Fiamm: comincia la seconda fase dopo l’ acquisizione da Hitachi

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di Marco de’ Francesco ♦ Le strategie del colosso giapponese dopo aver rilevato dalla famiglia vicentina Dolcetta il ramo automotive e industria dello storico marchio italiano di batterie

E’ arrivato il momento della fase due per Fiamm e Hitachi. A fine dicembre del 2016 è nata Fiamm Energy Technology, dalla separazione del business delle batterie automotive e di quelle industriali (con tecnologie al piombo) dagli altri asset del gruppo di Montecchio Maggiore (Vicenza), che mantiene il 49% del capitale della nuova società; il restante il 51% è dell’azienda giapponese, parte della conglomerata Hitachi Ldt, da 68 miliardi di euro di revenue. Fiamm cercava un partner industriale, per aumentare la propria gamma di prodotti, investire in nuove tecnologie e reperire software avanzato. E intendeva mantenere integro il proprio Dna manifatturiero, che è poi uno specifico bagaglio di competenze che rende riconoscibile l’azienda nel proprio contesto, e che pertanto può essere trasmesso dall’azienda originaria a quella derivata. Hitachi Chemical cercava invece un cavallo di Troia nel mercato europeo, dove era poco presente. Ma ora si tratta di fare un passo in avanti: consolidare il processo di integrazione e cominciare a lavorare su nuovi prodotti al Litio, basati su tecnologie Hitachi. Ne abbiamo parlato con Alessandro Mio, Group HR & Corporate Communication Director; Nicolò Gasparin, Executive Vice President Sales & Mktg Mobility Power Solutions; e con Piergiorgio Balbo, Executive Vice President Sales & Marketing Reserve Power Solutions, tutti e tre di Fiamm Energy Technology.

 







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Produzione di batterie di avviamento nell’ impianto di Veronella, Verona

Dna sempre italiano per Fiamm Energy Technology, ma con il supporto di un partner con le spalle più robuste. Tra gli obiettivi, nuovi prodotti al Litio

Per quest’anno gli obiettivi sono «il consolidamento del processo di integrazione – afferma Mio -, la realizzazione di progetti di sinergia tra business diversi, e di nuovi prodotti al Litio, grazie alle tecnologie di Hitachi». Ma facciamo un passo indietro. Anzitutto, perché Hitachi ha puntato su Fiamm Energy Technology? «Hitachi Chemical – afferma Mio – è una azienda parte del Gruppo Hitachi, un colosso con un fatturato di circa 6 miliardi di dollari. Dal punto di vista strategico, Hitachi Chemical ha operato in questi anni investendo in dei businesses che presentassero in futuro elevate redditività, anche se ad oggi indipendenti o distanti dalle proprie attività core. Gli analisti di Hitachi hanno individuato nel settore delle batterie automotive e industriali un area di sviluppo con adeguata marginalità, dando così inizio ad una serie di importanti acquisizioni: anzitutto  China Storage Battery  di Taiwan, oggi Hitachi Energy Technology Co. Ltd. con un fatturato di circa 500 milioni dollari; successivamente hanno pensato ad entrare nel mercato europeo, poco presidiato da Hitachi, e dominato da player di peso, come le statunitensi Johnson Controls, Exide Technologies e Enersys. »

 

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Batteria per autocarri CUBE B 180 APC

 

 

Il primo player europeo realmente acquisibile era appunto Fiamm, ben presente nell’area geografica che si voleva presidiare. Così il 28 novembre 2016, Fiamm Energy Technology ha siglato un accordo con Hitachi Chemical. Il 13 febbraio 2017, l’azienda nipponica ha completato l’acquisizione del 51% di quella italiana. Ora il presidente del CdA è Misao Nakagawa. Successivamente è stata acquisita un’altra azienda asiatica, Thai Storage Battery. Ora il peso delle batterie sul fatturato del gruppo Hitachi Chemical è di 1,7 miliardi di dollari. Fiamm contribuisce per 443 milioni di euro». D’altra parte anche Fiamm era alla ricerca di un partner industriale, con l’obiettivo rafforzare gli asset strategici e consolidarsi sui mercati di interesse.

«L’azienda – continua Mio – era di proprietà di alcuni membri della famiglia Dolcetta, tra cui Alessandro e Stefano. Una quota era stata riservata a Giuseppe Zanetti, presidente del Gruppo nel periodo di gestione della vendita del business delle batterie. Ci si era resi conto che non c’era quella disponibilità finanziaria e tecnologica necessaria per potere crescere in futuro. Si è cercato un partner industriale non troppo presente in Europa per salvaguardare l’autonomia del gruppo italiano (seppure in un contesto più vasto) e di consentirne lo sviluppo. In realtà è ciò che è accaduto. Fiamm Energy Technology ha mantenuto il proprio Dna tricolore, ma gode del vantaggio di essere sostenuta da un’azienda con le spalle più larghe. La nostra autonomia consiste nella gestione del mercato europeo, attività che ora svolgiamo anche con le risorse, la tecnologia e le metodologie di Hitachi Chemical. Ciò ci sta consentendo di migliorare la produttività e la redditività». E come è andata, questo primo anno di attività? «I risultati della newco sono buoni: il fatturato, a quota 443 milioni di euro, è in linea con le attese, ma ebitda e ebit, a quota 27,9 e 17,2 milioni, sono superiori alle attese per il 10%».

 

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Batteria per automobile Ecoforce AGM VR760

Sinergie e integrazione

«In primo luogo – continua Mio – noi disponiamo di tecnologie che non sono nel portafoglio di Hitachi, e viceversa. Per esempio, noi non produciamo batterie al Litio, ma il gruppo giapponese sì. Noi d’altra parte abbiamo sviluppato nuovi modelli di batterie al piombo che Hitachi può utilizzare sul mercato asiatico». Quanto all’integrazione, «ormai è passato un anno dall’inizio della partnership. L’integrazione non è solo di natura tecnologica, ma anche amministrativa: abbiamo dovuto adeguarci alle procedure del gruppo giapponese, anche quanto a bilancio, che va dal primo di aprile al 31 di marzo. Anche il nostro modo di gestire il business si sta modificando in base a quanto richiesto da Hitachi Chemical. La loro cultura è diversa, i loro modelli di analisi pure. Anche i businesses hanno le loro peculiarità: loro operano prevalentemente nel settore automotive nel mercato del primo impianto, mentre metà del nostro fatturato è legata all’aftermarket. Abbiamo spiegato loro che questo segue logiche proprie».

Gli sviluppi nel settore auto motive: una seconda vita per gli accumulatori al piombo

«Anzitutto – afferma Nicolò Gasparin, Executive Vice President Sales & Mktg Mobility Power Solutions – Hitachi ci sta supportando nell’accrescimento delle performance tecniche legate agli accumulatori al piombo. Peraltro, l’incremento del settore full-hybrid non è, per ora, un limite allo sviluppo. Anzi: ha aperto non solo spazi per le batterie con tecnologia al Litio, ma anche per le batterie con tecnologia al Piombo ma di generazione avanzata. C’è richiesta, relativa ad accumulatori con tensione 12 Volt all’interno di veicoli ibridi. Il fatto è che il modello piombo-acido è una tecnologia consolidata e sicura. Con il tempo, i maggiori volumi potrebbero spostarsi verso il litio, ma c’è ancora una forte richiesta per il piombo». Il tema peso è sicuramente importante per le cause auto e la batteria al Litio pesa di meno di una al Piombo. «Ma la tecnologia del piombo – continua Gasparin – è consolidata e sicura. È possibile riciclare al 99% questo elemento, mentre ciò non è vero per il litio. Insomma, il piombo ha un presente ed un futuro, in termini industriali».

 

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Produzione nell’ impianto di Veronella (Verona)

 

Sviluppi nel settore industriale: sistemi “completi” Litio e Piombo

Fiamm Energy Technology progetta e produce soluzioni per garantire la continuità di alimentazione in caso di interruzione della rete elettrica. Queste soluzioni sono utilizzate da clienti leader di mercato in settori quali le Telecomunicazioni, i centri di elaborazione dati (Data Centers), le società ferroviarie, le centrali elettriche, i produttori petrolchimici e l’accumulo di energia da fonti rinnovabili. «In questi settori – afferma il nostro interlocutore, Piergiorgio Balbo, Executive Vice President Sales & Marketing Reserve Power Solutions – siamo ora in grado di fornire sistemi che utilizzano sia batterie al piombo, di nostra competenza, che al litio, di competenza Hitachi e che garantiscono ottime prestazioni e un’alta densità di energia. Anche nel settore Industriale, così come nell’automotive, il piombo ha un ruolo primario. Centrali nucleari e impianti Oil&Gas sono sempre più attente alla sicurezza, quindi per cambiare specifiche e tecnologia occorrono molti anni.»

«Certo, in alcuni comparti, come il residenziale, la generazione di energia derivante da impianti eolici e fotovoltaici porterà ad una maggiore diffusione del litio. La cosa importante, è che i nostri sistemi, anche ibridi, sono in grado di contribuire a garantire stabilità nella fornitura dell’energia richiesta. I frequenti picchi di consumi (in certi periodi del giorno e dell’anno) possono essere soddisfatti da accumulatori capaci di intervenire quando occorre. Inoltre vorrei sottolineare come la joint venture con Hitachi permette nel settore industriale di aumentare l’offerta di soluzioni e prodotti grazie a nuove competenze non solo “hardware”, ma anche “software”».

Hitachi Chemical, parte di un colosso multitasking

Viene istituita come società nell’ottobre del 1962, ma le sue origini risalgono alla fondazione della stessa Hitachi, Ltd. nel 1910. Agli esordi, l’azienda si occupa di riparazione di macchinari elettrici per la miniera Hitachi della società mineraria Kuhara, ma già nel 1912 inizia a svolgere ricerche sulle vernici isolanti per motori, all’origine dei prodotti di Hitachi Chemical. Nel 2017 inizia un nuovo capitolo con la joint-venture tra Hitachi Chemical Co., Ltd. e Fiamm Energy Technology S.p.A. Hitachi Chemical è parte del gigante nipponico Hitachi Ldt, fondato da Namihei Odaira dalle parti della prefettura di Ibaraki, a Nord Est di Tokio. Inizialmente, la società si occupava di motori elettrici a induzione; ma già tra gli anni Sessanta e Ottanta abbracciò il business delle radio portatili e dei registratori di cassette. Ora l’attività della multinazionale riguarda un numero considerevole di comparti.

Anche nel contesto delle multinazionali, poche possono vantare un grado così alto di differenziazione. Dalle videocamere ai computer, dai sistemi informatici ai componenti per l’automotive, dalle tecnologie per la difesa agli impianti di potenza, dalle batterie ai desktop, dai televisori HD ai telefonini, dai lettori DVD ai PLC, dai treni ai reattori nucleari. Guidata dal Ceo Toshiaki Higashihara, ha 303mila dipendenti in tutto il mondo, e ha fatturato, nel 2017, 9.162 miliardi di yen, pari a 68 miliardi di euro. Peraltro nel Marzo 2016, in seguito all’Opa obbligatoria lanciata sulla società e all’acquisto di pacchetti effettuato fuori borsa a 10,50 euro per azione, Hitachi Rail Italy Investments è arrivata a detenere il 50,77% del capitale sociale di Ansaldo STS (azienda attiva nel sistemi di trasporto ferroviari e metropolitani) che è così entrata nell’orbita della conglomerata giapponese (vedi a riguardo Industria Italiana qui).

 

 

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Produzione di batterie industriali nell’ impianto di Avezzano

Fiamm Energy Technology Spa

La newco è nata a fine dicembre del 2016 dalla separazione del business delle batterie auto motive e di quelle industriali con tecnologie al piombo. Il Gruppo Fiamm partecipa alla nuova società con il 49% delle azioni. Ha sede a Montecchio Maggiore, dalle parti di Vicenza. La produzione di batterie automotive è localizzata in Italia presso i centri produttivi di Avezzano (L’Aquila) e Veronella (Verona). Quest’ultimo stabilimento, costruito nel 1999, è dotato delle più moderne tecnologie: ha una capacità produttiva tra le più elevate d’Europa con 280 mila Kg/giorno di trasformazione della materia prima, 2 milioni di piastre al giorno e 7 linee dedicate. Il comparto Mobility ha più di 600 dipendenti, si avvale di 10 uffici vendita, 2 impianti industriali che producono 7,5 milioni di batterie e servono circa 2000 clienti nel mondo. Quello industriale ha più di 400 impiegati, 15 uffici vendita, 1 stabilimento produttivo, 30 migliaia di tonnellate di batterie prodotte, più di 1000 clienti nel mondo tra cui produttori OE (Original Equipment), distributori e service provider, clienti finali B2B. Tra questi, Aeg, A&T, Deutsche Telekom, Edf, Eltek, Enel, Ge Industrial Solutions, Huawei, Nokia, Rs Component, Schneider Electric, Telefonica, Telecom Italia, Vertiv, Vodafone.

 

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R&D nel laboratorio di Montecchio Maggiore

 

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Fiamm dalla nascita all’operazione con Hitachi

Fiamm nasce nel 1942 (con l’acquisizione di una precedente attività) come “Fabbrica Italiana Accumulatori Motocarri Montecchio”. Dopo la guerra, l’azienda si concentra nella produzione di accumulatori per avviamento auto e per trazione elettrica. A seguire, prende il via la produzione di batterie stazionarie e semi-stazionarie, fondamentale per la ricostruzione del paese. Nelle note storiche aziendali si può leggere che negli anni Cinquanta, «quelli della motorizzazione di massa, il marchio è presente ai Saloni dell’auto accanto alle grandi case automobilistiche. Nasce anche la sperimentazione di un nuovo veicolo di promozione del prodotto: lo sport. È Fiamm la batteria della Ferrari vincitrice della Mille Miglia del 1950. Mentre la prima fornitura in primo impianto ad una grande marca avviene con la Lambretta della Innocenti. In questo periodo si avvia la produzione di avvisatori acustici».

 

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La sede Fiamm a Montecchio Maggiore, Vicenza

 

Sempre secondo la società, con il boom economico degli anni Sessanta «Fiamm potenzia le strutture, incrementa la produzione e lancia nuovi prodotti (le trombe elettropneumatiche, vero e proprio status symbol). L’azienda si afferma sempre più come entità produttiva moderna. La presenza nei mercati esteri, come quella ai Saloni internazionali dell’Auto, è sempre più forte. Nello sport, lo stretto rapporto con la Ferrari sancisce la posizione di prestigio di Fiamm». Negli anni Settanta, invece, «agli accumulatori per auto si aggiungono quelli per le moto».

 

Giorgio Squinzi-Stefano Dolcetta-
Stefano Dolcetta ( a dx) con l’ex presidente di Confindustria Giorgio Squinzi all’ssemblea Generale Confindustria Vicenza 28 settembre 2015

 

Gli anni Ottanta costituiscono un periodo di espansione. Fiamm entra nel mercato tedesco e francese. In decennio successivo, invece, è quello che porta alla managerializzazione dell’azienda. Con il nuovo secolo, poi, vengono aperti nuovi stabilimenti in Usa, e numerosi centri di distribuzione in Europa. La compagine azionaria si riduce a due gruppi familiari, facenti capo all’amministratore delegato Stefano Dolcetta e al vicepresidente Alessandro Dolcetta. Infine, nel 2017, l’operazione con Hitachi Chemical.

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