La crisi energetica? Spingerà la transizione green! Enel e il World Energy Outlook

di Chiara Volontè ♦︎ Governi e aziende stanno investendo sempre più nelle fonti rinnovabili: l’Europa accelererà di più nei prossimi 5 anni che negli ultimi 20. Ma in Italia i 2/3 dell'energia è ancora di origine fossile. Le nuove politiche: investimenti annuali in energia pulita a oltre 2.000 miliardi di dollari entro il 2030. Un aumento pari a oltre il 50% rispetto ai livelli attuali

Sfruttare la crisi energetica per spingere sulla transizione green e mettere a punto, grazie all’innovazione e alle tecnologie, un sistema efficace, flessibile e pulito: è questa la vera sfida che devono affrontare governi e imprese per raggiungere gli obiettivi di neutralità carbonica al 2050. L’energy crisis causata dallo scenario geopolitico dell’ultimo anno sta segnando il punto di svolta di una profonda trasformazione delle modalità con cui produciamo e consumiamo energia, grazie all’impegno di decisori politici e manager che nel 2022 hanno investito in modo sempre più convinto nelle fonti rinnovabili, con lo scopo di realizzare soluzioni energetiche più sicuri, sostenibili e convenienti.

Infatti, a un anno dall’invasione ucraina da parte della Russia, l’Europa sta differenziando le forniture di olio e di gas. «Se non ci fosse stata questa stretta dipendenza da Mosca – chiosa Fatih Birol, executive director Intenational Energy Agency (Iea) – la situazione attuale sarebbe estremamente differente. Per questo motivo il Vecchio Continente è diventato l’epicentro della crisi. Dal canto suo la Russia, dal gennaio 2022 al gennaio 2023, ha perso il 38% revenues da olio e gas». Per l’Italia e l’Europa, però, non è facile trovare nuovi fornitori: si potrebbe provare a guardare tra i Paesi emergenti in Asia o in Africa, ma questo processo di scouting richiede tempo. La vera sfida, però, riguarda le rinnovabili: è solo grazie all’energia pulita che l’Europa potrà uscire dalla crisi e diventare indipendente. «Le politiche attuali portano avanti impegni annunciati, come la neutralità al 2050 – commenta Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica – é la sfida più impegnativa ma può consentire di attenuare la crescita delle temperature, che è anche un’esigenza economica. L’Italia ha sottoscritto un impegno al 2030 e al 2050 di investire in energia pulita, ma ora i 2/3 delle nostra energia proviene ancora da fonti fossili. Il futuro è nelle fonti rinnovabili».







È questo il quadro che emerge chiaramente dal World Energy Outlook 2022, il report annuale a cura dell’International Energy Agency che è stato presentato nei giorni scorsi da Enel. Il prossimo decennio si rivelerà fondamentale per perseguire progetti di ampio respiro attraverso cui concretizzare ulteriormente la sinergia di intenti tra istituzioni e aziende, e procedere ancora più speditamente verso l’indipendenza e la sicurezza energetica. Scopriamo, analizzando il World Energy Outlook 2022, qual è lo stato dell’arte della transizione energetica e cosa ci dobbiamo aspettare per il futuro.

2022: l’annus horribilis dell’energia

La presentazione, organizzata da Enel, del World Energy Outlook 2022

Il pianeta si trova nel mezzo della prima crisi energetica globale: la punta dell’iceberg si può identificare nell’invasione della Russia ai danni dell’Ucraina, ma le pressioni sui mercati sono antecedenti alla guerra e si possono riscontrare anche nelle pressioni sulle supply chain – inclusa quella dell’energia – causate dal Covid. La Russia è stata la maggiore esportatrice di combustibili fossili al mondo, ma la riduzione delle forniture di gas naturale all’Europa e le sanzioni europee sulle importazioni di petrolio e carbone provenienti da Mosca stanno troncando una delle principali arterie del commercio energetico globale. «L’Europa era il maggior partner energetico per la Russia – commenta Fatih Birol – e non è ancora riuscita a regolarizzare la situazione. Si potrebbero trovare nuovi fornitori, ma è necessario cambiare il passo sulle rinnovabili. Questa crisi può diventare il volano per l’accelerazione della transizione green: si stima che, in questa direzione, l’Europa accelererà di più nei prossimi 5 anni che negli ultimi 20».

Nell’ultimo anno, i prezzi spot per gli acquisti di gas naturale hanno raggiunto livelli senza precedenti, superando regolarmente l’equivalente di 250 dollari (Usd) al barile di petrolio. Anche i prezzi del carbone hanno raggiunto livelli record, mentre il prezzo del petrolio è salito ben oltre i 100 dollari al barile a metà del 2022, prima di subire una certa flessione. I prezzi elevati di gas e carbone rappresentano il 90% della pressione al rialzo sui costi dell’elettricità in tutto il mondo. Per compensare le carenze nelle forniture di gas russo, nel 2022 l’Europa è destinata ad importare 50 miliardi di metri cubi di gas naturale liquefatto (Gnl) in più rispetto all’anno precedente. «L’Europa deve mettere in campo un nuovo piano industriale per competere con Cina e Usa – continua Fatih Birol – L’Europa deve dotarsi di un nuovo modello perché i costi dell’energia e del gas non saranno più a basso costo»

Investimenti in energia pulita nello scenario delle politiche dichiarate, 2015-2030

L’invasione russa sull’Ucraina: la chiave di volta della transizione energetica

Francesco Starace, ceo di Enel

«Il 2022 è stato un anno speciale per l’energia, a cui guarderemo in futuro come un punto di svolta verso un sistema energetico più sostenibile e sicuro – commenta Francesco Starace, Amministratore Delegato e Direttore Generale, Enel – Siamo in un momento di transizione tecnologica grazie a cui il gas verrà progressivamente sostituito dall’elettricità prodotta da fonti rinnovabili, negli usi tradizionali come il riscaldamento e la generazione di energia, perché economicamente più convenienti». A seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, le politiche e i mercati energetici hanno subito trasformazioni che non si limitano solo al momento contingente ma coinvolgeranno anche i decenni a venire: le argomentazioni economiche a sostegno dell’utilizzo di tecnologie pulite accessibili e competitive dal punto di vista dei costi sono ora più forti, così come lo è il tema della sicurezza energetica. Mentre tali sforzi acquisiscono slancio, è essenziale coinvolgere tutti: ciò significa raddoppiare gli sforzi per garantire che un’ampia coalizione di Paesi abbia interesse nella nuova economia dell’energia.

Inoltre, è essenziale assicurare un enorme aumento degli investimenti nel settore per ridurre i rischi di future impennate e volatilità dei prezzi, e raggiungere il traguardo delle emissioni nette pari a zero entro il 2050. I governi dovrebbero assumere l’iniziativa e impartire una forte direzione strategica, per quanto gli investimenti necessari siano di fatto ben al di là della portata delle finanze pubbliche. È fondamentale sfruttare le vaste risorse dei mercati e incentivare gli attori privati a fare la loro parte. Attualmente, a fronte di ciascun dollaro speso in combustibili fossili nel mondo, si spendono 1,5 dollaro in tecnologie energetiche pulite.

Variazione della produzione di energia elettrica nello scenario delle politiche dichiarate tra il 2021 e il 2030

Transizione energetica: parola d’ordine diversificazione

Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica

Dalle analisi del World Energy Outlook 2022, infatti, emerge con forza una parola d’ordine: diversificazione. Ed è in quest’ottica che si inserisce il ruolo sempre più strategico – non solo per l’economia, ma anche per l’ambiente – delle fonti rinnovabili, che si candidano a diventare il mezzo principale per assicurare la futura sostenibilità dei piani energetici nazionali, del settore industriale e dei consumi privati di tutta l’Europa. «Nel panorama internazionale l’Italia può avere un ruolo importante nelle rinnovabili – commenta il ministro Pichetto Fratin – gli investimenti sono in crescita. Ad esempio, per le comunità energetiche rinnovabili il Pnrr prevede un investimento di 2 miliardi e 200 milioni nei prossimi 4 anni. Ci aspettiamo almeno 15mila comunità energetiche associando famiglie, imprese, enti. Per essere consumatori e produttori di energia una sfida che è parte integrante del Pnrr».

Un cambiamento già in atto, inevitabilmente accelerato dalla grave crisi energetica innescata dalla guerra in Ucraina, che a un solo anno di distanza dimostra però segnali incoraggianti. Alla drastica diminuzione dell’impiego di gas importato dalla Russia, ormai ridotto a una soglia inferiore al 10%, nel corso dell’ultimo anno l’Europa ha risposto con maggiori investimenti nei settori dell’energia solare ed eolica, che nel 2022 hanno registrato un aumento di produzione del 40%. E nonostante la crisi abbia portato a un innalzamento dei consumi di carbone, nel corso del 2022 le emissioni di CO2 sono diminuite del 2,5%: un cambiamento di rotta supportato anche dalla maggiore consapevolezza della cittadinanza, e che si riflette nell’aumento delle vendite delle pompe di calore (+40%) e delle automobili elettriche (+15%) – dato, quest’ultimo, che rispetto al 2019 risulta addirittura quintuplicato.

Emissioni di CO2 del settore energetico, 1990-2050

Imprese e governi: la strategia per uscire dalla crisi energetica

Enel comunità energetica

Le nuove politiche attuate nei principali mercati energetici contribuiscono a spingere gli investimenti annuali in energia pulita a oltre 2.000 miliardi di dollari entro il 2030, con un aumento pari a oltre il 50% rispetto ai livelli attuali. L’energia pulita diviene una gigantesca opportunità di crescita e occupazione e un’importante arena di competizione economica internazionale. L’accelerazione della diffusione delle energie rinnovabili e il miglioramento dei livelli di efficienza energetica nell’Unione Europea fanno diminuire la domanda di gas naturale e di petrolio del 20% in questo decennio e la domanda di carbone del 50% – una spinta resa ancora più urgente dalla necessità di individuare nuove fonti di vantaggio economico e industriale al di là del gas russo.

Se l’Europa vuole rimanere competitiva nel mercato energetico mondiale, è necessario avviare anche un profondo piano di riconversione del comparto industriale, soprattutto per quanto riguarda la produzione di tecnologie e dispositivi senza cui sarebbe altrimenti impossibile sostenere una completa transizione verso le energie rinnovabili – scenario che lascerebbe nuovamente l’Europa in balia di potenziali minacce per la sua stabilità e indipendenza energetica. La soluzione? Stabilire rapporti di mutuo vantaggio con nuovi stakeholder, come nel caso della 3Sun GigaFactory di Catania, che Francesco Starace ha definito «il risultato di un equilibrio perfetto tra la nostra filiera e l’innovazione tecnologica» In un momento in cui l’energia è diventata un fattore dirimente, trasversale a tutti gli aspetti del mondo moderno la soluzione ancora una volta risiede in un investimento convinto e consapevole nelle energie rinnovabili.

La domanda di combustibili fossili nello scenario delle politiche dichiarate, 1900-2050

Gli scenari del World Energy Outlook 2022

Parco eolico di Enel in Sardegna

I periodi di crisi mettono sotto i riflettori i governi e il modo in cui essi reagiscono. Oltre alle azioni di breve periodo, numerosi Paesi stanno adottando misure di più lungo termine: alcuni cercano di incrementare o diversificare l’approvvigionamento di petrolio e gas, altri di accelerare i cambiamenti strutturali. I tre scenari esplorati nel documento del World Energy Outlook 2022 si differenziano principalmente per le ipotesi concernenti le politiche governative. Lo scenario delle politiche dichiarate (Stated Policies Scenari – Steps) illustra la traiettoria determinata dagli attuali approcci politici. Lo scenario degli impegni annunciati (Announced Pledges Scenario – Aps) suppone che tutti gli obiettivi aspirazionali annunciati dai governi saranno raggiunti puntualmente e integralmente, inclusi gli obiettivi a lungo termine in termini di accesso all’energia e di azzeramento delle emissioni nette. Lo scenario emissioni nette zero (Nze) entro il 2050 traccia un percorso volto a stabilizzare a 1,5 °C l’aumento della temperatura media globale, unitamente all’accesso universale all’energia moderna entro il 2030.

Dall’inizio della Rivoluzione industriale del XVIII secolo, l’uso di combustibili fossili a livello globale è aumentato unitamente al Pil: invertire tale aumento continuando a espandere l’economia globale rappresenterà un momento cruciale nella storia dell’energia. La quota di combustibili fossili nel mix energetico globale è rimasta ostinatamente alta (intorno all’80%) per decenni. Entro il 2030, nello scenario Steps, tale quota scenderà al di sotto del 75% e a poco più del 60% entro il 2050. Le emissioni globali di CO2 legate all’energia raggiungono un picco massimo nel 2025, con 37 miliardi di tonnellate annue, per poi scendere a 32 miliardi di tonnellate entro il 2050. Ciò sarebbe associato a un aumento di circa 2,5 °C nelle temperature medie globali entro il 2100. Un tale risultato appare migliore rispetto alle proiezioni di qualche anno fa: il rinnovato slancio politico e i progressi tecnologici compiuti a partire dal 2015 hanno ridotto di circa 1 °C l’aumento della temperatura nel lungo termine. Tuttavia, una riduzione di appena il 13% nelle emissioni annue di CO2 al 2050, come previsto dal programma legato allo scenario Steps, è ben lungi dall’essere in grado di evitare i gravi impatti derivanti dal cambiamento climatico.

Il pieno raggiungimento di tutti gli impegni assunti in materia climatica porterebbe il mondo ad approdare su un terreno più sicuro, ma si rileva tuttora un forte divario tra le ambizioni odierne e una stabilizzazione a 1,5 °C. Nello scenario Aps, un picco a breve termine nei livelli delle emissioni annuali è seguito da un calo più rapido fino a 12 miliardi di tonnellate annue entro il 2050. Si tratta di una riduzione maggiore rispetto a quanto prospettato nello scenario Aps del Weo-2021, che riflette gli impegni aggiuntivi assunti nel corso dell’ultimo anno, in particolare da India e Indonesia. Se attuati per tempo e nella loro interezza, questi impegni nazionali aggiuntivi – così come gli impegni settoriali per industrie e obiettivi aziendali specifici – confermano, nello scenario Aps, l’aumento della temperatura intorno a 1,7 °C nel 2100. Tuttavia, assumere impegni è più facile che metterli in pratica e, anche se realizzati, c’è ancora molta strada da fare prima di pervenire ad un allineamento con lo scenario Nze, che vede il raggiungimento dell’obiettivo di 1,5 °C attraverso la riduzione delle emissioni annuali a 23 miliardi di tonnellate annue entro il 2030 e a zero entro il 2050.

Global energy related CO2 emissions by scenario, 1990-2050













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