Energia e ricerca, asse Eni-Enea per progetto da 600 milioni di euro

Il polo scientifico-tecnologico Dtt, realizzato in 7 anni, vedrà la partecipazione di Unione europea, Consorzio Create, Bei, EUROfusion, Mise, Mur, Regione Lazio e altri partner internazionali

Un progetto nato per fornire risposte scientifiche e tecnologiche ad alcuni aspetti del processo di fusione – come ad esempio la gestione di temperature elevatissime e i materiali da utilizzare – e che si propone come supporto e infrastruttura di test per le più avanzate soluzioni che verranno messe in atto nei grandi progetti internazionali sulla fusione.

È questo l’obiettivo del grande polo scientifico-tecnologico sulla fusione Dtt (Divertor Tokamak Test), che verrà realizzato nel Centro Ricerche Enea di Frascati (Roma) dalla società Dtt Scarl, di cui Eni avrà il 25%, Enea il 74% e il Consorzio Create l’1%.







«Questa collaborazione si inquadra nella visione strategica di Eni per la trasformazione del mondo dell’energia, nel quale la fusione a confinamento magnetico potrà giocare un ruolo essenziale – commenta l’amministratore delegato di Eni Claudio Descalzi – Il nostro know how industriale, le competenze di gestione e sviluppo di grandi progetti, combinate con l’eccellenza della ricerca scientifica di Enea, saranno la chiave di successo per la realizzazione di questa importantissima iniziativa ed infrastruttura, basata primariamente su competenze e tecnologie italiane».

L’intesa è stata siglata dal presidente di Enea Federico Testa e dall’ad di Eni Claudio Descalzi, alla presenza del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Riccardo Fraccaro, del ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi, del ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli e del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.

«Il progetto che verrà realizzato da Enea ed Eni presso il Centro di Ricerche di Frascati, pone ancora una volta l’Italia all’avanguardia internazionale nel campo della ricerca per ottenere energia pulita, sostenibile e sicura – dichiara Stefano Patuanelli – Lo sviluppo e l’applicazione di tecnologie innovative rivestono, infatti, un ruolo decisivo nella transizione energetica che punta in direzione della decarbonizzazione e della sostenibilità ambientale. Per il MiSE è prioritario rafforzare le sinergie tra il mondo della ricerca e quello produttivo per favorire, attraverso il trasferimento tecnologico, la competitività industriale del nostro Paese e la creazione di nuovi posti di lavoro».

Le ricadute del progetto sul Pil nazionale sono stimate in circa due miliardi di euro con la creazione di 1.500 nuovi posti di lavoro, dei quali i 500 diretti, tra scienziati e tecnici.

«Con questa alleanza fra ricerca e industria, l’Italia rilancia il suo ruolo di leadership in un settore strategico per la competitività del nostro Paese, quello della fusione, dove le aziende italiane hanno già vinto oltre 1,2 miliardi di euro di contratti e sono considerate fra le migliori al mondo – sottolinea Federico Testa – Voglio ringraziare tutti coloro che in Enea si sono impegnati per arrivare a questo risultato e le istituzioni che hanno svolto un ruolo fondamentale per raggiungere questo traguardo che si inquadra nel contesto più ampio della nostra mission di affiancare le imprese nella sfida dell’innovazione, attraverso il trasferimento di conoscenze, tecnologie avanzate, servizi, progetti, prodotti».

Il Dtt verrà realizzato in 7 anni e vedrà la partecipazione di Unione europea, del Consorzio Create, della Bei (con un finanziamento record di 250 milioni di euro garantiti dal Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici Feis, pilastro del Piano Juncker), dal Consorzio europeo EUROfusion (con 60 milioni a valere sui fondi Horizon 2020), il Ministero dello Sviluppo Economico e il Mur (con 80 milioni di euro circa) e la Regione Lazio (con 25 milioni più le spese per la connessione alla rete elettrica nazionale) e altri 30 milioni da partner internazionali.

«Enea ed Eni stringono un’alleanza fondamentale per il futuro energetico del nostro Paese. Il passo di oggi – conclude Gaetano Manfredi – getta le basi per una collaborazione strategica tra mondo della ricerca ed industria, che rilancia nel panorama internazionale le grandi competenze scientifiche e tecnologiche che l’Italia è in grado di esprimere, proprio in una delle più promettenti frontiere della ricerca scientifica».














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