Ecco come Amazon intende aggredire il mercato italiano

Centro i Distribuzione di Vercelli di Amazon

di Marco Scotti ♦ Strategie del colosso guidato da Jeff Bezos. Che ha appena aperto il nuovo centro di distribuzione di Vercelli e sta conducendo una puntuale campagna di arricchimento dei suoi supermercati elettronici, reclutando ogni tipo di produttori. E in futuro…

Amazon prosegue in maniera spedita con la sua strategia di espansione in Italia e annuncia la creazione, entro l’inizio del 2019, di 600 posti di lavoro a tempo indeterminato nello stabilimento di Vercelli, inaugurato a settembre dello scorso anno. Il colosso dell’e-commerce (nonchè di una serie ormai complessa ed enorme di servizi) è arrivato nel nostro paese a novembre del 2010 con l’apertura del centro di distribuzione di Castel San Giovanni (PC) cui ha fatto seguito la doppia apertura di Vercelli e di Passo Corese, in provincia di Rieti, entrambe nella seconda metà dello scorso anno. Complessivamente, Amazon dichiara di aver puntato una fiche da 800 milioni di investimenti sull’Italia, con 3.500 dipendenti assunti a tempo indeterminato che potrebbero diventare 6.500 entro l’inizio del 2021, grazie a un piano di inserimenti nel settore della logistica.

Entro i prossimi tre anni, infatti, Amazon conta di assumere 1.800 persone a tempo indeterminato da impiegare sia a Passo Corese che Vercelli. Il 6 novembre scorso, inoltre, sono stati inaugurati i nuovi uffici a Milano; attualmente ci lavorano 550 dipendenti ma gli spazi hanno la capienza per ospitarne altrettanti. Nel 2010, Amazon offriva “solo” prodotti di sei categorie, oggi invece sono disponibili oltre 175 milioni di item afferenti a oltre 20 categorie merceologiche. Nel futuro, l’auspicio è che il colosso guidata da Jeff Bezos si adoperi anche per migliori condizioni di lavoro per i dipendenti. Certo, la storia del braccialetto che controllerebbe gli operai e li sottoporrebbe ad angherie – storia che suscitato enormi polemiche e tanto danneggiato l’immagine del colosso americano – è una grande bufala. Non solo nessuno ha pensato di introdurlo in Italia, ma questo fantomatico braccialetto neppure esiste. E’ solo un brevetto, uno fra i tanti, che la multinazionale ha depositato negli Stati Uniti nel 2016 e che è stato approvato solo di recente. Detto questo, è fuor di dubbio che sulla qualità del lavoro e sul livello retributivo ci siano ancora importanti spazi di miglioramento.







 

Jeff Bezos, il patron di Amazon

 

Che cosa è successo finora

Il 2017 è l’anno in cui Amazon ha “aperto il portafoglio” anche nel nostro paese, dopo aver puntato su altre sedi europee come Inghilterra e Germania. L’anno scorso, infatti, oltre ai due centri di distribuzione di cui si è parlato prima, sono stati aperti 5 depositi di smistamento in Italia e un customer service a Cagliari. Come è noto, Amazon non dà mai numeri disaggregati relativi al fatturato, ma sappiamo che nel corso del Black Friday 2017 (il 24 novembre) sono stati venduti 2 milioni di prodotti, con un aumento di oltre il 50% rispetto al 2016. Da quando il Black Friday viene celebrato anche nel nostro paese, i numeri di Amazon sono cresciuti a ritmo costante: 450mila articoli venduti nel 2014, 650mila nel 2015, 1,2 milioni nel 2016.

 

All’ interno del Centro di Distribuzione di Vercelli di Amazon
Il nuovo stabilimento di Vercelli

Industria Italiana ha avuto la possibilità di visitare il centro di distribuzione di Vercelli, che è ancora in fase di “riempimento”: non tutte le scansie sono già ricolme di merci, ma i 107mila metri quadri ospitano prodotti “non sortable”, ovvero di dimensioni maggiori rispetto alla tradizionale scatola da scarpe. «Attualmente abbiamo già assunto 200 dipendenti fissi – ci ha spiegato Giulio Lampugnani, head of seller services di Amazon – e contiamo di arrivare a 600 entro la fine del prossimo anno. La nostra strategia è di assumere a varie “ondate”; reclutiamo il personale tramite le principali agenzie di somministrazione e, dopo un primo contratto a termine, provvediamo a inserirle a tempo indeterminato nel nostro organico». La ricaduta occupazionale sul territorio è del 50%; questi sono gli assunti provenienti direttamente dalla provincia di Vercelli. «Da parte delle istituzioni – aggiunge Lampugnani – abbiamo avuto un’apertura amichevole». A quanto risulta ad Industria Italiana, una prima trattativa in zona Piemonte da parte di Amazon riguardava la zona di Biella, che ha però preferito declinare l’offerta dell’azienda di Bezos a causa di alcuni vincoli burocratici che hanno prevalso sulla possibilità di creare posti di lavoro.

 

Giulio Lampugnani, head of seller services di Amazon
Marketplace

Una delle peculiarità dell’offerta di Amazon è quella del marketplace, ovvero di dare “ospitalità” ad aziende e produttori che possono vendere la merce ottenendo la visibilità maggiore grazie al colosso americano. Un meccanismo che sta funzionando bene anche con gli altri due colossi dell’e-commerce, Alibaba e eBay. I servizi offerti da Amazon ai venditori terzi sono di diverso tipo: in primo luogo, una mera visibilità, consentendo al commerciante di vendere la propria merce grazie ad Amazon, che però non si fa carico delle spese di spedizione. Un’altra possibilità, invece, è l’invio ai magazzini di Bezos della merce in modo che possa beneficiare della spedizione rapida di Prime, attraverso il servizio FBA (Fulfillment by Amazon), che permette ai venditori l’accesso al servizio logistico, di marketing e al servizio clienti.Il costo del servizio di vendita tramite Amazon è del 15% del totale, quello di spedizione varia a seconda delle dimensioni del prodotto: da 2,33 euro fino a poco più di 8 euro, mentre lo stoccaggio dei prodotti presso i centri di distribuzione di Amazon varia, a seconda delle dimensioni, da 0,0019 euro fino 2,94 euro al mese.

La multinazionale di Bezos ha comunicato alcuni dei dati relativi agli incrementi di vendita per chi si avvale del servizio di Marketplace: i venditori che si sono affidati a FBA hanno visto aumentare le loro vendite del 30%, raggiungendo clienti residenti in 185 paesi nel mondo. «La proporzione in Italia – ci ha raccontato ancora Lampugnani – tra prodotti di venditori terzi e di merci vendute direttamente da Amazon è circa di 1/3 per il primo gruppo e di 2/3 per il secondo. Complessivamente, sono circa 32.000 i professionisti e le pmi che hanno sviluppato la propria attività con Marketplace, Web Services e Kindle Direct Publishing, con la creazione di oltre 10.000 posti di lavoro e vendite all’estero per oltre 350 milioni di euro, in aumento del 40% rispetto al 2016». Il marketplace di Amazon, inoltre, offre la possibilità di integrarsi, automaticamente, con quello di altri quattro paesi, cioè Germania, Regno Unito, Spagna e Francia, realizzando la traduzione delle schede prodotto in modo da essere comprensibili per un pubblico più ampio.

 

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Amazon e le aziende italiane
Made in Italy

Il brand più importante dell’imprenditoria italiana è con ogni probabilità il Made in Italy. Per questo, Amazon ha deciso di sfruttare questa forza aprendo una vetrina apposita, Made in Italy appunto, che ospita prodotti italiani concepiti e realizzati da artigiani locali e di piccole aziende. Si possono trovare anche vino e prodotti gourmet e, tramite Made in Italy, si possono raggiungere Germania, Spagna, Francia, Regno Unito, Stati Uniti e Giappone. Per poter entrare nella vetrina i prodotti devono essere realizzati interamente in Italia o devono aver subito l’ultima trasformazione o lavorazione sostanziale nel nostro paese. Inoltre, i prodotti devono essere realizzati da un’azienda classificata come Pmi.

 

Francesco Semeraro, manager di Made in Italy Amazon

La vetrina è stata inaugurata due anni fa, e oggi offre oltre 60.000 prodotti provenienti da 800 botteghe artigianali e piccole medie imprese. Attualmente sono rappresentate cinque regioni (Toscana, Sardegna, Calabria, Campania e Piemonte) e tre province (Firenze, Bergamo e Vicenza). In questi 24 mesi, le aziende hanno venduto circa il 58% del totale all’estero, in particolare in Germania e nel Regno Unito, con un fatturato medio in crescita, nell’ultimo esercizio, dell’86%. Il Piemonte è tra le regioni più attive, con oltre 8.500 prodotti disponibili, alcuni dei quali certificati da “Piemonte Eccellenza Artigiana”, il programma sviluppato da Regione Piemonte per sostenere l’artigianato locale. In un anno la selezione di prodotti e il numero di venditori disponibili sulla vetrina piemontese è più che raddoppiata, con una rappresentanza particolare da parte di prodotti gourmet e articoli per la casa che, da soli, valgono oltre il 60% della selezione disponibile. La provincia di Torino è la più presente, con il 38% dei prodotti, seguita da quella di Cuneo con oltre il 30%.

I rapporti con i media

Dal suo arrivo in Italia, Amazon ha avuto un rapporto contrastante con i media, che hanno guardato al colosso con sospetto, accusandolo spesso di sfruttare i lavoratori. «Il modo migliore per far vedere che non abbiamo niente da nascondere – ci ha spiegato Lampugnani – è aprire le porte dei nostri centri di distribuzione. Tutti possono visitarli, non solo la stampa e gli addetti ai lavori. E l’iniziativa è piaciuta talmente tanto che abbiamo avuto oltre 8.000 visite in un mese a Castel San Giovanni. I media, dal canto loro, hanno spesso frainteso le nostre intenzioni. Basta pensare ai famosi (o famigerati) braccialetti elettronici: si tratta per ora di un semplice brevetto che non è stato utilizzato. Ma tutta la tecnologia che mettiamo a punto viene creata per liberare le mani dei nostri dipendenti nei centri di distribuzione, non certo per controllarli e ingabbiarli».

 

Centro i Distribuzione di Vercelli di Amazon
All’ interno del Centro di Distribuzione di Vercelli di Amazon

Amazon a livello globale

A livello globale Amazon sta continuando a incrementare il proprio fatturato. Le vendite nette per il 2017 sono ammontate a 177 miliardi di dollari, e la capitalizzazione del gruppo è in costante aumento, tanto che il 15 febbraio scorso ha superato Microsoft sfiorando i 700 miliardi di dollari di valore. Per Barclays, l’azienda fondata da Jeff Bezos – che ha raggiunto la vetta della classifica di Forbes con un patrimonio personale che “flirta” con i 100 miliardi – potrebbe raggiungere la cifra di 1.000 miliardi di dollari in un tempo relativamente breve, mentre il valore del marchio di Amazon è diventato – secondo Brand Finance – il più alto tra tutte le aziende quotate in borsa, superando Apple e Google, e sfondando quota 150 miliardi. Il salto in avanti, anno su anno, è stato del 42%. “Da semplice libreria online a più esteso business internet al mondo per capitalizzazione di mercato e fatturato: Amazon continua ad allargarsi e ad esplorare nuovi segmenti di business offrendo un’ampia gamma di servizi e prodotti integrati tra loro” si legge nella relazione di Brand Finance. La multinazionale di Bezos dà lavoro a oltre 560mila persone nel mondo e gestisce 46 centri logistici nella sola Europa.

Amazon GO: la vendita di prodotti freschi e alimentari arriverà anche in Italia?

Una delle novità in casa Amazon a livello internazionale, non ancora disponibile nel nostro paese, è quella di GO, un supermercato fisico in cui i clienti possono acquistare prodotti freschi e alimentari, oltre a una selezione di prodotti brandizzati Amazon come Echo, di cui parleremo nelle prossime righe. Scaricando la app si riceve un QR Code che consente di entrare nel negozio e prendere i prodotti che si preferiscono, senza dover effettuare nessun check-out, sfruttando la tecnologia “Just Walk Out”. Un sistema di telecamere, infatti, monitora l’attività del cliente all’interno del punto vendita ed è in grado di stabilire quale merce è stata acquistata. Una volta terminata la spesa si esce e pochi minuti dopo si riceve la fattura direttamente sul proprio account Amazon a cui è associata la carta di credito.

«Stiamo offrendo una customer experience di livello molto elevato – ci ha confermato Lampugnani – la tecnologia va vissuta e noi stiamo dando un nuovo servizio alla nostra clientela». Bocche cucite sul possibile sbarco in Italia di Amazon GO, l’azienda preferisce non commentare il futuro e concentrarsi sul presente. Qualche dipendente però si sbilancia: Go potrebbe funzionare bene negli aeroporti, dove il tempo a disposizione è sempre risicato e le file alle casse rappresentano un disincentivo per la potenziale clientela. Anche le perplessità relative alla possibile perdita di posti di lavoro nella GDO, se la tecnologia di Amazon dovesse essere pervasiva, vengono rispedite al mittente: «Continueremo a creare posti di lavoro per la preparazione di tutti i cibi e il refill delle scansie di Amazon GO» ci dicono dall’azienda.

 

Amazon-Alexa
L’assistente vocale di Amazon Alexa
Intelligenza Artificiale

Un altro dei settori su cui Amazon sta puntando forte è quello dell’intelligenza artificiale. Un settore estremamente competitivo in cui l’azienda di Bezos è entrata nel 2014 con la realizzazione di Echo e dell’assistente virtuale Alexa. Il primo, nato come uno speaker bluetooth con cui interagire proprio tramite Alexa, è oggi arrivato alla seconda versione, in cui vengono implementate le funzioni di dialogo con l’intelligenza artificiale per ottenere, oltre alla riproduzione di brani musicali, anche news e altre informazioni in tempo reale. «Echo – ci ha spiegato Lampugnani – è il “top selling item” di Amazon USA nel 2017 ed è stato il singolo pezzo più venduto durante il Black Friday negli Stati Uniti. Echo si sta evolvendo: all’inizio faceva solo riconoscimento vocale, ora l’abbiamo migliorato con uno schermo e con nuove funzioni. Abbiamo annunciato delle collaborazioni con alcune catene alberghiere per utilizzarlo all’interno delle camere (ad esempio, al Wynn di Las Vegas, ndr) e stiamo avviando delle partnership con produttori del settore automotive per rendere sempre più accessibile l’esperienza. Si potranno ottenere indicazioni sul percorso, sui luoghi da visitare, sui ristoranti e così via. Il brand con cui stiamo lavorando maggiormente è Jeep».

 

Acquisizioni che passione

Un’azienda come Amazon è sempre proiettata verso il futuro. Avendo una capacità di spesa pressoché illimitata, l’azienda porta avanti operazioni che vanno in diverse direzioni. Una di queste è l’acquisto per 13,7 miliardi di dollari di Whole Foods – una catena di supermercati con prodotti biologici e organici – per continuare a presidiare il settore della GDO e contrastare Walmart, attualmente uno dei competitor contro cui Amazon sta combattendo la sua battaglia. Ma le strade percorse da Bezos sono molte altre: una di queste è la sicurezza, dopo che è stata rilevata per un miliardo l’azienda californiana Ring, produttrice di campanelli che permettono di monitorare, da remoto, che cosa succede intorno alla porta di casa. E’ questo un altro settore in cui Amazon intende investire: quello della domotica. Dopo la realizzazione di Echo, infatti, avere la strumentazione per monitorare la casa consente di ampliare l’offerta alla clientela, magari integrandola con la possibilità per gli addetti alla logistica di Amazon di entrare nelle dimore dei consumatori in modo da aggirare il problema dell’irreperibilità del destinatario del pacco.

«Attualmente – ha concluso Lampugnani – stiamo puntando molto su due tecnologie: la prima è quella dei droni, che ci consente di consegnare i pacchi in maniera ancora più veloce tramite il servizio “Amazon Prime Air”. La seconda è il machine learning, su cui stiamo puntando sia per quanto riguarda la gestione dei magazzini, sia per quanto riguarda l’offerta alla clientela». Infine, è di pochi giorni fa l’annuncio di un accordo con Bank of America per la realizzazione di servizi di credito d’impresa, per rafforzare il già esistente “Amazon Lending”, il braccio finanziario della società di Seattle, che funziona dal 2011 e che offre prestiti da 1.000 a 750mila dollari a una platea selezionata direttamente dall’azienda di Bezos. Sfruttando la triangolazione con BofA, invece, si potrebbe aumentare il numero di soggetti coinvolti, riducendo il rischio e consentendo, soprattutto ai “piccoli”, di aumentare le proprie scorte di magazzino. Secondo i bene informati, il tasso d’interesse per questo nuovo servizio ancora tutto da registrare, andrebbe dal 6 al 14%.














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