Prende corpo Forward Factory: politica industriale e open innovation. Con Cdp, Gellify, Azimut

di Laura Magna ♦︎ Grande iniziativa di sviluppo dell'industria con le start-up. All'iniziativa partecipano Comer Industries, Angelini Industries, Scm Group, Vis Hydraulics e Poggipolini, Auxiell, Industrio Ventures ed Eit Manufacturing. Obiettivo: costruire una rete che a fine 2022 conterà 20 acceleratori verticali

L’Italia investe nella digitalizzazione dell’industria. Lo fa con Forward Factory, un acceleratore finanziato da Cdp Venture Capital e gestito da Gellify, con la collaborazione di Azimut Libera Impresa tramite Digitech Fund. Una struttura che è parte di una strategia pubblica dell’innovazione nella manifattura, che è per il nostro paese novità assoluta. In sintesi, la strategia prevede la costruzione di una rete che a fine 2022 conterà 20 acceleratori verticali (al momento dieci sono già operativi) a cui sarà affidato il compito di far crescere le startup più promettenti, in affiancamento alle aziende consolidate che hanno bisogno di innovare processi e prodotti. In un grande esperimento, sul campo, di open innovation, nei territori di riferimento delle diverse filiere strategiche per l’Italia. Per le startup che hanno soluzioni che digitalizzano la fabbrica c’è tempo fino all’8 aprile per presentare la propria candidatura, a partire da questa pagina.

All’acceleratore partecipano anche nomi industriali: Comer Industries, Angelini Industries, Scm Group, Vis Hydraulics e Poggipolini, Auxiell, Industrio Ventures ed Eit Manufacturing, braccio Ue per l’innovazione della manifattura. L’obiettivo finale è quello di dotare l’Italia di «una piattaforma dell’innovazione ecosystem-driven». Così la definisce Lucia Chierchia, Ambassador & Open Innovation Ecosystem Lead di Gellify che di questo ecosistema è il fulcro. Con Chierchia e con Stefano Molino, responsabile del Fondo acceleratori di Cdp Capital Venture abbiamo analizzando a fondo Forward Factory ma anche il contesto in cui essa si muove e la strategia che, attraverso questo e gli altri acceleratori si vuole realizzare per il Paese.







Forward Factory: il programma per la digitalizzazione della manifattura

Il programma Forward Factory è rivolto a startup in fase seed e early stage in grado di offrire servizi digitali per innovare i processi produttivi manifatturieri attraverso blockchain, AR, VR, industrial IoT, AI e big data, cyber security, cloud computing e robotica digitale

Iniziamo a capire cos’è e qual è la portata di Forward Factory. Con una dotazione complessiva di 8,64 milioni di euro, di cui 3,57 milioni per successivi follow on post accelerazione, il programma si estende su un arco di 3 anni, coinvolgendo circa 10 startup ogni anno, che potranno accedere ad un percorso della durata di 6 mesi volto a consolidare il proprio ingresso sul mercato. Il programma è rivolto a startup in fase seed e early stage in grado di offrire servizi digitali per innovare i processi produttivi manifatturieri attraverso blockchain, AR, VR, industrial IoT, AI e big data, cyber security, cloud computing e robotica digitale. Forward Factory avrà sede a Casalecchio di Reno, nella provincia bolognese, presso il Phygital Hub Gellify e potrà essere seguito dalle startup partecipanti in modalità ibrida: fisica e digitale.

«L’obiettivo di Forward Factory è duplice – spiega Chierchia – vogliamo costruire un sistema economico manifatturiero fatto di grandi aziende ma soprattutto di medie imprese che collaborano stabilmente con startup innovative e tecnologiche, nell’ambito dei propri processi produttivi». Le startup italiane ed estere che vorranno stabilire una sede legale sul territorio italiano, hanno tempo fino all’8 aprile 2022 per candidarsi ad essere tra le 10 selezionate che riceveranno un investimento di 165mila euro e accederanno ad un programma di accelerazione della durata di 6 mesi. «Durante il programma di accelerazione le startup avranno la possibilità di accedere a contenuti verticali per crescere dal punto di vista imprenditoriale e tecnico, lavorando fianco a fianco con i gestori del programma, gli ecosystem enablers e le aziende manifatturiere investitrici fino alla progettazione ed implementazione di un Poc (Proof-of-Concept) insieme ad esse, che ciascuna startup avrà modo di presentare e valorizzare nel corso del Demo Day finale».

Le startup italiane ed estere che vorranno stabilire una sede legale sul territorio italiano, hanno tempo fino all’8 aprile 2022 per candidarsi ad essere tra le 10 selezionate che riceveranno un investimento di 165mila euro e accederanno ad un programma di accelerazione della durata di 6 mesi

Investire sulla digitalizzazione della fabbrica per investire sul futuro dell’Italia

Stefano Molino, responsabile del Fondo acceleratori

Rileva il contesto in cui Forward Factory nasce e si sviluppa. Non è la creatività che manca in Italia (le startup nel Registro imprese sono 12819 Startup e PMI innovative (registroimprese.it), solo per citare uno dei tanti possibili numeri), quello che è mancato da sempre sono i capitali per la crescita. Almeno fino al gennaio 2020 quando l’Italia si è dotata di una vera e propria strategia per la crescita suggellata dalla nascita di Cdp Venture Capital Sgr (Sgr controllata al 70% Cdp Equity e al 30% Invitalia), che ha da statuto l’obiettivo di rendere il venture capital un asse portante dello sviluppo economico del Paese. Tra gli strumenti che usa per realizzare la sua missione, spiccano il Fondo acceleratori e la Rete Nazionale Acceleratori Cdp, di cui fa parte Forward Factory. In fondo ha una dotazione di 200 milioni, che possono attivarne complessivamente altrettanti con una capienza che potenzialmente arriverà a 5-600 milioni: cifre che per il nostro Paese sono davvero rilevanti.

«La rete – dice a Industria Italiana Stefano Molino, che ha il ruolo di responsabile del Fondo acceleratori –è uno strumento fondamentale: perché ci consente di intercettare l’innovazione nei suoi primi stati di sviluppo e proprio là dove serve, nei settori rilevanti per l’Italia, tra cui appunto l’industria manifatturiera che necessita di essere digitalizzata. Non è un caso che i diversi acceleratori abbiano sede in specifiche realtà territoriali in base alla propria specializzazione. È un modello che punta a superare uno dei limiti tipici degli acceleratori spesso, generalisti o troppo locali, lavorando con attori già presenti sul territorio per rendere più agevole la cooperazione tra startup e corporate: l’idea di mettere insieme le competenze industriali delle aziende consolidate con la digitalizzazione di cui sono portatrici le startup, con l’open innovation, è una novità per l’Italia. ed è ciò che porterà opportunità di sviluppo e crescita delle une e delle altre».

 

La rete degli acceleratori, la radicazione nei distretti e il boost sul venture capital

Pagani Huayra Roadster BC. Foto presa dal profilo instagram Motor Valley Official

Dunque, così come Forward Factory ha sede a Bologna, nel cuore della meccanica italiana, lo stesso criterio è stato adottato per tutti gli acceleratori, che oggi sono dieci (qui l’elenco completo), ma si mira ad arrivare a quota 20 entro fine 2022. Solo per citarne alcuni: Terra Next, l’ultimo arrivato in ordine di tempo, con focus sulla bioeconomia, gestione di Cariplo Factory, ha sede nel Campus di San Giovanni a Teduccio, polo tecnologico dell’Università napoletana Federico II. Si trova invece a Taranto Faros, l’acceleratore per startup operative in ambito Blue Economy, che sviluppano soluzioni per la logistica e l’automazione portuale, l’utilizzo sostenibile delle risorse marine e per il turismo costiero. E ancora l’acceleratore Fin+Tech sta a Milano, la capitale finanziaria d’Italia, che ha tutte le carte in regola per diventare leader europea di quei settori che innovano il mondo bancario e finanziario. L’acceleratore MotorValley Accelerator, infine, trova la sua sede di elezione a Modena.

I risultati di questo approccio nuovo si iniziano a vedere nei numeri del venture capital innanzitutto: secondo l’ultimo report VeM di Aifi il totale investimenti del venture capital in imprese fondate da italiani è di 1,9 mld di euro in 317 operazioni contro le 234 del 2020. È ancora pochissimo – l’ultimo report di Vc di Cb Insights, porta per il Regno Unito un valore di 29 miliardi di dollari, seguito da Germania (17,5 miliardi) e Francia (12,2 miliardi). Ma è un rilevantissimo passo in avanti, rispetto al passato (nel 2019, per esempio, il vc aveva un volume complessivo non superiore al mezzo miliardo).

 

Il ruolo di Cdp Venture Capital nel nuovo ecosistema dell’innovazione

CDP Venture Capital Sgr annuncia il lancio di Forward Factory, l’acceleratore dedicato alle startup che sviluppano prodotti o soluzioni in ambito digital manufacturing, realizzato insieme a GELLIFY, Azimut Libera Impresa tramite Digitech Fund e altre otto realtà che operano in ambito industriale e manifatturiero

In tutti gli acceleratori fisici, compreso Forward Factory, Cdp Venture Capital agisce come investitore «con primo capitale e nelle fasi di investimento successive, unendo l’attività di mentorship che viene data alle startup con possibilità di sviluppare progetti tra loro e le corporate e di attivare finanziamenti anche da parte di questi soggetti». Nel caso di Forward Factory i lavori sono nelle fasi iniziali di scouting delle prime startup, in un panorama variegato: «stiamo guardando startup che operano nella realtà aumentata per progetti manifatturieri, che fanno manutenzione predittiva o digital twins, sono startup che lavorano specificano per digitalizzare processi e prodotti della manifattura».

Dopo aver intercettato le innovazioni più interessanti, nella loro forma più embrionale, l’obiettivo è far arrivare le startup sul mercato e farle crescere, «ma nel momento in cui si creano questi rapporti ci possono anche essere opportunità di acquisizioni o di quotazioni in Borsa. Per l’exit però bisognerà attendere un orizzonte di cinque- 7 anni, che è l’orizzonte entro cui intendiamo massimizzare le opportunità, lavorando con le aziende per aiutarle a crescere».

 

Il ruolo di Gellify nella piattaforma di sistema dell’innovazione italiana

Lucia Chierchia, Managing Partner Gellify

Gellify avrà il cruciale ruolo di gestore, in quanto piattaforma di innovazione che connette le startup B2B ad alto contenuto tecnologico con le aziende consolidate per innovare i loro processi, prodotti e modelli di business. «Siamo partiti un anno fa con Cdp – dice Chierchia – il nostro quotidiano sono scale up che hanno soluzioni tecnologiche per il mondo della manifattura. Ci siamo imbattuti però in startup che erano troppo giovani per il nostro deal flow e abbiamo pensato che potevamo creare anche per loro una struttura che le aiutasse a crescere». Una prima selezione è avvenuta nel corso dell’anno: a Natale 2021, quando Forward Factory è diventata realtà, esisteva di fatto già un portafoglio di startup pronte per essere accelerate. «Abbiamo sinora analizzato più di 300 startup, e con una trentina abbiamo iniziato call di approfondimento. Dobbiamo correre perché il tempo è poco».

Per attrarre le startup la call – che è ancora aperta – è solo uno dei possibili canali. Il cuore dello scouting è l’ecosistema, composto da diverse tipologie di attori che ci aiutano ad intercettare le startup meritevoli di diventare imprese. «Veicoliamo le informazioni nei canali degli stakeholder – dice Chierchia – abbiamo un fitto programma di roadshow, ci inseriamo in eventi, webinar iniziative già a piano e ci arrivano segnalazioni da chi già opera nell’ecosistema con l’obiettivo di fare investimenti. Sono i competence center, gli acceleratori e incubatori, i vc, il mondo accademico, le imprese, che intercettano startup che possono entrare in un programma di questo tipo. Insomma chiunque in Italia operi nell’innovazione di impresa». La selezione avviene ex post, nel panel di startup che viene portato dall’ecosistema «analizziamo tecnologia, value proposition, business plan e modello di business, bisogni: forniamo una Pof, un business plan, il pedigree di una corporate che sta testando la soluzione, insomma tutto ciò che contribuisca a comprendere il valore della startup».

 

Un modello nuovo di open innovation

Quello che rende Forward Factory particolarmente interessante è un modello di business nuovo. Un ecosystem driven business model che fa leva sull’ecosistema di attori che operano nell’ambito dell’innovazione tecnologica

Quello che rende Forward Factory particolarmente interessante è un modello di business nuovo. «Un ecosystem driven business model – dice Chierchia – che fa leva sull’ecosistema di attori che operano nell’ambito dell’innovazione tecnologica. Qualsiasi iniziativa di Gellify fa leva sull’ecosistema dell’innovazione. Forward Factory non fa differenza e si basa su questa capacità di alimentare, indirizzare e orchestrare questo ecosistema. È una iniziativa prettamente italiana, ma noi, che operiamo in un ecosistema globale, abbiamo portato persino la comunità europea a investire in questa iniziativa, tramite Eit Manufacturing».Un modello di business nuovo che sarà abilitante dei modelli di business altrettanto inediti che le imprese manufatturiere dovranno abbracciare, mentre innovano l’infrastruttura tecnologica. «In tale contesto, le startup giocano un ruolo cruciale per accelerare e facilitare questo cambiamento – conclude Chierchia – È un percorso complesso, che richiede modelli specifici per costruire e governare nuove competenze, nuove tecnologie, nuovi modelli di partnership e di investimento. Startup e corporate possono e devono guidare questa evoluzione, insieme. L’acceleratore Forward Factory sarà il meccanismo per far muovere tutti gli ingranaggi e portare l’innovazione nelle fabbriche».














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