Rivoluzione e-mobility: i piani dei produttori (Fca, Renault, Volvo, Iveco e..) e dei player del settore energetico, da A2A ad Enel ed Edison

di Chiara Volontè e Stefania Chines ♦︎ Pwc prevede 4,9 milioni di vetture elettriche per l'Italia entro il 2030, di cui 90.000 di tipo Phev (Plug-in Hybrid Electric Vehicle), e 4 milioni di Bev (Battery Electric Vehicle, ovvero 100% elettrici). Questo significa che serviranno fra 95.000 e 130.000 colonnine di ricarica, sparse capillarmente su tutto il territorio. Uno stravolgimento che colpirà quindi non solo l'automotive, ma anche il settore dell'energia. I casi e le ultime notizie su Be Charge, Neogy, Axpo, Nissan, Iveco

Iveco Bus: il modello URBANWAY FULL HYBRID

Può un mercato da 28mila veicoli circolanti nel 2020 diventare il driver di sviluppo più significativo di un’intera industry? Sì, se si parla di e-car. E infatti tutti i più importanti player del settore si sono prontamente attivati: se Fca, sotto la gestione Marchionne, aveva bollato come “inutile” investire nel settore, con l’avvento di Mike Manley le cose sono cambiate un pochino, e muteranno di molto dopo l’acquisizione da parte di Psa. C’è Nissan, che è da tempo attiva nella produzione di veicoli elettrici. Ci sono Renault, Cnh Industrial-Iveco Bus, Volvo.

Dall’altro lato, le aziende che si occupano delle colonnine di ricarica, Neogy, A2A, Enel X, Axpo, BeCharge ed Edison e vari altri, che – nonostante i problemi di attuazione del Pnire, il Piano nazionale infrastrutture ricarica elettrica – continuano a procedere spedite per moltiplicare le stazioni: entro il 2030 ne serviranno tra le 95mila e le 130mila, distribuiti capillarmente in tutto il Paese e suddivisi tra postazioni pubbliche, private e miste.







È quanto emerge dal report “Il futuro della mobilità elettrica: l’infrastruttura di ricarica in Italia @2030″, realizzato per Motus-E (associazione italiana che si prefigge l’obiettivo accelerare il cambiamento verso la mobilità elettrica), da Strategy& PwC. Secondo le stime, per il 2030 il parco auto italiano si comporrà di circa 4,9 milioni di veicoli elettrici: 4 milioni di Bev (Battery Electric Vehicle, ovvero 100% elettrici) e 900.000 Phev (Plug-in Hybrid Electric Vehicle) che avranno bisogno di colonnine o spine a cui attaccarsi. Nel 2020 si arriverà ad avere 28.000 vetture elettriche in Italia, triplicando quasi le vendite del 2019 e superando le previsioni. I dati pubblicati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti rivelano che nei primi 10 mesi del 2020 sono state immatricolate 1.123.194 nuove autovetture, di cui il 34% diesel e il 39% benzina, quasi 820.000 unità. Le informazioni e le dichiarazioni emerse nel corso del webinar dedicato alla mobilità elettrica organizzato da Motus-E hanno costituito la base di partenza per questo articolo, e sono state integrate e arricchite. Il tema è cruciale per Industria Italiana, e ci torneremo sopra ancora molte volte.

La mobilità elettrica in Italia rappresenta soltanto lo ~0,2% del
parco circolante. Fonte Motus-E

Il ruolo delle case automobilistiche 

Fca sulla strada delle zero emissioni

Fca ha cambiato rotta rispetto all’auto elettrica e oggi sembra intenzionata a puntare in maniera decisa su questa alimentazione. Al Salone di Ginevra 2019 Fca aveva presentato la Fiat Centoventi, che è stata definita l’erede della Panda, un concept di utilitaria elettrica che richiama il design dei crossover più compatti e che pone le basi per quella che potrebbe essere l’auto del futuro.

Ma già oggi esistono modelli interamente elettrici. È il caso della 500 Bev, la neonata di casa Fca che viene prodotta nel rinnovato stabilimento di Mirafiori. Durante la presentazione alla stampa, John Elkann ha dichiarato che «è solo l’inizio di una nuova era». Il Gruppo italo americano ha annunciato il piano 2019-2021 per l’Italia che prevede oltre 5 miliardi di euro, per sostenere un sostanziale rinnovo nella gamma di prodotti, con l’introduzione di 13 modelli totalmente nuovi o profondamente rinnovati, e l’avvio di un piano di elettrificazione, con l’inserimento in gamma di 12 versioni elettriche di modelli nuovi o già esistenti.

Olivier Francois, Presidente del Marchio Fiat, presenta la nuovissima 500 “3 + 1” e l’intera nuova linea 500, durante la conferenza stampa internazionale al Lingotto, Torino. Nel video, sono riprese le nuove linee di produzione del Lingotto

Anche i veicoli commerciali hanno il loro lato sostenibile: e-Ducato, che con 360 chilometri di autonomia e disponibile in tutte le varianti di carrozzeria con la stessa volumetria di carico del Ducato tradizionale (da 10m3 a 17m3, e la migliore portata sul mercato, fino a 1.950 kg) non teme il confronto dei furgoni a benzina. Un passo verso la motorizzazione green, in questo caso ibrida, lo sta facendo anche il comparto dei fuoristrada: nello stabilimento di Melfi (Potenza) sono sulle linee produttive Jeep Compass plugin ibrida Renegade 4xe Plug-in hybrid. Per Pietro Gorlier, Coo della divisione Emea di Fca, la mobilità sostenibile è un pilastro fondamentale su cui si basano tutte le attività del colosso italo americano: «Solo in Italia – anche con il lancio delle produzioni legate alla mobilità elettrica ed elettrificata – Fca sta investendo cinque miliardi di euro, che toccano tutti gli stabilimenti, di cui due per il comprensorio di Mirafiori».

Fiat E-Ducato

E il plant torinese è protagonista del progetto pilota Vehicle-to-Grid (V2G), nato dalla collaborazione tra Fca, Engie Eps e Terna per lo sviluppo della e-mobility attraverso una soluzione di ricarica bidirezionale, che beneficia di un’aggregazione fisica in un unico punto di interconnessione con la rete elettrica, capace di interagire con altre risorse energetiche presenti in loco. La tecnologia V2G consente ai veicoli di scambiare in modo intelligente energia con la rete, rendendoli una risorsa preziosa per il sistema elettrico nazionale gestito da Terna e rappresentando un’opportunità per ottimizzare i costi di esercizio delle vetture a vantaggio degli automobilisti. La tecnologia bidirezionale – che consente sia di caricare la vettura sia di restituire potenza alla rete – funzionerà in modo efficace quando auto e infrastruttura di ricarica parleranno un linguaggio comune, oggetto della sperimentazione avviata con l’inaugurazione dell’impianto. La prima fase di costruzione dell’impianto ha previsto l’installazione di 32 colonnine V2G in grado di connettere 64 veicoli, con l’obiettivo di sperimentare la soluzione e la gestione logistica del parcheggio. Entro la fine del 2021 il V2G del Drosso sarà esteso per consentire l’interconnessione fino a 700 veicoli elettrici, risultando l’infrastruttura più grande al mondo di questo tipo mai realizzata. La gestione della seconda fase sarà principalmente dettata da logiche di economicità: gli obiettivi saranno fornire servizi alla rete elettrica di Terna e garantire un risultato economico positivo per i due Gruppi. A copertura del parcheggio destinato alle vetture collegate al V2G, Engie Italia è partner nella realizzazione di una maxi-pensilina composta da circa 12mila pannelli fotovoltaici che andranno ad alimentare con energia elettrica “green” i locali di produzione e di logistica: un impianto che permetterà di produrre su base annua oltre 6.500 MWh di energia, risparmiando così all’ambiente ogni anno oltre 2.100 tonnellate di CO2. Si tratta quindi di un progetto che rappresenta un significativo contributo verso la decarbonizzazione in ambito industriale.

E sempre in ambito mobilità elettrica, Fca Italy e Engie Eps (energy store) hanno stipulato un Memorandum of Understanding finalizzato alla creazione di una joint venture per diventare leader in ambito europeo nel panorama della e-mobility, che farebbe affidamento sulle risorse finanziarie di Fca e sul know-how tecnologico di Engie Eps. Obiettivo delle due società è offrire soluzioni innovative e servizi per rendere facile e conveniente per tutti l’accesso alla mobilità elettrica.

  

Renault “democratizza” l’auto elettrica

Twingo Electric

Per Gabriella Favuzza, public affairs & Electric Vehicles brand manager di Renault «l’attuale trend favorevole del mercato dell’auto elettrica è dovuto agli incentivi introdotti sia dalla legge di bilancio 2019 sia dal recente decreto rilancio a cui si aggiungono, in alcune realtà, anche quelli messi in campo da enti locali, regioni e comuni. Inoltre, man mano che si ridurranno i prezzi dei aveicoli aumenterà anche la richiesta. Nel 2021, con il lancio di Dacia Spring, il mini suv, puntiamo proprio a democratizzare l’auto elettrica». Renault, guidata dal connazionale Luca De Meo, è stata tra le prime case a puntare sulla mobilità elettrica. Lo ha fatto con Zoe, Fluence, Kangoo e tanti altri modelli Z.E, la linea completamente elettrica. Oggi la casa francese vanta un’ampia l’offerta elettrificata in tema di citycar e utilitarie, a cui si aggiunge la versione full electric di Twingo, con batteria da 22 kWh, motore da 82 cv di potenza e 160 Nm di coppia. Una vettura particolarmente adatta alla mobilità urbana grazie a un’autonomia di 190 km che in città diventano 250.

Secondo Gabriella Favuzza, sono tanti i fattori che stanno contribuendo a favorire la crescita del mercato dell’auto elettrica: le politiche locali che puntano a restringere la circolazione delle autovetture nei centri urbani, i minori costi di manutenzione rispetto ai veicoli termici, i minori costi di energia soprattutto se si ricarica presso la propria abitazione, una maggiore sensibilità ambientale, lo sviluppo del car sharing e la possibilità di ridisegnare le città all’insegna della sostenibilità. Senza dimenticare che il Gruppo automobilistico francese ha sviluppato anche tre modelli ibridi: Clio E-Tech e Captur e Megane plug-in hybrid. In casa Renault sono particolarmente fieri della leadership sull’elettrico, e di averci puntati per prima. A livello di quote di mercato, dichiarano di essere passati dal dal 6% del 2019 al 13% del 2020 in Italia. Dal 6% del del 2019 all’11% in Europa. Una situazione che potrebbe ancora evolvere quando la concept car Mégan eVision, appena presentata dal ceo worldwide Luca De Meo diventerà, nel 2021 il modello di punta full electric della casa francese alleata con Nissan (la foto del concept è stata presentata in apertura di questo articolo). Il punto di forza è una batteria ultrasottile da 60 kWh che consente alla vettura di essere più bassa e quindi più aerodinamica, riducendone notevolmente i consumi elettrici e incrementandone l’autonomia. Grazie alla nuova piattaforma CMF-EV (sviluppata con l’alleato giapponese) i futuri veicoli elettrici Renault offriranno maggiore modularità e abitabilità, senza per questo richiedere maggiore altezza o lunghezza.

Iveco e il mercato dei bus elettrici

Iveco Bus: il modello Urbanway Full Hybrid

Diverso il discorso per quanto riguarda le flotte, ovvero l’elettrificazione degli autobus. La maggiore difficoltà è rappresentata dal costo iniziale più elevato, che rende difficile l’acquisto di autobus elettrici senza un sostegno finanziario, in particolare per i comuni meno abbienti. Iveco Bus – controllata di Cnh Industrial, Gruppo guidato da Suzanne Heywood, offre una gamma di veicoli che comprende autobus per il trasporto urbano e interurbano di linea, pullman granturismo, minibus e telai per allestitori. Fornisce alcuni dei nomi più importanti del trasporto pubblico nel mondo. Oggi punta molto alla gamma Crealis, standard di riferimento per la sostenibilità dei bus urbani.

«Per quanto riguarda il full electric, Iveco abbraccia sia il settore della logistica con i veicoli commerciali leggeri sia gli autobus dove siamo leader di mercato in Europa per gli autobus elettrici con pantografo o con batteria – ci spiega Massimo Santori, Italian Istitutional Relations and Public Affairs Cnh – Attualmente le flotte Tpl (trasporto pubblico locale) stanno riconvertendo velocemente grazie al piano strategico per la mobilità sostenibile che stanzia 6 miliardi e 700 milioni fino al 2033. Ma non bisogna dimenticare comunque che costano 4 volte di più e che il segmento dei privati resta quello su cui i car maker generano margini più generosi. Per un ulteriore sviluppo occorre concepire dei mezzi che abbiano almeno 350 chilometri di autonomia e sistemi di ricarica fast charging».

 

Nissan, l’importanza del test drive

Nissan electric. La casa giapponese è un pioniere della mobilità elettrica (e non si tratta di una frase fatta): nel 1947, infatti, lanciò la Tama, nata per ridurre la dipendenza da combustibili nel Dopoguerra

Nissan è un pioniere della mobilità elettrica (e non si tratta di una frase fatta): nel 1947, infatti, lanciò la Tama, nata per ridurre la dipendenza da combustibili nel Dopoguerra, che venne presentata in due versioni: un truck a due posti e una vettura quattro posti. Quest’ultima era lunga 3,2 metri e pesava poco più di una tonnellata. «Per il prossimo anno abbiamo una previsione di grande crescita – rivela Paolo Matteucci, electric vehicle director Nissan -. Stimiamo infatti un mercato di oltre 77.000 vetture elettriche, con una forte spinta da parte del cliente privato, che è senz’altro maggiore rispetto a quella derivante dalle flotte. Il privato rappresenta infatti il 60%. Occorre tuttavia sottolineare che per un ulteriore sviluppo il test drive riveste un’importanza fondamentale. È proprio la durata del test drive che consente infatti di sperimentare le tecnologie che rendono la guida più sicura e confortevole».

La casa giapponese guidata da Makoto Uchida offre la possibilità di effettuare test drive specifici pensati per consentire ai clienti di approfondire la conoscenza di una vettura a batteria prima di passare all’eventuale acquisto. Inoltre, con il servizio Nissan Charge, è possibile accedere a una delle reti di ricarica pubbliche più grandi d’Europa, utilizzando una speciale chiave per la ricarica e un’app per smartphone.

 

Volvo, mai restare senza energia

Un’auto ibrida plug-in può ricaricare le batterie direttamente dalla rete elettrica domestica come un’auto elettrica, ma può utilizzare un motore a benzina, liberando il guidatore dalla preoccupazione di esaurire la carica nei tragitti più lunghi. «Stiamo puntando a una doppia offerta proprio per smarcare i timori del consumatore relativi all’autonomia e alla possibilità di restare senza ricarica, Quest’anno siamo passati infatti dal 6% al 36%. Nel contempo è in produzione la prima vettura full electric dove, oltre ad avere un’autonomia fino a 400 chilometri, ci sarà la possibilità di avere una connettività che informa in tempo reale il guidatore su quelli che possono essere i punti di ricarica per non rimanere mai senza energia», ci spiega Manuele Bartolini, product & launch manager di Volvo.

La casa svedese guidata da Håkan Samuelsson ha di recente inaugurato a Shanghai, in Cina, un nuovo laboratorio dedicato esclusivamente ai motori elettrici. L’intenzione della Casa di Göteborg è portare al 50% la quota di modelli full electric sul totale delle vendite globali entro il 2025, con la restante parte rappresentata da modelli ibridi. Intende inoltre ridurre del 40% l’impatto ambientale dell’intero ciclo di vita di ciascuna automobile, sempre entro il 2025.

L’attuale distribuzione delle auto elettriche è stata in gran parte determinata dagli incentivi regionali introdotti negli ultimi anni. Fonte Motus-E

Gli operatori dei servizi di ricarica 

Enel X: 14.000 colonnine entro il 2022

Charging station Enel X

«Abbiamo iniziato a installare stazioni di ricarica nel 2018 – ci racconta Federico Caleno, Head of e-Mobility Italy di Enel X, operatore che è impegnato, a livello internazionale, nello sviluppo della mobilità elettrica – con un piano dinamico che ci porta a installare 3.200 punti di ricarica entro la fine dell’anno». Un piano, quello di Enel X, che è aperto a tutti coloro che intendono collaborare per la crescita della mobilità elettrica in Italia, che punta a superare la paura di rimanere a piedi (la cosiddetta “range anxiety”) e ad accelerare l’offerta di autovetture elettriche in Italia, stimolando le case automobilistiche a introdurre nuovi modelli sul mercato, arrivando poco meno di 80mila punti di ricarica. La ricarica pubblica è un tema fondamentale se si considera, per esempio, che il 50% dei clienti Enel X non ha un punto di parcheggio privato a casa o in ufficio. L’azienda punta quindi a installare la tecnologia adatta per ogni esigenza di parcheggio: ricarica rapida in città, ricarica un po’ più veloce dove la sosta è di mezz’ora o un’ora, ricarica velocissima in autostrada e sulle strade statali. Per l’utenza domestica è stato lanciato Juice Box, che consente una ricarica più rapida.

Gli operatori devono adeguarsi a un contesto che sta evolvendo in maniera molto veloce. Enel X ha siglato di recente un accordo con McDonald’s Italia per installare, entro la fine del 2021, 200 punti di ricarica per vetture elettriche all’interno di 100 parcheggi dei ristoranti McDonald’s, lungo tutta la Penisola. le stazioni di ricarica JuicePole e JuicePump consentiranno il rifornimento di due veicoli contemporaneamente con potenza erogabile fino a 22 kW in A/C per le JuicePole e di almeno 50 kW in D/C per le JuicePump. Con quest’ultima, saranno sufficienti in media circa 30 minuti per realizzare una ricarica di energia elettrica, l’equivalente del tempo speso al McDonald’s. Enel X è guidata da Francesco Venturini e ha chiuso il 2019 con un fatturato di 1,1miliardi e 270 milioni di investimenti, mentre nei primi nove mesi del 2020 i ricavi si attestano a 756 milioni (-9,5% rispetto al 2019).

 

A2A, il futuro della mobilità è elettrico

La multiutility guidata da Renato Mazzoncini (già amministratore delegato di Ferrovie), che ha chiuso il 2019 con un fatturato di 7,32 miliardi, è attiva in tutti i segmenti dell’elettrificazione. L’offerta parte dalla consulenza tecnico economica per giungere all’installazione, erogazione, gestione e manutenzione del sistema di ricarica, anche attraverso attività di assistenza alla clientela, reportistica e servizi digitali. Dal 2010, con il progetto E-moving, A2A ha sviluppato una rete di oltre 660 punti di ricarica pubblici per veicoli elettrici a 2, 3 e 4 ruote. «Tutte le infrastrutture del circuito E-moving sono alimentate con energia verde 100% rinnovabile, certificata dal marchio ‘100% Green A2A’», precisa Massimo Trioni, responsabile Operations E-mobility di A2A Energy Solutions. Grazie alle sperimentazioni in corso a Milano, a Brescia e a Salò, A2A ha realizzato quattro e-hub per la ricarica delle e-car della propria flotta, che punta a offrire un servizio completo con quasi 100 colonnine di ricarica. Nel 2019 sono stati più di 145.000 i rifornimenti, con 1,5 GWh di energia pulita assorbita da veicoli elettrici per compiere 10,3 milioni di km, risparmiando l’immissione in atmosfera di 1.174 tonnellate di CO2. A Milano A2A gestisce le barre per la ricarica dei veicoli del car sharing presenti presso le 28 isole digitali sul territorio cittadino.

Secondo l’ultima presentazione agli analisti di A2A circa l’andamento 2020, si prevede che A2A energy solutions (che sta dentro l’area mercato) perda circa tre milioni di euro. Mentre nell’anno precedente ne guadagnava 3. Fonte A2A

«Oggi le sfide restano comunque tante – dice Trioni – Ci troviamo infatti in un contesto che non è per nulla stabile. La mancanza di adeguate normative, per esempio, in tema fiscale e sul codice della strada, rende ancora più difficile operare in modo articolato». E investire nell’innovazione è spesso qualcosa di positivo solo nel lungo termine. Secondo l’ultima presentazione agli analisti di A2A circa l’andamento 2020, si prevede che A2A energy solutions (che sta dentro l’area mercato) perda circa tre milioni di euro. Mentre nell’anno precedente ne guadagnava 3. Industria Italiana non ha ancora avuto modo di effettuare un’analisi dei bilanci di tutti gli operatori elettrici che forniscono servizi di ricarica, ma non è irrealistico immaginare che anche altre iniziative analoghe abbiano conti economici di questo genere. Il break even, per un settore che si svilupperà pienamente solo nel 2030, non può che essere lontano.

Edison punta sulla ricarica privata

Edison ha avviato, tra gli altri, anche dei servizi che si rivolgono al privato per la creazione e l’installazione di punti di ricarica domestici che fungano da accumulatori per la mobilità e anche in ottica di smart grid

«Mobilità elettrica è uno degli assi portanti della strategia di sviluppo dei nuovi servizi che vanno ad affiancarsi alla commodity. Puntiamo a creare un ecosistema vicino alle esigenze del cliente – ci spiega Nicola Campati, e-mobility manager di Edison – Con i nostri 2.000 installatori siamo in grado di intercettare tutte le problematiche che derivano principalmente dal sistema tariffario, che non è uniforme, e soprattutto dalla complessità della ricarica privata che passa anche attraverso le scelte condominiali. È necessario sviluppare un’infrastruttura di ricarica che sia anche vicino a quei condomini che non sono dotati di box. Ma il vero driver di sviluppo del mercato è rappresentato ancora dalla scelta dell’auto da parte del consumatore».

L’azienda guidata da Nicola Monti ha avviato, tra gli altri, anche dei servizi che si rivolgono al privato per la creazione e l’installazione di punti di ricarica domestici che fungano da accumulatori per la mobilità e anche in ottica di smart grid. Plug&Go mette a disposizione del cliente molti modelli di auto elettrica con la formula del noleggio a lungo termine, nonché l’installazione a casa di una Wall Box per ricaricare il veicolo. Una proposta che va ad affiancarsi a Edison Sun&Go, il servizio di noleggio a lungo termine di e-car, per il mondo delle imprese, che comprende anche l’installazione di una speciale infrastruttura di ricarica alimentata da pannelli fotovoltaici e batterie d’accumulo.

 

Be Charge: nonostante la pandemia la mobilità elettrica non ha subito un freno

Anche secondo Roberto Colicchio, head of development di Be Charge, operatore integrato per la mobilità elettrica in questo periodo non c’è stata una flessione, anche se si tratta ancora di numeri molto piccoli. Be Charge, guidata da Paolo Martini, fa capo alla digital utility Be Power, a sua volta controllata al 51% dal fondo britannico Zouk Capital dal maggio 2019. Il fondo si è affiancato nel capitale della società all’azionista originario Building Energy, multinazionale italiana produttrice di energia indipendente da fonti rinnovabili. Be Power, ha incassato nel dicembre scorso dalla Banca europea per gli investimenti (Bei) un finanziamento di 25 milioni di euro in 10 anni. L’azienda, che punta a installare 30.000 colonnine entro 5 anni con un investimento da 150 milioni di euro, ha già posizionato 3.000 punti di ricarica sul territorio nazionale.

«Il problema – dice Colicchio – è che ancora adesso si trovano sul nostro territorio delle infrastrutture (secondo noi sono il 45%) che non possono essere utilizzate per problemi burocratici. Noi abbiamo puntato anche a installare colonnine ad potenza in quanto è molto importante che siano diffuse in modo capillare. L’obiettivo è rendere democratica la mobilità elettrica, ovvero consentire anche a chi non ha un garage, a casa o in ufficio, di poter fare questa scelta di acquisto».

Gli utenti EV, quando possibile, preferiscono la ricarica privata ad oggi, per motivi di prezzo e customer experience. Fonte Motus-E

Con Neogy la mobilità elettrica domina in Alto Adige

In un contesto che appare sostanzialmente favorevole, l’Alto Adige si presenta come una delle regioni più infrastrutturate in Italia e in Europa. A dirlo è Massimo Minighini, Responsabile Business&Product Development di Neogy, operatore guidato da Nicola Fruet e nato nel 2019 come joint venture tra i due maggiori provider energetici del Trentino-Alto Adige, Alperia e Dolomiti Energia, allo scopo di promuovere insieme la mobilità elettrica, settore in cui entrambi i provider hanno accumulato anni di esperienza mettendo in piedi localmente una capillare infrastruttura di ricarica e servendo numerosi clienti privati e aziendali. A tutt’oggi però rimane un problema legato ai finanziamenti per le infrastrutture di ricarica. In Italia dal 2012 esiste infatti un Piano Nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli elettrici (PNire) del ministero dei trasporti, realizzato per regolare e dare impulso allo sviluppo del settore. «È un piano che non convince ancora pienamente, in quanto se i fondi vengono erogati a degli operatori privati si entra nel tema dei finanziamenti statali ad aziende private, che sono fortemente vincolati».

La maggior parte delle infrastrutture pubbliche, ad oggi, ha potenze intorno ai 22 kW ed offre ricariche in AC. Fonte Motus-E

 

Anche la rete distribuzione carburante fa parte della partita

Per quanto riguarda il futuro, in un’ottica di sviluppo di un’elettromobilità di massa, gli impianti di distribuzione carburanti giocheranno una partita importante. Ma non è tutto. Anche in città le stazioni di servizio potrebbero essere trasformate in hub di interscambio dove lasciare la propria auto a motore termico e prenderne una elettrica che consente di circolare liberamente.

Gli obiettivi e le politiche attuative del PNIEC prevedono un parco circolante di 6 Milioni di veicoli elettrici plug-in al 2030. Fonte Motus-E

Axpo e il car sharing a Roma

Il Gruppo Axpo – guidato da Christoph Brand – dopo la fusione con la partecipata Egl, è costituito da Axpo Power Ag, Axpo Trading Ag e Centralschweizerische Kraftwerke Ag, con sede a Baden, in Svizzera, e impiega 4.500 dipendenti e un fatturato di poco inferiore ai tre miliardi. Si tratta di un operatore energetico internazionale attivo anche nel mondo della mobilità elettrica in Italia, nel 2018 ha siglato una partnership per ricaricare i mezzi del principale operatore di car sharing elettrico (Share&Go) per la sua flotta di Roma (circa 600 veicoli). In seguito ha pianificato l’installazione di un’ottantina di punti di ricarica a Roma, in corrispondenza di grandi nodi di scambio intermodale, come le stazioni della metro. «Ne sono stati realizzati circa 50 e stiamo attendendo il completamento delle pratiche di connessione da parte del distributore. Purtroppo il lockdown ha rallentato l’utilizzo dei veicoli – chiosa Marco Garbero, direttore generale di Axpo Energy Solutions – La nostra intenzione è anche quella di sviluppare soluzioni di company scooter sharing a vantaggio dei dipendenti come parte del welfare aziendale».

Le stime Motus-e vedono al 2030 un parco di ~5,5 Mln di EV;
spinto da un forte passaggio da PHEV e BEV e presenza di LCV. Fonte Motus-E

Il futuro delle stazioni di e-charge

Per le Infrastrutture di ricarica si ipotizzano nella ricerca due scenari. Il primo, che è stato denominato “Customer experience focused”, prevede uno sviluppo della rete di ricarica pubblica complementare alla rete privata. IdR diffuse sul territorio sia in ambito urbano che extra-urbano con alte potenze per permettere “biberonaggi” veloci. Su una domanda energetica al 2030 per la mobilità elettrica pari a circa 10 TWh, questo scenario prevede un 42% di ricarica privata domestica, un 30% di ricarica condivisa e un restante 28% di ricarica pubblica, con 98.000 punti di ricarica.

Il secondo scenario, denominato “Proximity focused”, è basato sulle esigenze di prossimità della ricarica rispetto all’utente (e quindi una maggior copertura), e prevede una rete di IdR in cui trovano più spazio punti di ricarica pubblici a bassa potenza. Una valida alternativa per chi non dispone di garage e che punta a stimolare la ricarica durante la notte, ispirata al modello di alcune città europee come Amsterdam e Londra, con limitata disponibilità di parcheggi privati. Questo scenario ipotizza che il 62% del fabbisogno energetico verrà soddisfatto con ricariche private e condivise, 32% e 30% rispettivamente, e il 38% con ricariche pubbliche, con 130.000 PdR.














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