Ex Ilva, ArcelorMittal annuncia cassa integrazione per 1.400 persone

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Veduta dello stabilimento dell'ex Ilva, ora ArcelorMittal Italia

di Chiara Volontè ♦︎ Il provvedimento, che colpisce lo stabilimento di Taranto, è causato dalle condizioni critiche che minacciano il mercato siderurgico europeo

Il campanello d’allarme era giunto quando, a inizio maggio, ArcelorMittal – colosso dell’acciaio che lo scorso anno aveva rilevato l’ex Ilva – aveva rallentato la produzione nello stabilimento di Taranto, portandola da 6 a 5 milioni di tonnellate, a causa delle condizioni critiche in cui versa l’intero mercato siderurgico europeo.

Ma ora il Gruppo ha corretto il tiro, annunciando di dover ricorrere temporaneamente alla cassa integrazione guadagni ordinaria (Cigo): il provvedimento coinvolgerà 1.400 dipendenti della fabbrica di Taranto per 13 settimane.







«È una decisione difficile – dichiara Matthieu Jehl, amministratore delegato di ArcelorMittal Italia – ma le condizioni del mercato sono davvero critiche in tutta Europa. Ci tengo a ribadire che sono misure temporanee, l’acciaio è un mercato ciclico».

Matthieu Jehl, ad ArcelorMittal Italia

Le motivazioni che hanno portato a questa soluzione sono le stesse addotte dai vertici di ArcelorMittal il mese scorso, quando il gigante siderurgico aveva comunicato lo stop dell’impianto di Cracovia in Polonia e il calo di produzione nelle Asturie in Spagna e nell’ex Ilva: «Ad oggi – spiega la multinazionale – si registra un’importante riduzione del consumo di acciaio a livello europeo e anche italiano, che ha determinato un progressivo minor carico di ordini e, quindi, di lavoro».

Un mix di fattori, dunque, che sta penalizzando l’intero comparto siderurgico europeo: «Tutti gli indicatori – prosegue il Gruppo – evidenziano un forte rallentamento del mercato e non solo nel settore automotive, attualmente in calo del 10%. L’indice Pmi è sceso a 47,4 nel marzo 2019, attestandosi per il sesto mese consecutivo sotto quota 50 e raggiungendo il punto più basso dal maggio 2013».

Inoltre, accanto alla riduzione della domanda di acciaio in Italia, si è registrato un aumento senza precedenti delle importazioni da Paesi terzi: «Nei primi quattro mesi del 2019 – ribadisce ArcelorMittal – le importazioni di prodotti da coils e lamiere sono aumentate del 51% rispetto allo stesso periodo del 2018. Ad aggravare la situazione, le deboli misure di salvaguardia per le importazioni adottate dalla Commissione Ue, che ci rendono vulnerabili in un momento in cui i prezzi dell’acciaio sono bassi, i costi energetici elevati e quelli delle materie prime in continuo aumento».

Ma nonostante questo scenario molto critico, ArcelorMittal Italia ha confermato il proprio impegno su tutti gli interventi previsti per rispettare il piano industriale e ambientale, al termine dei quali, grazie ad un investimento di oltre 2,4 miliardi di euro, Taranto diventerà il polo siderurgico integrato più avanzato e sostenibile d’Europa.

 














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