Che cosa sta facendo Gaia-X in Italia

di Piero Macrì ♦︎ Trampolino di lancio da economia di prodotto a economia di servizio. Obiettivo: un mercato basato su regole e architetture software univoche. Per scambiare prodotti digitali B2B in ambito concorrenziale e aperto. Tra i membri italiani: A2A, Almaviva, Aruba, Cefriel, Confindustria, Enel, Engineering, Eustema, Fastnet, Fastweb, Fincantieri, Intesa, Leonardo, Poste, Reply, Sogei, Siav, Tim e Var Group. Il piano industriale federativo e i primi progetti faro: Catena-X, Structura-X, Mobility Data Space, Agdatahub

Gaia-X, un’infrastruttura multicloud per una Schengen dei dati: libera circolazione delle informazioni in libero mercato, ma con regole condivise fondate sulla trasparenza e l’interoperabilità. «L’adozione di politiche di sviluppo decentrate e distribuite modificherà radicalmente l’assetto delle piattaforme cloud», afferma Francesco Bonfiglio, ceo di Gaia-X, l’associazione nata nel 2020 da un progetto governativo franco-tedesco, ora esteso a tutta l’Europa. Digital market and services act, data governance act, data act. L’Unione Europea sta definendo un percorso legislativo che, di concerto con Gaia-X, porrà fine alla deregulation che ha imperato in tutti questi anni. Il fine ultimo dell’associazione, di concerto con l’UE e gli stati membri, è acquisire una indipendenza tecnologica. Amazon, Google, Microsoft. Secondo Bonfiglio le aziende sono ostaggio di un oligopolio digitale. «È ora che l’Europa abbia una sua sovranità digitale. L’adozione del cloud è ancora a livelli molto bassi. L’80% delle applicazioni e dei dati risiede all’interno dei data center aziendali. E’ una condizione che non aiuta lo sviluppo dell’economia digitale. Abbiamo bisogno di spazi condivisi per realizzare piattaforme abilitanti prodotti e processi data driven: nell’automotive, nel turismo, nei trasporti, nell’agricoltura, nella logistica, nell’healthcare, nella pubblica amministrazione. Se tutto questo non verrà realizzato l’industria europea non potrà essere competitiva e continuerà ad avere un ruolo subalterno».

Secondo Gaia-X, su piattaforme europee risiede solo il 4% dei dati delle aziende. Una condizione che non permette di sfruttare le opportunità che nascono da un mercato di riferimento che è destinato a passare dagli attuali 50 miliardi ai 500 previsti per il 2027 (fonte Kpmg). La missione dell’associazione è, dunque, la creazione di un’infrastruttura abilitante la sovranità e interoperabilità dei dati di tutta l’industria europea. I principi guida? Evitare il vendor lock-in, garantire la trasparenza rispetto alle normative extra-territoriali non europee, mirare alla protezione e alla sicurezza dei dati. E’ attorno a queste sfide che si gioca l’evoluzione del cloud. Di fatto, quanto si propone è la creazione di un mercato basato su regole e architetture software univoche per distribuire e scambiare prodotti digitali B2B in ambito concorrenziale e aperto, senza vincoli imposti da un unico fornitore. Usando una metafora, quello cui tende Gaia-X, è un sistema operativo cloud con interfacce standardizzate cui tutti devono conformarsi per avere un’interoperabilità a 360 gradi. Un meccanismo fondato sul principio di trust.







«L’industria vuole trasparenza, controllabilità e interoperabilità. Detto in altre parole, vuole avere libertà di scelta, dice Bonfiglio. Il modello Gaia-X permetterà a chiunque di essere parte di una grande rete multi-cloud dove offrire servizi in un formato standardizzato e certificato. Ciascun servizio avrà una propria identità digitale che permetterà di conoscerne la composizione. Nessuna black box, completa trasparenza». Tra i membri italiani di Gaia-X: A2A, Almaviva, Aruba, Cefriel, Confindustria, Enel, Engineering, Eustema, Fastnet, Fastweb, Fincantieri, Intesa San Paolo, Leonardo, Poste Italiane, Reply, Sogei, Siav, Tim, Var Group. Non meno importante il consenso che il nuovo framework architetturale sta riscuotendo tra i big player dell’Ict. Hpe ha per esempio presentato Hpe Gaia-X Solution Framework, soluzione progettata per aziende, provider di servizi e organizzazioni pubbliche che vogliono prepararsi a partecipare al progetto Gaia-X. Supporta virtualmente tutte le funzionalità richieste sia per la fornitura sia per il consumo di dati e servizi in un ambiente decentralizzato e federato. Come risultato, spiegano gli esperti di Hpe, le aziende potranno accrescere la loro capacità di creare valore dai dati, attingere a enormi pool di dati distribuiti e rafforzare la loro sovranità sul loro modello di business basato su logiche data driven.

L’Unione Europea sta definendo un percorso legislativo che, di concerto con Gaia-X, porrà fine alla deregulation che ha imperato in tutti questi anni. Il fine ultimo di Gaia-X è acquisire una indipendenza tecnologica

Infrastrutture edge, periferiche e di prossimità

Francesco Bonfiglio, ceo di Gaia-X

L’affermazione del cloud europeo darà vita a un’infrastruttura accessibile a km zero basata su nodi distribuiti. La logica con cui interpretare il mercato deriva dal nuovo paradigma industriale as a service. «In un prossimo futuro più del 50% dei prodotti verranno creati a partire dalla disponibilità di dati, dice Bonfiglio. Manufacturing as a service, product as a service. Il percorso è ormai segnato poiché è solo in questa prospettiva che può nascere la nuova competitività manifatturiera e industriale. E Gaia-X è l’interprete di questo new deal». Nella nuova architettura ciascun attore eroga e gestisce in autonomia i propri asset e le proprie soluzioni, senza ricorrere a tecnologia centralizzata: il singolo soggetto crea, condivide e fa uso di asset digitali in logica edge, periferica e di prossimità.

 

Data space per specifici domini di mercato

Per Bonfiglio, il basso livello di adozione del cloud è conseguenza della paura di adottare piattaforme che hanno un elevato indice di lock-in e dalla mancanza di regole comuni per il trattamento dei dati. «Per uscire da questo impasse, stiamo implementando un software layer, ovvero un insieme di componenti che implementano regole per un modello di cloud alternativo. In virtù dell’IoT si assiste a una crescita esponenziale delle informazioni e questo fenomeno diventa incompatibile con il modello dei grandi fornitori cloud». Mega container di dati in mano a pochi fornitori? No grazie. Il modello Gaia-X è un multicloud interoperabile. «Per quanto i big stiano orientando lo sviluppo verso modelli regionalizzati la questione di fondo non cambia perché la loro logica non cambia. Il nostro modello è quello di un cloud federativo». In Gaia-X, gli asset digitali di specifici domini di mercato si traducono in data space abilitanti modelli di business data driven. All’interno di essi ciascuno espone la propria offerta dati, altri la consumano, altri agiscono da intermediari. Le informazioni scambiate non sono memorizzate su un una infrastruttura centralizzata, ma vengono gestite in autonomia da ciascun partecipante e condivise solo quando necessario, facendo uso di standard e regole comuni. Consentiranno a un numero sempre più ampio di soggetti di rendere disponibili le proprie informazioni, mantenendone al tempo stesso un completo controllo. Insomma, Gaia-X si pone come una sorta di digital ledger del cloud.

Secondo Gaia-X, su piattaforme europee risiede solo il 4% dei dati delle aziende. Una condizione che non permette di sfruttare le opportunità che nascono da un mercato di riferimento che è destinato a passare dagli attuali 50 miliardi ai 500 previsti per il 2027 (fonte Kpmg)

Gaia-X, non solo grandi aziende

Parco eolico di Enel in Sardegna

La debolezza del cloud europeo? «E’ piccolo e frammentato. Ma grazie a un approccio federato è possibile fare massa critica, creare un vantaggio competitivo e controbilanciare quello che oggi è un oligopolio di fatto. Il 60% della base associativa è fatta da pmi. Sono i nostri più grandi sostenitori riconoscono nel nostro modello un elemento di sopravvivenza. Con Gaia-X si costruisce l’Europa digitale. E’ il collante di tutte le infrastrutture oggi esistenti. La potenza elaborativa della nuova economia digitale è on edge. Un qualsiasi nodo di rete può essere parte integrante di un cloud condiviso».

 

Un piano industriale per un cloud federativo

La transizione al cloud di prossimità è già iniziata ed è fondata su un piano industriale quinquennale. Nel 2021 sono stati definiti il setup logico e operativo dell’architettura, le specifiche dei servizi e i primi lighthouse project ovvero i primi progetti per creare servizi federati in macro aree di mercato: nell’automotive, nel turismo, nell’agricoltura, nella logistica, nell’healthcare. Il primo è Catena-X, l’altro è Structura-X e coinvolge più di 20 cloud provider europei. «Nel primo trimestre di quest’anno lavoreremo allo sviluppo delle componenti di compliance, quelle che servono per ottenere la certificazione Gaia-X. Da una parte stiamo creando spazi dati condivisi, dall’altra infrastrutture condivise. Nel mezzo i servizi di federazione. Tutto questo permetterà di arrivare al 2023 con una proposta che potrà generare la vera prima e ampia domanda».

Quanto si propone con Gaia-X è la creazione di un mercato basato su regole e architetture software univoche per distribuire e scambiare prodotti digitali B2B in ambito concorrenziale e aperto, senza vincoli imposti da un unico fornitore. Usando una metafora, quello cui tende Gaia-X, è un sistema operativo cloud con interfacce standardizzate cui tutti devono conformarsi per avere un’interoperabilità a 360 gradi. Un meccanismo fondato sul principio di trust

Digital hub nazionali

Stabilimento di Fincantieri a Monfalcone

I lighthouse project nascono dalla rete dei digital hub che sono presenti in Italia, Francia, Germania, Spagna e Grecia. I membri della comunità lavorano per individuare una pipeline di progetti confrontandosi con i governi locali. E’ quanto successo con Catena-X, un esempio di come la competitività dell’automotive europeo possa essere giocata attraverso la partecipazione a piattaforme condivise. «Per l’automotive come per altre grandi filiere di settore, servono data space con volumi dati straordinari per l’ottimizzazione dei processi di produzione. Tutti quanti si devono ora dotare di politiche esg. Ebbene, è impossibile creare un indice esg se non raccogliendo i dati di tutta la catena. Si pensi alla tracciabilità dei prodotti per ridurre il carbon footprint. Non può essere fatta altrimenti se non raccogliendo dati su tutta la supply chain, dice Bonfiglio».

 

È Confindustria ad avere il compito di promuovere e coordinare l’hub italiano

È l’associazione degli industriali che sta gestendo le attività del regional hub italiano di Gaia-X. Grazie alla rete capillare del proprio tessuto associativo, avvierà azioni di sensibilizzazione e coinvolgimento nei confronti delle aziende e dei player nazionali con l’obiettivo facilitare l’adesione al progetto e la condivisione di best practice. Gaia-X è un progetto molto ambizioso con enormi potenzialità di sviluppo, rivolto alle imprese di tutti i settori produttivi, alla pubblica amministrazione, ai centri di ricerca, a tutti i soggetti che possono essere interessati allo sviluppo del cloud e all’utilizzo dei dati, ha spiega il presidente di Confindustria Carlo Bonomi nel suo intervento all’inaugurazione dell’hub italiano di Gaia X.

Il modello Gaia-X permetterà a chiunque di essere parte di una grande rete multi-cloud dove offrire servizi in un formato standardizzato e certificato. Ciascun servizio avrà una propria identità digitale che permetterà di conoscerne la composizione. Nessuna black box, completa trasparenza

La transizione da un’economia di prodotto a un’economia di servizio

Elicottero AW189 di Leonardo

Secondo il ceo di Gaia-X, l’economia del futuro sarà fortemente centrata sul gemello digitale che abilita la transizione da prodotto a servizio. «Nel modello tradizionale, il prezzo è il risultato di un costo più il margine. E il costo di produzione è proporzionale al costo del lavoro e al costo dei materiali. Nell’economia digitale questo modello è stravolto. Il prezzo è proporzionale al valore prodotto sul mercato e il costo di produzione può essere paradossalmente azzerato, realizzando margini prossimi al 100%. Ma per creare il prodotto digitale si deve avere la rappresentazione completa di tutta la catena del valore. Energy o automotive se io riesco ad aver la rappresentazione digitale della mia supply chain, con una mappa completa di tutti gli attori coinvolti, non solo riesco a ottimizzare i processi, azzerare i ritardi o gli errori, ma riesco a creare un prodotto diverso».

 

Agire in autonomia è un inutile spreco di soldi

L’utopia di una sostenibilità d’impresa basata su mercati regionali o nazionali è venuta meno. Bisogna federarsi a livello di business. Per fare questo serve un nuovo modello economico, basato su piattaforme che consentano uno scambio dati su regole condivise e data space dove più aziende, tipicamente della stessa settore di appartenenza rendono disponibili propri dati. «Daimler o Bmw avendo accesso a informazioni di tutta la potenziale filiera possono avere un vantaggio nella creazione di nuovi veicoli, osserva Bonfiglio. Pensare di agire in autonomia sarebbe un inutile di spreco di soldi. Allo stesso tempo fornitori di componenti, un caso è quello di Brembo, possono guadagnare una posizione di rilievo in quanto fornitori privilegiati di questa grande piattaforma. Ciascuno aumenta la propria competitività in virtù di un accesso a dati di mercato».

Tra i membri italiani di Gaia-X: A2A, Almaviva, Aruba, Cefriel, Confindustria, Enel, Engineering, Eustema, Fastnet, Fastweb, Fincantieri, Intesa San Paolo, Leonardo, Poste Italiane, Reply, Sogei, Siav, Tim, Var Group

Il modello federativo consente alle imprese europee di crescere e diventare grandi, superando il gap della massa critica

Enel centrale idroelettrica

Gaia-X è una battaglia per la sostenibilità del cloud europeo. «Attraverso gli hub nazionali, di concerto con le istituzioni, si possono valutare progetti comuni, evitando in questo modo che i finanziamenti vengano frammentati in decine se non centinaia di iniziative diverse, spiega il ceo. Business case concreti possono attirare finanziamenti. E Gaia-X è un modello che può rivelarsi estremamente efficace. Con il recovery fund sono in ballo tanti soldi, ma bisogna sapere come e dove spenderli, andando a individuare quali possano essere le direzioni per favorire una produzione di valore. In tutti i settori si possono immaginare progetti condivisi. Vi sono già stati incontri interministeriali a livello europeo e Gaia-X è riconosciuto come interlocutore di riferimento per la definizione di nuove strategie digitali. E’ un momento più unico che raro per canalizzare queste enormità di investimenti».

 

I primi progetti faro di Gaia-X

Catena-X – E’ uno dei primi progetti di faro industriale di Gaia-X. Mira a creare un ecosistema basato sui dati, sicuro e standardizzato, per end user, oem, fornitori 1st tier e piccole e medie imprese dell’intera catena del valore del settore automobilistico. Nel novembre 2021 si è costituita una task force che ha realizzato una piena conformità tecnica dell’architettura Catena-X con i principi Gaia-X. Nel 2022 previsti i primi casi di studio con un numero significativo di partner: dimostreranno il valore della rete a tutti i suoi partecipanti.

Structura-X – E’ il progetto faro per l’infrastruttura cloud europea che consentirà la certificazione Gaia-X dei servizi dati e infrastruttura dei cloud service provider (Csp) esistenti. L’obiettivo è creare un ecosistema di Csp indipendenti, orchestrati da un livello condiviso di certificazione federativa e servizi di etichettatura basati sulla tecnologia Dlt (Distributed Ledger Technology). Il successo sarà misurato attraverso una serie di prodotti minimi vitali (MVP), che dovranno essere completamente portabili e interoperabili tra diversi Csp e certificati da Gaia-X o da un’autorità di certificazione delegata.

In Gaia-X, gli asset digitali di specifici domini di mercato si traducono in data space abilitanti modelli di business data driven. All’interno di essi ciascuno espone la propria offerta dati, altri la consumano, altri agiscono da intermediari. Le informazioni scambiate non sono memorizzate su un una infrastruttura centralizzata, ma vengono gestite in autonomia da ciascun partecipante e condivise solo quando necessario, facendo uso di standard e regole comuni. Consentiranno a un numero sempre più ampio di soggetti di rendere disponibili le proprie informazioni, mantenendone al tempo stesso un completo controllo

Mobility Data Space – Il progetto si concentra sul futuro del settore della mobilità che coinvolge i produttori di veicoli per i servizi di ride-sharing, gli operatori del trasporto pubblico, le società di software di navigazione, le società di bike sharing e molti altri. Uno degli obiettivi chiave del progetto è facilitare lo scambio di dati conforme a Gaia-X per consentire la competizione intorno a una mobilità innovativa, ecosostenibile e di facile utilizzo, a condizioni eque basate su valori europei condivisi. L’attuazione del progetto è prevista per la seconda metà del 2022.

Agdatahub – Progetto Gaia-X per creare valore nelle catene agricole sfruttando l’intelligence dei dati. Utilizzando il framework di Gaia-X, Agdatahub potrà creare sinergie significative e valore aggiunto per l’intero settore agricolo. Il progetto avrà un’attuazione in tutta l’UE nel 2023 e riguarderà 10.000.000 di aziende agricole in relazione diretta con i loro 500.000 partner di cui l’80% pmi.














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