Benvenuti in e-Novia, fabbrica di imprese, robot postini e…

di Filippo Astone ♦︎ L’azienda di Vincenzo Russi si prepara allo sbarco in Piazza Affari. Il segreto del suo successo? Puntare forte su collaborative mobility, humanized machine e augmented human. Un approccio industriale all’innovazione tale da trasformarla con efficacia in valore economico. Risultato? Un piccolo miracolo italiano che nel mondo è caso di scuola. L’adesione al Cfi

Yape, il robot postino. Una delle realizzazioni di e-Novia

«Le idee sono come i bambini. Non basta averli, bisogna anche farli crescere» – per dirla con lo scrittore francese Daniel Picouly. Qui le idee sono, ad esempio, un robot-postino capace di localizzarsi e di riconoscere il volto del mittente e del destinatario. Ma anche un sistema che elabora le immagini delle folle, segmentando i flussi di persone per età, genere, stato emotivo: serve a chi si occupa di retail e pubblicità. O ancora, un occhio digitale e intelligente piazzato su una macchina utensile, che indica all’operatore cosa fare con un raggio laser e gli insegna la corretta sequenza di operazioni. Innovazioni di successo; ma ciò che conta, però, è il meccanismo che ha consentito di svilupparle e portarle avanti.

Dietro c’è e-Novia, la «fabbrica di imprese» guidata da Vincenzo Russi. Le idee nascono dalla collaborazione tra gli ingegneri dell’azienda milanese e i centri di ricerca universitari specializzati in meccatronica, sistemi di controllo e tecnologie industriali. Da lì si estrae e si valorizza la “materia prima”, la proprietà intellettuale. Dopo, però, l’innovazione è sottoposta ad un controllo serrato: deve superare dei passaggi predefiniti relativi alla praticabilità industriale e commerciale. Se il giudizio è positivo, si dà vita ad una start-up, che nasce come per gemmazione da e-Novia ed è costantemente seguita da quest’ultima su tutti i fronti, in modo che possegga fin dall’inizio tutte le funzioni tipiche di un’azienda, dalla finanza al marketing. È la via italiana alla start-up di successo, che prospera se inserita in un ecosistema di tutele.







Il co-fondatore e Ceo di e-Novia Vincenzo Russi

Ora e-Novia si prepara allo sbarco in Borsa. Per renderlo possibile, è stata realizzata una raccolta, anche attraverso l’operazione di crowdfunding più importante in Italia e tra le più importanti in Europa, per iniettare nella società capitali per complessivi 30 milioni di euro. Le operazioni per l’ingresso dovrebbero iniziare, se i mercati finanziari non remeranno contro, a primavera del 2021. D’altra parte l’azienda è stata inserita dal Financial Times, per il terzo anno consecutivo, nella hit delle mille società a più elevata crescita in Europa. Dal 2015 macina risultati, e l’anno scorso ha raggiunto quota 10,6 milioni di ricavi, 22 milioni se si includono nel perimetro le imprese partecipate.

e-Novia partecipa al Cluster Fabbrica Intelligente, l’associazione presieduta da Luca Manuelli che dal 2012 riunisce aziende, regioni, università ed enti di ricerca con l’obiettivo di creare una comunità manifatturiera avanzata, stabile e competitiva. In particolare una start-up del portafoglio di e-Novia, Smart Robots, sta collaborando con l’impianto faro Abb di Dalmine, che fa parte di uno dei quattro progetti Lighthouse Plant operativi insieme a quelli di Ansaldo Energia, Tenova-Ori Martin e Hitachi Rail; in tale ambito la stessa ha definito un preciso indirizzo nel proprio percorso innovativo facendo riferimento alla Roadmap del Cfi, che articola tecnologie e processi applicativi consentendo alle aziende di posizionarsi lungo specifiche linee di intervento (LI) , e cioè macro-scenari di sviluppo.

Per e-Novia, le linee di intervento di riferimento della Roadmap sono tre: la valorizzazione delle persone nelle fabbriche, quella relativa ai processi produttivi innovativi e quella attinente ai sistemi di produzione evolutivi e resilienti. Di tutto ciò abbiamo parlato con il co-fondatore e Ceo di e-Novia Vincenzo Russi e con il Chief Technology Officer di Smart Robots Roberto Rossi.

 

Grazie a e-Novia, le idee prendono forma

Blimp, un sistema per elaborare le immagini delle folle, ed estrarre informazioni come il volume del pubblico, la segmentazione per età, genere, stato emotivo

Chi non conosce Yape, il postino-robot Made in Italy che porta piccoli pacchi già sperimentato a Cremona e a Milano? Uno strumento leggero, di 15 kg di peso e meno di un metro di altezza, ma capace di localizzarsi, e di riconoscere il volto sia del mittente che del destinatario? Quello guidato dagli stessi sensori che a breve rappresenteranno la spina dorsale del successo della macchina autonoma? Se ne è tanto parlato, su quotidiani e riviste di tecnologia. È lo strumento che ha sfidato il Giappone, il Paese da sempre più avanzato in questo genere di tecnologie; quello in cui sono più popolari, e accettate nel vivere comune. Ebbene, un prototipo di Yape – sviluppato insieme agli ingegneri del Politecnico di Milano – l’anno scorso ha fatto bella mostra di sé sfrecciando a 20 km all’ora tra le affollatissime vie di Minami Sōma, prefettura di Fukushima, invitato, niente di meno, che dall’operatore Japan Post. Il successo aveva aperto le porte ad una corsa al passo serrato da parte di e-Novia nel Paese del Sol Levante. L’azienda, che ha sede a  Milano e a San Francisco, nel pre-Covid era pronta ad aprirne una in Giappone: «Avevamo in programma di inaugurare nel mese di marzo; – racconta Russi. Ma è solo un appuntamento rimandato, perché in quel Paese abbiamo una presenza importante. Soprattutto guardiamo ai veicoli leggeri che in Giappone vedono in azione i principali player».

Ma e-Novia significa altro. Ad esempio c’è Blimp, un sistema per elaborare le immagini delle folle, ed estrarre informazioni come il volume del pubblico, la segmentazione per età, genere, stato emotivo. A chi può interessare? Ai retailer e ai venditori di spazi pubblicitari. Se un network di telecamere è piazzato a Roma, Milano, Firenze e Napoli, chi si occupa di cartellonistica o spazi pubblicitari va sul sicuro e, poichè l’elaborazione delle immagini viene eseguita direttamente sul dispositivo, che trasmette al Cloud solo dati aggregati e anonimizzati, non c’è lesione della privacy. Secondo l’azienda, peraltro, non c’è lesione della privacy: l’elaborazione delle immagini viene eseguita direttamente sul dispositivo, trasmettendo al Cloud solo dati aggregati e anonimizzati. Le Smart City saranno fatte anche di queste cose.

Legato a e-Novia è l’occhio digitale di Smart Robots, un dispositivo intelligente che guarda l’operatore, ne interpreta i movimenti e gli indica cosa deve fare tramite una interfaccia uomo-macchina. Insegna al tecnico della macchina la corretta sequenza di operazioni e ne riconosce e previene gli errori. Lo strumento è anche integrato nel prodotto Vir.GIL di Comau, il colosso italiano della robotica attualmente nel perimetro Fca (ma Comau non farà tuttavia parte della fusione con Psa, perché sarà quotata in Borsa; ndr). «Abbiamo tra i clienti nomi celebri nel Bianco come Whirlpool, Electrolux e Cimbali. Anche l’Oil&gas è un mercato interessante e interessato soprattutto per quanto riguarda l’industria delle valvole e delle pompe. Collaboriamo inoltre con i maggiori produttori di cobot da Abb a Universal Robots, da Kawasaki a Kuka per l’utilizzo del prodotto nelle stazioni di robotica collaborativa.» Lo afferma Roberto Rossi, che è il Cto di Smart Robots, start-up controllata da e-Novia. Perché la società milanese agisce così: crea, come per meiosi imprenditoriale, i progetti e le aziende che li portino avanti.

 

Il matrimonio tra manifattura e scienza

Legato a e-Novia è l’occhio digitale di Smart Robots, dispositivo intelligente che guarda l’operatore, ne interpreta i movimenti e gli indica cosa deve fare tramite una interfaccia uomo-macchina. Insegna al tecnico della macchina la corretta sequenza di operazioni e ne riconosce e previene gli errori

Ma prima di introdurre questo argomento, e cioè il meccanismo che consente a e-Novia di prosperare, conviene considerare un dato di comune esperienza: le persone fanno le cose. Vincenzo Russi, il co-fondatore e Ceo di e-Novia, non è nato ieri. Classe 1959, è stato direttore generale in Cefriel, centro di innovazione del Politecnico di Milano ed è stato, per più di dieci anni, docente all’international Mba della scuola di management della stessa università. Ha ricoperto il ruolo di Ceo di Fila Net a Boston, società del gruppo Fila quotata a Wall Street; e ha curato nella seconda metà degli anni Novanta, l’e-business dei clienti globali di E&Y.

È stato chief digital officer di Messaggerie Italiane, la prima società italiana di retail online, e vice presidente di eDigita, la prima piattaforma italiana di distribuzione via web per l’editoria. Forse sulla scorta di questi trascorsi, Russi, dalla fondazione nel 2015 di e-Novia, ha maturato la convinzione che la tecnologia è l’asset fondamentale per l’evoluzione sociale, medico-scientifica e culturale del Paese.

Nella sua visione, occorre mettere insieme l’eccellenza della manifattura italiana con quella delle istituzioni scientifiche, in modo da dar vita ad un ecosistema competitivo in tre aree strategiche: «La collaborative mobility, soprattutto in riferimento a quella leggera e ultraleggera – chiosa Russi -; la humanized machine, quella che tende alla realizzazione di un rapporto simbiotico tra uomo e macchina grazie all’intelligenza artificiale; e la augmented human, quella relativa all’uomo aumentato, dove convergono tutte le tecnologie che consentono all’operatore di avere delle capacità che vanno oltre quelle tipicamente umane: dagli esoscheletri al gemello dell’operatore (il digital worker)».

 

Con e-Novia, le idee diventano aziende

e-Novia

Come già accennato, e-Novia è una «enterprise factory». Produce aziende, per gemmazione. Anche qui, per capire, bisogna fare un salto nel passato di Russi. Quello della Silicon Valley è un contesto che Russi conosce: proprio lì, nel 1995, ha fondato EasyChannel, start-up che sviluppava soluzioni business fondate sulle nascenti architetture di internet. Alla luce di questa esperienza, Russi si è reso conto che l’ambiente californiano qui non è riproducibile; ed è stata forse l’ansia di imitarlo che ha prodotto tanti fallimenti tra le start-up nostrane. In Italia non basta avere una buona idea. Anche se ha in tasca una soluzione geniale, se non ha mai visto un bilancio né si è mai occupato di marketing o di relazioni con i clienti lo startapparo è un morto che cammina. L’innovazione, cioè, serve a far funzionare meglio tutto il resto; ma se tutto il resto non c’è, è un bel problema: viviamo in un mondo dove, in definitiva, non si vende un prodotto, ma l’organizzazione della produzione.

Ma allora, il modello e-Novia? In pratica, il sistema è questo. Gli ingegneri e designer di e-Novia lavorano a stretto contatto con centri di ricerca universitari specializzati in meccatronica, sistemi di controllo e tecnologie industriali. Si tratta degli atenei di Bergamo, Siena, Genova, Trento, Padova, L’Aquila, Pescara, Torino, nonché del Politecnico di Milano. Con questi centri l’azienda ha costruito relazioni e stipulato contratti per la realizzazione di attività ad alto grado di innovazione. Si individuano, congiuntamente e sulla scorta di questi studi, iniziative da sottoporre ad approfondimento: i risultati delle ricerche vengono poi tradotti in veri e propri prototipi, modelli di prova caratterizzati dall’integrazione di software e hardware – quest’ultimo costituito da elementi meccanici, biomeccanici, elettronici e altro. In pratica, il prototipo serve a dimostrare che il prodotto è materialmente realizzabile e praticabile da un punto di vista industriale.

Del prototipo se ne fa un business case, che viene presentato ad un apposito Comitato per gli Investimenti: questo stabilisce se l’idea sia in grado di affrontare il mercato, e cioè se possa trasformarsi in un’impresa. Del Comitato fanno parte nomi importanti: Vittorio Avogadro di Collobiano, Stefano Scaglia, Alessandro Foti, Luca Marzotto e Giorgio Valerio. Se la valutazione del Comitato è positiva, si fa l’impresa. «Che nasce – chiarisce Russi –  con un approccio “di fabbrica”, legato alla decodificazione dei vari passaggi. Naturalmente, l’impresa si fa integrando tutte le sue funzioni tipiche: marketing, finanza, e tutto il resto». Con la costituzione della società, una quota viene devoluta agli ingegneri che si trasferiscono da e-Novia nella nuova realtà. Naturalmente, quest’ultima è comunque affiancata dalla prima. In pratica, ci sono due anime: la Invention Foundry e la Enterprise Foundry. La prima trasforma proprietà intangibile in invenzioni tangibili, la seconda trasforma invenzioni in imprese innovative.

In sintesi: l’invenzione è frutto della partnership con gli atenei; viene valutata secondo profili industriali e commerciali; solo dopo un giudizio positivo, si crea una start-up che è già un’azienda, perché è già strutturata internamente alla luce delle competenze necessarie alla competizione nei mercati. In questi passaggi, la differenza tra e-Novia e gli incubatori e acceleratori di imprese. Per Russi, «e-Novia è, di fatto, un ecosistema in continua riconfigurazione in cui i differenti portatori di interessi (fondatori, soci, investitori, imprese clienti, partecipate, università e ricercatori) operano iniettando valore ed estraendo opportunità, sempre sotto un attento governo in grado di mitigare conflitti di interesse per realizzare un obiettivo ambizioso comune».

Una start-up del portafoglio di e-Novia, Smart Robots, sta collaborando con l’impianto faro Abb di Dalmine, che fa parte di uno dei quattro progetti Lighthouse Plant operativi insieme a quelli di Ansaldo Energia, Tenova-Ori Martin e Hitachi Rail

I risultati di e-Novia

Dal 2015 l’azienda e le sue controllate hanno raccolto 65 milioni di euro di capitali da parte di investitori. L’anno scorso i ricavi dell’ecosistema sono stati pari a 22 milioni di euro; di questi, 10,6 sono stati realizzati da e-Novia, che non a caso è stata inserita dal Financial Times, per il terzo anno consecutivo, nella hit delle mille società a più elevata crescita in Europa. Nello stesso periodo la creatura di Vincenzo Russi e dei co-fondatori esecutivi Cristiano Spelta e Ivo Boniolo ha sviluppato 32 progetti imprenditoriali che coinvolgono un team di 130 esperti: praticamente tutti hanno una laurea magistrale, e un quarto di loro ha un PhD. Nel complesso, però, considerate le controllate, il team sale a circa 250 professionisti. L’azienda ha depositato oltre 50 brevetti internazionali.

 

La quotazione in Borsa

Di recente e-Novia ha realizzato una raccolta per iniettare nella società capitali per complessivi 30 milioni di euro, superando, nonostante il periodo non facile, i propri già ambiziosi target. In questa raccolta si inserisce il collocamento di un prestito obbligazionario convertendo per 21 milioni di euro, che è stato equamente sottoscritto dagli attuali azionisti, da nuovi investitori internazionali che hanno creduto nel modello di Fabbrica e da investitori private che, attraverso un veicolo di investimento nell’economia reale, hanno realizzato l’operazione di crowdfunding più̀ importante in Italia e tra le più̀ grandi in Europa promossa da Intesa Sanpaolo Private Banking sulla piattaforma di equity crowdfunding BacktoWork. L’operazione rappresenta il primo passo verso la quotazione di Borsa: l’iter inizierà nella primavera del 2021.














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