Famil.care, cioè il 4.0 declinato in modalità assistenza

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di Marco Scotti ♦ La start-up fondata da Luca Concone cresce e guarda all’Europa e al mondo del welfare aziendale. Accordi con Intesa, Ubi e altre importanti realtà. Innovazione di servizio e di modello di business basata sull’uso smart di tecnologie esistenti.

Punta a tre milioni di finanziamenti e a 100 mila utenti entro il 2018. Per avvicinarsi all’obiettivo, intanto, accelera i piani di commercializzazione aggredendo il mondo del welfare aziendale e misurandosi con un progetto europeo destinato a garantire alle persone un invecchiamento attivo e in buona salute. Il soggetto di tutte queste azioni è famil.care, la piattaforma digitale (App per iOS e Android) pensata dalla startup innovativa Easy Life di cui Luca Concone (già in McKinsey, AtKearney, Comune di Milano, Sea e altre iniziative di innovazione e start-up) è Ceo.

Il target di famil.care è la fascia della popolazione compresa tra i 40 e i 60 anni, attiva professionalmente ma che deve fare i conti contemporaneamente con genitori anziani (magari non del tutto autosufficienti di cui prendersi cura) e figli adolescenti o preadolescenti da tenere d’occhio. Si tratta di una interessante declinazione dei concetti di interconnessione e di 4.0 in modalità famigliare. Al cuore del servizio offerto c’è un oggetto che contiene all’interno un gps, utile a monitorare la posizione della persona di cui ci si prende cura (l’anziano/a che si perde o il ragazzino/a che chissà dove si trova o a che velocità viaggia…) ma capace anche di rilevare cadute (l’anziano in bagno, tipica situazione di rischio). Questo oggetto viene connesso al cellulare, dando modo di attivare un interessante ventaglio di servizi che compongono la piattaforma.







 

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Luca Concone, CEO Easy Life

Il welfare aziendale al centro del progetto industriale

L’idea di famil.care, in capo a Luca Concone, risale a oltre due anni fa. Oggi quell’intuizione sembra aver fatto centro fra il delinearsi di una delicata situazione sociale e l’affermarsi di una opportunità, il welfare aziendale.  Per quello che riguarda la prima, nel nostro paese ci sono più di 9 milioni di caregiver, persone che oltre al proprio lavoro si prendono cura di familiari, anziani, disabili o non autosufficienti. Il 25% (dei nove milioni di caregiver) sono dipendenti di una azienda; più dell’80% di loro sono tenuti a una forma di assistenza verso i loro cari pur senza disporre di aiuti esterni; otto sono le ore tra assistenza e sorveglianza dedicati ogni giorno al familiare non autosufficiente; un caregiver su quattro è costretto a rinunciare al lavoro. In quanto alla seconda, riguarda il welfare aziendale, ovvero l’insieme delle iniziative di natura contrattuale o unilaterali da parte del datore di lavoro volte a incrementare il benessere del lavoratore e della sua famiglia attraverso una diversa ripartizione della retribuzione, che può consistere sia in benefit di natura monetaria sia nella fornitura di servizi, o un mix delle due soluzioni.

Ebbene famil.care rientrando in questa gamma di soluzioni, è una leva di “tranquillità” per i caregiver. Che, se lavoratori, possono accedere a pacchetti di possibilità da affiancare alla classica retribuzione. E qui il cerchio si chiude grazie al welfare aziendale, le cui soluzioni (prodotti e/o servizi) si traducono in un’ottimizzazione del vantaggio fiscale in ottemperanza alla normativa vigente (art. 51 e 100 del Testo Unico delle Imposte sui Redditi) per tutti i soggetti – lavoratori e datori – coinvolti

«Oggi – ha raccontato a Industria Italiana Luca Concone – siamo presenti su diverse piattaforme di welfare aziendale: da Jointly, start up innovativa a vocazione sociale, che offre la sua piattaforma a più di 40 aziende in Italia, piccole e grandi; a Welfare Hub di Intesa Sanpaolo, l’innovativo servizio lanciato dal Gruppo Intesa Sanpaolo, e rivolto a tutte le imprese sue clienti sino a UBI Welfare di UBI Banca servizio di consulenza su misura a disposizione di aziende clienti e dei dipendenti del Gruppo. Ma abbiamo già altri accordi in dirittura d’arrivo nel breve. I nostri servizi possono essere acquistati su questi portali a un prezzo ridotto del 10-15%, potendo beneficiare interamente dell’articolo 100 del Tuir». I flexible benefits del welfare aziendale, più convenienti dal punto di vista fiscale, vengono a integrare (e in alcuni casi a sostituire) i premi di produttività, senza limiti di importo ed essendo estendibili ai familiari, anche non a carico.

 

 

Dalle farmacie alle vetrine digitali: dalla parte dei caregiver

Ma Easy Life con famil.care non dimentica di rivolgersi direttamente ai caregiver. Il servizio può essere acquistato sia direttamente sul sito di famil.care (www.famil.care) sia in alcune farmacie, dove si possono acquistare i primi due mesi di abbonamento (le app per le versioni Senior e Junior sono configurate iOS e Android) e il bottone di emergenza, da consegnare ai soggetti che devono essere “sorvegliati” in modo che possa allertare nel momento in cui qualcosa dovesse andare storto.

Ma il servizio si è affacciato anche a nuovi canali di vendita, come le vetrine digitali di importanti operatori. Il primo accordo è quello con InOfferta di Intesa Sanpaolo, centro media ad alta profilazione, che mette a disposizione 11 milioni di clienti privati (di cui oltre 5 milioni attivi sull’home banking), CRM intelligence per la selezione del target di clienti a cui rivolgere le comunicazioni promozionali e spazi espositivi su molteplici canali digitali (lista movimenti, Internet Banking, App mobile, App Facebook, Newsletter ecc.)

Famil.care nelle intenzioni ultime di Concone non è solo la risposta a una “faccenda privata”: «Lo Stato – sottolinea Concone – dovrebbe facilitare i privati che si impegnano a sgravare il sistema sanitario nazionale di costi di ospedalizzazione. Se un anziano cade e rimane per 12 ore in corridoio, dovrà restare in ospedale per tre mesi. Se il nostro dispositivo si accorge immediatamente che qualcosa non va e lancia l’allarme, è ipotizzabile che il tempo di intervento sia immediato così che quelli di permanenza nelle strutture pubbliche si riducano sensibilmente. E calcolando un importo medio di 120 euro al giorno per il ricovero, è facile capire quanto importante sia il ruolo giocato dalla nostra azienda nella prevenzione». Attualmente l’azienda è attiva in Italia, Regno Unito, Germania e Francia, ma «siamo trasversali alle grandi economie europee – spiega ancora Concone -. Il concetto geografico è ormai superato». L’obiettivo che si prefigge il fondatore di famil.care è estremamente ambizioso.

 

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Dal sito famil.care

 

Obiettivo 2018: 100mila user

Se il 2017 si è chiuso con un numero di clienti di poco inferiore alle 10.000 unità a livello globale, per il 2018, Concone punta a un traguardo notevole: «Abbiamo realizzato un nuovo sito web che rende più facili le operazioni e andiamo ampliando i canali di vendita ben oltre quelli citati. Il nostro obiettivo è avere 100.000 user entro la fine del 2018. D’altronde, il mercato è enorme e le possibilità di crescita sono dappertutto. Bisogna insistere su questa strada che abbiamo intrapreso, capitalizzando l’esperienza che il secondo semestre del 2017 ci consegna: abbiamo quasi raddoppiato la nostra clientela. La nostra tecnologia e i servizi che siamo in grado di offrire sono almeno due anni avanti rispetto a quanto offerto da qualsiasi altro competitor». Una delle direttrici su cui si è deciso di puntare per raggiungere questo ambizioso traguardo è quello della qualità: oggi l’hardware che gestisce famil.care ha una difettosità inferiore allo 0,01%, e questo perché ci sono persone dedicate a testare quotidianamente le app, in tutte le condizioni possibili, per minimizzare il rischio di “crash”.

Per quanto riguarda lo sviluppo tecnologico di famil.care, il servizio è disponibile sui due principali App store, quello di Apple e quello di Android. Mentre con la piattaforma di Google non ci sono stati particolari problemi, con la “mela morsicata” c’è stato qualche ostacolo in più. «Apple – ha detto Concone – ha una policy particolarmente stringente in materia di privacy. Per questo, perché una app esterna possa utilizzare il telefono di una persona per effettuare chiamate, come nel nostro caso, serve l’autorizzazione, di volta in volta, del proprietario dello smartphone. Ma se l’anziano o il ragazzo che hanno installato famil.care sul proprio dispositivo sono impossibilitati ad accettare la richiesta di chiamata, come si può aggirare il problema? Noi ci siamo riusciti divenendo una sorta di “call center”: in pratica, quando l’app ci segnala una situazione problematica, siamo noi in prima persona che effettuiamo la chiamata ai parenti tramite una centrale operativa automatizzata È vero, si tratta di un costo aggiuntivo per la nostra azienda, ma almeno siamo sicuri di offrire un supporto adeguato alle esigenze dei sottoscrittori.»

Al di là degli obiettivi in termini di user, Concone accenna ai progetti futuri e alle nuove sfide che attendono la sua azienda. «Preferisco non anticipare notizie – conclude il fondatore di famil.care – ma posso dire che siamo in trattativa con due grandi realtà». Inoltre, dopo aver cementato intorno a sé una serie di grandi nomi come sottoscrittori, l’idea di famil.care è anche quella di affidarsi ad advisor di alto livello che aiutino l’azienda a reperire nuovi capitali per accelerare la propria espansione, rendendo l’obiettivo dei 100mila sottoscrittori una possibilità concreta. Tanto più che, come ama ripetere Concone: «Tutte le aziende avanzate stanno offrendo ai loro dipendenti qualcosa di diverso dalla classica chiavetta USB come regalo di Natale. E noi è a loro che ci rivolgiamo, a quei soggetti che hanno una marcia in più».

 

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Famil.care nel futuro dell’Europa

A una azienda, come Easy Life che fa delle nuove tecnologie uno strumento per migliorare l’esistenza di molte persone non potevano sfuggire gli sforzi delle istituzioni europee che perseguono obiettivi analoghi. E infatti famil.care ha risposto ad uno dei bandi del Programma Active and Assisted Living (AAL ) – un programma all’interno del più vasto Horizon 2020 – che sostiene lo sviluppo di prodotti e servizi ICT al fine di migliorare la qualità della vita delle persone anziane. Nella call 2017 – sostenuta anche dal MIUR – sono stati ammessi al finanziamento tre progetti a partecipazione italiana, tra questi IOANNA, che vede la partecipazione di famil.care insieme ad altre sei aziende europee. Si tratta di un progetto che si rivolge prevalentemente alle donne, un riconoscimento molto significativo per il lavoro svolto fin qui.














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