Finalmente in arrivo il piano del governo per Industry 4.0

Carlo Calenda, ministro allo Sviluppo
Carlo Calenda, ministro allo Sviluppo

Il 4 settembre, a Cernobbio, il ministro Carlo Calenda ha annunciato le linee generali del testo, che dovrebbe essere stato condiviso con Confindustria e altre organizzazioni. E adesso?

L’Industry 4.0 è un tema politico vitale non solo per le aziende manifatturiere, ma anche per l’intera economia e società in Italia. Il piano strategico di politica industriale per accompagnare le imprese verso questa transizione epocale. Da tempo si attende il testo del piano, che doveva essere presentato lo scorso 4 agosto ma poi è stato rimandato ulteriormente. Domenica 3 settembre, al forum Ambrosetti di Cernobbio, il ministro Carlo Calenda (foto in alto) ne ha anticipato le linee essenziali, riassunte in un’ottimo articolo uscito su Repubblica a firma di Eugenio Occorsio. Ecco i passaggi essenziali.







Incentivi fiscali “fortissimi”, università che diventano centri d’eccellenza di livello mondiale, attenzione speciale per le piccole e medie aziende, standard digitali concordati con i partner europei. Il tutto per consentire all’Italia di fare il salto di qualità in termini di tecnologia, produttività e competitività. È il piano “Industria 4.0” annunciato dal ministro dello Sviluppo, Carlo Calenda, al Forum Ambrosetti”, scrive Occorsio. È articolato in tre parti.

  1. Incentivi. Il superammortamento al 140% già in vigore ma scadenza, sarà prorogato. Si aggiungerà quello che Calenda chiama “iperammortamento”: non è chiaro a quale percentuale di sconto fiscale si arriverà ma è realistico ipotizzare almeno il 160% se non di più. Questa superdeduzione sarà riservata agli investimenti in ricerca, alte tecnologie, digitale, upgrading innovativo delle aziende. Anche la legge Sabatini per l’acquisto di beni strumentali sarà rifinanziata con lo stesso principio, cioè a favore dell’hi-tech. Quanto ai contributi in conto capitale, è pronto (“grazie a un lavoro della Febaf di Luigi Abete”) il nuovo Fondo centrale di garanzia del Mise. Sarà presentato il 10 settembre: oggi ha una dotazione di 700 milioni e attiva investimenti per 15 miliardi, sarà portato a 900 milioni e con l’effetto leva aiuterà investimenti per 20 miliardi. I criteri: non più solo grandi aziende con il rating da tripla A bensì Pmi dotate sì di un rating (“e quindi investment grade”, precisa Calenda) ma anche inferiore”.
  2. Formazione. Il governo sceglierà 4-5 università da finanziare robustamente e trasformare in centri d’eccellenza. “Gli atenei che vogliono entrare nel Gotha si diano da fare per elevare il proprio livello”, dice senza mezzi termini il ministro. Queste super-università svolgeranno due funzioni: preparare i migliori tecnici in sinergia con le imprese, e diventare punti di riferimento (“competence center”) ai quali le aziende coinvolte nel piano faranno riferimento per consulenze e scambi temporanei di ricercatori”.
  3. Standard. “È un aspetto tecnico non minore. I software che sono la parte qualificante degli investimenti dovranno essere, per accedere alle agevolazioni, aperti e scalabili. Ciò perché i sistemi “proprietari” sono legati all’azienda fornitrice, e se questa tarda a fornire le “parti” mancati, si blocca l’intero processo di innovazione, con spreco di denaro pubblico e perdite di tempo. Di qui la scelta dei sistemi open source, che hanno il vantaggio di potersi integrare più facilmente con quelli delle altre aziende”.
Operatore con robot in fabbrica
Operatore con robot in fabbrica













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