Faster corre più veloce con la spinta USA

di Marco Scotti ♦ I progetti dell’azienda, cresciuta grazie alla produzione di innesti rapidi per il mercato agricolo, dopo l’ acquisizione da parte di Sun Hydraulics Corporation: nuovi mercati (edilizia, Oil&Gas, refrigerazione) una crescita a doppia cifra, più R&S, Intelligenza Artificiale e nuove assunzioni

«Essere stati acquistati dagli americani di Sun Hydraulics Corporation è per noi un grande vantaggio: siamo passati dall’essere in mano a un fondo d’investimento svizzero, Capvis Equity, a un colosso industriale che ha una visione strategica di più ampio respiro e non è interessato a massimizzare l’investimento come era invece con il fondo elvetico». Inizia così la chiacchierata che Industria Italiana ha avuto in esclusiva con Stijn Vriends, il CEO olandese di Faster, azienda di Rivolta D’Adda (CR) leader mondiale nella produzione di innesti rapidi per il mercato agricolo. Il passaggio dal fondo di investimento Capvis all’americana Sun Hydraulics è avvenuto a metà del mese di aprile per una cifra vicina ai 450 milioni di euro.

 







Stijn Vriends,CEO di Faster

 

La storia dell’ azienda e gli ambiti di applicazione dei suoi prodotti

Faster viene fondata nel 1951 e si focalizza nel mercato degli innesti rapidi per l’agricoltura divenendo rapidamente il punto di riferimento del comparto. Oggi, a distanza di oltre 60 anni, ha depositato più di 80 brevetti e prodotto oltre 500 milioni di innesti rapidi. Nel mercato agricolo, i prodotti di Faster sono utilizzati dai più importanti costruttori mondiali di macchine ed attrezzature agricole. Oltre a questo comparto, che pure rimane il più importante per l’azienda di Rivolta D’Adda, si sono affiancati negli anni altri settori in cui sviluppare la propria offerta. «I nostri prodotti – ci racconta Vriends – nascono per il mercato agricolo, ma sono applicabili e utilizzabili anche nelle costruzioni, dove al momento siamo il numero due: vogliamo diventare i numeri uno anche da quel punto di vista. Abbiamo le competenze, il mercato c’è e abbiamo una serie di soluzioni vincenti. In primo luogo, perché noi forniamo un’integrazione di tecnologie differenti, creiamo un sistema, non un prodotto. Un esempio concreto: abbiamo brevettato delle soluzioni che eliminano la pressione nelle linee idrauliche quando si devono connettere. Il che significa ridurre, se non eliminare, lo sforzo iniziale all’accensione. Questo è un vantaggio che possiamo offrire ai nostri clienti, grazie a un’ingegneria molto forte e un’integrazione massiccia con i prodotti dei nostri clienti. È sul comparto delle costruzioni che stiamo puntando in maniera molto significativa».

Oltre a questo settore, Faster ha già da tempo iniziato a differenziare la propria offerta puntando anche sul comparto industriale, dove garantisce sistemi che consentano una riduzione dei tempi di attrezzaggio durante le operazioni del lavoro su macchine utensili, banchi di collaudo e altri dispositivi; nell’oil&gas e navale, dove vengono prospettate soluzioni di connessione appositamente sviluppate per applicazioni offshore, per soddisfare le esigenze di connessione in condizioni di alta pressione, elevate temperature e profondità, con sicurezza, affidabilità e resistenza alla corrosione; nella refrigerazione, dove sono stati realizzati particolari innesti progettati per essere impiegati su impianti di refrigerazione, condizionamento aria e altre applicazioni con fluidi refrigeranti; strumenti ad alta pressione, che consentono di collegare e scollegare velocemente e con facilità, anche in presenza di pressione interna, intere linee di prodotto; veicoli speciali, dove gli innesti Faster trovano applicazione per collegare diversi strumenti e rimorchi, grazie a una grande capacità di resistenza ad applicazioni gravose.

 

Un’immagine aerea dello stabilimento Faster a Rivolta d’ Adda
Le prospettive di crescita

«Ora che siamo un’azienda quotata – ci racconta il CEO di Faster – dobbiamo stare attenti a dare numeri che sono particolarmente sensibili. Quello che però possiamo dire è che ci muoviamo in un mercato che cresce globalmente tra il 4 e il 6% all’anno. Noi vogliamo crescere molto di più, anche il doppio rispetto alla media mondiale, e negli ultimi anni ci siamo riusciti. L’abbiamo già fatto: quest’anno cresceremo molto di più, anche grazie a una congiuntura positiva, mentre l’anno scorso abbiamo fatto registrare un incremento del 16%, grazie al momento del mercato mondiale e al nostro sviluppo intrinseco. Quest’azienda ce l’ha nel DNA una crescita a doppia cifra. D’altronde l’abbiamo fatto anche negli anni più difficili».

La ricerca e sviluppo

Per raggiungere questo obiettivo, Faster investe ogni anno oltre il 2% del fatturato in ricerca e sviluppo. Una cifra che, per un’azienda che fa grandi volumi, è decisamente significativa. «Investiamo – racconta ancora Stijn Vriends – anche molto nei macchinari, e abbiamo più di 25 persone che lavorano nella ricerca e nello sviluppo di nuove soluzioni. Ora che facciamo parte del gruppo americano siamo sicuri che questa cifra potrebbe aumentare ulteriormente».

Un prodotto Faster

Il passaggio agli americani

Proprio la cessione a Sun Hydraulics Corporation rappresenta un passaggio molto importante nella storia di Faster. «Con questa acquisizione – spiega Vriends – il gruppo americano che ci ha comprato ha perseguito una strategia precisa: non ha voluto inglobare un marchio storico della manifattura italiana, ma ha voluto utilizzarlo piuttosto per iniziare a produrre in Europa e, soprattutto in Italia, dove ancora non aveva stabilimenti. La loro idea è quella di rilevare un’azienda che possiede già una tecnologia avanzatissima e una posizione di leadership e di costruire, a fianco alla sede storica, una nuova fabbrica di cui stiamo già iniziando a sviluppare i primi progetti. Gli americani hanno tutto l’interesse a investire in Italia perché il nostro paese è finalmente diventato competitivo nella manifattura. Già lo era rispetto alla Germania, ma ora lo è anche nei confronti di Turchia e India.»

«D’altronde, oggi per un’azienda europea non è più conveniente puntare sul subcontinente indiano, è sicuramente meno necessario di quanto non lo fosse dieci anni fa. Oggi anche in Italia si possono fare dei prodotti eccezionali, con tecnologie implementate e in uno scenario competitivo che funziona bene. Faster produce soltanto nel nostro paese e poi esporta, non avrebbe neanche senso avviare una linea al di fuori dei nostri confini. Anche gli americani l’hanno capito e hanno deciso di investire qui da noi, invece che in Germania o in India».

Sun Hydraulics è leader industriale nello sviluppo e produzione di soluzioni per il mercato idraulico ed elettronico. Nel settore idraulico è uno dei più grandi produttori di valvole a cartuccia ad alta prestazione, componenti elettro-idraulici, blocchi e soluzioni integrate. L’accordo è stato accolto con entusiasmo da entrambe le parti, in quanto le due aziende hanno un portafoglio prodotti complementare e molte similarità. Entrambe, infatti, operano nel campo idraulico e della meccanica di precisione per applicazioni statiche e dinamiche. Non si può però negare che gli americani guardino con una certa preoccupazione allo scenario politico del nostro paese, dove ancora non si capisce quale possa essere la rotta dal punto di vista industriale se dovessero essere messe in atto tutte le promesse elettorali che sono state fatte dai due partiti usciti vincitori dalle urne e che si apprestano a formare il nuovo esecutivo.

«Sicuramente – confida Vriends – gli americani sono preoccupati. Io li conosco prima come clienti e ora come azionisti e ogni volta che succede qualcosa che sembra poter minare la stabilità dell’Italia mi chiamano per avere aggiornamenti in tempo reale. Con i nostri proprietari, essendo io olandese, sono riuscito a spiegare che la situazione non è così drammatica, che non c’è motivo di preoccuparsi, che sì, ci sono delle inefficienze, ma che in fondo le cose continuano ad andare avanti in maniera positiva. Sembrano averci creduto, per ora. Spero che alla fine quanto ho detto loro si confermi, e che io non debba essere smentito». Meno di un mese fa, inoltre, Faster ha siglato – tra i primi nel comparto – un documento di concerto con i sindacati contro le molestie sul luogo di lavoro. Inoltre, sempre con le organizzazioni di rappresentanza, si è deciso di sviluppare la funzionalità delle novità introdotte e la discussione su temi dedicati allo sviluppo dell’azienda ma anche delle attività professionali, come la formazione.

Un prodotto Faster

Lo scenario competitivo e Industria 4.0

Uno degli aspetti su cui l’azione dello scorso governo si è concentrato – e che ha riscosso un apprezzamento bipartisan – è quello dei pacchetti Industria 4.0 e Impresa 4.0, che ha garantito alle aziende sgravi significativi a fronte di investimenti in tecnologie e macchinari di nuova concezione, oltre che nella formazione del personale. Anche da questo punto di vista il pensiero del CEO di Faster non è banale: «Il piano Calenda ha sicuramente aiutato, è stato un provvedimento molto concreto che ha permesso alle aziende di cambiare la propria mentalità e di provare un’implementazione del proprio parco tecnologico. Sarebbe un peccato fermarlo oggi, anche se a un certo punto dovrà per forza essere ridotto perché non è giusto che l’industria viva di sussidi, a un certo punto deve per forza trovare le risorse per crescere in modo organico e non per influenze esogene. Secondo me è necessario che gli incentivi proseguano per un periodo di tempo paragonabile a quello di una legislatura, per diventare qualcosa di davvero serio. Anche perché abbiamo il confronto con un settore in cui improvvisamente si è smesso di dare incentivi dopo averlo bombardato: quello del fotovoltaico. C’è stato, inizialmente, un boom, poi le risorse si sono ridotte a zero e sappiamo tutti com’è andata a finire. Serve maggiore gradualità, sarebbe un peccato se il nuovo esecutivo decidesse improvvisamente di eliminare ogni beneficio fiscale. Si rischierebbe di essere superati da altri paesi».

Nuove tecnologie

D’altronde, per quanto riguarda le nuove tecnologie l’Italia ha ancora del terreno da conquistare prima di poter essere messa sullo stesso piano di altre potenze del manifatturiero. «L’Italia – ci spiega Vriends – ha tutto a disposizione e ad altissimo livello. C’è però una grande massa di imprenditori e aziende che ancora non impiega come potrebbe le nuove tecnologie. Da questo punto di vista, paesi come Germania, Cina e Giappone sono decisamente più avanti perché hanno avuto una maggiore spinta innovativa, rendendo le tecnologie più pervasive. Il meglio che la manifattura possa offrire lo si trova anche in Italia, ma non è stato implementato a dovere per essere presente in maniera più capillare».

Faster, dal canto suo, ha già in cantiere una serie di soluzioni avveniristiche per l’industria. In particolare, grazie a un accordo con Samsung, si è sviluppato un modulo di intelligenza artificiale da applicare sui torni. «Per un’azienda come la nostra – racconta il CEO – che lavora su grandi volumi di produzione e che ha attivi quasi 100 torni che compongono 170mila pezzi al giorno, era necessario puntare sulle nuove tecnologie. Oggi abbiamo una lavorazione semi-automatica: il macchinario produce il pezzo in diverse fasi, l’operaio controlla i pezzi e butta via quelli che non sono conformi. Su un tornio abbiamo installato due microfoni che ascoltano i rumori e che, grazie al cloud e al machine learning, sono in grado di elaborare i dati e stabilire quale sia il suono del pezzo realizzato in maniera corretta e quale quello che invece ha delle falle.»

 

Un prodotto Faster

 

«Per arrivare a un failure rate inferiore allo 0,01%, cioè molto meglio di quanto possa fare un essere umano, questa tecnologia ha impiegato circa 100 minuti, il tempo necessario a produrre 100 pezzi. In questo modo possiamo fermare la macchina durante la lavorazione, riducendo gli scarti e gli errori. La partnership con Samsung ci ha permesso di testare questa tecnologia e oggi abbiamo deciso di implementarla ad altri torni. Oltretutto, il costo dei microfoni e del software è di circa 1.000 euro a macchina. Noi abbiamo investito 115.000 euro che sono già stati recuperati in pochi mesi. Questo è il primo esperimento di intelligenza artificiale che abbiamo condotto ed è “strano”: una metrica diversa da quella tradizionale, cioè il suono, consente di ottenere i risultati migliori. E abbiamo in cantiere molte altre soluzioni».

Assunzioni

Per quanto riguarda la forza lavoro, Faster sta puntando moltissimo sulle nuove assunzioni. Solo lo scorso anno sono state chiamate 100 nuove risorse, su un totale di 400 che erano già in attività. «Avevamo la necessità di trovare nuovi operai specializzati perché in zona la “riserva” si era ormai esaurita. Per questo abbiamo creato – conclude Vriends – la Faster Academy che ci consente di attrarre nuovi talenti, offrendo loro due settimane di formazione totalmente gratuita su strumenti di lavoro che sono utili per la nostra attività. Al termine del percorso, siamo noi ad offrire un contratto. Finora, su due gruppi da circa 25 persone complessive che abbiamo chiamato, quasi il 50% è ora impiegato in azienda. »

«Per quanto riguarda gli ingegneri, poi, stiamo continuamente assumendo, siamo molto contenti della collaborazione con le università, soprattutto qui a Milano, che hanno programmi di integrazione molto evoluti. Facciamo dei progetti dove i futuri ingegneri vengono in azienda per spiegarci la loro visione e, alla fine, offriamo ad alcuni di loro un contratto. La nuova sfida per Faster è quella di integrare le diverse generazioni: ora abbiamo molti giovani, i cosiddetti Millennials, che hanno un modo di vedere il mondo completamente diverso da quello tradizionale. Dobbiamo abituarci a fare le cose in modo diverso e, per questo, stiamo pensando anche di introdurre il “reverse mentaling”, dove sono i giovani a insegnare ai “vecchi” come si lavora».














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