Enea Tech: investimenti tra 100mila e 15 milioni di euro in pmi e start-up che fanno trasferimento tecnologico

di Laura Magna ♦︎ L’ente, istituito con il Dl Rilancio dell’agosto 2020, interverrà direttamente nel capitale di rischio o di debito delle società. Focus su quattro aree di sviluppo strategico: economia circolare, healthcare technology, deep tech, information technology. Ne abbiamo parlato con la presidente Anna Tampieri

Il Mise punta tutto sul 4.0, grazie al suo braccio armato per il trasferimento tecnologico, ovvero la neonata Enea Tech, fondazione di diritto privato istituita con il Decreto Rilancio dell’agosto 2020. Si tratta di una tappa importante per la realizzazione della faticosa digitalizzazione delle nostre imprese. Perché è la prima volta che un fondo pubblico interviene con investimenti diretti o indiretti nel capitale (o nel debito) delle nuove imprese che hanno nel loro core business le tecnologie che abilitano questa trasformazione.

Enea Tech avvierà prima dell’estate la sua prima iniziativa dedicata a pmi e start-up innovative. Lo ha detto a industria Italiana la presidente dell’ente Anna Tampieri, che è anche il direttore dell’Istituto di scienza e tecnologia dei materiali del Cnr, e la guida insieme al direttore generale Salvo Mizzi, già amministratore delegato di Invitalia Ventures.







Più nel dettaglio l’agenzia investirà in start-up o pmi innovative tra i 100mila e i 15 milioni di euro nei settori dell’economia circolare, dell’healthcare technology, del deep tech, dell’information technology, in interventi che hanno appunto due obiettivi. Da un lato velocizzare il processo di digitalizzazione delle pmi italiane e dall’altro contribuire allo sviluppo delle tecnologie dirompenti, dal quantum computing, alle interfacce per la cybersecurity, su cui l’Italia è ancora indietro e necessita di avanzare.

 

Il ruolo di un nuovo soggetto nel trasferimento tecnologico 

Anna Tampieri, presidente Enea Tech

Enea Tech, pur lavorando a stretto contatto con la rete dei Competence Center e con i digital hub, ha un ruolo diverso e si caratterizza per due valori aggiunti: «il primo è che il nostro modello ricalca quello delle grandi agenzie federali statunitensi, come per esempio la Darpa, la Defense Advanced Research Projects Agency, agenzia della Difesa che si occupa dello sviluppo di nuove tecnologie per uso militare. O anche delle nuove agenzie Ue, come l’Eic, l’European innovation council, che operano in stretta collaborazione con centri di ricerca, università, start-up e pmi innovative, spin-off, pmi e grandi imprese. E agiscono in maniera agile e rapida con strumenti di venture capital, blended finance, grant e contratti di procurement indirizzato», dice Tampieri.  

«Ma nello stesso tempo, abbiamo una visione più ampia, di sistema Paese. Agiremo attraverso il Fondo per il Trasferimento Tecnologico istituito presso il Ministero dello Sviluppo Economico, con una dotazione iniziale di 500 milioni in quattro anni (e a regime di un miliardo) e con l’obiettivo di reinvestire gli utili eventualmente rivenienti da operazioni con exit di successo». Il fondo a cui Tampieri fa riferimento è il primo fondo italiano di matrice pubblica dedicato al trasferimento tecnologico, le cui risorse, come stabilito dall.art 42 del Decreto Rilancio, sono “volte a favorire la collaborazione di soggetti pubblici e privati nella realizzazione di progetti di innovazione”; attraverso la partecipazione indiretta in capitale di rischio o di debito.

 

La missione

Giancarlo Giorgetti ministro dello Sviluppo economico

Dal punto di vista pratico dunque, Enea Tech interverrà direttamente nel capitale di rischio o di debito delle società. Ma lo farà attraverso due modalità. «La prima, intervenendo su spin-off e imprese per espandere il tessuto produttivo del Paese. La seconda, investendo in tecnologie strategiche di interesse nazionale e promuovendo “salti tecnologici” che rafforzino la sovranità tecnologica italiana».

Le prime azioni già compiute sono consistite in accordi di collaborazione siglati con il Cnr e i suoi 88 istituti di ricerca a inizio gennaio, seguiti nel mese scorso da quelli con Fondazione Bruno Kessler (FBK), Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), Human Technopole (HT). In queste settimane la fondazione è al lavoro per stringere intese con i Politecnici, per avere accesso al plafond di start up che nascono al loro interno. «Ma anche tutto il mondo dell’università ci interessa – dice Tampieri – Opereremo con ognuno dei nostri tre partner attraverso team di lavoro congiunti, per valorizzare le tecnologie rilevanti degli stessi partner. Fondazione Bruno Kessler, Istituto Italiano di Tecnologia, Human Technopole si occuperanno anche della due diligence tecnologica e del supporto scientifico, per possibili investimenti di Enea Tech. L’obiettivo è avere un osservatorio di tutto quello che viene prodotto nel Paese in termini di tecnologie disruptive e selezionare quelle che hanno il potenziale trasformativo di cui il Paese ha bisogno – dice Tampieri – Per rafforzare la sovranità tecnologica italiana inoltre è necessario attrarre nuovamente i cervelli in fuga e poi agire per fare emergere le potenzialità inespresse (dalle donne, al sud, alle aree interne, ai talenti sprecati)».

 

Richiamare i cervelli in fuga

I primi talenti richiamati in patria sono a capo delle quattro verticali in cui si articola il team di investimento. Green, Energy e Circular Economy; Healthcare TechnologyDeep Tech; Information Technology: questi i temi. A guidarli sono, rispettivamente, Stefano Bernardi, talento di ritorno dopo diversi anni in Silicon Valley, esperto di venture capital, start-up e investimenti green. Chiara Giovenzana, PhD in bioingegneria, scienziata e imprenditrice con esperienza internazionale, alumna della Singularity University di cui ha curato la community globale. Alessandro Aresu, esperto di geopolitica e investimenti tecnologici strategici, studioso del rapporto tra capitalismo e sviluppo tecnologico, già consigliere dell’Agenzia Spaziale Italiana. E infine Diva Tommei, PhD a Cambridge in bioinformatica, imprenditrice, maker.

«Il team di investimento ha avviato le attività di scouting e selezione – dice Tampieri – per realizzare questo obiettivo sono previsti singoli investimenti con tagli da 5 a 15 milioni con modalità tech building. L’obiettivo è costruire mega spin off e intervenire economicamente per portarli alla realizzazione. Per esempio, su temi come il quantum computing che cambia la velocità di calcolo e abilita realmente tecnologie come Ai e machine learning fino alle interfacce dei sistemi di cybersecurity. Uno dei compiti di Enea tech è raccogliere le migliori tecnologie disponibili nel Paese e creare aziende che possano metterle a terra e portarle sul mercato».

Enea Tech ha un piano di intervento con orizzonte 2021-2035

 

Il fronte delle start-up e delle pmi innovative

La seconda modalità di azione, è quella che guarda invece all’innovazione che arriva dall’industria. «Per promuovere il trasferimento tecnologico, sono previsti round singoli da 100mila a 5 milioni – dice Tampieri – lavoreremo in raccordo con il Fondo Nazionale Innovazione, che è l’ente operativo del Mise sul venture capital. Useremo meccanismi di vc e private equity, equity convertibile o strumenti finanziari semplici. Altro metodo è entrare con contratti di acquisto di azioni che possono essere sia di minoranza o di asset, un procurement indirizzato con opzione convertibile entro due anni».

Quando inizierà a interagire con le pmi la fondazione aprirà di volta in volta call per applicazioni. Da dicembre, quando la società è stata costituita, ha già visto decine di start-up. «Per quanto riguarda le industrie, se sono grandi di rilevanza nazionale l’interazione sarà simile a quella che abbiamo con i centri di ricerca; per quanto riguarda le pmi, invece, su cui pure andremo, apriremo specifiche call nei prossimi mesi, prima dell’estate. La pmi, o da sola o in cordata con altre pmi o aderendo a call di associazioni di categoria o altre player del mondo del trasferimento tecnologico, potrà venire valutata e se ritenuta idonea finanziata o esclusivamente da Enea Tech o da Enea Tech in cooperazione con altri player di mercato».

E «la rapidità di esecuzione e la natura di Enea Tech contribuiranno a liberare il potenziale dell’Italia, in sinergia con il settore privato e con il settore pubblico della ricerca, e consentiranno all’ecosistema dell’innovazione nazionale di avere un riferimento stabile, in dialogo con gli strumenti europei», conclude Tampieri.














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