Fincantieri cerca 6mila lavoratori, ma non li trova

ad di Fincantieri
Giuseppe Bono, ad di Fincantieri

di Chiara Volontè ♦︎ Saldatori e carpentieri. Sono queste le figure richieste da Giuseppe Bono, ad del gigante della cantieristica navale. Ma ai ragazzi queste professioni non sembrano interessare, nonostante in Italia la disoccupazione giovanile superi il 32%

Aver bisogno di nuovo personale da inserire all’interno della propria attività ma non riuscire a trovarlo. Sembra impossibile, anzi un controsenso soprattutto ora in Italia, dove la disoccupazione giovanile supera il 32%. Eppure è proprio il problema di Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri, alla ricerca – per ora poco proficua – di carpentieri e saldatori da inserire all’interno del proprio organico. Infatti, il numero uno del gigante mondiale delle costruzioni navali ha affermato, nel corso di una tavola rotonda sul lavoro che cambia alla conferenza di organizzazione della Cisl, che nel prossimo triennio Fincantieri avrà bisogno di 5-6mila figure tecniche, dato che l’azienda avrà lavoro per un decennio – visto il portafoglio ordini di 103 unità con consegna fino al 2027 – e sta crescendo a un ritmo del 10%.

Bono si scaglia contro i giovani che si accontentano di fare i rider a 500 euro al mese, sottolineando che un dipendente medio di Fincantieri si assicura uno stipendio di 1.600 euro – più del triplo – rimarcando che se il lavoro è dignità, le nuove leve dovrebbero guardare al futuro e non accontentarsi di una retribuzione così bassa, oltretutto per svolgere un’attività sicuramente non meno faticosa rispetto a quella di un saldatore.







Quello del gap tra domanda e offerta di lavoro – come ha affermato Luigi Di Maio, che si è dichiarato pronto a dare supporto a Fincantieri affinché possa formare le maestranze di cui ha bisogno – è un problema che richiede sicuramente nuove politiche, che rilancino il collegamento tra studenti e imprese.

Dello stesso avviso Confindustria, che sottolinea quanto sia importante potenziare l’istruzione terziaria professionalizzante: infatti, nel nostro Paese solo l’1% dei ragazzi frequenta i percorsi Its, che hanno un tasso di occupazione a dodici mesi che supera l’80%.














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