 40Km dal più grande hub di Gioia Tauro. Alla produzione dello scambiatore ad aria è stato affiancato nel 2015 il re-insourcing di componenti che sono nuovi solo per la storia recente dello stabilimento; si tratta infatti delle vestizione meccaniche dei basamenti ausiliari di turbine a gas che tornano ad essere prodotte all’interno dello stabilimento dopo quasi 20 anni.

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Attività di training
La presenza napoletana

Esterno al perimetro di Nuovo Pignone, c’è poi lo stabilmento GE Oil&Gas di Casavatore (Napoli) da circa 22mila metri quadri, nato a metà degli anni Cinquanta con il nome di Worthingthon International e – dopo una serie di acquisizioni – approdato nell’ambito General Electric sei anni fa. In questo caso la produzione è relativa a due grandi famiglie di prodotti per installazioni in ambienti industriali: valvole di regolazione e controllo e valvole di sicurezza, utilizzate in comparti che vanno dall’Oil&Gas alla raffinazione, dal petrolchimico alla generazione di energia.

Gli sviluppi di industria 4.0

Detto delle specializzazioni produttive dei vari stabilimenti, vi è poi un tratto comune che riguarda l’adozione dei processi di digitalizzazione nel comparto industriale, che vanno dall’Internet of Things ai Big Data, dagli Advanced Analytics al Cloud Computing. Predix è la piattaforma cloud di GE per l’Industrial Internet, concepita per essere una sorta di sistema operativo per l’industria, sul quale possono poi poggiare applicazioni sviluppate da GE, ma anche da terze parti. Attualmente (i dati sono aggiornati a inizio anno) sono circa 21mila gli sviluppatori che lavorano con Predix e GE conta di arrivare a 100mila entro il 2020.

Del resto, i numeri del colosso americano e dell’indotto spiegano l’importanza della partita: un aumento di solo l’1% dell’efficienza può tradursi in miliardi di dollari di risparmi per settori come quello energetico, dei trasporti e della sanità.
Per quanto riguarda nello specifico la parte Oil&Gas, il focus della trasformazione digitale è in particolare sulle macchine intelligenti, con l’obiettivo di dare loro la possibilità di “esprimersi” attraverso un sistema di controllo avanzato e integrato che include hardware, software e sensoristica avanzata. Questo significa integrare nei macchinari l’imponente mole di big data che scaturisce dal loro funzionamento operativo.














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5 Commenti

  1. Un bell’articolo, accurato e completo. Necessita, però di una correzione, perché la definizione di packaging nel mondo delle turbomacchine non è “imballaggio”, ma quella che nel gergo si chiama “vestizione” ovvero il completamento della macchina con i sistemi ausiliari principali quali strutture di supporto, strumentazione, tubazioni ecc..

  2. Bell’articolo indubbiamente ma è triste che un gioiello così sia stato venduto a GE. In Italia in un modo o nell’altro riusciamo sempre a farci del male da soli

  3. Temo sia un po’ diverso: GE, in quanto non più interessata al mercato Oil & Gas tradizionale, ha fuso una società (Baker Hughes) che perdeva 3 miliardi di euro con una società che andava quasi alla pari (GE Oil & Gas) e ha mantenuto il 60% dlle azioni. GE, Infatti, vuole diventare una società Digital. Il mercato Oil & Gas sarà smantellato entro 40 anni e da ora in poi inizia la sua graduale “dismissione” con sua conseguente perdita di competitività. In due parole il così detto “gioiello” nuovo pignone non fa più parte del pacchetto azionario GE in quanto non più strategico.

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